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«Il futuro di ACS dipende dalla politica» La nota del Coordinamento Campano acqua pubblica

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La nota di Giuseppina Buscaino ( Referente Provinciale del Coordinamento Campano acqua pubblica)

Era stato previsto per ACS un’investimento complessivo di circa 60 milioni di euro, da attuarsi in un triennio: le opere previste avrebbero consentito di ridurre gli alti costi di manutenzione ordinaria e di pompaggio che allo stato attuale complessivamente incidono fortemente sui costi di produzione. Inoltre la Regione Campania e l’EIC avevano candidato l’Azienda Alto Calore Servizi come Gestore Unico per riconfermare la gestione del suo attuale distretto, entro giugno 2022 e consentendo così l’accesso al PNRR. I 60 milioni e i finanziamenti del PNRR avrebbero ridotto i costi della gestione e aiutato il risanamento.

Ma adesso come una tegola in testa, la Sezione contro la criminalità economica della Procura della Repubblica di Avellino ha avanzato richiesta di fallimento per l’Alto Calore Servizi SpA., e non vede prospettive di risanamento per i quasi 150 milioni di euro di debito. Per la Procura e i suoi consulenti, non ci sarebbe spazio per recuperare un debito come quello che riguarda l’ACS. Ne sapremo di più dopo la prima udienza che avrà luogo il 19 ottobre. Tutto questo sembra cadere a fagiolo in un momento cruciale, che avrebbe consentito all’azienda di rialzarsi, ma l’inchiesta da cui è scaturita la decisione di chiedere il fallimento è stata avviata nel 2019, quando erano state acquisite scritture contabili, bilanci e altra documentazione relativa alla gestione di ACS. La storia di questo ingente debito che ha come complici i sindaci che hanno votato i vari bilanci, è lunga e travagliata e tutto questo dovrebbe far riflettere i cittadini. Siamo tutti coinvolti, prima di tutto i politici che hanno gestito in maniera incredibilmente irresponsabile l’azienda (forse perché riempiendola di debiti sarebbe stato più facile privatizzare oppure per incapacità, o per disonestà) ed anche i cittadini che nonostante i continui fallimenti dell’operato di questi politici, hanno continuato a votarli.

Il Forum dei Movimenti per l’acqua sostiene che la gestione debba essere pubblica, ma per pubblico non intende nelle mani dei partiti, ma ci dovrebbero essere degli esperti slegati dalle logiche dei partiti, a gestire con il controllo dei cittadini. Cosa succederà? Il fallimento potrebbe portare ad una rapida privatizzazione.

La riforma del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, così come aggiornato dal governo Draghi, punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno.

L’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in perfetta continuità con l’azione dei governi precedenti tesa a disconoscere e tentare di cancellare l’esito referendario: un ulteriore incentivo verso la gestione privata dei beni comuni, un evidente vulnus democratico per il mancato rispetto della volontà popolare. Il Sud Italia viene individuato come la nuova frontiera per l’espansione di questa tipologia di aziende che garantiscono la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari., proprio quello che il referendum del 2011 dice che non si deve fare – non si deve trarre profitto da un elemento essenziale per la vita. Politici senza morale e senza scrupoli hanno cancellato il referendum. Del resto Draghi è quello della lettera ferragostana della BCE scritta insieme a Trichet che chiedeva al Governo italiano di cancellare il primo quesito referendario qualche mese dopo la vittoria referendaria. Per questa gente la democrazia è una cosa stupida che ostacola i loro obbiettivi di privatizzazione del mondo per cedere tutte le risorse a potenti multinazionali. Ed è proprio a una di queste che vorrebbero affidare il grande distretto del centro sud (distretto che hanno intenzione di far nascere) e questa multinazionale si chiama Veolia e c’è anche Suez. I cittadini devono sapere queste cose. Si unisce una gestione pessima che ha portato al disastro, alla volontà di privatizzare, una catastrofe dopo l’altra. Chissà quando ci sarà qualcuno che penserà soltanto al bene collettivo!

Sia che ACS fallisca o meno, il suo destino dipende dai politici locali che dovranno scegliere se privatizzare disobbedendo alla volontà di 27 milioni di elettori, o se intendono seguire la legge e creare quindi un’azienda speciale consortile. Purtroppo tanti qui in Irpinia, che dicono di voler rispettare il referendum, invece hanno lavorato per la privatizzazione. Chiediamo che comunque vadano le cose, si realizzi un’azienda speciale consortile che è l’unica che ci assicura che la gestione dell’acqua sia pubblica. A Napoli dove sono stati coerenti col referendum realizzando un’azienda speciale pubblica, non ci sono debiti e l’azienda ABC è in attivo. Questo è proprio il momento per un cambiamento, per una gestione veramente pubblica con un’azienda di diritto pubblico.

Oggi più di ieri è importante riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa come argine alla messa sul mercato dei nostri territori e delle nostre vite, contrastare il rilancio dei processi di privatizzazione attuato mediante il PNRR e le riforme che lo accompagneranno. Chiediamo qui in Irpinia ai politici, agli amministratori che decidono, di essere coscienziosi e intanto speriamo che ACS non fallisca, salvando così i posti di lavoro. Ma ci vogliono cambiamenti radicali.
Si scrive acqua, si legge democrazia.

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La scorta di Ranucci siamo noi

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L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.

La Redazione di meridionemeridiani.info

esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.

Siamo con te, sei ognuno di noi.

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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