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Economia

E-commerce 2013: statistiche vendite in Europa. Italia è tra nazioni emergenti.

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L’Europa si conferma anche quest’anno come il mercato più attivo per quanto riguarda l’e-commerce B2C, ovvero il commercio elettronico relativo alla vendita diretta al consumatore, con un fatturato di 311,6 miliardi di euro nel 2012, in crescita del 19% rispetto al 2011, e che raddoppierà nel giro di 3 anni, arrivando a quota 625 miliardi nel 2016.

In questo contesto l’Italia si conferma uno dei paesi emergenti, con un aumento sensibile dell’intero mercato e-commerce stimabile in un aumento del fatturato del 12% rispetto al 2011, per un valore complessivo di 21 miliardi di euro. Il successo dell’e-commerce B2C è dettato soprattutto dalla crescita delle vendite dei dispositivi mobili, mentre l’Italia fa eccezione nel contesto generale grazie anche al gioco online che, legalizzato nel 2011, è andato a contribuire sostanzialmente all’incremento del fatturato dell’e-commerce più degli altri settori merceologici.

In generale, in Italia, è sensibilmente aumentato negli ultimi anni il numero di persone che si collegano ad internet, e con esso la fiducia e la dimestichezza nei pagamenti online, un dato che spiega l’aumento delle vendite dirette online e che conferma come gli italiani siano sempre più alla ricerca di offerte speciali sul web per portarsi a casa dispositivi elettronici a prezzi più bassi. Per quanto riguarda il resto d’Europa, secondo quanto emerso dal rapporto Europe B2C Ecommerce Report 2013 di Ecommerce Europe, il mercato è dominato sempre da Regno Unito(96 miliardi di euro), Germania (50 miliardi) e Francia (45 miliardi), che insieme hanno generato il 61% delle vendite, ma, insieme all’Italia, i paesi in cui si riscontra la maggior crescita del mercato sono quelli del centro e del sud Europa.

 

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Attualità

Unci Agroalimentare, Scognamiglio: finanziamenti fino ad 1,5 milioni di euro a  imprese agricole irpine

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“Si aprono nuove opportunità per le imprese irpine del comparto agricolo. Per i giovani di età non superiore ai 41 anni, che intendano avviare un’attività o potenziarla, sono previsti finanziamenti pubblici fino al 100% degli investimenti” . Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci Agroalimentare.

“L’Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – ha spiegato il dirigente dell’associazione di categoria del mondo cooperativistico –, un ente pubblico che promuove lo sviluppo delle imprese nel comparto primario, ha predisposto nuove agevolazioni, con la misura Generazione Terra. Unci Agroalimentare informa pertanto gli operatori economici ed i cittadini interessati che è possibile partecipare al bando per l’accesso ai finanziamenti. Le sedi territoriali dell’associazione sono pronte a fornire informazioni ed assistenza per la pratica”.

La misura di Ismea è finalizzata a favorire lo sviluppo e il consolidamento di superfici condotte nell’ambito di una attività imprenditoriale agricola o l’avvio di una nuova impresa agricola, attraverso il finanziamento del 100% del prezzo di acquisto di terreni.

In particolare, Generazione Terra si rivolge a giovani imprenditori agricoli (età non superiore a 41 anni non compiuti) che intendono ampliare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno, confinante o funzionalmente utile con la superficie già facente parte dell’azienda agricola condotta in proprietà, affitto o comodato, da almeno due anni alla data di presentazione della domanda oppure consolidare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno già condotto dal richiedente, con una forma contrattuale quale il comodato o l’affitto, da almeno due anni alla data di presentazione della domanda. 

Generazione Terra, inoltre, si rivolge a giovani startupper con esperienza (età non superiore a 41 anni non compiuti) che intendono avviare una propria iniziativa imprenditoriale nell’ambito dell’agricoltura ed anche a giovani startupper con titolo (età non superiore a 35 anni non compiuti) che intendono avviare una propria iniziativa imprenditoriale nell’ambito dell’agricoltura. 

Il finanziamento massimo previsto è di 1.500.000 euro, in caso di giovani imprenditori agricoli e giovani startupper con esperienza e di 500.000 euro, in caso di giovani startupper con titolo.

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Attualità

Costi energetici: La Confederazione Imprese Italia chiede all’Europa manovre concrete per le imprese e le famiglie

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Dopo i risultati della Conferenza delle parti sul clima di Sharm El-Sheikh e il susseguirsi emergenziale successivo all’aggressione della Russia all’Ucraina, la tematica e problematica energetica continua ad essere la prerogativa urgentissima da affrontare per la vita delle imprese italiane e per la nostra economia.  La Commissione europea ha lanciato una proposta per fissare un tetto al prezzo del gas, anche se con molte condizioni che ne limitano il campo di applicazione. La prima è che il tetto inizierà ad applicarsi automaticamente quando il prezzo del gas sui contratti a lungo termine raggiungerà i 275 euro per megawattora: una cifra molto più alta del previsto.Inoltre, il price-cap si applicherebbe solo nel caso in cui il prezzo rimanesse al di sopra di questa cifra per 14 giorni, e anche se la differenza tra i prezzi europei e i prezzi globali diventasse troppo importante. Una proposta allarmante e per nulla risolutiva delle problematiche energetiche per la Confederazione Imprese Italia che chiede alle istituzioni europee di riprendere e rilanciare le critiche e le proposte provenienti da Alessandro Volpi, professore di Storia presso l’Università di Pisa, autorevole esponente della Fondazione Luigi Einaudi e già sindaco di Massa. Il professore Volpi ha affermato che annunciare un tesso siderale a 275 euro significa alimentare ulteriore e nuova speculazione a danno dei cittadini e delle imprese. Carlos Sorrentino, Segretario Generale della Confederazione Imprese Italia ha dichiarato: “Gas ed energia continuano ad essere l’argomento centrale sui media italiani. Come ha evidenziato il professore Alessandro Volpi diviene essenziale distaccarsi dalla speculazione finanziaria sui prezzi stabiliti dalla Borsa di Amsterdam, che mobilita modesti volumi di gas ma influenza indirettamente i contratti di lungo termine”. 

Per i responsabili della Confederazione Impresa Italia diviene essenziale monitorare con attenzione la classa politica in Europa che sembra oramai succube della grande finanza, sempre più lontana dalle richieste e dalle dinamiche economiche della piccola e media impresa italiana. Le autorità politiche europee dovrebbero lavorare all’idea di una immediata opportunità per poter trasferire con tempestività ai clienti finali il beneficio di eventuali iniziative europee di contenimento dei prezzi delle commodity energetiche, rilanciando l’economia nazionale ed europea e allontanarsi dalle manovre della grande speculazione finanziaria sui costi energetici. Con una spesa media per le famiglie che si attesterà, per il 2022, sui 1.516 euro per il gas e i 1.042 euro per la luce e con ulteriori aumenti previsti per l’anno 2023, la Confederazione Imprese Italia continuerà a monitorare le scelte politiche e le dinamiche geo-energetiche del prossimo futuro, invitando a puntare sulla diversificazione energetica e sulle infinite opportunità provenienti dalla ricerca energetica innovativa e sostenibile.  

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Attualità

Confesercenti-Caro energia ed inflazione bruciano il potere d’acquisto delle famiglie

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Nella seconda metà del 2022,circa 470 euro in meno per nucleo familiare.

La corsa degli energetici continua a spingere i prezzi e ad erodere la capacità di spesa degli italiani. Che si avviano a perdere, nella sola seconda metà del 2022, -12,1 miliardi di potere d’acquisto, circa 470 euro in meno a famiglia in soli sei mesi. A stimarlo Confesercenti.

Inflazione a livelli massimi in autunno 

Il peggioramento è dovuto, in primo luogo, agli aumenti record registrati dai prezzi dell’energia nel corso dell’estate. Aumenti che si scaricheranno proprio sulle bollette autunnali, portando l’incremento dei prezzi ai livelli massimi dell’anno: il tasso di inflazione salirà nella media dei prossimi tre mesi ad almeno il 9,1%, oltre mezzo punto in più rispetto al già elevato dato del periodo estivo (+8,4%) e tre punti in più nel confronto con il periodo primaverile.

L’impatto su risparmi e consumi 

Per contrastare questo prolungato aumento dei prezzi, le famiglie hanno utilizzato fino ad ora i propri risparmi, scesi già nel trimestre primaverile di ben 2,3 punti in quota di Pil. Ma i margini a disposizione dei consumatori sono ormai ridotti al lumicino. Le tendenze dell’occupazione, con il dato di agosto che già presenta una flessione di 110mila unità rispetto a fine primavera, non consentono infatti di prevedere alcun aumento del reddito disponibile, e l’aumento dei tassi di interesse limita le possibilità legate al credito.

Anche se la tendenza ad usare la liquidità accumulata negli anni passati si dovesse mantenere, dunque, nel secondo semestre di quest’anno gli italiani non potrebbero mettere sul piatto più di 8,9 miliardi di risparmi. Una quantità di risorse imponente, ma insufficiente a compensare il calo di potere d’acquisto, con una perdita secca di consumi stimabile in oltre 3 miliardi di euro per l’ultimo trimestre dell’anno. E questo nell’ipotesi – ottimistica – che l’occupazione non cali ulteriormente e che il tasso di inflazione continui a conservarsi al di sotto della media europea.

Fermare la corsa delle tariffe 

In questo quadro, la priorità rimane porre un freno alla corsa delle tariffe energetiche, in modo da preservare il potere d’acquisto delle famiglie e contenere il boom dei costi fissi delle imprese, motore principale dell’aumento dei prezzi. Ma il probabile crollo della spesa pone un’ulteriore criticità per le attività della distribuzione commerciale, che si attendono di vivere il Natale più freddo – dal punto di vista dei consumi – dal 2020, anno della pandemia. È dunque necessario continuare a intervenire per attutire lo shock dovuto all’aumento della crisi energetica. Le risorse ci sono: tra inflazione e l’incremento dei prezzi di gas, energia e carburanti, nei primi otto mesi dell’anno il gettito IVA è aumentato di oltre 18 miliardi. Risorse destinate ad aumentare ancora nell’ultima parte dell’anno, e che devono essere restituite all’economia sotto forma di sostegni a imprese e famiglie.

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