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Cultura Eventi e Spettacolo

Anche quest’anno torna l’Ariano Music Station giunto alla IX edizione. Come sempre ricchissimo il programma degli eventi musicali e culturali.

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Il 19 e 20 Luglio presso la stazione di Ariano rivive grazie alla Pro Loco Nuovamente che da anni lavora alla promozione di iniziative socio-culturali rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo delle attività turistiche, ai prodotti tipici dell’enogastronomia e dell’artigianato locale, alle tradizioni popolari.

La Sagra degli Antichi Sapori, anch’essa giunta alla IX edizione ed ormai indelebile appuntamento abbinato all’ArianoMusicStation. La diffusione della conoscenza dei prodotti tipici consente non solo di continuare a farli vivere, ma anche di conferire loro valenza culturale. “Cultura del gusto” non significa solo parlare di un determinato prodotto tipico, ma anche parlare del luogo dove nasce, delle sensazioni che il bere e il mangiare possono creare, di tutte quelle emozioni che ruotano intorno all’alimentazione.

Sabato 19 Luglio appuntamento con la musica degli ALMABLUE LIVE

Domenica 20 Luglio il clou della manifestazione con i Solenni Festeggiamenti in onore del SS. Redentore e di S. Giovanni Evangelista con le Sante Messe alle ore 8:00 e alle ore 11:00 e nel pomeriggio processione lungo viale stazione alle ore 18:30 e Santa Messa conclusiva alle ore 19:00 nella Chiesa S. Giovanni Evangelista.

A chiudere l’ArianoMusicStation in serata saranno gli ZEKETAM con la loro musica etno popolare. Cinque ragazzi irpini che hanno deciso di esprimere la loro passione per la musica traendo ispirazione dalla terra che gli ha dato la luce. Da questa passione per i suoni dell’Irpinia è nato quattro anni fa un gruppo di musica etno popolare che hanno battezzato “Zeketam”. Il nome è la fusione del verbo “zechetiare” – che nel dialetto locale significa muoversi, dondolare, ballare – e la parola “tam”, da tamburo: insomma, muoversi al ritmo del tamburo, dei ritmi popolari antichi. Nei primi tempi della fondazione del gruppo, avevano iniziato con le pizziche e le ballate popolari, principalmente salentine, ma col tempo hanno iniziato a sentire che quei motivi e quelle tradizioni non gli appartenevano e nell’ultimo anno han deciso di puntare l’attenzione sulla tradizione irpina, la loro, una tradizione vastissima e poco considerata. È stato lí che han deciso di girare i paesi dell’Alta Irpinia alla riscoperta dei suoni della loro terra, conoscendo tanta gente che ha potuto fargli conoscere le storie, le leggende, la memoria, i sentimenti e le melodie di una terra povera ed umile ma ricca di tradizione. Ad oggi sono quasi l’unico gruppo che si dedica esclusivamente a queste sonorità e tradizioni e stanno iniziando a godere dei risultati di questa scommessa. Il segreto del loro successo è stato quello di far convivere gli strumenti (fisarmonica, tamburello, tammorra, chitarra classica) ed i suoni tradizionali con quelli moderni (batteria, chitarra elettrica, basso), risultando quindi appetibili a differenti tipi di pubblico, tanto tra i giovani che cercano una alternativa alla musica commerciale, quanto tra gli anziani che trovano in loro chi tramandi musiche e tradizioni antiche, magari sentendo adattate canzoni che non ascoltavano da tanti anni. Giuseppe, il bassista del gruppo, ci spiega che i membri degli Zeketam vengono tutti da generi differenti, dal rock al blues fino al folk, ed hanno cercato di creare uno stile proprio contaminandolo con i gusti di ognuno di loro, al termine di un lavoro durato oltre tre anni in cui si son compattati nel gruppo attuale ed han capito a cosa veramente vogliono dedicarsi.

Nei mesi scorsi, poi, l’incontro con Carlos Solito – fotografo, scrittore, giornalista e film-maker, nato in Puglia ma di origini irpine – è stato un punto di svolta che ha consentito agli Zeketam di fare un consistente salto di qualità. Solito già stava facendo un lavoro di ricerca sull’uomo e la natura, quindi un video su un gruppo di musica popolare gli era sembrato il modo migliore per trasmettere il sentire di un popolo che non rinnega le sue tradizioni. Così, è stato realizzato un videoclip, un modo di esprimere anche in immagini quello che gli Zeketam vogliono esprimere con la loro musica: il mix di immagini e musica parla di un tempo antico, di qualche generazione fa, delle cose piccole che a noi oggi possono sembrare sciocchezze, come gli incontri furtivi tra giovani, le festicciole di paese che eran l’unico modo con cui la comunità finalmente si riuniva, riempiendo di gioia gli animi della classe lavoratrice. E parla anche delle bellezze di una terra le cui risorse spesso sono ignorate anche dai suoi abitanti, troppo presi dalla vita moderna, dalla tecnologia e da cose che ci allontanano dalla realtà di un posto bellissimo come l’Irpinia, che ha tante meraviglie da scoprire.

Il titolo del singolo, pubblicato il 26 Maggio scorso, è proprio “Quanta meraviglia!” ed anticipa un nuovo repertorio che mantiene sempre la matrice di mescolanza tra l’antico ed il nuovo in un modo ancora più coinvolgente.

Gli Zeketam parteciperanno al “Karneval der Kulturen” (che significa, come facilmente si intuisce, “Carnevale delle Culture”) di Berlino, un festival di musica internazionale che si terrà dal 6 all’8 Giugno nella capitale tedesca, rappresentando anche a livello internazionale la musica del Sud Italia.

Poi continueranno per tutta l’estate il loro tour in giro per le province campane per continuare a trasmettere l’antico ma genuino sapere irpino, espresso tramite le melodie tradizionali che riescono meglio ad arrivare anche ai più giovani grazie alle contaminazioni moderne. Grande chiusura della serata, infine, con TONY TAMMARO e il suo spettacolo “yes i cant”. Tony Tammaro – nome d’arte di Vincenzo Sarnelli – (Napoli, 7 gennaio 1961) inizia la sua carriera musicale  verso la fine degli anni 80. Si esibisce, in vari locali del napoletano con canzoni satiriche scritte sin dall’adolescenza, il cui soggetto è la “tamarraggine”. Nelle canzoni si possono spesso ritrovare personaggi e vicende narrate in modo teatrale ed ironico che mettono in luce il cittadino basso-borghese comune. In particolar modo nei brani dei primi album, viene generalmente rappresentato il “tamarro napoletano”, fino ad arrivare al “tamarro italiano/europeo” moderno delineato nelle canzoni più recenti. Nel 1989 pubblica la “Prima cassetta di musica tamarra”, 15000 copie originali vendute …e si stima qualche centinaio di migliaia di cassette false vendute sulle bancarelle. Nel 1990 è ospite del “Maurizio Costanzo Show”; si esibisce in un concerto al “Palapartenope” di Napoli (3000 spettatori paganti), partecipa a 4 puntate del programma televisivo “Banane” su TMC e ha una rubrica fissa per due mesi sul quotidiano “La Repubblica” (edizione napoletana). Negli anni ’90 diventa piuttosto popolare grazie a dei programmi radiofonici; dal ’90 al ’96 su Radio Marte Stereo con un programma domenicale chiamato “Domenica… che palle!” nel quale, oltre a dare spazio ai suoi brani, caratterizzò molto la trasmissione per le sue fantasiose “pubblicità tamarre” e con gli interventi telefonici in diretta dei radioascoltatori che venivano coinvolti riuscendo ad improvvisarsi simpatici cabarettisti, giornalisti, poeti o canzonieri del mondo tamarro. Nel 1991 esce l’LP “Nun chiagnere Marì” e come sottotitolo: “ca ‘e ccose s’acconciano e ‘o comune ce assegna ‘a casa si po’ me danno pure ‘o posto a’ fernimme ‘e vennere ‘e Mabbor!”. Pubblica il libro “Il manuale del giovane tamarro” con racconti di quotidianità di vita tamarra, fotografie e testi (ristampato nel 1993 con in aggiunta “Il libriciello” contenente i testi e gli accordi delle nuove canzoni). Si esibisce in concerto all’istituto rieducazione minori di Nisidia e fa spettacoli nei maggiori locali e piazze del meridione.

Sempre nel ‘91 vi è l’uscita del “Tony Tammaro a fumetti” su Repubblica (edizione napoletana).

Nel 1992 pubblica l’LP “Da granto farò il cantanto”, e partecipa al programma televisivo “Partita doppia” con Pippo Baudo su Raiuno. Nel 1993 di nuovo ospite del salotto del “Maurizio Costanzo Show”; partecipa al film “Gole ruggenti” di Pier Francesco Pingitore, con lo staff del bagaglino, nel quale interpreta la parte di se stesso ad un festival di musica italiana. Trionfa con la pubblicazione del suo terzo LP “Se potrei avere te” e vince il Festival di Sanscemo, il festival della canzone demenziale italiana, con la canzone “E v”a facite appere”. A proposito della vittoria a Sanscemo Tony racconta:
«Quando sono salito sul palco del Palasport di Torino erano le 21:30 del 20 marzo 1993. Sotto il vestito di scena indossavo un Linidor che mi ero portato da casa. I quattro o cinque che avevano cantato prima di me erano scesi dal palco pieni di pomodori e bietole azzeccati nei capelli. Tra me e me pensavo: quando tutto manca ci facciamo una bella insalata, ma nel mio cuore di ragazzo del Sud si fece strada un impeto di orgoglio e, preso il microfono tra le mani, ebbi la forza di gridare: non mi sporcate la giacchetta coi pomodori altrimenti mammà la deve portare in lavanderia e ci vogliono 20 mila lire per farla smacchiare! Credo che siano state queste parole a farmi vincere il Festival di Sanscemo 1993».

Nel 1994 si dedica interamente alla coltivazione dei pomodori e non produce il resto di niente (a parte qualche pomodoro). Nel 1995 rivince il Festival di Sanscemo, questa volta come autore, con la canzone “Mutande” cantata da Lino Barbieri. Partecipa a 6 puntate di un programma su Raitre intitolato “Saxa Rubra”, nonostante in quel programma ci siano i famosi Zuzzurro e Gaspare la trasmissione passerà alla storia come il più grande flop della TV italiana. Tony continua a coltivare i pomodori. Nel 1996 vince ancora una volta il Festival di Sanscemo, questa volta come autore, con la canzone “La latitanza” interpretata dai “Santo e le Madonne”. Smette di coltivare i pomodori e passa ai peperoni. Nel 1997 pubblica il quinto album “Monnezzarium”, e ogni domenica presenta su “Radio punto nuovo” di Avellino il programma “Tony Tammaro Show”. Nel 1998 oltre ai peperoni ora produce anche le patate. Dal 1999 raggiunge uno straordinario successo conducendo, per circa due anni, la trasmissione televisiva “Tamarradio” in onda sulla rete campana “Teleoggi-Canale9” assieme a personaggi molto caratteristici, come “Il Chiattillo” (Carlo Gambardella) cugino napoletano del Gabibbo, “Dj Sacchetto” (Alessandro D’Angelo) sostituito poi da “Dj Saciccio” (Umberto Lamanna) e la signorina Assorbente (Angela Lago). Esce il doppio CD “Tutto Tony Tammaro”, la raccolta di tutte le sue canzoni. Rimane per alcune settimane primo in classifica come album più venduto in Campania. Supera le 25000 copie e ancora oggi è molto richiesto (unico caso in italia per un disco autoprodotto). Grazie ai soldi che ricava dalla vendita dell’album, Tony non ha più bisogno di coltivare niente: se gli servono i pomodori li và a comprare al supermercato! Nel 2000 parte la tournée in molti teatri del meridione e non solo, tra cui il “Maschio Angioino” di Napoli. Diventa l’ospite fisso di un programma televisivo di tifosi romani “Orazi e Curiazi”, in onda a Roma su “GoldTv” (in quell’anno la Roma vince lo scudetto). Nasce il “Tony Tammaro official site” ricco di materiale scaricabile riguardante il cantautore, e inoltre la sezione “Tamar-shop” dalla quale è possibile acquistare i CD online. Nel 2002 conduce la trasmissione “Tony Tammaro shock” sul canale satellitare “Napoli International”, insieme a DJ Saciccio e Lara Romano. Nel 2003 è ospite fisso del programma “Music Zoo” sul canale musicale “All Music”. Nel 2004 viene diffuso l’mp3, scaricabile gratuitamente dal sito, de “Il Tricheco”, brano col quale Tony affronta in maniera matura il patetico mondo dei talkshow italiani. In questa canzone ironica, a tratti amara, ma sempre realistica, è ben facile individuare chi sia “il tricheco” ed i trucchi che usa nel dispensare microfoni e lacrime per “fare fessi agli italiani”. Nel 2005 esce il nuovo album “The Dark Side Of The Moonnezz. Partecipa come ospite alla data finale del tour di Gigi D’Alessio in piazza Plebiscito a Napoli, dove canta la sua “Non chiamarmi Annarella”. Nel 2007 conduce, in tarda serata, il programma radiofonico “Sotto Tony” su Radio Marte Stereo, che, con la partecipazione del pubblico, che interviene tramite telefonate ed sms, si affrontano temi di attualità e vita comune della Napoli presente. Nel 2008 conduce, con Alberto Selly un programma televisivo dal titolo “Attenti a quegli due”. Il brano “Trucida”, al quale è associato un divertente video a cartone animato, viene usato come sigla della trasmissione Rai “Notti Mediterranee”, trasmissione a cui parteciperà anche come ospite. Nel 2010 esce il nuovo album di inediti “Yes i Cant”.

Domenica 27 Luglio avverrà l’estrazione della Lotteria presso la Sede della Pro Loco alle ore 21:00

 

 

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Attualità

I piccoli ambasciatori di pace Saharawi in visita a Summonte

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Il 16 agosto una giornata di incontro, cultura e solidarietà

L’Amministrazione Comunale di Summonte è lieta di annunciare che sabato 16 agosto 2025, a partire dalle ore 9:30, il nostro paese ospiterà 10 bambini del popolo Saharawi nell’ambito del progetto “Piccoli Ambasciatori di Pace Saharawi”.

L’iniziativa, promossa dalla P.A. Associazione Vita di Ariano Irpino in collaborazione con il Rotary Community Corps Avellino Est, rappresenta un’importante occasione di crescita culturale e umana per la nostra comunità, offrendo ai nostri bambini l’opportunità di conoscere e interagire con coetanei provenienti da una realtà geografica e culturale diversa.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

La visita dei piccoli ambasciatori prevede un ricco programma di attività:

Visita al patrimonio storico-culturale

• Esplorazione del complesso castellare 

• Visita guidata al museo civico 

Educazione ambientale

• Partecipazione ad una coinvolgente spiegazione sul mondo delle api, tenuta dall’Apicoltura I Coribanti di Vito Maccario, che permetterà ai bambini di scoprire l’importanza di questi preziosi insetti per l’ecosistema 

Scoperta del borgo

• Tour guidato del centro storico accompagnati dai volontari dell’Infopoint di Summonte, che illustreranno le bellezze e le tradizioni del nostro territorio 

Attività ludiche e socializzazione

• Giochi in piazza per favorire l’incontro e lo scambio culturale 

Esperienza nel verde

• Ospitalità presso il Parco Avventura Montevergine, dove i piccoli ospiti potranno vivere un’esperienza unica a contatto con la natura 

SOLIDARIETÀ E ACCOGLIENZA

L’Amministrazione Comunale invita tutti i cittadini a partecipare a questa importante iniziativa di solidarietà. Durante la giornata sarà possibile contribuire con donazioni di vestiti, giochi, materiale scolastico e ogni altro bene utile per migliorare la vita quotidiana dei piccoli ambasciatori.

VALORE EDUCATIVO E SOCIALE

Questa visita rappresenta un’occasione preziosa per:

• Promuovere i valori di pace, accoglienza e solidarietà 

• Favorire il dialogo interculturale tra i più giovani 

• Sensibilizzare la comunità sui temi della cooperazione internazionale 

L’evento si inserisce in un più ampio progetto di educazione alla cittadinanza globale e alla pace, valori fondamentali che l’Amministrazione Comunale di Summonte intende promuovere attraverso iniziative concrete di incontro e scambio.

RINGRAZIAMENTI

Il Comune di Summonte esprime la propria gratitudine a tutti i partner che hanno reso possibile questa iniziativa: la P.A. Associazione Vita di Ariano Irpino, il Rotary Community Corps Avellino Est, l’Apicoltura I Coribanti di Vito Maccario, i volontari dell’Infopoint e il Parco Avventura Montevergine.

Invitiamo tutti i cittadini, in particolare le famiglie con bambini, a partecipare numerosi a questo momento di festa e condivisione.

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Attualità

Gli attori di Mare fuori: gavetta e cultura, gli ingredienti per salvarci

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Mare fuori, giunta alla quinta stagione (in vista della sesta), è una fiction che racconta le vicende di giovani detenuti in un istituto di pena minorile di Napoli. Le loro storie, realistiche e umane, generano empatia.

Abbiamo incontrato tre dei protagonisti, ospiti della 13ma edizione dell’Ariano International Film Festival, appena conclusosi.                                                                                                                                                                                       

Elisa Tonelli, ventiduenne originaria del Trentino, è stata anche ciclista: nel 2020 ha vinto un argento europeo under 23 con la nazionale italiana. Dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Turistico Sportivo di Civezzano, è entrata nell’Accademia del cinema. Nella serie interpreta Sonia, una ragazza disposta a qualunque cosa per accontentare l’amica Marta (Rebecca Mogavero).                                                                         

 Elisa, come è cominciata l’avventura con Mare fuori?                                                                                                                                   

È stata un po’ voluta e un po’ per caso. Seguivo da poco un corso di recitazione a Verona. Tutti mi parlavano di quanto fosse traumatico fare i provini, finché quando li hanno fatti per Mare fuori, vicino a casa mia, non ho voluto provare per rendermi conto. Immaginavo che non sarei mai stata scelta, dopo un po’ invece, mi hanno chiamata per vari callback (seconda audizione), ho conosciuto il regista e alla fine sono stata presa.                                                                                                                  

 L’esperienza sul campo?                                                                                                                                                           Devo Devo ammettere che, come primissima esperienza, lo scorso anno è stato duro. Sono una persona ansiosa, sentivo la responsabilità del ruolo, ma nel contempo, mi ha fatto crescere sia come attrice che come persona. È stato utile a 360 gradi.                                                                                                                                                                                         

Pensi sia giusto fare dei sacrifici prima di arrivare o bisogna riuscire subito?                                                                                 

Questo per me è un tasto dolente. Ho provato in pieno la sindrome dell’impostore, mi sentivo quasi fuori luogo ad aver fatto un solo provino ed essere stata presa, mentre so di attori che hanno provato e riprovato prima di essere scelti. Penso che una carriera si costruisca col tempo: per ora sono contenta, però vedremo. Che consiglieresti a chi volesse fare questo mestiere?  Più in generale, qualsiasi cosa si voglia provare, consiglierei di farla, di buttarsi senza aver timore di fallire. Bisogna provare più cose possibili, finché non si trova quella che rende felici e farla finché rende felici.  

Rebecca Mogavero, di origine piemontese, si è formata presso l’Accademia Albertina delle Belle Arti e poi si è specializzata come fumettista. Il debutto televisivo nel 2023 con la serie Rai “Vincenzo Malinconico…”  

Rebecca, chi è Marta, il personaggio che interpreti in Mare fuori?                                           

Marta è una manipolatrice che manovra chi le sta intorno, in particolare Sonia. Ciò è dovuto a una carenza di affetti: sia Marta che Sonia, sono state abbandonate dalla famiglia, sono sole. Sono adolescenti in difficoltà che si sono trovate. Marta, seppur focalizzata su se stessa, ha deciso di salvare Sonia finché tra le due ragazze non si è instaurata una forte codipendenza. Probabilmente Marta è più insicura di Sonia e cerca in ogni modo di tenere legata a sé l’amica: ha bisogno di un suo porto sicuro.                                                                        

Com’è iniziato il tuo percorso da attrice?                                                                                                                                                                    

È successo un po’ di tempo fa, molto controvoglia: sono stata spinta dal mio fidanzato, più grande di me (nda: ride, poiché Christian Burruano è seduto lì accanto) che fa l’attore da una vita. Mi ha detto che questo lavoro mi avrebbe fatto crescere, consentito di mettermi in gioco, divertirmi. Ho voluto provare, poi il suo agente, ora nostro, mi ha fatto fare dei provini che non sono andati a buon fine, quindi facendo self tape (video-provino) e callback, alla fine qualcosa ho imparato. Mi sono imbattuta nel provino di Mare fuori ed è andata bene.                                                                                                                                                                                

Com’è stato il trasferimento a Napoli per le riprese?                                                                                                                                             

Vivo con Christian a Torino, ma vengo da Givoletto, un tranquillo paesino di 4.000 abitanti, per cui la realtà di Napoli è stata alquanto sconvolgente. Ormai abbiamo il domicilio a Napoli fino alla fine delle riprese. Quest’anno in particolare, ho imparato che a Napoli ogni cosa funziona in maniera diversa, persino attraversare la strada: devi essere in costante ascolto di ciò che hai intorno. A volte capita di uscire per fare la spesa e torni che hai conosciuto 3-4 persone, c’è una forte socialità. È una città che mi sta dando molto.                                                      

Provi ansia e come la gestisci?                                                                                                                                                                 

Adesso la gestisco meglio rispetto allo scorso anno, quando era tutto nuovo e sia io che Elisa, avvertivamo la responsabilità di dover fare un buon lavoro, soprattutto con un regista come Ludovico Di Martino. Ora non sei più quella nuova, conosci tutti ed è diventato più rilassante lavorare.                                                                                            

 Luca Eduardo Varone, ha 21 anni, è originario di Napoli, dove ha vissuto fino ai dieci anni, per poi trasferirsi a Roma, dove ha cominciato a studiare e approcciarsi al mondo della recitazione. Il suo primo lavoro, Jams, una serie su Rai Gulp, gli ha fatto comprendere sul campo, che recitare era ciò che voleva fare nella vita.                                                                                                                                                                                                            

Come hai affrontato i ruoli che hai interpretato?                                                                                                                                                                                 Non ho fatto una vera e propria scuola, ma la mia agenzia più volte all’anno organizza dei corsi intensivi di formazione di due-tre giorni, con vari attori e registi. Dai 13 ai vent’anni, questa, più il set, è stata la mia scuola. Ora sono al primo anno di università DAMS, studio cinema, televisione e nuovi media.                                                                                                                                                                                                 

Com’è stata l’esperienza di Mare fuori?                                                                                                                                                                        

Mi ha cambiato molto, è stato lo step successivo a Jams, che suo tempo ebbe un grande boom, con le prime interviste e i primi fan. Da napoletano, girare una serie ambientata a Napoli e portare la mia città nel mondo, mi rende orgoglioso. È un progetto in cui ho sempre creduto: racconta molteplici aspetti della vita con una sorta di leggerezza, che coinvolge e trascina.                                                                                                                 

 Com’è il personaggio che interpreti nella serie?                                                                                                                                                  

Angelo mi assomiglia molto, mi è affine, ho messo molto di mio per interpretarlo: è empatico e buono, anch’io sono così, forse anche troppo…       

                                                                                                                                                  

Pensi di interpretare in futuro personaggi molto diversi da te?                                                                                                

Lo spero, anzi non vedo l’ora: quest’arte mi piace perché consente di vivere più vite e, soprattutto, prendersi pause dalla propria persona, staccare la mente, che a volte serve. Mi auguro di interpretare personaggi sempre più strani, completamente diversi da me.                                                                                                                                      

Cosa diresti a chi ti chiedesse un consiglio per fare l’attore?                                                                                                                       

Di buttarsi senza pensarci troppo e studiare tanto, anche scolasticamente parlando. Nel mondo d’oggi, una delle poche cose che ci può salvare, è la cultura!                                                                                                                                                                      

Serve fare la gavetta?                                                                                                                                                                                      È molto importante farla. Se ti trovi proiettato all’improvviso dal nulla a una realtà come Mare fuori, rimani disorientato, passi repentinamente dalla A alla Z. Se invece fai degli step giusti, arrivi a un punto in cui ti serve lucidità e ce l’hai.

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Attualità

Samuele Carrino: i messaggi contro il bullismo sono stati recepiti, una grande vittoria

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Andrea Spezzacatena aveva soltanto 15 anni, quando Il 20 novembre 2012, sfiancato dalle offese e dai pregiudizi riversatigli addosso dai suoi coetanei, si suicidò. Non lasciò alcun biglietto alla madre, che dopo la sua morte, scoprì una pagina Facebook creata per dileggiarlo. Entrando nell’account Facebook del figlio con la password che lui stesso le aveva dato, capì tutto quello che Andrea aveva sopportato. Da allora Teresa Manes, divenuta presidente dell’AIPREB (Associazione italiana prevenzione bullismo) si è impegnata a parlare dei pericoli del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole italiane. Nel 2022 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. Ha dedicato due libri alla storia del suo sfortunato primogenito: Andrea oltre il pantalone rosa (2013) e, Andrea oltre il ragazzo dai pantaloni rosa (2024), da cui è stato tratto un film. “Ho sicuramente commesso degli errori con mio figlio, ma permettergli di indossare quei pantaloni rosa, non è stato tra quelli”, ricorda la didascalia del film, Il ragazzo dai pantaloni rosa. Il film (disponibile su Netflix), è un’opera di grande valore socio-pedagogico, utile a sensibilizzare gli adolescenti così come gli adulti, troppo spesso distratti, sul problema del bullismo. I danni che può provocare deridere e umiliare un ragazzo adolescente, possono essere irreparabili e la cronaca ce ne informa costantemente. Uscito nel 2024, il film vede protagonista nei panni di Andrea, un convincente Samuele Carrino, che nonostante la sua giovane età (compirà sedici anni a novembre), ha già all’attivo significative interpretazioni e una personalità molto più matura di quanto ci si possa aspettare. Lo abbiamo incontrato nell’ultima giornata dell’Ariano International Film Festival, da poco conclusosi.                                                                                                        

 Com’è stato interpretare il protagonista del film Il ragazzo dai pantaloni rosa?      

Fin da quando ho fatto il provino ho sentito una grossa responsabilità sulle spalle, poi ho letto la sinossi e la sceneggiatura e ho capito che un progetto simile era necessario per tanti ragazzi, così come per i loro genitori. Ci ho messo tutto me stesso affinché i messaggi che voleva trasmettere passassero: il fatto che siano stati recepiti, è stata la mia vittoria più grande. Se si vede un adolescente in difficoltà, isolato, che non ha amici o che viene preso in giro, non bisogna rimanere indifferenti, bisogna parlarci, coinvolgerlo.                                

Pensavi di fare l’attore fin da piccolo o ti è capitato per caso?                                        

 Ho cominciato a 7 anni con il ruolo da protagonista in Liberi di scegliere, di Giacomo Campiotti e da allora mi sono appassionato sempre di più. A 2 anni facevo il bambinello nel presepe, a 4 anni già amavo stare sul palco: dicevo a mia madre che mi sarebbe piaciuto fare teatro. La gente la fermava per strada dicendole che aveva un bel figlio, così lei mi iscrisse a un’agenzia di moda. A 7 anni feci il mio primo provino per un film, che segnò il mio debutto.                                                                                                                                                                               Come concili con gli studi?                                                                                                                                                             Sono stato obbligato a frequentare una scuola privata perché con la pubblica questo mestiere non si riesce a conciliare. Ho dei tutor che vengono sul set e mi danno lezioni private. Sto per frequentare il terzo liceo scientifico di scienze umane e sociali: mi piace studiare sociologia, psicologia, diritto, economia.                             

Studi anche recitazione?                                                                                                                                                   

In realtà non l’ho mai studiata, sono stato fortunato ad iniziare da piccolo, posso dire di aver fatto esperienza direttamente sul set.                                                                                                                                              

Dopo un film in cui hai affrontato tematiche scottanti come il bullismo, che ruoli vorresti interpretare?                                               

Mi piace essere versatile, passare da un ruolo all’altro, anche d’azione. È importante anche fare diversi step, gavetta compresa, non pensare di essere arrivati, né montarsi mai la testa. Si può fare sempre di più.                                                                                                                                                                                                                           

Hai ansia quando sei sul set?                                                                                                                                             

No, all’opposto, sono contentissimo. In tutti i set si è creata una famiglia stupenda con la troupe, così come nell’ultimo, Rivali, una serie tv che uscirà in 190 Paesi del mondo. Mi ha diretto Alessandro Celli, e ho lavorato con molti ragazzi della mia età. Il lavoro è tratto da Diari, un’altra serie tv, tra le più viste al mondo.                                                                                                                                                      

Come ti prepari a interpretare un ruolo?                                                                  

In base al tipo di personaggio, cerco di capire la sua personalità e la faccio un po’ mia. Se il personaggio è particolarmente emotivo, secondo le emozioni che deve provare, chiudo gli occhi e penso a qualcosa di importante per me e ricollego quell’emozione a un colore o a un punto del corpo e, quando c’è ad esempio da piangere, penso a qualcosa che mi emozioni, come mio nonno. Ci sono tante tecniche.                                                                                                                                                  Consiglieresti a un tuo coetaneo di fare l’attore?                                                       

Se gli piace davvero, si, assolutamente! Gli consiglierei di studiare e leggere molto, nonché di guardare più film possibili, anche attraverso le diverse piattaforme. Io lo faccio in continuazione. È importante guardare soprattutto i vecchi film, sia americani sia italiani, magari in bianco e nero, conoscere i grandi registi come, per citarne uno, Vittorio de Sica. È fondamentale farsi una cultura il più possibile vasta.  

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