Attualità
Direttore Morgante, quei numeri non ci convincono e sollecitano diverse domande

Nel comunicato stampa che la ASL di Avellino, ha diramato oggi 20 aprile, emergono una serie di incongruenze che vanno sottolineate e stimolano ulteriori domande.
1) Per cominciare, viene evidenziato dove, nell’ambito della provincia di Avellino, sono stati eseguiti i test rapidi, e i conseguenti 111 tamponi per le persone risultate positive al primo screening. Non è stato comunicato invece, dove siano stati eseguiti gli altri 5.236 tamponi restanti. Perché?
2) Sui 111 tamponi eseguiti a coloro che sono risultati positivi ai test rapidi, soltanto 78 hanno conosciuto il risultato: 10 positivi e 68 negativi. In attesa di risultato, i restanti 33, ovvero circa il 30%.
3) Colpisce che, dopo che Ariano è stata classificata zona rossa, ovvero focolaio del coronavirus in Campania, e il suo Distretto avesse un fabbisogno di 169 test rapidi, se ne siano invece effettuati soltanto 109, vale a dire il 64,5%. Al distretto di Atripalda, su un fabbisogno di 170, ne sono stati effettuati 170, pur non essendo Atripalda zona rossa. Si noti altresì che, al distretto di Sant’Angelo, su un fabbisogno di 66, ne sono stati eseguiti 66, così come in quello di Baiano: su 51, ne sono stati effettuati 51. Come si spiega questa disparità di trattamento? Non avrebbe dovuto avere la precedenza la zona rossa? Quali sono stati i criteri discriminanti?
4) Nel prospetto della ASL sui test rapidi eseguiti, si mescolano quelli eseguiti ad Ariano (Distretto Ariano e test Unità mobili Ariano) con quelli generalizzati per l’intera Irpinia, tipo “Unità socio assistenziali e Rsa pubbliche e private accreditate”, cosicché non si possa scoprire la reale incidenza del virus nella realtà di Ariano Irpino. Perché questa scelta?
5) Nel prospetto sui test rapidi, si rileva una carenza sul numero dei test effettuati nelle Unità socio assistenziali, che su un fabbisogno di 1.549 ne vedono effettuati soltanto 553, ovvero il 35,7%, e 2 sono risultati positivi, in attesa del risultato dei tamponi. Nelle strutture a rischio, come le Residenze socio assistenziali (Rsa), su un fabbisogno di 676 test, ne sono stati effettuati soltanto 490, ovvero il 72,5% e, incredibilmente, da quanto pubblicato dalla ASL, non risulta nessun test rapido positivo. Perché non si è fatto uno screening totale in questi settori altamente a rischio?
6) Non sappiamo e ci piacerebbe molto saperlo, ad oggi, quanti tamponi siano stati effettuati ad Ariano Irpino, zona rossa dal 15 marzo e se il numero sia stato sufficiente per individuare gli infetti. Nel prospetto vi è una “indicazione puntuale dei test rapidi eseguiti”, mentre manca una altrettanto “indicazione puntuale” dei tamponi. Perché?
7) Apprendiamo che l’ultima mappatura del Centro Minerva, tra degenti e personale, su 83 tamponi eseguiti, ha consegnato il risultato di un solo positivo tra gli operatori. Se fosse stata riportata la data dell’ultima mappatura, l’informazione sarebbe stata più chiara. Evidentemente, gli 83 tamponi sono stati effettuati dopo la morte per coronavirus di alcuni ospiti del Centro. Non sarebbe stato opportuno eseguire i tamponi prima? Si sarebbe scongiurata così qualche morte?
8) Nel comunicato si apprende che: “si è tenuta una riunione organizzativa con la Direzione sanitaria del Frangipane per attivare, in linea con le disposizioni regionali, il ripristino di tutte le attività ordinarie (mai trasferite in altri plessi), con i ricoveri programmati sia medici che chirurgici, a partire dal 3. 05. 2020: la riorganizzazione del polo ospedaliero di Ariano Irpino prevede il ripristino – e si sta lavorando anche al potenziamento di tutte le aree dedicate di tutti i posti letto delle singole specialità, ridefinendo le aree dedicate al Covid-19 (nell’ala del vecchio ospedale)”. Di questa lunga frase si possono dare diverse interpretazioni, mentre invece necessitano delle certezze. Pertanto chiediamo: il 3.05.2020 tutte le attività ordinarie saranno operative? Quando saranno effettivamente trasferite le attività Covid-19 nell’ala del vecchio ospedale e, di conseguenza, sarà potenziato il polo ospedaliero per le attività tradizionali? Non sarebbe stato più opportuno attuare fin dall’inizio della pandemia, la netta separazione dell’area Covid dalle altre attività?
9) Leggiamo nel comunicato stampa: “Si evidenzia, inoltre che sino ad oggi, l’U.O. di Diagnostica per immagini dell’Ospedale Frangipane è stata supportata dal personale del Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi”. È il personale del Criscuoli che si è trasferito al Frangipane o i pazienti sono andati in trasferta al Criscuoli?
10) Saremmo stati grati alla dirigenza della ASL di Avellino, se ci avesse comunicato i dati esaustivi inerenti la pandemia. Quanti in provincia di Avellino e in particolare ad Ariano, sono stati i contagiati, quanti i morti, quanti i guariti, quanti i tamponi fatti e quanti attualmente gli infetti, nonché quanti i sintomatici e gli asintomatici?
11) Speriamo bene: riteniamo che la Regione Campania sia in possesso di tutti gli elementi, per decidere serenamente le sorti della zona rossa di Ariano.
12) Un ulteriore comunicato della ASL ci informa che da domani saranno sottoposte a test rapidi tutte le forze dell’ordine di Ariano, oltre ai Vigili del Fuoco e al personale del Comune. Si è attesa una donazione di 372 test rapidi per farlo e, solo oggi? La ASL di Avellino invece di impegnare 438.803,57 € con delibera n. 393 del 18.3.2020 per lavori di somma urgenza per la nuova unità di rianimazione e terapia intensiva per l’emergenza Covid-19 presso l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, dove emergenza non c’è stata, perché non ha destinato almeno parte di quei fondi alla zona rossa di Ariano e all’acquisto di dispositivi di protezione personale (Dpi), tamponi e test?
13) Chiediamo infine alla dr.ssa Maria Morgante, di indire una video-conferenza stampa, comunicando con netto anticipo piattaforma, giorno e ora, nell’ambito della quale rispondere agli operatori dei media, affinché si possano correttamente informare i cittadini irpini.
Attualità
Aleandro Longhi (Comitato SAT) sull’emergenza acqua:”Le finanze dell’Alto Calore sono al disastro”

Il Consiglio del Distretto Irpino dell’Ente Idrico Campano ha approvato l’aumento delle tariffe dell’acqua del 30%. Il sindaco di Ariano Irpino Enrico Franza non figura tra i sindaci contrari, né tra quelli astenuti. Possiamo pertanto dedurne che il sindaco di Ariano fosse tra gli assenti o i favorevoli, in ogni caso ha deciso che i cittadini arianesi debbono pagare i 30% in più quell’acqua che l’Alto Calore eroga a singhiozzo. Franza, così loquace quando vuole, si è “dimenticato” di informare gli Arianesi che avranno un nuovo balzello del 30% sull’acqua, che continueranno a ricevere a singhiozzo. Per correttezza bisogna dire che, sia che i sindaci abbiano votato a favore che contro, sia che abbiano partecipato al voto o che si siano astenuti, non cambia nulla: il vero problema è che le finanze dell’Alto Calore sono al disastro. Nelle città civili, i primi servizi che un sindaco dovrebbe assicurare sono: l’acqua pubblica, il sistema fognario, la depurazione delle acque, ovvero tutto quello che non è stato fatto ad Ariano. Si grida contro l’Alto Calore Servizi SpA, su cui si scaricano le responsabilità, dimenticandosi del passato e persino del presente. Gli azionisti, quindi i padroni dell’Alto Calore, sono gli enti locali, ovvero la maggior parte dei Comuni irpini e del Sannio, che oltre a detenere le azioni dell’Alto Calore, sono i proprietari dei tubi marci che dovrebbero portare acqua nelle case. I vecchi tubi sono di piombo, di ghisa, di eternit e non sono mai stati cambiati, ma soltanto rappezzati. I grandi tubi delle condotte principali sono invece di proprietà della Regione Campania attraverso l’Ente Idrico Campano: l’Alto Calore è soltanto il gestore pieno di debiti che vengono dal passato, e forse anche dal presente. Quanti sindaci avranno chiesto a quell’ente, l’assunzione clientelare di qualche parente, amico o semplice elettore? È giunta l’ora di rimboccarsi le maniche ed attuare un risanamento dell’Alto Calore e l’attuale Amministratore Unico sembra ci voglia provare. I sindaci sono i principali responsabili della mancanza d’acqua nelle case degli Irpini, nonostante l’Irpinia galleggi sull’acqua: persino un regio decreto dell’inizio del Novecento recitava che sindaci erano tenuti a dare acqua “bona” ai propri cittadini. Regione, Ente Idrico Campano, Alto Calore, Comuni e Province, non hanno neanche avuto la dignità di richiedere i fondi del PNRR (miliardi di euro) per il risanamento idrogeologico e per il rifacimento delle reti idriche. Se il Comune di Ariano, che sta spendendo 5 milioni di euro del PNRR per rifare il lastricato di 5 piazze, avesse sostituito km di tubi, sarebbe stato meglio, ma come si sa, i tubi non si “vedono”. Ovviamente anche la Regione Campania dovrà fare la sua parte. L’Amministratore Unico, avv. Antonello Lenzi, ci sta provando con uno degli strumenti a sua disposizione: l’aumento delle tariffe a carico dei cittadini, che dovrebbero pagare anche per il 60-70% di acqua che si disperde dai tubi fatiscenti. Ma c’è un altro strumento: l’aumento di capitale dell’Alto Calore SpA. Si indica un’assemblea straordinaria dei soci (i sindaci azionisti), si faccia partecipare un notaio e si deliberi un aumento di capitale con azioni riservate agli attuali azionisti, per scongiurare che qualche malintenzionato pensi di introdurre qualche grimaldello per far entrare i privati. Certo, i Comuni dovranno pagare, ma di fronte alla prolungata emergenza acqua, si deve attuare una politica di austerità: il denaro si può e si deve trovare! Non è da molto che l’indennità dei sindaci è stata aumentata e con essa, a cascata, quella dei vice sindaci, degli assessori, dei presidenti del Consiglio comunale e dei consiglieri. Per i sindaci che fanno del loro incarico un mestiere (e ciò non è edificante), si potrebbe tornare all’indennità precedente, quelli che invece continuano a svolgere il loro lavoro privato retribuito, potrebbero rinunciare alle loro indennità, così come i consiglieri comunali, al gettone di presenza. Abito ad Ariano Irpino, che dopo Avellino, è il primo azionista dell’Alto Calore e so che il sindaco percepisce un’indennità di 4.140 € mensili in quanto, non avendo un lavoro, non si è messo in aspettativa: perché non rinuncia almeno in parte alla sua indennità e così a seguire, tutti gli altri amministratori? Si facciano meno trasferte inutili a carico dei contribuenti, si disdettino i fitti passivi che i Comuni pagano ai privati, si riscuotano i fitti attivi di immobili, che spesso sono concessi in comodato d’uso gratuito per ragioni clientelari, si mettano in vendita le proprietà immobiliari dei Comuni non utilizzate a fini istituzionali, che potrebbero attivare un circuito virtuoso di investimenti, che creerebbe uno sviluppo economico. Si inizino a tagliare le spese effimere come i vari concerti che si propinano ai cittadini, credendo che si possa sostituire l’acqua con la musica. Si indicano appalti pubblici e si facciano pagare le penali alle imprese che non rispettano i contratti: quando c’è un’emergenza bisogna attuare una politica di austerità. Manca l’acqua nelle case e il Comune di Ariano Irpino ha appena concesso ben 190.000 euro a 14 associazioni: è una mancia elettorale?
Di fronte alla mancanza d’acqua, non ci sono scuse: ognuno dovrà fare la propria parte senza gravare ancora una volta sui cittadini. Si sono accorti i sindaci che i loro paesi si stanno spopolando? Se si vogliono rilanciare le zone interne dell’Irpinia non si può prescindere dai servizi essenziali, a partire proprio dall’acqua. Si intende che anche la Regione dovrà fare la propria parte: la sostituzione dei grandi tubi principali che spesso si rompono e dovrà dare un finanziamento straordinario all’Alto Calore.
I sindacati, dal canto loro, non si possono sterilmente abbarbicare nella difesa dei dipendenti dell’Alto Calore: devono promuovere una “VERTENZA ACQUA” per sconfiggere chi vede nella privatizzazione la soluzione di ogni problema. Privato non è sinonimo di efficienza, bensì un ulteriore strumento per sfruttare i lavoratori e spremere i cittadini con alte tariffe per l’acqua.
Aleandro Longhi Coordinatore Comitato SAT (Salute, Ambiente, Territorio)
Attualità
L’acqua non si vende, sit-in a Napoli il 27 agosto per l’acqua pubblica

Papa Francesco nella Laudato si ci insegna che: “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.” Il surriscaldamento del pianeta sta mettendo a serio rischio il diritto all’acqua a causa dell’abbassamento delle fonti. In Campania, come in tutto il sud Italia, la situazione è sempre più drammatica. Nel momento in cui le interruzioni del servizio idrico sono all’ordine del giorno, ci saremmo aspettati che la politica si impegnasse a garantire il rispetto del referendum del 2011 e tariffe agevolate per l’accesso all’acqua a tutta la popolazione. Ed invece incredibilmente l’Ente idrico Campano si riunisce in piena estate il 27.08.2025 per deliberare:
– la privatizzazione dell’acqua nella provincia di Caserta con una gestione mista pubblico/privato;
– l’aumento delle tariffe nei 126 comuni delle province di Avellino e Benevento serviti
da Alto Calore servizi.
La privatizzazione dell’ambito casertano fa parte del più ampio processo di svendita dell’acqua in tutta la Campania a favore di Acea. E inaccettabile che la regione con i bacini più ricchi del sud Italia diventi terra di conquista per le multinazionali che vogliono rivenderci la nostra acqua a peso d’oro. Siamo stanchi di ascoltare dalla politica la stessa favoletta: “non ci sono risorse per gestire l’acqua e per questo è inevitabile il ricorso ai privati”. Ma i soldi per le armi si trovano sempre mentre sono lasciati a secco settori vitali quali la sanità, la scuola ed il risanamento delle reti colabrodo. La risposta alla crisi idrica non è la privatizzazione, come dimostra l’ingresso dei privati in settori quali autostrade, elettricità, gas e telefonia che ha portato soltanto aumenti delle tariffe e disastrose gestioni.
Dall’altra parte è inaccettabile che a pagare i debiti di Alto Calore siano soltanto le famiglie già alle prese con grosse difficoltà economiche. Per questo chiediamo con forza il rispetto del concordato fallimentare per mettere in sicurezza l’Ente e garantire una gestione pubblica della risorsa, senza un indiscriminato aumento delle tariffe.
Il Sit-in si terrà il 27.08.2025 alle ore 15 a Napoli in via De Gasperi 28, davanti la sede dell’Ente Idrico Campano
Attualità
La Direzione strategica dell’Asl in visita alle strutture e agli ospedali di Sant’Angelo e Ariano

In un clima di grande collaborazione la Direzione Strategica ha avuto un confronto attivo con i direttori delle strutture sanitarie e ospedaliere, i medici e il personale sanitario e amministrativo con l’intento di avviare un dialogo funzionale all’individuazione e risoluzione delle criticità esistenti e al potenziamento dei servizi sanitari al cittadino sia a livello territoriale che ospedaliero. Dopo l’incontro di lunedì scorso con il personale della sede centrale di Avellino, il primo passo della Direzione strategica è stata la visita mercoledì dell’SPS di Bisaccia, del Distretto Sanitario e dell’Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, e oggi del Distretto Sanitario e Ospedale di Ariano Irpino per un saluto ai dipendenti.
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