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Speciale – All’origine della coscienza di classe, il libro postumo di Nicola Savino

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Come si è formata la coscienza di classe? Quando sono nate le associazioni del lavoro, i sindacati e i partiti politici? E le leggi a tutela dei lavoratori? Le risposte a queste e molte altre questioni, nel libro postumo del sociologo Nicola Savino, che analizza un quarto di secolo di lotte operaie e contadine, le avventure militari in Africa e i dibattiti nella sinistra. Presentato in anteprima nazionale ad Ariano Irpino,ne proponiamo qui qualche estratto, sintetizzato

Uno scenario di grandi cambiamenti      

Fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il Regno d’Italia si trascinava vecchi problemi: il Vaticano che rivendicava lo Stato pontificio, i fermenti irredentistici che scuotevano l’Italia, l’isolamento internazionale, lo stallo dell’economia e la povertà diffusa. Tuttavia, all’inizio del 1900 si intravedevano le avvisaglie di una transizione dalla civiltà rurale a quella industriale. Almeno nell’area del futuro triangolo industriale: Genova-Torino-Milano. La rete stradale su gomma e su ferro che serviva la fascia settentrionale della Pianura Padana, rendeva quell’area attrattiva di investimenti pubblici e privati, collegandola alle nazioni più potenti dell’Europa occidentale, forti di una buona crescita industriale. I settori più trainanti della seconda fase della rivoluzione industriale passavano per la metallurgia la siderurgia, la meccanica, l’elettricità. Furono ampliati gli stabilimenti nei settori del trasporto su rotaie e in quello armatoriale; nel 1881 nacque la Compagnia della Navigazione Generale Italiana. Nel 1884 la società Edison avviò l’era dell’energia elettrica; nel 1888 fu fondata la Montecatini, Società Generale per l’Industria Mineraria e Chimica.                                                                                                                                                       

Lo sviluppo dell’industria pesante monopolistica, necessitava di ingenti capitali di cui non sempre i privati disponevano, tanto da richiedere l’intervento statale, che significava aumentare il debito pubblico, finché il mondo della finanza non assunse un ruolo da comprimario. Non senza scandali, tanto che nel 1894, per farli cessare, l’intero sistema creditizio fu riorganizzato con la creazione della Banca d’Italia, unica autorizzata a emettere la lira italiana.                                                                                                                                        

Il legame tra la borghesia industriale e quella finanziaria, influenzò le scelte di politica interna e internazionale dei governi che si succedevano in Italia. La borghesia si arricchiva nutrendosi di fondi pubblici e sfruttando il basso costo della forza-lavoro schiavizzata con 12-13 ore di prestazioni giornaliere e un salario a malapena sufficiente al fabbisogno alimentare, mentre al triangolo industriale si contrapponeva un impoverimento del Sud, dove la mono produzione agricola, prevalentemente cerealicola, era soggetta a fattori ambientali-metereologici e a un’esasperata concorrenza internazionale. Non solo: la realtà agricola del Sud si concentrava nelle mani di un’oligarchia agraria parassitaria, che aveva escluso il Meridione dalla crescita industriale, anche per la mancanza di investimenti infrastrutturali, ampliando la disparità economica, sociale e culturale con il Nord.

La Questione meridionale

Con l’unità d’Italia, il Sud divenne un nodo che il Regno dei Savoia peggiorò, prima con la liquidazione dei beni demaniali (1862), poi con l’esproprio delle terre dello Stato pontificio (1866), che favorirono l’aristocrazia agraria, aggiudicatasi quasi tutti i terreni alienati. A ciò si aggiunse la pressione fiscale statale per realizzare le infrastrutture in Italia settentrionale, che gravò sulle piccole e medie aziende agricole, tanto che dal 1875 al 1900, lo Stato requisì oltre 250 mila proprietà terriere per insolvenza al pagamento delle imposte, che vendute all’asta, furono acquistate dai latifondisti. Nel vivace dibattito sulle politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, emersero due correnti di pensiero. Sidney Sonnino alla Camera (19/06/1901), condiviso da Giolitti, aveva sostenuto l’intervento dello Stato, attraverso una legge volta a ridurre l’imposta fondiaria all’aristocrazia agraria, che come ricaduta, avrebbe consentito ai contadini dei “patti agrari” più vantaggiosi, anche in virtù di eventuali investimenti nel settore. Contro quell’ipotetico regalo ai proprietari terrieri, il pugliese Gaetano Salvemini, sulle pagine de “L’Avanti!” sosteneva che la vera riforma consisteva nell’espropriare le terre ai latifondisti e distribuirle equamente ai contadini. Per rimarcare il suo impegno, il Governo il 26 giugno 1902 avviò la costruzione dell’Acquedotto pugliese, un progetto colossale che, dal bacino del Sele, dopo un percorso di centinaia di chilometri, avrebbe fornito acqua potabile a buona parte della Campania e della Puglia. In settembre (1902) il presidente del Consiglio Zanardelli, nonostante le sue precarie condizioni di salute, intraprese un viaggio antropologico-culturale per constatare le condizioni di vita degli abitanti delle aree interne della dorsale appenninica meridionale, visitando la Basilicata. Le sue riflessioni furono utilizzate nel dibattito parlamentare, che il 23 febbraio 1904, portò all’approvazione della Legge speciale per la Basilicata. In quell’anno la Camera licenziò anche la legge sul “Risorgimento economico della città di Napoli” che, oltre alla costituzione dell’Ente Autonomo Volturno per la produzione di energia idroelettrica, prevedeva agevolazioni per le industrie che localizzassero nel napoletano i propri stabilimenti. Tra i primi beneficiari, la Società delle Ferriere italiane, che ottenne di realizzare un impianto siderurgico a ciclo integrale a Bagnoli.

Emigrazione o brigantaggio    

Eccettuando i pochi insediamenti industriali nelle aree meridionali, il panorama socio-economico evidenziava forti diseguaglianze sociali in cui, a un esercito escluso dai meccanismi di produzione, non rimaneva che ribellarsi aderendo al brigantaggio o emigrando nei Paesi a forte sviluppo industriale dell’Europa occidentale o in Nord America. Nel 1889, con la Risoluzione della Conferenza Internazionale sull’Emigrazione e il 31 gennaio 1901, sotto il Governo Saracco, fu promulgata la legge per la “Tutela giuridica degli emigrati”, volta ad agevolare le “modalità d’espatrio”, con la creazione del “Commissario Generale per l’Emigrazione”. La potente aristocrazia agraria meridionale la giudicò una “pericolosa disposizione”, preoccupata di perdere la sua forza lavoro a basso costo. In quel tormentato periodo storico, l’emigrazione fu invece una sorta di riequilibrio delle disparità demografiche e degli esuberi di forza lavoro, una “valvola di sicurezza” (Sonnino, 1885) per contenere conflittualità e turbolenze sociali. Quell’imponente fenomeno di massa fu l’escamotage per la borghesia industriale e armatoriale, per giustificare le avventure coloniali in Africa: ovvero, conquistare terre per i contadini italiani. Tra il 1873 e il 1900 gli espatri superarono i duecentomila all’anno. Emigrarono per primi i veneti, seguiti da friulani e piemontesi e al Sud i siciliani, campani, calabresi, lucani e pugliesi. Le rimesse di quel popolo, che si faceva carico anche dei familiari rimasti in patria, furono in gran parte introiettate dallo Stato per pianificare l’industrializzazione del Nord, attraverso l’offerta di Buoni del Tesoro.

 I fasci siciliani, la Camera del lavoro, il Partito dei Lavoratori Italiani            

Dall’aggregazione delle società operaie, il 18 marzo 1889 si costituì a Messina, il primo fascio del lavoro, subito bloccato dall’arresto del suo ispiratore, Nicola Petrina. Meglio andò al fascio di Catania, una libera associazione fondata il 1° maggio 1891 da Giuseppe De Felice Giuffrida.  Il 1° ottobre 1891 nasceva a Milano la Camera del Lavoro, che segnò l’avvio del sindacalismo italiano. Il 29 giugno 1892 fu costituito il fascio di Palermo. Il 14 agosto 1892 a Genova, su iniziativa di Filippo Turati e Giulio Albertelli, oltre 400 delegati del Partito Operaio Italiano, della Lega Socialista Milanese, del partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, dei Fasci Siciliani, del Comitato per la Rivoluzione Sociale, dei positivisti e di altre leghe, nonché movimenti operai e anarchici, si riunirono per creare un partito nazionale della classe operaia, con la nascita del Partito dei Lavoratori Italiani. Il 15 agosto, con l’approvazione dello statuto, nasceva nella pur difficile sintesi tra l’ideologia mazziniana, il socialismo marxista e l’anarchismo bakuniniano, il Partito dei Lavoratori Italiani.

Fasci urbani e rurali in Sicilia

La struttura agraria ancora feudale, aveva al vertice l’aristocrazia dei grandi latifondi, seguita dai “gabellotti”, affiliati alla mafia che affittavano le terre a basso prezzo dai proprietari, per subaffittarle a un canone molto più elevato della “gabella” da loro pagata, sottoponendo gli affittuari all’opprimente controllo dei “soprastanti” e dei “campieri”. Seguivano i piccoli e medi proprietari, soprattutto contadini, che erano riusciti ad acquistare qualche ettaro dai beni ecclesiastici, quindi i coloni, alcuni sottoposti a mezzadria e, alla base, i braccianti, lavoratori stagionali, acquistati nelle piazze delle città come schiavi.

Il governo Crispi e le stragi contadine

Dopo le dimissioni di Giolitti, il 15 dicembre 1893 si insediò il governo Crispi, costretto ad affrontare le agitazioni popolari siciliane, che gendarmi e campieri iniziarono a reprimere nel sangue. A Giardinelle, il 10 dicembre, 11 contadini furono uccisi e 18 feriti; a Lercara, il giorno di Natale, 11 morti e 35 feriti; a Pietrapazza il 1° gennaio 1894, 8 morti e 15 feriti; il 3 gennaio a Morico, 18 morti e 50 feriti, il 4 gennaio a Santa Caterina, 13 morti. L’epilogo dei drammatici moti siciliani, fu il Regio decreto che proclamava lo stato d’assedio dell’isola (4 gennaio 1894). Il generale Roberto Morra di Lavriano, nominato Commissario straordinario da Crispi con pieni poteri militari e civili, istituì tre tribunali militari, vietò le riunioni pubbliche, confiscò le armi, censurò la libertà di stampa, operò arresti di massa e fece vigilare l’ingresso all’isola. Molti sospettati ribelli furono obbligati al domicilio coatto e altri confinati. I fasci furono sciolti e i loro dirigenti arrestati e condannati con processi sommari. Un’epurazione politica per bloccare sul nascere la crescita dei movimenti, delle associazioni operaie e dei lavoratori e dei partiti di ispirazione socialista, che condannò degli innocenti, lasciando liberi di continuare a seminare terrore e morte i veri colpevoli: le guardie campestri al soldo della mafia e i gendarmi di Stato. Crispi, in Parlamento, giustificò le stragi mistificando i fatti: era stata fatta circolare ad hoc la voce di un sostegno francese ai fasci italiani, tacciati di ispirazione separatista. Le stragi pertanto erano un atto dovuto, in difesa dell’unità nazionale: ottenne un consenso pressoché unanime.

I moti insurrezionali in Luinigiana

La proclamazione dello stato d’assedio in Sicilia indignò tutta l’Italia e nelle maggiori città, si crearono spontanee manifestazioni di popolo, spesso represse dalle forze dell’ordine. A Carrara, contro la crisi dell’industria del marmo, fu indetto uno sciopero per il 13 gennaio 1894 e negli scontri che si susseguirono anche nei dintorni, i militari uccisero una decina di dimostranti e fecero diversi feriti. Contemporaneamente, Crispi sottopose il decreto di stato d’assedio della Lunigiana a Re Umberto I, che lo firmò. Fu puntualmente istituito un tribunale militare, che condannò per direttissima 300 rivoltosi, alcuni sottoposti ai domiciliari coatti, altri confinati. L’avvocato Luigi Molinari, ritenuto ispiratore della rivolta, fu condannato a 20 anni di carcere.

I ferrovieri

Il 16 gennaio 1902 la Federazione dei ferrovieri minacciò lo sciopero per rivendicare aumenti salariali e una più umana qualità del lavoro. Giolitti tentò di usare il pugno duro, ma di fronte alla minaccia socialista di togliere l’appoggio al governo, concesse gli aumenti salariali richiesti.

Gli scioperi femminili di Milano, le piscinine e la legge sul lavoro femminile                   

A Milano gli operai della Pirelli ottennero gli aumenti salariali e una più dignitosa organizzazione del lavoro, ma fece scalpore la protesta delle apprendiste sarte, cravattaie e stiratrici, con lo sciopero delle “piscinine”, bambine e adolescenti, tra i 9 e i 14 anni, che lavoravano 11-12 ore al giorno, sottopagate e per di più, sottoposte ad abusi e violenze nelle strade e nelle fabbriche. Stessi diritti delle piscinine rivendicavano le operaie del settore cotoniero, finché l’indignazione popolare per lo sfruttamento della manodopera femminile non si allargò all’intero stivale, tanto che la Camera approvò la legge sulla protezione del lavoro minorile e femminile. La norma elevava a 12 anni l’impiego minorile e fissava in 12 ore lavorative il massimo di una giornata lavorativa femminile nelle fabbriche. Il 29 giugno 1902 fu istituito a Roma, presso il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, un organo collegiale e consultivo, con il compito di proporre la regolamentazione dei doveri e dei diritti del lavoro e del capitale.                                                                                     

L’esito positivo di alcune vertenze non significò che fosse garantito a tutte le proteste. Così non fu infatti nel basso modenese, (marzo 1902) o a Mortara, dove le richieste furono tutte respinte o nella Lomellina, dove gli scioperanti furono sostituiti con manodopera assunta dai paesi limitrofi. A Cassano delle Murge, nell’agosto 1902, una manifestazione dei lavoratori della terra per i miglioramenti salariali, fu repressa dalla forza pubblica, con un 1 morto e 4 feriti. A Candela (8 settembre 1902), sui contadini che rivendicavano una tariffa salariale fissa per gli stagionali e aumenti economici per i giornalieri, i carabinieri ne uccisero 7 e ferirono 40.                                                 

 Anna Kuliscioff e la proposta di  riforma elettorale                                 

Il 28 aprile 1910 Luigi Luzzatti (incaricato di formare il governo il 31 marzo) illustrò alla Camera il suo programma, improntato all’orientamento laicistico dello Stato e un pacchetto di riforme sociali, tra le quali quella del Senato e quella elettorale, ottenendo la fiducia a larga maggioranza, sostenuta anche dai socialisti, fautori di una proposta di legge elettorale a suffragio universale maschile. Anna Kuliscioff, compagna di Turati, dalle pagine di “Critica sociale” sferrò un attacco al suo convivente, accusandolo di disinteresse per il riconoscimento del diritto di voto alle donne. Il 2 maggio gli indirizzò una lettera nella quale rivendicava con orgoglio l’impegno del movimento femminile per il diritto di voto. La legge sul suffragio universale maschile sarebbe stata approvata solo il 25 maggio 1912, ampliando il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni (21 anni) in possesso dei requisiti censitari e capacitari previsti dalla legge elettorale del 1892 o, in assenza, che avessero assolto il servizio militare, nonché maschi nullatenenti e analfabeti, che avessero compiuto 30 anni. Promulgata il 30 giugno 1912, la legge allargava la platea degli aventi diritto al voto dal 9,5 al 24% della popolazione.

Eccidi di Baganzola, Comiso e Roccagorga – Mussolini prima maniera                                       

Il giorno dell’Epifania (6/1) del 1913 le forze dell’ordine caricarono inermi manifestanti uccidendone 8 e ferendone 50, tra Baganzola di Parma, Comiso (RG) e Roccagorga (LT). L’indomani Mussolini (una figura di spicco, figlio di un fabbro di Predappio, che era già stato Segretario dei giovani socialisti nel forlivese e aveva diretto un suo periodico, L’idea socialista, ribattezzato Lotta di classe e dal 1912 direttore de L’Avanti!), su L’Avanti da lui diretto, intitolò un articolo “Omicidio di Stato”, col quale condannava gli eccidi proletari consumati sulla pelle di indifesi cittadini, annunciando: “Il nostro è un grido di guerra. Chi massacra sappia che può ess ere massacrato”, dando il via a una grossa campagna mediatica del giornale contro il governo. Per quell’articolo, Mussolini subì denuncia per vilipendio, fu processato e assolto. L’indignazione suscitata dagli organi di stampa per quegli eccidi, costrinse il governo a risponderne. Il Sottosegretario all’Interno, Alfredo Falcioni, che relazionò per il Governo, eluse le risposte e, oltre a fornire un’ambigua ricostruzione dei fatti, incolpò i manifestanti ed elogiò l’esercito per l’alto senso di responsabilità nell’esercizio dei propri doveri. Le interpellanze dei deputati, nonostante prove e testimonianze documentate di quegli accadimenti, rimasero senza risposta.                                                                                                                                                

A completare il quadro storico avvincente e denso di avvenimenti, il lavoro riporta un’appendice con gli eventi della campagna d’Africa, fino allo scoppio della Prima Guerra mondiale. Un libro indispensabile per chi non conosce la Storia o per chi volesse approfondirla.                                        

Alla presentazione, presso il Museo civico, sono intervenuti: Eleonora Savino (figlia), Carla Moccia (Vizio di Leggere), Enrico Franza (sindaco di Ariano), Andrea Covotta (Rai Quirinale), Ottavio Di Grazia (studioso e scrittore), Luigi Lambiase (coordinatore Book zone).

NICOLA SAVINO                                                                                                                                               All’origine della coscienza di classe – Un quarto di secolo di lotte operaie e contadine (1889-1914) Ed. i Robin & sons                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

                                                                                                                              

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

                                   

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Ad Ariano il 16 settembre si terrà un intervento di  disinfestazione

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Il Comune di Ariano Irpino informa la cittadinanza che  lunedì 16 settembre, verrà effettuato un intervento di disinfestazione  sul territorio comunale.

Le operazioni di disinfestazione  avranno inizio dalle ore 3, 00 in poi.

L’intervento di bonifica ambientale sarà realizzato, come di consuetudine, da un’impresa incaricata dall’Asl, con la collaborazione ed il controllo del personale comunale.

E’ importante  che  la popolazione osservi le seguenti precauzioni:

tenere, in quelle ore, le finestre chiuse;

non lasciare alimenti sui balconi;

evitare di stendere i panni all’esterno;

non circolare e fermarsi nelle aree trattate per tutto il periodo delle operazioni.

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Tragedia nelle campagne di Montecalvo, 45enne muore colpito da un albero

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Nel tardo pomeriggio odierno a Montecalvo Irpino i Carabinieri della Compagnia di Ariano Irpino sono intervenuti in quella contrada Palombaro poichè un 45enne del luogo, mentre effettuava lavori di pulizia con il proprio mezzo agricolo presso un fondo di sua proprietà, è stato colpito accidentalmente alla testa da un albero caduto per cause in corso di accertamento. L’uomo, soccorso da personale sanitario del 118, avrebbe riportato un forte trauma cranico e immediatamente trasportato presso l’ospedale di Avellino in codice rosso. Purtroppo, durante il tragitto verso il capoluogo Irpino, il 45enne è deceduto e la salma si trova ora, presso la sala mortuaria dell’ospedale di Ariano Irpino. Indagini in corso da parte dei Carabinieri.

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Se un vecchio capolavoro di denuncia rimane attuale, la società ha un problema – Incontro con Silvia Scola                                                                                                                                                              

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Figlia d’arte, a sua volta regista e sceneggiatrice, Silvia sta veicolando con ogni mezzo (incontri, proiezioni, convegni), i valori trasmessi da suo padre, Ettore Scola, autore di capolavori entrati nella storia del cinema che, attraverso la Commedia all’italiana, riusciva a trasporre sullo schermo lo spaccato sociologico della nostra società denunciandone ipocrisie, disagi, carenze, vizi, perversioni, immoralità, miserie. Le è stato recentemente conferito il Premio Mario Puzo per la scrittura cinematografica, nell’ambito del Festival Corto e a capo (Festival del cinema nelle aree interne, decima edizione), svoltosi nell’ultima settimana di agosto (2024) tra San Giorgio del Sannio (BN), San Martino Sannita (BN), Venticano (AV), Montella (AV), Montefusco (AV) e Trevico (AV).

A Trevico, presso Palazzo Scola, dove è nato suo padre e l’abbiamo incontrata, Silvia con l’Associazione Irpinia Mia, sta mettendo a punto un festival sulla tematica degli ultimi…

Il Trevico Ettore Scola International Film Festival (TESIFF) è un progetto che auspichiamo di realizzare nel 2025, probabilmente nella prima decade di agosto. Con Irpinia Mia, che opera a Trevico come promotore culturale del territorio da oltre 15 anni, con un premio intitolato a Scola e portando la cultura alla casa-museo Scola, donata al Comune e ormai centro culturale a disposizione della cittadinanza, abbiamo pensato a un tema attuale e utile allo sviluppo della società. Un focus sul cinema degli ultimi, con uno sguardo al disagio, all’emarginazione, crediamo sia utile per proporre i grandi temi del cinema che stavano a cuore non solo a mio padre, ma all’intera generazione della Commedia all’italiana. Seppur in forma apparentemente “leggera” e talvolta grottesca, la Commedia ha raccontato il Paese dal punto di vista critico civile, politico e sociale, con graffiante ironia, portando alla luce ciò che è scomodo o viene tenuto nascosto, col risultato di instillare dubbi e riflessioni. Mio padre, che pure nella vita privata aveva un profondo senso civile, ha seguito la sua natura sensibile anche nel cinema che ha proposto, impegnandosi sulla tematica dell’emigrazione (nda: Trevico-Torino-Viaggio nel Fiat-Nam, compie 51 anni), della disoccupazione, della povertà (nda: Brutti, sporchi e cattivi, del 1976, ne è l’emblema), della solitudine e dell’infelicità, diffusa soprattutto al Sud, la sua amata terra d’origine.                                                                                                                                                                        

Il cinema può essere strumento di crescita e sviluppo della società: oggi finalmente si avverte di nuovo l’esigenza di tornare al cinema impegnato per illuminare zone del Paese penalizzate, che hanno bisogno di essere raccontate. In questi giorni abbiamo proiettato Palazzina Laf di Riondino e C’è ancora domani, il film d’esordio alla regia della Cortellesi, sulla condizione femminile. Per realizzare il Festival, che avrà sede a Trevico, abbiamo coinvolto i Comuni della Baronia (Vallata, Vallesaccarda, San Nicola Baronia, San Sossio Baronia, Castel Baronia, Carife, Scampitella) e del territorio circostante come Flumeri, Taurasi, Lioni, Mirabella Eclano, poiché vorremmo che fossero incluse le scuole, comprese quelle di cinema e, soprattutto, i giovani. Per allestire le sale, il cinema Carmen di Mirabella Eclano, attraverso Giuseppe Assanti, collaborerà mettendoci a disposizione service e attrezzature, mentre delle navette faranno da spola nei vari paesi per portare le persone a Trevico. Desideriamo che la casa-museo in cui il 10 maggio del 1931 è nato mio padre (nda: mi indica la stanza proprio accanto a quella in cui parliamo), acquisisca la funzione di sprone per tracciare un cammino nuovo, tutto da creare. Mio padre diceva che quando un capolavoro di impegno sociale resta un bel film attuale, come ad esempio Mani sulla città di Rosi, o il suo, Una giornata particolare, è un demerito della società, perché se ancora oggi si empatizza con le discriminazioni che accusa, vuol dire che i problemi denunciati in quel film non sono stati risolti…              

Le aree interne depresse possono crescere, se stimolate dal cinema?                

La domanda nasce dall’offerta: lo si vede dagli incontri con i giovani,
che destano molto interesse. C’è fame, talvolta inconsapevole, da parte dei
giovani, di andare oltre i bisogni indotti, come possedere l’ipad, l’iphone e
quant’altro. Se la società offre delle alternative, il riscontro è palpabile:
vi è necessità di incontro, di relazioni umane. Nella proiezione di Brutti,
sporchi e cattivi, fatta a Salandra (nda,provincia di Matera) in un bosco, sono venuti 400 ragazzi che hanno interagito a lungo con me e, finito l’incontro, avrebbero voluto continuare ad ascoltarmi. Credo che salire su un carro in grado di offrire dei contenuti, per di più diversi, sia già di per sé un valido tentativo di cambiamento. Di certo non è stata vincente né tantomeno utile, la scelta di intitolare un premio a mio padre, come fece a suo tempo la Giunta Festa ad Avellino, attraverso una sfilata di vip, attori e attrici (molti peraltro non avevano mai lavorato con lui) senza la proiezione di un film e senza interazione col pubblico. Una scelta errata, priva di finalità, che, insieme al resto della famiglia, non ho approvato e l’ho comunicato all’allora sindaco, proponendogli delle alternative, che però non hanno avuto riscontro.  

È in corso un pericoloso tentativo di arretramento dei diritti, soprattutto femminili: il cinema può contribuire a far acquisire consapevolezza dei diritti?

Il cinema è uno strumento che ha il potere di cambiare la percezione e le convinzioni della gente. Il film d’esordio di Paola Cortellesi, pur con i suoi limiti stilistici, ne è un ottimo esempio. È stata encomiabile nell’aver pensato di imperniare un film su una storia che dovesse dare qualcosa alle donne del futuro, partendo dal fatto che è madre di una bambina. Avrebbe potuto fare qualsiasi genere di film, ma ha scelto l’impegno, ovvero la concessione del voto alle donne, evidenziando uno scenario arretrato e maschilista estremamente realistico, seppur in forma apparentemente leggera, cioè di commedia. Ma leggera solo nella modalità di fruizione, non certo nel contenuto, che invece è sincero, forte e significativo, poiché è arrivato al cuore delle persone: il risultato che ha ottenuto il suo film è stato stravolgente. Ha fatto aprire gli occhi a molte donne, che l’hanno chiamata e, persino alcuni uomini, che ignoravano di avere determinati difetti, si sono riconosciuti nel protagonista. In più, il film apre alla speranza: lottando per i propri diritti, la società può cambiare. Mio padre quando scriveva un film si chiedeva: cosa lascia tutto com’è e cosa getta invece un sassolino per il cambiamento? Scrivere in maniera accademica non serve.

Dell’universo femminile si occupava anche Ettore Scola…         

Mio padre citava il diritto alla felicità contemplato nella Costituzione
americana, cosa che lo aveva portato ad indagare il complesso universo delle
donne e ne vado fiera. Tentava di svelare l’universo femminile, cercando di addentrarsi
nella sensibilità, nelle ombre, nelle contraddizioni che creano infelicità, anche
per raccontarlo agli uomini, prima che alle donne stesse e per svelare le
turpitudini che, per mentalità, per cultura, per retaggi, per distrazione, si
accettano. L’impegno prevede sforzo, il disimpegno è disinteresse, superficialità.                                                                                                                                                                                       
Io e mio padre abbiamo scritto insieme una decina di film. Avevamo un
rapporto molto dialettico che a volte ci portava a fare liti furibonde, ma
sempre creative, poiché erano confronti dovuti ai diversi punti di vista. Ci
ponevamo entrambi come sceneggiatori alla pari e in più io ero figlia, quindi
di un genere diverso e pertanto, quando si scriveva ci si confrontava. Lui era
molto aperto al confronto e a vagliare i diversi punti di vista, una posizione
che consentiva al film di essere raccontato non solo da quella maschile, ma da
più prospettive.              

Oggi torna la necessità di parlare di antifascismo, così come di autonomia differenziata…

L’Italia purtroppo è un Paese dalla memoria cortissima, pensavo di recente a chi non si è voluto vaccinare o a chi per la collettività, non è disposto a fare il benché minimo sforzo. Eppure, i padri costituenti hanno dato la vita o sono andati in galera per poterci far godere della democrazia, della libertà e dei diritti umani garantiti: ce lo siamo dimenticati! Sono appena stata a Monteleone di Puglia (FG), insieme all’avvocato Tonino Paglia, capodelegazione di Irpinia Mia, per cercare adesioni al TESIFF e ho incontrato Giovanni Campese, un sindaco illuminato, che per ricordare la rivolta delle donne del 1942, in piena guerra, contro un presidio fascista, nel Municipio, un ex convento, ha fatto realizzare un murale e un fumetto. Ha inoltre invitato la figlia di Martin Luther King, facendola interagire col paese, encomiabili iniziative nel rispetto di uno spirito comunitario, che altrove si è perso. Anche se in tanti si riempiono la bocca parlando del cinema di mio padre, devo constatare con amarezza, che è difficile trovare comuni amici per veicolare i principi e i valori del suo cinema per radicarli sul territorio: ti voltano le spalle. Aver incontrato un sindaco così illuminato, insieme al vice-sindaco Sergio Pelosi e a Lino Rigillo, presidente del Consiglio comunale, tutti e tre entusiasti, è stata una boccata d’ossigeno, che fa immaginare la possibilità che i paesi, con una giusta visione, possano rinascere e ripopolarsi. Penso a Mimmo Lucano, che aveva creato un modello virtuoso con cui aveva ridato vita ai paesi e l’ha pagato con la galera: una vicenda orribile, che per fortuna ultimamente ha visto un po’ di giustizia. Oggi essere antifascisti è un valore indispensabile, io peraltro, sono iscritta all’ANPI da molti anni. Mettendo insieme tutte le forze di sinistra, intese come quelle forze antifasciste legate ai valori della democrazia, uguaglianza, pari opportunità, non sarebbe difficile da realizzare una società dei diritti, più giusta, a condizione però, che sia libera dai vecchi metodi clientelari, di corruttela ed interessi privati, che portano allo svuotamento dei paesi e a far diventare i sindaci, feudatari a capo del nulla. Per fare un dolente esempio, in settembre a Trevico chiuderà definitivamente l’unico bar del paese. Quanto all’autonomia differenziata oramai diventata legge, se applicata, spaccherà l’Italia e poterà all’annullamento del Sud: sono contraria per indole, ad ogni muro e barriera.         

Breve scheda di Silvia Scola                       

Scrittrice, sceneggiatrice, regista, è nata a Roma il 26 agosto 1962. È stata allieva di Age nel corso di sceneggiatura del Centrostudi Comunicazione. Nel 1985 ha esordito alla sceneggiatura nel cortometraggio Il vestito più bello (Regia di Francesca Archibugi), quindi ha scritto vari sceneggiati radiofonici e tv-movies e a seguire, molte sceneggiature, tra cui: Che ora è (1989 Regia di E. Scola); Il viaggio di Capitan Fracassa (1991, Regia di E. Scola); Corsica (1992, Regia G. Lazotti, episodio Per Sbaglio); Mario, Maria e Mario (1993, Regia E. Scola); Romanzo di un giovane povero (1995, Regia E. Scola); La cena (1998, Regia E. Scola); Concorrenza sleale (2001, Regia E. Scola); Gente di Roma (2003, Regia E. Scola); I mostri oggi (2009, soggetto e sceneggiatura); Che strano chiamarsi Federico! (2013, soggetto e sceneggiatura, regia di E. Scola); Il segreto di Otello (2015, sceneggiatura, Regia F. Ranieri Martinotti); SonderKommando (2015, Regia di N. Ragone); Marciapiedi (2015, corto); Il materiale emotivo (2021, Regia di S. Castellitto), Ciao Marcello. Mastroianni l’antidivo (2024, sceneggiatura). Insieme alla sorella Paola, ha raccontato il padre, prima nel documentario Ridendo e scherzando – Ritratto di un regista all’italiana (2015, soggetto, sceneggiatura, regia)), poi nel libro, “CHIAMIAMO IL BABBO ETTORE SCOLA. UNA STORIA DI FAMIGLIA” (Rizzoli), un intreccio tra la biografia del grande cineasta condita di aneddoti, battute, risate, amici celebri, lampi di genio, episodi toccanti, momenti di vita privata quotidiana, consigli da non seguire, e la storia del cinema italiano dal dopoguerra agli attuali cambiamenti della nostra società.   

Associazione Irpinia Mia    

Nasce nel 2008 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la cultura
irpina (tradizioni, storia, etc.) attraverso vari canali. Attualmente, come ci
racconta Maria Raffaella De Feo
Calabrese, presidente dal 2017, è stata trasformata in associazione del Terzo
settore (ETS). “La figura di Ettore Scola è preminente nell’associazione, tanto
che abbiamo inserito all’ordine del giorno eventi cinematografici come Ciak,
incentrato esclusivamente sulla sua figura. A maggio di ogni anno, per onorare
la sua data di nascita, invitiamo persone in grado di parlare di lui. Finora
sono venuti 5 esperti da Livorno (dove io, originaria di Trevico, vivo) e in
particolare un musicista, che ha eseguito le colonne sonore dei suoi film. A chi
viene da lontano a parlarci del grande regista, conferiamo il premio Scola. Abbiamo
creato un gruppo festival aperto anche a persone esterne all’associazione e
deciso di promuovere il Trevico Ettore Scola International Film Festival, esteso
non solo alla produzione di corto e lungometraggi italiani, ma anche esteri. Intendiamo
realizzare un evento di qualità, perciò nelle giurie avremo persone di rilievo.
Silvia, che dal 2023, è nostra presidente onoraria, può aiutarci molto nel
reclutamento delle persone addette ai lavori. A Trevico purtroppo non c’è il
cinema, così abbiamo pensato a Vallata, paese limitrofo dove attrezzare una
sala con un cinema professionale itinerante, come quello di Giuseppe Assanti per le proiezioni
inedite, le retrospettive e lo svolgimento di masterclass”. Mariangela Cioria, che fino al 2017 ne è stata promotrice e presidente, è l’attuale vice-presidente dell’Associazione.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

                                                                                                                                                                          
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

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