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Attualità

Regioni e Governo, coniugi separati in casa

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I litigi fra le Regioni ed il Governo sono giornalieri, sembrano coniugi separati in casa, esasperati dalla lunga 

convivenza ed incapaci di offrire delle soluzioni equilibriate per uscire dalla catastrofe socio-economica indotta dalla pandemia. La riforma del titolo V della Costituzionale del 2001 ci ha regalato un Paese diviso in 20 piccole patrie impersonate dalle Regioni con poteri legislativi ampi e spesso confliggenti con lo Stato Centrale, liti che richiedono l’intervento della Corte Costituzionale. Scena più volte andata in onda in questi mesi a causa dei divieti imposti dallo Stato Centrale per contenere i contagi da Covid-19 e mal sopportati dalle Regioni (vedi caso Lombardia sulla dichiarazione di zona rossa) che si ritenevano ingiustamente penalizzate. La pandemia ha catalizzato i processi di sgretolamento della fragile unità nazionale, già compromessa dalla citata riforma, nata monca e senza che fossero attuati i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) finalizzati a ridurre il divario fra le due macro aree del Paese. Né si è provveduto ad erogare un adeguato fondo perequativo alle Regioni a minore fiscalità e con elevata disoccupazione, tutte presenti nel Meridione. Inoltre è stato disatteso il decreto legge n. 243/2016 convertito con la legge n. 18/2017, che assegna al Sud non meno del 34% delle risorse destinate alla spesa per gli investimenti. Si aggiunga che l’adozione del criterio della spesa storica per finanziarie i servizi pubblici avvantaggia il Nord e penalizza il Sud. Questo mix di elementi ha fatto sì che il Sud si sia spopolato e, negli ultimi 15 anni, circa 2 milioni di persone sono migrate verso il Nord Italia oppure all’estero. Inoltre la Questione Meridionale è stata depennata dall’agenda politica dei governi degli ultimi 20 anni, ed insieme ad essa l’arretratezza del Sud, oggi il territorio più sottosviluppato dell’UE, dal quale gli investitori esteri delocalizzano le loro attività industriali (vedi Whirlpool Napoli, Jabil di Caserta) in mancanza di servizi efficienti e ad elevata tecnologia. È solo una vaga promessa l’alta velocità, la digitalizzazione, gli ospedali ed i posti letto adeguati alla densità della popolazione. In questo contesto non meravigliano le dichiarazioni di Letizia Moratti, assessore alla sanità della Regione Lombardia, che proponeva la distribuzione del vaccino Covid 19 prioritariamente alle Regioni con il Pil più alto. Ricorre il teorema della locomotiva del Nord rimarcato in ogni intervento non solo dei leghisti e dal centro-destra ma anche dal centro- sinistra che, a parole, propone di destinare il 50% del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) al Sud senza che, però, vi siano progetti cantierabili, salvo la tratta ferroviaria ad alta/capacità Napoli-Bari che sarà completata entro il 2026. Senza il Sud l’Italia non riparte, ormai le promesse non bastano, bisogna passare ai fatti, i meridionali non possono essere trattati come stranieri in Patria.

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L’eutanasia delle aree interne del Sud decisa per legge

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Il governo Meloni ha predisposto il nuovo Piano Strategico per le Aree Interne pubblicato dal Dipartimento delle Politiche di Coesione e per il Sud, struttura che coordina e pianifica l’attuazione delle politiche di coesione territoriale. Il documento messo a disposizione del Ministro Tommaso Foti, in quota Fratelli D’Italia, descrive la drammatica situazione di ben 42 aggregati comunali del Sud per i quali si configura una situazione di “povertà dietro l’angolo” e individua come soluzione “l’accompagnamento allo spopolamento” ritenuto “l’obbiettivo minimo”. Il Presidente della CNA di Enna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), Valentino Savoca, denuncia il fatto e dichiara, senza mezzi termini, la scelta “inaccettabile e offensiva nei confronti di milioni di persone, della storia di tante comunità e dell’Italia dei comuni” (Ennalive.it, 2 luglio 2025). La migrazione dalle aree interne del Mezzogiorno è stata valutata irreversibile, sia dall’attuale governo che da quelli precedenti, mai contrastata con azioni concrete che avrebbero potuto invertire il trend negativo. I dati dell’Istat confermano la diminuzione della popolazione ed offrono al governo Meloni l’alibi per ridurre o azzerare le risorse finanziarie per la sanità, l’Istruzione, del fondo perequativo e infrastrutturale nonché quelle del PNRR, dirottandole verso il Centro-Nord. Con l’effetto di favorire l’accentramento della popolazione in poche aree urbane super affollate, dotate di servizi efficienti mentre le aree interne del meridione sono condannate ad un oblio programmato che le trasformerà in una riserva indiana abitata, in maggior misura, da anziani. I meridionali sono di serie B ma quelli delle aree interne appartengono ad una sotto categoria con ancora minori diritti di cittadinanza, concetto ribadito in una nota di Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale, Sud e aree interne della segreteria nazionale del Pd (2 luglio 2025). Nemmeno con i fondi del PNRR si è voluto ridurre il divario infrastrutturale complementare alla nascita dell’industria manifatturiera e della logistica finalizzate alla riduzione della migrazione. Hanno favorito le disuguaglianze socio-economiche che rendono il Paese diviso e disuguale.

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Convocato Consiglio Comunale – In discussione lo spostamento del mercato settimanale e riconoscimento stato di calamità

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Ad Ariano Irpino il Presidente del Consiglio ha convocato il Civico Consesso nella Sala Consiliare “Giovanni Grasso” di Palazzo di Città, in seduta ordinaria, in unica convocazione per il giorno 8 luglio 2025 alle ore 17,00 per la trattazione dei seguenti argomenti:

  • – Richiesta riconoscimento stato di calamità e costituzione di un tavolo tecnico per il monitoraggio dei danni subiti e l’individuazione degli agricoltori danneggiati;
  • – Spostamento del mercato settimanale in località Cardito. Discussione ed esame della possibilità di revoca del provvedimento e di ripristino della sede originaria.
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AREE INTERNE, D’AGOSTINO(FI): NESSUN DECLINO IRREVERSIBILE

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Il segretario provinciale di Avellino scrive alla Premier e al Ministro per la Coesione: “Per i nostri territori occorrono infrastrutture, accesso al credito, agevolazioni fiscali e valorizzazione del turismo sostenibile, non rassegnazione.”

Roma, 2 lug – “Le aree interne non sono un capitolo chiuso della storia economica del Paese, né un peso morto destinato al declino. Sono un potenziale straordinario di sviluppo, lavoro e qualità della vita. Serve il coraggio politico di scommettere sul loro rilancio, non la rassegnazione istituzionale”. Lo dichiara l’on. Angelo Antonio D’Agostino, responsabile nazionale del Dipartimento Innovazione e Sviluppo di Forza Italia e segretario provinciale del partito ad Avellino, commentando il contenuto del Piano strategico nazionale per le aree interne, dove si parla di “struttura demografica compromessa” e di una condizione di difficilissima reversibilità per molti territori.

“Sono valutazioni che mi permetto di respingere con determinazione – prosegue D’Agostino – perché rischiano di cristallizzare una visione rinunciataria, che finisce per deresponsabilizzare la politica e scoraggiare le comunità locali. L’Italia non può permettersi di archiviare un terzo del proprio territorio come se fosse perso per sempre. Per questo ho scritto una missiva alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro per le Politiche di Coesione, Tommaso Foti, per chiedere di rivedere le parti del Piano che fanno riferimento a una presunta irrimediabilità del declino, sostituendo questa impostazione con un impegno chiaro per politiche di rigenerazione e investimento.”

D’Agostino sottolinea come il rilancio delle aree interne debba passare per interventi concreti: “Dalle infrastrutture materiali e digitali all’accesso al credito, da agevolazioni fiscali per chi investe alla valorizzazione del turismo sostenibile e dell’industria di trasformazione, è possibile creare le condizioni per invertire la tendenza. Come imprenditore a capo di un gruppo nato proprio nelle aree interne del Mezzogiorno, so che questa sfida può essere vinta se si abbandonano le vecchie ricette e si adottano politiche innovative, ambiziose e territorialmente mirate.”

“Sono certo che Forza Italia, grazie al lavoro certosino del nostro capo delegazione a Bruxelles, Fulvio Martusciello, e del nostro Segretario nazionale e Vice Premier, Antonio Tajani, continuerà a lavorare in Europa, in Parlamento e nel Governo per restituire dignità e futuro ai nostri borghi e ai nostri comuni. Nessun territorio deve sentirsi condannato al declino: questa – conclude D’Agostino – è la nostra responsabilità e la nostra sfida.”

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