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Intervista a Ortensio Zecchino da Il Mattino del 12 settembre.

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Ariano città in declino? Città che perde uffici, servizi, che non riesce neanche ad avere un’amministrazione comunale stabile. Una città senza guida, nonostante abbia avuto ed ha una importante classe dirigente. Possibile che non si possa guardare con fiducia al futuro dei giovani, del territorio?

Il discorso è complesso e va affrontato sulla base di premesse chiare. Intanto vorrei farne una sul piano personale. Sento l’eco di un chiacchiericcio attorno alla mia persona; voglio chiarire quello che alcuni non sanno e altri fingono di non sapere.

Da 12 anni non ho nessuna carica politica. Da 12 anni ho una sola appartenenza formalizzata, quella del Partito Popolare Europeo. In questi anni mi sono speso per costruire in Italia un’emanazione del PPE; mi sono dimesso da Ministro quando il Governo, che era nato come governo di Centro-sinistra è diventato Governo di Sinistra per le scelte suicide del mio partito, che si è dissolto a sinistra, e per la strategia di annessione operata dalla Sinistra. Ho fatto il tentativo di Democrazia Europea, che non è andato a buon fine; ho guardato con qualche interesse alla nascita del Pdl, sperando che potesse diventare quello che non è diventato, cioè la vera sezione italiana del PPE. Adesso si dissolve e ritornano le posizioni antiche, Forza Italia, e la destra sociale di Fratelli d’Italia. Oggi idealmente ripongo nell’esperienza di Monti la labile speranza di un centro ispirato al Popolarismo. Questo è stato il mio percorso. Non ritrovandomi in nessuna delle formazioni in campo, ho lasciato la politica elettorale e sono tornato all’insegnamento e agli studi, ma non ho dismesso l’interesse a dare il mio piccolo contributo alla vita sociale e pubblica.

Più d’uno mi ha sempre rinfacciato di non essere presente tra la gente, cosa che tradotta significa non essere abituale frequentatore della piazza e della villa. Ma io ho il mio stile di vita

So che mi si considera in Ariano il deus ex machina di tante cose politiche; la mia colpa è quella di aver avuto forse troppo rispetto per l’autonomia delle funzioni specifiche, non quella di aver mai imposto scelte e soluzioni. Ariano non offre una bella immagine dal punto di vista urbanistico, ma nessuna delle forze politiche è senza peccato, compresi Socialisti, Liberali e Comunisti. Più d’uno mi ha sempre rinfacciato di non essere presente tra la gente, cosa che tradotta significa non essere abituale frequentatore della piazza e della villa. Ma io ho il mio stile di vita. Come ieri anche oggi ho un non piccolo carico di impegni, rilevanti quelli nell’interesse della comunità.

Questa premessa ho sentito di fare nel momento in cui, con questa intervista, mi si chiede un giudizio politico, come isolata parentesi, nel mio essere fuori dal campo di gioco. Veniamo alla crisi.

Mainiero è un galantuomo, notoriamente dotato di esperienza amministrativa, ma ha dovuto fare i conti con un reticolo di micro e macro interessi, nei quali sta affogando la politica; tradimenti, defezioni e mobilità sono figli di queste logiche. Inutile girare intorno: Mainiero è vittima di questa condizione molto patologica della politica arianese. Da solo non poteva fare ciò che necessitava di una maggioranza politica vera; ha tentato talora di mettere toppe per surrogare l’assenza di una maggioranza organica, dopo tradimenti e defezioni, non certo per tutelare interessi particolaristici.

Oggi a sfiduciare il sindaco si fa avanti una coalizione che, nella migliore delle ipotesi può essere definita milazziana; una coalizione che vede insieme denunziati e denunzianti, inquisiti e inquisitori. C’è di che essere preoccupati per il futuro della città se questa dovesse essere l’alternativa!

Detto questo, torniamo ai problemi della città e del territorio, in chiave di prospettiva, partendo dalla perdita per Ariano di una istituzione importante come il Tribunale. Indubbiamente è grave quello che è successo; per la funzione svolta e per il rilievo sociale ed economico dell’istituzione, ma anche perché la perdita deprime la vivacità culturale, assicurata dal flusso di avvocati, magistrati, dirigenti. E’ una perdita grave che si inquadra in questa dissennata politica di tagli lineari che colpisce ben trenta città certamente non meno importanti di Ariano. Fa un certo effetto sentire che viene soppresso il tribunale anche a Camerino, storica sede universitaria, Orvieto, o in importanti città del Piemonte o nella vicina Lucera.

Dobbiamo rassegnarci a questa politica dissennata, specie nel Mezzogiorno?

Sulla politica del Mezzogiorno noi siamo reduci da tanti tentativi falliti, si sono inventate tante cose, l’unica strategia oggi perseguibile, secondo la più avvertita cultura meridionalista, è quella di incentivare lo sviluppo locale. Ma sviluppo locale significa mantenere quello che c’è, e potenziarlo, mentre qui si segue la strada opposta. E allora che fare? Innanzitutto sperare che la politica nazionale rinsavisca e che si ripeta ciò che avvenne durante il fascismo, con la soppressione e il successivo ripristino. Per questo dobbiamo tener calda la questione. E poi la strada giusta è forse ripiegarsi nella tradizionale vocazione piagnona, tipicamente meridionale, incrociare le braccia e maledire il destino, o peggio crogiolarsi, come fanno taluni oppositori di professione, nel tanto peggio tanto meglio? Io credo invece che bisogna sperare ed agire perché risorga una politica più attenta alle realtà periferiche, che oggi sembrano fuori da ogni strategia di sviluppo. Ma intanto non stiamo con le mani in mano. Si dice che questo è il tempo della società della conoscenza; che la ricchezza, lo sviluppo appartiene a chi più sa, e il Mezzogiorno è arretrato perché sa meno; ce lo dicono tutti i parametri della cultura, che da noi sono i più bassi, (lettura, acquisto libri, editoria, sistemi formativi, ricerca scientifica ecc.). È vitale invertire questa tendenza. Ariano, a differenza di altre realtà, non parte da zero.

Noi siamo reduci dal meeting Le Due Culture che ha portato in Ariano scienziati e umanisti di fama internazionale, premi Nobel (Neher è il quinto premio Nobel in Biogem); già per questo Ariano è conosciuta in rilevanti circuiti internazionali. Anche quest’anno il Premio Nobel non è stato qui la sola ora della sua conferenza. È stato tre giorni, nel corso dei quali ha discusso coi nostri giovani ricercatori e studenti, ha visitato Biogem da capo a fondo, il Museo della civiltà normanna, quello della maiolica, il castello, la villa, la nostra ruralità più vera e antica.

L’interesse per il meeting è stato generalmente molto elevato, ma non ho visto che pochissimi politici locali. E’ incultura, miope disinteresse o peggio sorda volontà di boicottaggio? Di fronte a eventi come questi si mettono da parte gli stracci che si brandiscono nelle beghe locali. Si dovrebbe remare tutti insieme per far avanzare la barca, e non tifare, sordamente, per il suo affondamento. Biogem non è una qualunque impresa privata (anche se lo fosse andrebbe comunque benedetta), è un’istituzione che ha valenza pubblica, che non ha scopo di lucro, che fa ricerca per contribuire a debellare le nostre malattie ed ha anche un Museo di storia della terra e della vita; è anche un’azienda che, rapportata al nostro contesto può essere considerata una grande azienda con oltre 100 persone impegnate e più di 100 studenti che possono ancora crescere di numero. Da quest’anno nella compagine, dopo l’Università di Milano, entra come socio un importante Ente scientifico, l’Area di ricerca di Trieste.

Biogem e la sezione dell’INGV tra Ariano e Grottaminarda sono nati dalla convinzione strategica che all’interno del Mezzogiorno bisognasse rompere questa condizione di isolamento, puntando sulle strutture del sapere. Il premio Nobel nel congedarsi ha offerto una sua fotografia con questa dedica, in cui ha preso spunto dal “dubbio”, tema del meeting di quest’anno: «Non v’è alcun ‘dubbio’ che Biogem sia una realtà dal futuro luminoso». Possiamo tutt’insieme lavorare per non smentire il prof Neher? Possiamo ipotizzare per Palazzo di Giustizia, in attesa che tempi migliori lo restituiscano alla sua funzione originaria, che abbia una funzione di casa pulsante di cultura, anche per il centinaio di studenti di laurea magistrale e di laureati che fanno in Ariano dottorati di ricerca e master? Che la sala delle udienze diventi una moderna sala conferenze al servizio del centro storico? Ecco come si può fare di necessità virtù.

In Ariano è operativo un altro ente culturale: il Centro Europeo di Studi Normanni che ha realizzato il Museo della Civiltà Normanna, senza del quale il Castello perderebbe agli occhi dei visitatori gran parte dell’interesse. E’ proprio insignificante che fra qualche giorno in un convegno internazionale di quel Centro Studi saranno presenti in Ariano sette relatori inglesi? Dobbiamo badare ad attivare più la volontà di costruire che quella di criticare e distruggere. Come non ricordare la valanga di polemiche che rischiò di bloccare il restauro del Castello; restauro che oltre ad avergli restituito l’antica configurazione ed imponenza ha consentito la realizzazione del museo? E poi c’è il problema dei problemi del centro storico: il complesso Giorgione. Se il palazzo di Giustizia diventa un centro pulsante di cultura e, con uno scatto di orgoglio e fantasia, si definisce la questione Giorgione, si riporta vita e vivacità nel centro storico. I visitatori non hanno un’idea di Ariano in decadenza.

Valorizziamo dunque quello che abbiamo. Puntiamo su cultura, agricoltura di qualità (che significa anche ristorazione di qualità) e turismo. L’olio di Ravece, che Biogem ha ulteriormente nobilitato con la certificabilità genetica, è gran messaggero, come la produzione casearia. E la maiolica. Luigi Russo ha portato avanti una bella iniziativa per valorizzarla con la presenza di maestri stranieri. Insomma non piangiamoci sempre addosso. Chi ha idee, volontà e disponibilità di servizio trovi le strade dell’impegno civico! L’augurio è che nel prossimo consiglio comunale, rinasca la politica e cresca il livello morale e culturale dei nostri rappresentanti, in una logica di sano rinnovamento.

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I lavori della realizzazione della stazione Hirpinia proseguono ai ritmi stabiliti e non si parla più della realizzazione della strada Tre Torri-Manna-Camporeale. Il documento di Cirillo, Pratola e Leone

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Riceviamo e pubblichiamo 

Ritorniamo sulla problematica “Strada Tre Torri-Manna-Camporeale. Ecco il quarto documento a firma degli ex amministratori Vincenzo Cirillo, Luciano Leone e Crescenzo Pratola.

Nella seduta di consiglio comunale del 2 marzo 2023, in cui si è discusso l’argomento monotematico “strada Manna-Camporeale” noi siamo intervenuti, e, nell’occasione, non fu accolta la nostra proposta di un deliberato che vedesse il coinvolgimento della maggioranza e della opposizione su un unico documento e confermasse la volontà di utilizzare i fondi stanziati per l’opera i cui lavori sono già stati avviati, e i proprietari delle aree espropriate, per il tracciato, sono già stati indennizzati per una spesa di € 10 milioni circa.

L’impegno della maggioranza del consiglio comunale di risolvere la problematica con una nuova e diversa progettazione, che andrebbe contro tutto quanto fatto nei venti anni trascorsi, e che comunque dovevano concretizzarsi in tre mesi, non si è attuato, nonostante sia trascorso oltre un anno dagli impegni assunti.

I lavori della realizzazione della stazione Hirpinia, intanto, proseguono ai ritmi stabiliti dal programma dei lavori, invece non si parla più della realizzazione della strada Tre Torri-Manna-Camporeale che può consentire un più rapido raggiungimento alla sopra citata stazione Hirpinia, da parte dei cittadini di Ariano Irpino, dei cittadini della Valle Ufita e dei Comuni del Nord-Est. La strada finanziata ha una valenza ben più rilevante che per il solo ristretto ambito comunale, poiché la tratta quasi ultimata Contursi-Lioni-Grottaminarda, proseguendo sulla tratta “Tre Torri-Manna- Camporeale-Faeto-Termoli”, concretizza l’opera denominata “strada di collegamento dei due mari”; pertanto non è affatto eccessivo ritenere che l’opera persegue obiettivi di rafforzamento della rete infrastrutturale nel Mezzogiorno. Si ricorda che in seguito all’approvazione del progetto di realizzazione del primo tronco “Tre Torri- Manna” fino al primo lotto funzionale in località rione Cardito e delle relative bretelle di collegamento, nel mese di marzo dell’anno 2011, la società Anas pubblicò un bando per l’affidamento della progettazione preliminare e definitiva e altre attività correlate, dei lavori relativi alla – Variante alla statale 90 delle puglie tra lo svincolo di Ariano Irpino fino all’innesto con la strada statale 90 bis -.

Per essere concreti, suggeriamo la composizione di un gruppo promotore che si occupi della questione e che si impegni a:

Invitare il consiglio comunale di Ariano Irpino a “Ritornare” sulla delibera n. 01/2023, votata a maggioranza, che dichiara che i fondi stanziati per la strada Tre Torri-Manna-Camporeale vengano utilizzati per l’opera di riammagliamento e razionalizzazione del tessuto urbano con interventi di mobilità sostenibile di rione Cardito che non ha nulla a che vedere con l’opera finanziata.

Sollecitare il presidente dell’amministrazione provinciale di Avellino ad attivarsi per la ripresa dei lavori, realizzando, innanzitutto, il tracciato e quant’altro possibile, con un progetto stralcio, che impegni i fondi disponibili, dato che gli espropri sono stati già pagati.

Fare voti al presidente della giunta regionale Campania ad aggiornare il finanziamento per il completamento dell’intervento, in considerazione dell’importanza dell’opera, visto il notevole tempo trascorso per l’avvio dei lavori e preso atto della lievitazione dei prezzi. Noi continueremo ad essere attenti e percorreremo tutte le strade per raggiungere l’obiettivo enunciato.

venerdì 1 marzo 2024 alle 12:23

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Antonio Bianco:”Il contrasto allo Spacca Italia cresce a macchia d’olio”

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L’azione di contrasto allo Spacca Italia (DDL Calderoli) cresce a macchia d’olio, a Napoli, questa mattina(24/2/2024), presso l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici si è svolta la manifestazione su: “Il nostro NO all’Autonomia Differenza”. Il dibattito è iniziato con i saluti del sindaco Gaetano Manfredi a seguire gli interventi di molti parlamentari del centro-sinistra nonché di Luca Bianchi, direttore generale dello Svimez, di Massimo Villone Prof. emerito di Diritto Costituzionale della Federico II di Napoli e di Marco Esposito, capo direttore del Mattino. Il dibattito oltre a definire il progetto una vera iattura per il paese, ha cercato di individuare le azioni di contrasto allo Spacca Italia da proporre entro breve tempo. Anche in provincia i cittadini, di diversa estrazione socio culturale e politica, tramite whatsapp, si auto convocano per discutere ecomprendere la portata del DDL Calderoli che disarticola i principi cardine della Costituzione. È vera resistenza alla secessione dei ricchi, disegno targato Lega e condivisodalla Meloni. Le disuguaglianze, tra nord e sud della penisola, diventeranno legge, i diritti di cittadinanza sono, e saranno, riconosciuti solo ai territori ricchi. Prevale il federalismo competitivo e non quello cooperativo, l’uguaglianza e solidarietà (art. 3 della Costituzione) sono svuotati della loro linfa vitale, si condanna il Meridione ad una morte certa, svuotato, ogni anno, di 100 mila persone che emigrano in cerca di lavoro, braccia di giovani che non ritorneranno nella loro terra natia destinata a diventare una riserva indiana popolata da anziani. Non possiamo rimanere inermi, siamo attori e non spettatori del nostro futuro, le mani non possono rimanere in tasca.

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La cortina fumogena della Meloni e dei media nasconde lo Spacca l’Italia

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Il sindacato della UIL e 500 sindaci capeggiati dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, venerdì scorso si sono recati a Roma per rivendicare l’accredito del FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) che, da più di un anno e mezzo è incagliato nel ministero della coesione ed il PNRR, guidato da Raffaele Fitto. L’operazione verità di De Luca vuole porta alla luce del sole il NO motivato allo Spacca Italia che renderebbe irreversibili le differenze socio-economiche tra le due are del paese. La subdola applicazione del criterio della spesa storica nella redistribuzione dei fondi da parte dello Stato Centrale avvantaggia il Nord ricco, dotato di moderni e diffusi servizi pubblici, a tutto svantaggio dell’area meridionale del paese, priva di infrastrutture. L’operazione verità di De Luca mette il dito nella piaga, la mancanza del personale rende sommamente difficile mettere in campo dei progetti finalizzati alla realizzazione di progetti con le risorse dal PNRR e dei fondi europei. In alcuni comuni manca il personale sostituito, nei giorni indicati, dal sindaco. De Luca voleva essere ricevuto a palazzo Chigi ed avere un colloquio diretto con la Meloni per sbrogliare la matassa del FSC necessario al Meridione per continuare ad erogare i diritti di cittadinanza. La Meloni era in visita in Calabria e la sua risposta non si fa attendere e dichiara ai giornalisti: ”se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più” (Ansa). La situazione è grave, rimane immutata la Questione Meridionale, mai affrontata, la mancanza di infrastrutture e di possibilità di impiego favoriscono la fuga dei giovani dal Sud in cerca di lavoro, ad essa si somma la migrazione sanitaria e quella dei diplomati che si iscrivono nelle università del Nord per avere maggiori probabilità di trovare un impiego conforme al titolo di studio conseguito. Il governo Meloni non si trinceri dietro le parole grosse pronunciate durante la manifestazione, metta a tema la perequazione tra le due aree del paese divise da inaccettabili disuguaglianze, siamo tutti italiani inclusi i meridionali.

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