Attualità
Consiglio comunale del 10 Luglio su ampliamento del Cimitero, presunta incompatibilità di Manganiello, Regolamento per l’accesso civico, generalizzato e documentale agli atti della pubblica amministrazione – “Ariano in Movimento esprime la sua preoccupazione per come l’ amministrazione ha affrontato questi tre temi”

Il Consiglio comunale del 10 Luglio fornirà ai cittadini tre importanti chiarimenti su altrettante questioni di estrema urgenza: ampliamento del Cimitero, presunta incompatibilità di Manganello, Regolamento per l’accesso civico, generalizzato e documentale agli atti della pubblica amministrazione.
L’associazione Ariano in movimento essendosi ben documentata su tutti e tre gli aspetti esprime la sua preoccupazione per come l’ amministrazione ha affrontato questi tre temi.
La priorità, tra i tre, è di sicuro l’ Ampliamento del Cimitero che da tre anni a questa parte, dall’insediamento della Giunta Gambacorta, è stato solo annunciato. L’incapacità a trasformare in realtà una promessa fatta nel 2008 dallo stesso Gambacorta, sta provocando seri disagi a molti cittadini, costretti, quando sono fortunati, a pagare a caro prezzo quelle poche tombe che si rendono disponibili o a girovagare tra sistemazioni provvisorie. Essere riusciti a rendere precaria anche la morte è un record tutto arianese.
Questione cimitero: l’amministrazione crede di aver risolto tutto attraverso un accordo transattivo tra Comune e Azienda vincitrice dell’appalto ma sbaglia di grosso perché sa benissimo che l’accordo doveva avvenire non con l’Impresa bensì con l’Autorità anti corruzione. Un accordo tra due persone è necessario quando c’è un disaccordo tra i due su qualcosa, così non è nel caso specifico. Nessuno dei due, né il comune, né l’impresa, ha bloccato i lavori tanto da rendersi necessario un accordo. Chi ha bloccato tutto è stata L’Anticorruzione nel lontano Febbraio 2014 e l’Amministrazione invece di confrontarsi con queste obiezioni ha preferito confrontarsi con l’Impresa vincitrice. L’importante è far credere ai cittadini che è stato fatto qualcosa e che presto partiranno i lavori Secondo il nostro modesto parere il metodo di girare la frittata questa volta non funzionerà e purtroppo le conseguenze le pagheranno sempre e solo i cittadini alle prese con la ricerca disperata di un loculo definitivo. Attualmente più di 200 sepolture sono provvisorie. Occorre far presto ma soprattutto occorre fare le cose in modo serio, competente ed onesto. Su questo tema il dato più sconcertante è l’impossibilità di avere un confronto con il Sindaco che ha preferito delegare tutto al Dirigente dell’Ufficio Tecnico in modo da poter dire, se i lavori non partiranno, che la colpa non è sua, coerente con l’ormai abusato metodo politico dello scaricabarile. A questo punto è legittimo chiedersi chi governa questa città, considerato che ad ogni emergenza gli amministratori si giustificano affermando che non dipende da loro.
Sul caso Manganiello Ariano in movimento è intervenuta in tempi non sospetti, prima della sua elezione, per sottolineare non solo la possibile inconferibilità e successiva incompatibilità dovuta al suo incarico presso IrpiniAmbiente ma anche per comprendere se ci fosse la possibilità di un voto di scambio grazie alla promessa di assunzioni proprio in IrpinIAmbiente. Sull’incompatibilità la questione è semplice: secondo il nostro modesto parere il ruolo di Responsabile del personale, che ricopriva Manganiello prima del cambio di incarico, era un ruolo di rappresentanza dell’Azienda provinciale e quindi incompatibile con quello di assessore. IrpiniAmbiente e l’amministrazione hanno cercato in ogni modo di negare che Manganiello avesse un ruolo di rappresentanza. Presiedere insieme al Dirigente agli incontri con i sindacati per la sottoscrizione dei contratti di lavoro è a tutti gli effetti un ruolo di rappresentanza. IrpiniAmbiente se non è come diciamo noi perché ha cambiato il ruolo dello stesso Manganello da Responsabile del personale a responsabile della trasparenza?
Da qui al terzo argomento posto all’ordine del giorno il passo è corto perché si discuterà del diritto di qualsiasi cittadino di poter accedere agli atti prodotti dal Comune: il Regolamento sull’accesso civico, sull’accesso generalizzato e sull’accesso documentale. Un nostro studio ha evidenziato notevoli storture del dlg 33/2013 e successive modifiche, né vengono rispettate le Linee guida dell’ANAC (delibera n. 1309/2016). ll fatto che ci si trovi dinnanzi a tre diversi diritti d’accesso, ognuno dei quali presenta presupposti e finalità diverse, avrebbe reso preferibile strutturare il regolamento in modo tale che vi fossero tre distinte e separate sezioni, ciascuna specificamente dedicata ad ognuno dei tipi di accesso. Il fatto che il “titolo II” della bozza di regolamento oggi discussa dal Consiglio disciplini contemporaneamente l’accesso civico e l’accesso generalizzato, certo non costituisce una operazione di massima chiarezza. Le soluzioni sono pertanto due: rimaneggiare completamente il regolamento, oppure apportare alcune modifiche indispensabili per garantire l’adeguata richiesta che la cittadinanza si aspetta da questo consesso. Per tale motivo Ariano in movimento ha proposto 5 emendamenti onde evitare che questo Regolamento si trasformi in un tentativo di limitare un diritto che la recente normativa vuole estendere a tutti, mentre nel Regolamento scritto dall’amministrazione si riesce persino a limitare il diritto di accesso dei Consiglieri comunali.
Attualità
Convocazione Consiglio Comunale – Tra i punti in discussione l’emergenza idrica

Ad Ariano Irpino il Presidente del Consiglio ha convocato il Civico Consesso nella Sala Consiliare “Giovanni Grasso” di Palazzo di Città, in seduta ordinaria, per il giorno 28 agosto 2025 alle ore 08,00 in prima convocazione e per il giorno 29 agosto alle ore 10,30 in seconda convocazione, con il seguente ordine del giorno:

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Antonio Bianco :”Senza soldi non si cantano messe, il Sud dimenticato anche dall’opposizione”

Il gap tra le due aree del Paese è un dato assodato, negli ultimi due anni il PIL del Sud è stato più alto di quello del Nord, con risolti positivi, ad avviso della Meloni, sull’avviata, ma presunta perequazione economica fra le due aree del Paese. La realtà parla di ben altro: la spesa storica, la mancanza di servizi, il divario infrastrutturale sono fattori che, in sinergia tra loro, determinano l’impoverimento e lo spopolamento del Sud. Permane la differenza del reddito pro-capite, che è la metà, e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. La situazione socio-economica non è per niente rassicurante, a sinistra Bonelli e Fratoianni, rappresentanti di AVS, indicano le priorità da affrontare quali: disoccupazione, scuola, università, sanità, alta velocità ferroviaria e rigettano l’idea di costruire il ponte sullo stretto. Pur apprezzando il loro operato, nulla dicono sulla mancata perequazione territoriale della spesa pubblica complessiva pro-capite sociale e infrastrutturale che, ogni anno, applicando il criterio della spesa storica, sottrae al Sud 60 miliardi, indirizzati verso il Nord. Tiepida è la condanna dei due leader del regionalismo differenziato, riforma che, se attuata in tutti i suoi aspetti, porrebbe la pietra tombale sulla Questione Meridionale. In poche parole, Bonelli e Fratoianni citano i problemi in cui affonda il meridione senza indicare dove prendere i soldi, i tempi di intervento e le modalità di esecuzione di un programma pluriennale per la rinascita del Sud, ponte ideale tra l’Europa e le coste meridionali e orientali del mediterraneo. Inoltre il PIL italiano cresce come un prefisso telefonico, dopo il 2026 dobbiamo restituire il prestito con gli interessi di 122,6 miliardi del PNRR e occorre onorare gli impegni assunti dal governo Meloni in sede internazionale. A ciò si aggiunga che Adriano Giannola, presidente della Svimez, ritiene necessari almeno100 miliardi per la rinascita del Sud.
È finito il tempo dell’enunciazione dei problemi, occorre prioritariamente indicare le risorse finanziarie, certe e permanenti, indispensabili a mettere in atto un programma elettorale credibile che punti sulla rinascita del Sud.
Attualità
Aleandro Longhi (Comitato SAT) sull’emergenza acqua:”Le finanze dell’Alto Calore sono al disastro”

Il Consiglio del Distretto Irpino dell’Ente Idrico Campano ha approvato l’aumento delle tariffe dell’acqua del 30%. Il sindaco di Ariano Irpino Enrico Franza non figura tra i sindaci contrari, né tra quelli astenuti. Possiamo pertanto dedurne che il sindaco di Ariano fosse tra gli assenti o i favorevoli, in ogni caso ha deciso che i cittadini arianesi debbono pagare i 30% in più quell’acqua che l’Alto Calore eroga a singhiozzo. Franza, così loquace quando vuole, si è “dimenticato” di informare gli Arianesi che avranno un nuovo balzello del 30% sull’acqua, che continueranno a ricevere a singhiozzo. Per correttezza bisogna dire che, sia che i sindaci abbiano votato a favore che contro, sia che abbiano partecipato al voto o che si siano astenuti, non cambia nulla: il vero problema è che le finanze dell’Alto Calore sono al disastro. Nelle città civili, i primi servizi che un sindaco dovrebbe assicurare sono: l’acqua pubblica, il sistema fognario, la depurazione delle acque, ovvero tutto quello che non è stato fatto ad Ariano. Si grida contro l’Alto Calore Servizi SpA, su cui si scaricano le responsabilità, dimenticandosi del passato e persino del presente. Gli azionisti, quindi i padroni dell’Alto Calore, sono gli enti locali, ovvero la maggior parte dei Comuni irpini e del Sannio, che oltre a detenere le azioni dell’Alto Calore, sono i proprietari dei tubi marci che dovrebbero portare acqua nelle case. I vecchi tubi sono di piombo, di ghisa, di eternit e non sono mai stati cambiati, ma soltanto rappezzati. I grandi tubi delle condotte principali sono invece di proprietà della Regione Campania attraverso l’Ente Idrico Campano: l’Alto Calore è soltanto il gestore pieno di debiti che vengono dal passato, e forse anche dal presente. Quanti sindaci avranno chiesto a quell’ente, l’assunzione clientelare di qualche parente, amico o semplice elettore? È giunta l’ora di rimboccarsi le maniche ed attuare un risanamento dell’Alto Calore e l’attuale Amministratore Unico sembra ci voglia provare. I sindaci sono i principali responsabili della mancanza d’acqua nelle case degli Irpini, nonostante l’Irpinia galleggi sull’acqua: persino un regio decreto dell’inizio del Novecento recitava che sindaci erano tenuti a dare acqua “bona” ai propri cittadini. Regione, Ente Idrico Campano, Alto Calore, Comuni e Province, non hanno neanche avuto la dignità di richiedere i fondi del PNRR (miliardi di euro) per il risanamento idrogeologico e per il rifacimento delle reti idriche. Se il Comune di Ariano, che sta spendendo 5 milioni di euro del PNRR per rifare il lastricato di 5 piazze, avesse sostituito km di tubi, sarebbe stato meglio, ma come si sa, i tubi non si “vedono”. Ovviamente anche la Regione Campania dovrà fare la sua parte. L’Amministratore Unico, avv. Antonello Lenzi, ci sta provando con uno degli strumenti a sua disposizione: l’aumento delle tariffe a carico dei cittadini, che dovrebbero pagare anche per il 60-70% di acqua che si disperde dai tubi fatiscenti. Ma c’è un altro strumento: l’aumento di capitale dell’Alto Calore SpA. Si indica un’assemblea straordinaria dei soci (i sindaci azionisti), si faccia partecipare un notaio e si deliberi un aumento di capitale con azioni riservate agli attuali azionisti, per scongiurare che qualche malintenzionato pensi di introdurre qualche grimaldello per far entrare i privati. Certo, i Comuni dovranno pagare, ma di fronte alla prolungata emergenza acqua, si deve attuare una politica di austerità: il denaro si può e si deve trovare! Non è da molto che l’indennità dei sindaci è stata aumentata e con essa, a cascata, quella dei vice sindaci, degli assessori, dei presidenti del Consiglio comunale e dei consiglieri. Per i sindaci che fanno del loro incarico un mestiere (e ciò non è edificante), si potrebbe tornare all’indennità precedente, quelli che invece continuano a svolgere il loro lavoro privato retribuito, potrebbero rinunciare alle loro indennità, così come i consiglieri comunali, al gettone di presenza. Abito ad Ariano Irpino, che dopo Avellino, è il primo azionista dell’Alto Calore e so che il sindaco percepisce un’indennità di 4.140 € mensili in quanto, non avendo un lavoro, non si è messo in aspettativa: perché non rinuncia almeno in parte alla sua indennità e così a seguire, tutti gli altri amministratori? Si facciano meno trasferte inutili a carico dei contribuenti, si disdettino i fitti passivi che i Comuni pagano ai privati, si riscuotano i fitti attivi di immobili, che spesso sono concessi in comodato d’uso gratuito per ragioni clientelari, si mettano in vendita le proprietà immobiliari dei Comuni non utilizzate a fini istituzionali, che potrebbero attivare un circuito virtuoso di investimenti, che creerebbe uno sviluppo economico. Si inizino a tagliare le spese effimere come i vari concerti che si propinano ai cittadini, credendo che si possa sostituire l’acqua con la musica. Si indicano appalti pubblici e si facciano pagare le penali alle imprese che non rispettano i contratti: quando c’è un’emergenza bisogna attuare una politica di austerità. Manca l’acqua nelle case e il Comune di Ariano Irpino ha appena concesso ben 190.000 euro a 14 associazioni: è una mancia elettorale?
Di fronte alla mancanza d’acqua, non ci sono scuse: ognuno dovrà fare la propria parte senza gravare ancora una volta sui cittadini. Si sono accorti i sindaci che i loro paesi si stanno spopolando? Se si vogliono rilanciare le zone interne dell’Irpinia non si può prescindere dai servizi essenziali, a partire proprio dall’acqua. Si intende che anche la Regione dovrà fare la propria parte: la sostituzione dei grandi tubi principali che spesso si rompono e dovrà dare un finanziamento straordinario all’Alto Calore.
I sindacati, dal canto loro, non si possono sterilmente abbarbicare nella difesa dei dipendenti dell’Alto Calore: devono promuovere una “VERTENZA ACQUA” per sconfiggere chi vede nella privatizzazione la soluzione di ogni problema. Privato non è sinonimo di efficienza, bensì un ulteriore strumento per sfruttare i lavoratori e spremere i cittadini con alte tariffe per l’acqua.
Aleandro Longhi Coordinatore Comitato SAT (Salute, Ambiente, Territorio)
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