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Aversano: “Sono al settimo cielo, ma ora voglio le semifinali”

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Una Pasqua in palestra per l’Lpa che si prepara ad un’altra tappa storica del suo percorso. Gara uno di quarti di finale play-off contro la Carispezia. Appuntamento al Pala Sprint alle 20.30 di mercoledì. Secondo atto domenica 7 aprile al Pala Cardito ed eventuale bella ancora in Liguria mercoledì 10 aprile. Tra le leonesse chi scalpita è Manuela Aversano. La play-guardia beneventana è stata tra le liete sorprese della seconda parte di stagione in cui ha saputo far profitto dello spazio concesso da coach Agresti mostrando tenuta mentale e tecnica e buona personalità. Ancora ignorata per un refuso nelle pagine di legabasketfemminile.it, la 20-enne studentessa in scienze motorie appare pronta alla nuova sfida della post-season:

 

Come state preparando la serie play-off? “Allenamenti di due ore e sedute atletiche. E’ utile anche l’amichevole con i ragazzi della Pallacanestro Ariano che rappresenta un duro banco di prova sotto il profilo fisico. Il coach vuole giustamente il massimo da noi. Dobbiamo essere fiduciosi. Possiamo giocarcela. Mancherà De Pretto che è una giocatrice importante nel loro sistema. Stiamo giocando meglio e soprattutto di squadra. Dobbiamo continuare su questo solco mantenendo alto l’impegno”. Dopo tre vittorie, cos’è mancato contro Battipaglia per completare la rimonta in classifica? “E’ una sconfitta che ci rode non poco. Se però analizziamo il tabellone play-off, in realtà abbiamo solo anticipato le difficoltà. Se riuscissimo nell’impresa a La Spezia potremmo avere un percorso più agevole non incrociando l’altra spezzina che appare la formazione più in forma al momento”. Un bilancio della tua stagione? “Sono al settimo cielo. Non mi aspettavo questo minutaggio e le prestazioni che sono arrivate”. Poco spazio sotto la gestione Leonetti, poi con Agresti cosa è cambiato? “Mi è stata concessa più fiducia ed io ho fatto di tutto per ricambiarla”. Tra le difficoltà dell’Lpa c’è stata quella nel tiro da oltre l’arco. In questo contesto rappresenti un’eccezione. Quando sei chiamata in causa non ti sottrai in questo fondamentale… “E’ una sorpresa anche per me. Non è mai stata una mia prerogativa. In allenamento ci provo costantemente ed in partita mi sta andando bene”. Nell’ultima fase coach Agresti ti ha ritagliato minuti da play. E’ successo a Bologna ed in amichevole con la Nazionale. Come ti trovi in questo ruolo? “E’ il mio ruolo naturale. Ho sempre giocato play. Ad Ariano la presenza di Paparo e Calandrelli mi ha indotto a spostarmi da guardia. Anche in allenamento sono ritornata alle origini. Inizialmente mi sono trovata un po’ spaesata, ma adesso ho ripreso confidenza”. Cosa è mancato all’Lpa in questa stagione? “Inizialmente è mancato il gioco di squadra. Ognuno cercava di mettere in evidenza le proprie prerogative. Successive abbiamo pagato tante difficoltà fisiche. Per molto tempo ci siamo allenate a ranghi ridottissimi. Ora abbiamo limitato entrambe le problematiche e le cose vanno meglio”. Rapporto particolare con le “coinquiline” Narviciute e Micovic. Hai legato molto con loro? Cosa ne apprezzi di più? “Una situazione inaspettata. Mi sono travata così bene con loro che ho deciso di evitare i trasferimenti continui. Sono due persone fantastiche”. Terzo anno ad Ariano a due passi dalla tua Benevento: come ti stai trovando e quali sono le aspettative per il futuro? “E’ il primo anno in cui sto vivendo realmente la città. Ho trovato un pubblico ed un tifo che non mi sarei mai aspettata. Sono molto affettuosi con me. C’è grande entusiasmo. Il futuro al momento sono i play-off. Sembra una frase fatta ma è effettivamente il mio unico pensiero”.

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Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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