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LPA ARIANO – OLYMPIA 68 REGGIO CALABRIA 59-27

 

 

 

Il Pala Cardito ritorna fortino : l’LPA riprende la marcia.

Esordio con il sorriso per il coach Agresti sulla panchina dell’ LPA Ariano che supera in scioltezza l’Olympia Reggio Calabria per 59-27. E’ un successo che riporta tranquillità nell’ambiente e rilancia la candidatura verso i play-off della formazione ufitana. Gara senza storia, indirizzata già dalle prime battute. A fare la voce grossa il pezzo forte della casa: il settore lunghe. Grasso, Micovic ma anche la ritrovata Narviciute, determinante in uscita dalla panchina,già in avvio nella costruzione del parziale di 16-2 che indirizza la gara. Reggio non va oltre le sortite offensive di Delibasic ed il passivo assume sempre più i connotati dell’imbarcata: +17 al 25′, +23 alla fine del terzo periodo. Se il dominio a rimbalzo (47 carambole) è uno dei segni di continuità con il passato, la maggiore oculatezza nella gestione dei possessi offensivi e la ritrovata incisività in difesa sono i segnali positivi del nuovo corso di coach Agresti, così come la prestazione di rilievo di una ritrovata Nunzia Paparo. Il tecnico faentino, al di là delle oggettive difficoltà delle avversarie, tiene ad evidenziare quelli che sono stati i tanti aspetti positivi emersi, a partire dalla continuità di rendimento che ha caratterizzato il match anche a risultato ampiamente acquisito: “Abbiamo giocato di squadra, costruendo il successo a partire dalla difesa contro un avversario in crescita dopo il cambio di guida tecnica. L’Olympia ha dimostrato di essere una squadra molto tattica, in grado di variare continuamente in difesa e di crearci non pochi problemi, come testimoniano le grandi difficoltà incontrate nel primo periodo, che ci hanno costretto ad adeguarci molto rapidamente.” Domenica prossima altro match fondamentale per consolidare le ambizioni di post-season: si renderà visita alla Defensor Viterbo.

Lunedì 03 Dicembre 2012 Basket Ariano “Ufficio Stampa”

 

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Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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