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Ariano Basket

A2: SACES, ESPUNGATO ARIANO IRPINO

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GRUPPO LPA ARIANO IRPINO – SACES NAPOLI 37-51
(16-17, 21-25; 28-34)

GRUPPO LPA ARIANO IRPINO: Paparo 2, Calandrelli, Marciano ne, Aversano 3, Maggi 6, Giugliano, Dominguez 5, Grasso, Micovic 12, Narviciute 9. All. Agresti.

SACES NAPOLI: Bove 5, Ntumba 7, De Luca 1, Calamai 7, Cupido 9, Tomlinson 12, Moretti, Bocchetti 10, Visone, Di Costanzo. All. Monda.

ARBITRI: Baccilieri e Lucarella.

NOTE: Ariano Irpino: t2 11/40; t3 1/12; tl 12/17. Napoli: t2 16/44; t3 4/17; tl 7/11. Rimbalzi: Ariano Irpino 49, Napoli 37. Uscite per cinque falli: nessuna.

Ariano Irpino, 27 gennaio 2013 – La Saces Dike Napoli vince il quinto derby su cinque, dopo tre quarti equilibrati e facendo pesare il tasso tecnico nel finale. Primo quarto molto combattuto ed equilibrato, con le partenopee che reggono bene l’urto sotto le plance e colpiscono anche dalla distanza con la Bocchetti e la Bove. Le irpine però rispondono si fanno valere nel pitturato conquistando falli e mettendo punti a referto dalla lunetta con una ottima Micovic, rispondendo colpo su colpo e chiudendo sotto di un solo punto al primo intervallo (16-17). Nel secondo quarto le mani si raffreddano e si segna pochissimo (parziale di 3-5 nei primi cinque minuti), con la Saces che pur sbagliando tanto allunga leggermente sul 19-22 con un canestro siglato dal capitano Bove.

Per entrambe le squadre il canestro sembra essere chiuso da un grosso tappo, le percentuali al tiro crollano vertiginosamente e praticamente non si segna fino all’ultimo minuto, quando la Narviciute da una parte e la Tomlinson dall’altra sbloccano il punteggio che rimane comunque bassissimo a metà gara (21-25 per Napoli). Il copione del terzo quarto purtroppo per lo spettacolo è identico a quello del secondo, con le difese che sovrastano gli attacchi avversari e non concedono nulla, tanto che il primo canestro della Saces arriva dopo sei minuti e porta la firma della Tomlinson, che mette dentro il 25-27 al 26’ dopo un miniparziale di 4-0 delle irpine.

A svegliare l’attacco napoletano è come spesso accade la Cupido, che si conquista due viaggi in lunetta infilando i rispettivi quattro tiri liberi, portando Napoli sul +6 (25-31) a tre minuti dall’ultimo intervallo, stesso scarto col quale si arriverà appunto al 30’ (28-34) All’inizio dell’ultimo periodo la Saces trova l’allungo: una tripla della Calamai ed un canestro della Tomlinson portano il team di coach Monda fino al +9 (30-39) e sarà il break decisivo.

Il decimo punto della Tomlinson vale per lei la solita doppia-doppia (seppur in una gara sottotono) e per Napoli il primo vantaggio in doppia cifra, che consente alle partenopee di gestire il prezioso gap costruito. Ariano Irpino va in confusione totale egli ultimi minuti vedono Napoli aumentare vertiginosamente il vantaggio (che tocca anche il +19) punendo le padrone di casa oltremodo. Coach Monda lascia spazio a tutte le sue giocatrici a disposizione, gestendo bene e chiudendo sul 37-51. Due punti preziosissimi per la Saces che conserva il terzo posto in classifica.

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Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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