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Ponte sullo stretto – Il Movimento 24 Agosto di Pino Aprile, replica alla Carfagna

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In merito all’affermazione del ministro Mara Carfagna sulla impossibilità di realizzare il ponte per la scadenza temporale del PRRN al 2026, rilasciata nella due giorni promossa dal Ministero per il Sud, noi del M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale, riteniamo che:

lo stesso ministro debba assumere un’iniziativa istituzionale con L’UE finalizzata a far sì che venga consentito, in deroga ai princìpi del Next Generation EU, la Realizzazione del Ponte. Ciò è possibile attraverso una traslazione temporale (dal 2026 al 2030) per realizzare una sola opera strategica per Paese membro ma utile all’intera l’Unione Europea (come in questo caso per la realizzazione e completamento del Corridoio Scandinavo- Mediterraneo).

Pertanto chiediamo che tale azione istituzionale vada immediatamente intrapresa affinché lo stesso Ministro dia un segnale forte, da parte del Dicastero che guida, al Mezzogiorno che, insieme, per la prima volta (Presidenti di Regione e Sindaci) hanno messo “il collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia” come prioritario nelle opere da realizzare con la dotazione finanziaria per le infrastrutture del Next Generation EU.

Opera fondamentale per colmare il gap infrastrutturale tra il mezzogiorno ed il resto del Paese, obiettivo in linea con i princípi ispiratori dello stesso Piano Europeo.

Aggiungiamo che non è rassicurante che la ministra parli di 50 per cento, oltretutto contando anche fondi non RF e che in due giorni di Stati Generali non sia stata detta una parola sul fatto che la gran parte delle risorse dovranno essere gestite dai Comuni.

Ricordiamo che i criteri applicati dall’Unione europea:

1. Direttamente proporzionale alla Popolazione;

2. Inversamente proporzionale al livello del Reddito pro-capite;

3. Direttamente proporzionale al tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni;

nella ripartizione degli oltre 700 miliardi di Euro da distribuire ai Paesi dell’UE, dei quali più di 200 destinati all’Italia, rappresentano la volontà e l’interesse dell’Europa a risollevare le sorti dei territori europei più poveri, e il Mezzogiorno d’Italia ha il triste record di essere il più povero nell’area Euro. Una disoccupazione tripla e un Pil pro-capite pari alla metà di quello del Nord, sono i parametri che hanno indotto l’Unione Europea ad assegnare i 209 miliardi all’Italia, concessi per ridurre il divario territoriale, nel rispetto delle indicazioni di transizione ecologica e digitale.

Quanto al Ponte, a questo punto non interessa tanto se con fondi RF (e, volendo si può) ma che vada fatto, anche con risorse nazionali e subito, senza tergiversare con altre inutili commissioni perditempo.

Direttivo nazionale M24A-ET

Movimento per l’Equità Territoriale

Attualità

Villa bunker confiscata al Clan Cava, firmato il contratto di appalto.  A breve i lavori per realizzare un centro antiviolenza per le donne

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Il presidente Buonopane: “Sarà un presidio di legalità”

È stato sottoscritto questa mattina e registrato presso l’Agenzia delle Entrate il contratto di appalto stipulato dalla Provincia con la società “Vivenzio Costruzioni srl” con rogazione del segretario generale, Brunella Asfaldo, per i lavori relativi all’“Intervento per la valorizzazione del bene confiscato sito a Pago Vallo Lauro” per un importo di 1.567.328,74 oltre Iva.

A breve, dunque, sarà avviato il cantiere.

Messi addietro, il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, aveva approvato con proprio provvedimento il progetto definitivo relativo alla realizzazione nell’ex villa bunker confiscata al Clan Cava di un Centro antiviolenza per le donne e casa rifugio.

Con lo stesso provvedimento aveva candidato il progetto all’Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5- Inclusione e coesione- Componente 3- Interventi speciali per la coesione territoriale- Investimento 2- Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea- Next Generation EU, e aveva approvato il protocollo d’intesa con il Comune di Pago Vallo Lauro e il Consorzio Servizi Sociali Vallo di Lauro Baianese Ambito 6.

La Provincia ha poi ottenuto un finanziamento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per coprire l’investimento.

“Con questo progetto – dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane – restituiamo alle comunità del Vallo Lauro e dell’intera Irpinia un immobile sottratto alla criminalità organizzata. In quell’edificio sorgerà un presidio di legalità, dove le donne vittime di violenze potranno fare partire il proprio riscatto. Fondamentale è stato il supporto della Prefettura che sta accompagnando la Provincia lungo l’intero percorso verso il traguardo della realizzazione di tale progetto. È questa l’occasione per ringraziare ancora una volta il prefetto, Paola Spena”.

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Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

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I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

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Antonio Bianco:”Occorre la crociata contro le morti bianche sul lavoro”

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nessun governo ha posto il freno al massimo profitto ed ai sub appalti, costi quel che costi, inclusa la vita dei lavoratori. Eppure ci sono fiumi di leggi, pezzi di carta straccia bruciata sull’altare dell’egoismo e della competizione che risparmia sui salari pur di rimanere sul mercato che cannibalizza le imprese in regola, costrette a chiudere i battenti. La strage della centrale elettrica di Suviana, seguiranno le commemorazioni di stato, le frasi di rito, qualche lacrimuccia e poi, speriamo di no!, in attesa del nuovo lutto. In Italia ogni anno perdono la vita più di 1000 persone sul posto di lavoro, con migliaia di lavoratori infortunati che vanno ad ingrossare la schiera di invalidi civili che sono presi in carico dall’INPS. Costi che si riversano sul sistema pensionistico e su quello sanitario, incapace di garantire la presa in carico totale dell’infortunato e della sua famiglia. Non si può andare a lavorare e ritornare a sera in una bara con le commemorazioni di Stato. Occorre una crociata contro questa strage, diversamente siamo simili a Ponzio Pilato che, si lava le mani e gira lo sguardo da un’altra parte.

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