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Politica

Luciano Giorgione:” Scegliere Ariano al Centro per fare politica sana”.

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Lo scopo di “Ariano al Centro” di fare politica, è quello di rendere consapevoli i cittadini dell’assenza di ideologia presente, sia a livello locale che Nazionale con la conseguente situazione confusionaria che viviamo, pertanto l’invito rivolto è quello alla riflessione e alla valutazione. Un appello ai tanti giovani sfiduciati dalla politica e da chi la rappresenta, non votando si rafforza il sistema di potere esistente, dunque l’arma migliore è quella di votare individuando chi fa politica “con un’alta valenza morale e innovativa”. Noi di “Ariano al Centro” andremo in questa direzione per le prossime amministrative perché vogliamo ridare agli sfiduciati voce, e la voglia di credere nell’ideologia politica e nella persona che risponde a questo progetto, per lo sviluppo storico, culturale e socio-economico di Ariano. Aver fiducia dei giovani significa investire per un futuro migliore per tutti noi arianesi. Perché il dialogo con i giovani sia fecondo occorre tener conto di alcuni principi fondamentali. I giovani sono attori sociali che hanno come primo obiettivo quello di realizzare la loro identità. La strategia adatta per raccogliere il consenso dei giovani è una strategia di coinvolgimento progettuale. La consapevolezza che il capitale umano è centrale in ogni programma di sviluppo e l’attenzione alle tradizioni locali, affinché non vengano minacciate da processi esterni, ecco perché serve una politica innovativa. La liberazione consiste proprio nell’acquisizione della consapevolezza delle nostre possibilità di uomini; e la libertà interiore pienamente realizzata diventa il sentirsi liberi in questa totale consapevolezza. Se nulla sappiamo della nostra libertà morale, diventa molto importante sentirsi liberi, anche se non possiamo affermare che a questa sensazione corrisponda una libertà ontologica. Ci sono poi due diverse maniere di sentirsi liberi: una accompagnata da ignoranza e una accompagnata da conoscenza. “Ariano al Centro” sceglie la seconda.

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Attualità

Antonio Bianco:”Giornalismo scrivano, megafono del potere”

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Giornali, TV, social media raccontano della volontà del governo italiano di aumentare la spesa militare al 5% del Pil. Oggi è al 2% e si spendono circa 37 miliardi annui ai quali si aggiungerebbero altri 40 miliardi annui (somma superiore all’ultima legge di bilancio di 30 miliardi) che graverebbero il bilancio di 400 miliardi in 10 anni.

Con il Pil che segna aumenti da prefisso telefonico, il mega debito pubblico da far tremare i polsi ed una scarsa propensione del governo a colpire gli evasori fiscali, per reperire i soldi si profilano tagli alla spesa pubblica.

Viene prospettata l’ipotesi di distrarre le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione, destinati per l’80% al Meridione ed il 20% al Centro-Nord, a favore del riarmo. Se ciò fosse, non solo il Meridione, privo di infrastrutture moderne e quasi inesistenti diritti di cittadinanza, ma pure l’area settentrionale andrebbe in sofferenza senza l’apporto del FSC. I giornalisti dei media nazionali e della TV di Stato, in modo acritico scrivono del riarmo senza analizzare le ricadute socio-economiche dovute ai tagli alla spesa pubblica che incideranno maggiormente sui meridionali, oppressi dall’emigrazione endemica e dal reddito che è la metà e la disoccupazione doppia rispetto al Centro-Nord. Il giornalista dovrebbe operare con etica e obiettività nel rispetto della verità garantendo al cittadino il diritto all’informazione e non solo alla notizia. Pedagogia dell’asservimento al padrone di turno con la narrazione del pericolo futuro privato dall’esame, a tutto tondo, sia dei risvolti positivi che di quelli negativi. In tal modo il cittadino è l’agnello sacrificale al quale è negato il diritto di scegliere con obbiettività e, sotto l’influenza degli eventi drammatici degli ultimi anni, sarà indotto ad accettare, non solo, la riduzione degli spazi di democrazia diretta ma pure tagli al welfare, alla scuola, alla sanità. La democrazia richiede che i giudici siano sottoposti solo alla legge ma anche giornalisti che non siano solo  il megafono del potere.

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Attualità

Spostamento mercato settimanale in località Cardito -I consiglieri di minoranza chiedono una convocazione urgente del Consiglio Comunale

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I consiglieri di minoranza con nota protocollata, indirizzata al Sindaco, al Presidente del Consiglio e al Segretario Generale hanno chiesto una convocazione urgente del Consiglio Comunale. Ecco quanto asserito dai consiglieri:”Il trasferimento del mercato settimanale a Cardito si è rivelato un flop. Sia per l’utenza, drasticamente diminuita. Sia per gli espositori, che hanno visto ridurre gli incassi e in diversi casi stanno rivolgendo altrove la loro attenzione. Sia per il Centro Storico, ulteriormente mortificato e desertificato in un momento di già notevole difficoltà. Preso atto di ciò i Consiglieri di minoranza hanno chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario, allargato alle associazioni di categoria, per cercare di correre ai ripari, e valutare, anche alla luce dell’avanzamento dei lavori nel centro storico e la riapertura di molte strade, la possibilità di un ripristino della vecchia sede.
Contiamo in un confronto franco e concreto, scevro da posizioni precostituite e da irrigidimenti burocratici, e volto unicamente ad individuare la soluzione migliore

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News

Il PD, Giano bifronte affossa il Sud

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La manifestazione di Roma ha gridato con forza il suo NO al riarmo, i fondi di sviluppo e coesione (FSC) europei, necessari a colmare le disuguaglianze infrastrutturali, territoriali e occupazionali tra il Nord ed il Sud non possono essere impiegati per il riarmo dell’UE. Ipotesi contrastata con forza da alcuni partiti dell’opposizione, mentre il PD non è sceso in piazza tranne alcuni esponenti che, a titolo personale, hanno partecipato alla manifestazione. Il PD affossa il Sud e si comporta come Giano bifronte: in parlamento dichiara un “forse” al riarmo mentre in Europa è favorevole e non batte ciglio. Il riarmo comporterà per l’Italia una spesa del 5% del Pil pari a 100 miliardi in più rispetto all’odierno 2% che pesa sui conti pubblici per 45 miliardi. Somma da spendere in 10 anni per il 3,5% in armi e mezzi militari mentre il restante 1,5% in generici asset sulla sicurezza. Soldi indirizzati all’ammodernare degli eserciti dei singoli Stati senza alcun coordinamento tra loro nemmeno in politica estera dove ognuno persegue interessi di bottega e con probabili conflitti di leadership nel comando dell’Esercito UE. Oltretutto in una fase di bassa crescita economica, con il Pil stimato intorno allo 0,6/0,7 annuo, il costo del riarmo graverà sui diritti di cittadinanza penalizzando il Paese ma, in misura maggior, il Sud già afflitto da una endemica emigrazione con una popolazione in calo che, secondo le stime dell’l’ISTAT, si ridurrà nel 2050 di 3,5 milioni di cittadini. Inoltre, l’UE è solo un’unione monetaria, ridotta a rango marginale, ininfluente in politica estera e incapace di disinnescare la polveriera medio orientale, alleata degli USA governati da un presidente instabile che nega la mattina ciò che ha affermato la sera. Una valanga di soldi per l’industria militare che comprimerebbero ulteriormente i diritti di cittadinanza dei meridionali ritenuti dalla patriota Meloni Fratellastri d’Italia.

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