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Emergenza Covid-Quando finirà la pandemia

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Gli storici, quasi tutti, concordano sulla fine sanitaria e sulla fine sociale. La prima si verifica quando incidenza del contagio e mortalità si appiattiscano prossimi allo zero.

La seconda si verifica quando sparisce, nei cittadini, la paura della malattia.

Perché non è semplice dichiarare la scomparsa dell’epidemia. Secondo il Dottor Jeremy Greene, storico della medicina della Johns Hopkins University, ‘’può accadere che la fine (della pandemia) arrivi perché la popolazione si è stancata di vivere nel panico. Ha imparato, in altre parole, a convivere con la malattia’’.

I dibattiti, le polemiche, le manifestazioni di piazza (nelle quali si infilano estremisti ai quali si confà il disordine) attengono a un processo socio-politico piuttosto che ai dati medici e sanitari.

La storia umana si è accompagnata alle epidemie, con i distinguo relativi a condizioni sanitarie, politiche, economiche. Nessuno può indicare data certa della ‘’fine’’.

L’epidemia della paura può verificarsi anche in assenza di un’epidemia medica.

Chi non ricorda le reazioni individuali e collettivi alle prime notizie provenienti da Wuhan? Oppure quanto si verificò nel 2014 ai report dall’Africa occidentale per le migliaia di morti a causa dell’ebola?

Bastava ‘vedere’ un cinese, una persona di colore, per essere investiti dalla paura.

Il primo lockdown del 2020 è stato vissuto, ognuno nel proprio isolato quotidiano, come l’anticamera dell’apocalisse. Abbiamo conosciuto l’essere da soli quale arma, unica, contro la possibile imminente fine del mondo conosciuto.

Chi non ricorda la paura nel sentire un colpo di tosse e il conseguente distanziarsi?

Pur avvertendo in sé il bisogno, la necessità della vicinanza, in fondo l’essere umano è animale sociale.

Raramente si è verificata la fine medica di un’epidemia.

La paura è stata utilizzata come strumento per ‘convincere’ il singolo cittadino a non uscire per evitare la morte.

L’ignoranza dei cittadini ha origine nella mancata comunicazione, meglio, nella distorta comunicazione da parte delle ‘autorità sanitarie’ divenendo altro strumento per imporre un comportamento nuovo.

Tutti abbiamo riscontrato cambiamenti nella comunicazione, il contrasto tra esperti ospiti fissi (previo compenso) in talk show; giornalisti pro e contro le relative affermazioni.

Nel corso dei 12 mesi che segnano il nostro mondo sono cambiati i ‘colpevoli’: dai cinesi che avrebbero creato chissà per quale ragione il virus, ai cittadini che non rispettano ‘’l’ordine’’ della clausura.

Negli ultimi duemila anni l’umanità ha avuto a che fare con la peste, malattia che ha provocato la morte di milioni di persone e alterato il corso della storia. Ogni epidemia ha originato una paura maggiore rispetto alla precedente.

La ‘’morte nera”, causata dal batterio Yersiniapestis si trova nelle pulci dei roditori, ma può essere trasmesso anche da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie. Quindi non basta uccidere tutti i topi..

Nel 1331 la peste che si originò in Cina si propagò, dopo aver ucciso metà della popolazione, attraverso le rotte commerciali colpendo Europa, nord Africa e medio Oriente. Agnolo di Tura detto il ‘Grasso’, calzolaio, riportò nel 1348 la cronistoria della peste giunta a Siena dove morì la metà della popolazione.

I ricordi scolastici riportano Ser Boccaccio più come scrittore osé che come cronista della peste a Firenze: “non altramenti si curava degli uomini che morivano, che ora si curerebbe di capre”. Anche allora alcuni si rinchiudevano in casa, altri non riconoscevano la minaccia ritenendo che l’unica soluzione fosse “il bere assai e il godere e l’andar cantando attorno e sollazzando e il sodisfare d’ogni cosa all’appetito che si potesse, e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi”.

Non si conosce, ancora oggi, per quale motivo si sia affievolita. Sì, affievolita perché la peste non è scomparsa: è presente tra i cani nella prateria statunitense.

Il vaiolo, Variola maior, scomparso tra gli esseri umani grazie al vaccino efficace che protegge tutta la vita, è scomparso anche perché non ha un ospite animale. La malattia però ha ucciso milioni di persone.

Nel 1633 un’epidemia di vaiolo tra i nativi americani sconvolse tutte le comunità di pellerossa nel nordest e sicuramente agevolò l’insediamento degli inglesi in Massachusetts. Alcuni film western hanno offerto cenno alle coperte ‘’donate’’ agli indigeni deportati nelle riserve..

Nel 1885 la peste di presentò di nuovo in Cina, in India.

L’influenza del 1918 è un esempio dei danni inflitti da una pandemia e dell’utilizzo della quarantena e del distanziamento sociale. Prima di svanire, l’influenza uccise tra i cinquanta e i cento milioni di persone in tutto il mondo. Dopo aver travolto l’intero pianeta, l’influenza perse vigore fino a diventare una variante dell’influenza lieve che si ripresenta ogni anno. In questo caso ci fu anche una conclusione sociale. La prima guerra mondiale era finita e le persone erano pronte per un nuovo inizio e desiderose di lasciarsi alle spalle l’incubo della malattia e del conflitto bellico. Fino ai primi mesi dello scorso 2020 fa l’influenza del 1918 era soltanto uno sbiadito ricordo.

L’influenza di Hong Kong del 1968, provocò la morte di un milione di persone in tutto il mondo, vittime in massima parte anziani. In epoca moderna circola come influenza stagionale.

L’incipit riferiva del parere degli storici. Ebbene, concordano nell’ipotizzare la fine sociale della Covid-19, prima di quella medica.

In altre parole le persone potrebbero stancarsi delle restrizioni al punto da “dichiarare” conclusa la pandemia, anche se il virus dovesse continuare a colpire la popolazione. Prima che i vaccini dimostrino opportuna protezione o prima che venga elaborata una cura.

Lo sfinimento e la frustrazione, sottolinea la storica di Yale Naomi Rogers, potrebbero indurre le persone a dire ‘’ora basta, merito di tornare alla mia vita normale’”.

Le autorità sanitarie puntano alla conclusione medica, ma le persone hanno in mente soprattutto la conclusione sociale, alcuni governatori, alcuni ‘politici’ (magari pronti a cavalcare l’onda..) istigano per la seconda conclusione.

I dubbi e gli allarmi, quindi la paura, instillati dai dati sul vaccino AstraZeneca non sono forieri di serenità.

Chi ‘vincerà’? Chi metterà la parola fine alla pandemia? Ma soprattutto: ce la faremo a non dividerci, ancora, contrapponendoci?

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W il 25 aprile, W la Costituzione

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IL 25 aprile ricorda il sacrificio dei partigiani che liberarono il paese dalla dittatura.

Crimini inenarrabili macchieranno per l’eternità coloro che si richiamano agli ideali del fascismo, uomini che trucidarono e misero a tacere gli avversari con la violenza culminata nel 1924 nell’omicidio di Giacomo Matteotti che denunciò, alla camera dei deputati, le violenze commesse dalla nascente dittatura. Il fascismo trascinò il paese nella seconda guerra mondiale provocando morti e distruzione dalle cui ceneri rinacque l’Italia liberata dai partiti democratici. Costoro erano divisi dai programmi politici ma uniti dalla volontà di abbattere la dittatura e far nascere uno Stato fondato sull’uguaglianza e la solidarietà. La democrazia è un dono che va conservato gelosamente, ognuno di noi deve partecipare a ravvivare il sentimento di unità e condivisione creando le condizioni affinché nessuno sia lasciato indietro.

La democrazia si nutre di partecipazione ed inclusione a differenza della dittatura che elimina l’avversario zittendolo ed impedendogli di esprimere liberamente le proprie idee. Dobbiamo ribellarci a qualsiasi forma di assolutismo per dare forza e slancio alla democrazia, dono gratuito e disinteressato dei partigiani. La dittatura è stato il momento buio della storia italiana, mentre la democrazia incarna il nuovo mondo che consente a tutti di parlare liberamente nelle piazze

Allora, a voce ferma gridiamo: W il 25 aprile, W la Costituzione

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Iscrizioni aperte al Corso di Qualifica Professionale per Operatori dell’Infanzia

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Le iscrizioni sono ora aperte per il Corso gratuito di Qualifica Professionale per Operatori dell’Infanzia, dedicato ai beneficiari del Programma GOL – Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il Programma GOL mira a migliorare le opportunità lavorative attraverso orientamento, formazione e aggiornamento delle competenze.

Si tratta di un’opportunità importante rivolta a giovani NEET e NON NEET, beneficiari di RdC e Naspi, nonché a residenti o domiciliati in Campania, compresi tra i 18 e i 65 anni. I requisiti di accesso al programma saranno verificati dal Centro per l’Impiego.

Il Corso di Qualifica per Operatori dell’Infanzia offre un’opportunità preziosa per sviluppare competenze nel settore dell’assistenza e dell’educazione infantile.

Il corso si svolgerà presso l’Agenzia formativa ASI S.r.l., sita in Via Serra, 9 ad Ariano Irpino. Per ulteriori informazioni e per iscrizioni, contattare il numero di telefono 0825/1772300.

Il corso offre varie prospettive di impiego presso asili nido, scuole per l’infanzia, case famiglia, baby parking, centri estivi e aggregativi, e centri diurni per minori.

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Calendario della Raccolta rifiuti ad Ariano Irpino festività 25 aprile e 1°maggio

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Si informa  la cittadinanza che nelle giornate festive di giovedì 25 aprile  Festa della Liberazione e mercoledì 1° maggio Festa dei Lavoratori, la raccolta dei rifiuti verrà così effettuata:

– giovedì 25 aprile non verrà effettuata la raccolta del vetro in tutte le zone, rinviata a giovedì 2 maggio;

– mercoledì 1° maggio sarà regolare la raccolta dell’umido in tutte le zone.

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