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Ariano Basket

Basket A2F – Tutto pronto per il trofeo Gavagnin al Palacardito.

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Una felice intuizione che si ripete per la terza volta. Il Trofeo Gavagnin farà tappa al Pala Cardito di Ariano Irpino. Appuntamento per sabato e domenica prossima con il rinnovato obiettivo di celebrare le eccellenze del basket femminile campano. Per il pubblico arianese l’occasione di vedere all’opera le proprie beniamine, un’agguerrita avversaria del prossimo campionato di serie A2 come Castellammare di Stabia, ma soprattutto due formazioni di massima serie: la Convergenze Battipaglia e la Saces Mapei Napoli. Le partenopee, con l’ex Narviciute nel roster, si preparano al doppio impegno tra campionato e Fiba cup.

IL PROGRAMMA – Si parte sabato con le due semifinali. Alle 18 si affronteranno Napoli e Castellammare di Stabia. A seguire (ore 20) la seconda semifinale vedrà confrontarsi le padrone di casa con la Convergenze Battipaglia. Domenica sono in programma le due finali: alle 18 quella per il terzo posto, alle 20 la finalissima che decreterà chi succederà nell’albo d’oro ad Ariano e Battipaglia. Ecco il riepilogo:

26.09.2015:

  • ore 18.00: Saces Mapei Napoli – CMO Castellammare di Stabia
  • ore 20.00: Convergenze Battipaglia – G.S. Ariano Irpino

27.09.2015:

  • ore 18.00: Finale 3/4 posto
  • ore 20.00: Finale 1/2 posto

IL TROFEO – La manifestazione è stata fortemente voluta dal comitato regionale diretto da Manfredo Fucile che di Giovanni Gavagnin è stato compagno di squadra nella Fides Partenope Napoli. Ex azzurro, Gavagnin è stato uno dei migliori giocatori italiani degli anni Sessanta. Entrato nel 2009 nella «Italia Basket Hall Of Fame»: galleria di campioni della pallacanestro nazionale. In Nazionale ha giocato 59 partite e segnato 394 punti, partecipando all’Europeo di Istanbul nel 1959, al Mondiale di Rio de Janeiro nel 1963 e ai Giochi Olimpici di Roma nel 1960 e di Tokyo nel 1964. In serie A ha giocato 225 partite realizzando 2.932 punti. Ha vinto due scudetti con la Pallacanestro Varese (1961 e 1964) di cui nella stagione 1965-66 è stato allenatore-giocatore. Ha vinto una Coppa Italia nel 1968 e la Coppa delle Coppe nel 1970 con la Fides Partenope Napoli. Ha giocato ed allenato anche alla Juve Caserta fino al 1980. Proprio a Caserta decise di stabilirsi a carriera conclusa.

LE PRECEDENTI EDIZIONI – La Convergenze Battipaglia arriverà al Pala Cardito da detentrice del Trofeo. Lo scorso anno sui legni di casa del Pala Zauli sono arrivati i successi contro Castellammare in semifinale (86-45) ed Ariano in finale (77-62) dopo che le irpine superarono la Carpedil Salerno (66-35) con 16 punti di capitan Maggi. Nella prima edizione del 2013 fu Ariano ad aggiudicarsi il trofeo. La formazione di coach Agresti seppe imporsi al Pala Vesuvio di Napoli superando in semifinale Castellammare (58-41) e ripetendosi in finale contro la Saces Napoli (53-41). Mvp del torneo fu Marija Micovic che realizzò 34 punti nelle due gare.

 

Fonte :www.basketariano.it

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Ariano Basket

Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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