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Basket A2F – LPA, INTERVISTA A CHIARA ROSSI

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E’ il personaggio copertina del derby del pala Vesuvio: Chiara Rossi ha stretto i denti ed ha saputo ergersi a protagonista contribuendo in modo determinante alla prima fuga solitaria dell’Lpa Ariano nella conference centro-sud di A2 a due giornate dal primo giro di boa.

”Complimenti per la trasmissione”, si potrebbe dire in questi casi: 20 punti, tanta leadership e canestri nei momenti importanti. Come sempre dimostri di saper scegliere il momento in cui diventare anche finalizzatrice…
”Ho preso dei buoni tiri ed ho avuto la fortuna di realizzare. Al di là della mia prestazione, sono contentissima di come essa sia arrivata in seno alla squadra e di come il gruppo abbia affrontato la gara”.

Altri terminali offensivi si sono fatti trovare pronti…
”Come al solito Micovic ci ha dato sicurezza, ma anche Sarni e Chesta. Abbiamo dimostrato di saper essere pericolose su diversi fronti. Il risultato che è arrivato è di squadra: un passo in avanti che ci serviva. Eravamo reduci da una settimana difficile. Ci siamo allenate come potevamo convivendo con acciacchi vari. Una prova tecnicamente valida ma anche di carattere”.

Come ti senti? Quali sono le problematiche fisiche che stai gestendo?
”Negli ultimi venti giorni si è acuito questo problema: è un fastidio agli adduttori ed al gluteo con risentimento alla schiena. Stiamo cercando di capire cos’è. Nelle prossime due settimane possiamo lavorare e recuperare”.

Di categoria superiore il duello con Chiara Pastore. Alla fine hai dimostrato di avere una marcia in più?
”Abbiamo sempre giocato contro in A1. Talvolta ci siamo ritrovate in nazionale. Ho molto rispetto lei. Magari non è ancora al top o deve ancora inserirsi ancora al meglio. E’ un apporto importantissimo per Napoli. Gli darà un grande aiuto”.

Contro la Saces sono state fondamentali anche le conclusioni di Chesta da oltre l’arco. L’ennesima dimostrazione che se riuscite a pungere da tre punti le difese avversarie non hanno più punti di riferimento. E’ questa una chiave importante?
”Abbiamo tante soluzioni offensive. Le nostre lunghe sanno tirare bene da fuori e quando troviamo la giusta chimica diventa difficile difendere contro di noi. In queste ultime due partite stiamo lavorando meglio di squadra, siamo più coese anche in difesa. Sicuramente saremo più serene nell’affrontare queste due settimane per arrivare a Viterbo con l’obiettivo di chiudere in testa il girone di andata della nostra conference”.

Ora una settimana di sosta, poi due gare contro i fanalini di coda Viterbo e Salerno. C’è il rischio di cadere nei soliti di errori di superficialità e di approccio?
”E’ un campionato equilibrato e dobbiamo stare attenti in ogni gara. Ne abbiamo avuto la dimostrazione a Catania: non possiamo permetterci cali di concentrazione. Il regolamento ci impone di dare lo stesso peso a tutte le gare pur se alla fine lo stesso peso non avranno”.

Quale avversaria tra le cinque rivali ti ha più impressionato?
”Sicuramente Napoli. Sono complete, ci possono dare molto filo da torcere senza nulla da togliere alle altre. Sono tutte formazioni dure da affrontare ma forse Napoli ha qualcosa in più in termini di completezza. Bocchetti è sicuramente la cestista che mi ha impressionato in queste prime giornate”.

Le note liete sono arrivate anche dalla panchina. Una costante di questa stagione ed una novità rispetto alla precedente. Al posto di Maggi si è fatta trovar pronta Marisabel Santabarbara, sua l’azione che è valsa il massimo vantaggio (+7) alla fine del terzo quarto…
”A fine gara mi sono complimentata con Manuela (Aversano – ndr) e Marisabel. Si sono fatte trovar pronte in una gara che era difficile da approcciare uscendo dalla panchina”.

Un occhio anche alla conference ”gemella” di centro: nella seconda fase le prime quattro delle due conference si affronteranno portando in eredità i punti conquistati negli scontri diretti della prima fase…
”Direi che è un discorso prematuro ma non nego che la stiamo seguendo. C’è tanto equilibrio anche lì”.

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Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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