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Il messaggio di Pasqua del nostro fratello e concittadino Padre Massimiliano Palinuro in missione in Turchia.

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Carissimi miei condiscepoli del Signore Gesù,

nella gioia della primavera, mentre la natura, uscita dal grigiore dell’inverno, sperimenta la rinascita della vita, celebriamo con gioia la Pasqua, la vera primavera del mondo, l’inizio della nuova creazione, inaugurata dalla Risurrezione del Signore. Anche qui in Turchia, in mezzo ai fratelli musulmani, risuona l’annuncio del Vangelo di Pasqua e il Signore Risorto si fa riconoscere anche qui, come dai discepoli di Emmaus, mentre spezza il pane nella mensa eucaristica.

 

Quest’anno celebro la Pasqua per una comunità anglofona e in lingua inglese risuoneranno le antiche parole della sequenza di Pasqua:

Mors et Vita duello conflixere mirando. Dux vitae mortuus regnat vivus, “La morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita che era morto ora regna vivente”. Nell’ora della passione, contempliamo il Figlio di Dio morire come tutti gli uomini mentre la morte sembra realizzare la sua più potente vittoria. Il terzo giorno, però, noi proclamiamo al mondo la gioia che la morte è stata sconfitta e che ogni uomo in Gesù può vincere la sua morte.

Nella dolorosa esperienza di tutti noi, è ben chiaro che l’esistenza su questa terra è segnata dal limite ed ha come comune retaggio la morte. Da quando l’uomo è stato creato, ha cercato un modo per sconfiggere la morte. In tutti i miti delle civiltà antiche e in tutte le religioni del mondo, l’umanità ha tentato di dare una risposta al dramma della morte che tutti ci accomuna. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, conosce l’eternità e ne ha nostalgia. Ma la morte è percepita come la contraddizione del desiderio di vita che accomuna gli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Nel libro del Qohelet è scritto: “Dio ha posto nel cuore degli uomini la nozione dell’eternità” (Qo 3,11a). Siamo affamati di vita, desiderosi di gustare in pienezza la gioia di esistere ma quando nasciamo a questo mondo già cominciamo a morire. A qualunque età sopraggiunga la morte, essa è sempre in anticipo, in qualunque modo moriamo, sempre la morte viene a distruggere ciò che abbiamo costruito.

Eppure nel progetto originario di Dio, la morte non era nemmeno preventivata. La morte non è una creatura di Dio, egli non l’ha mai voluta. La morte è piuttosto una conseguenza del peccato, di quel disordine che è entrato nella creazione quando l’umanità ha imparato a dire di no al Signore. Così insegna il libro della Sapienza: “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità, lo fece a immagine della propria natura, ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2,23-24a). E in uno dei più intensi passaggi di questo libro, così l’autore sacro si rivolge a Dio “Tu, Signore, ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata (…).Tu preservi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,24.26). Dinanzi al dilagare della morte nella sua creazione, il “Signore amante della vita” non si arrende e viene a condividere la nostra morte e a redimerla.

La venuta di Gesù segna la fine dell’impero della morte e l’inizio dell’era nuova della vita. Egli promette: “In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (Gv 5,25). La resurrezione del Signore non è un evento mitico, né un fatto lontano da noi che non ci riguarda. Egli ha vinto la morte di ogni uomo! La liturgia di Pasqua così si esprime: “In Gesù morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge” (prefazio di Pasqua). Dio, che non aveva voluto la morte, ha condiviso la nostra morte perché noi tutti potessimo condividere la sua vita. In tal modo Dio ha voluto appagare finalmente il desiderio di vita dell’umanità. Paolo ci svela il segreto per vincere la morte: essere uniti a Gesù, vivere pienamente inseriti in Lui. Scrive l’Apostolo “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione (…). Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui (Rm 6,5.8). Si realizza la promessa che Gesù aveva fatto a Marta, in lacrime per la morte del fratello Lazzaro: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11,25-26).

Questa risurrezione non è cosa da attendere in un lontano futuro. Essa è già iniziata in tutto coloro che hanno fede in Gesù. Aver fede in Gesù significa, quindi, gustare la vita in pienezza. Egli, infatti, è venuto nel mondo e ha offerto la sua vita pernoi per comunicarci la “vita in abbondanza“: “Io sono venuto – dice il Signore perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Accogliere Gesù significa, dunque, accogliere la vita vera perché senza Gesù non c’è vita. L’Evangelista Giovanni lo ripete con insistenza nel suo Vangelo. Il termine Zōè («vita») vi ricorre 39 volte. Qui, però, “vita” non significa la vita nel senso biologico, la vita fisica legata al tempo presente, che è indicata dall’Evangelista col termine psychè. La “Vita” di cui qui si parla è, piuttosto, la vita nella sua essenza, nella sua qualità soprannaturale. Inoltre, quando l’Evangelista parla di «vita eterna» non indica la vita ultraterrena, la vita che verrà dopo la morte, bensì quella vita piena che ha inizio già nel presente, nel momento in cui l’uomo si apre alla fede, e non finisce più: «chi crede ha già al presente – la vita eterna» (Cf. 3,15.16.36; 5,24; 6,47.54; 10,10.28). Questa affermazione ricorre come un ritornello in tutto il Vangelo. In questa prospettiva, la vita vera è frutto della fede in Gesù e solo la fede può infondere un senso all’esistenza umana, a tal punto che non aver fede significa non vivere affatto: “Chi non rimane in me come il tralcio nella vite – dice il Signore viene gettato via come e si secca” (Gv 15,6). Un uomo senza Gesù è come un tralcio secco, un ramo appassito, privo di vita.

Per noi cristiani, annunciare Cristo non è, dunque, la propaganda di un’idea ma è un atto d’amore alla vita di ogni uomo. Fino a quando vi sarà qualcuno che non conosce ancora Gesù, abbiamo il dovere di impegnarci perché costui possa essere pienamente innestato in Colui che è la vera Vita.

Qui a Izmir ci sono quasi mille moschee e solo nove chiese. Mentre dai minareti il canto dei muezzin invita alla preghiera con l’acclamazione Allah hu akbar (Dio è grande), timidamente le poche piccole campane spandono anche qui il suono festoso che saluta il mattino di Pasqua e annuncia al mondo che Cristo ha vinto la morte per tutti, anche per chi non ne ha ancora la piena consapevolezza.

Qui, come altrove, essere discepoli di Gesù significa gustare la vita in pienezza offrendo la testimonianza di chi non si accontenta delle effimere soddisfazioni di questo mondo. Qui, come altrove, il Vangelo si annuncia attraverso il segno di una vita da risorti tutta protesa verso il Cielo, in obbedienza all’esortazione di Paolo: “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù” (Col 3,1). Qui, come altrove, i pochi cristiani cercano di vivere, come lievito nella pasta, l’universale missione di amare, custodire e comunicare la Vita che Gesù è venuto a donare in abbondanza.

Carissimi, in questa Santa Pasqua, festa della Vita che vince la morte, vi auguro di essere ovunque testimoni del “Signore amante della Vita”, annunciatori gioiosi del Vangelo della Vita in mezzo a un mondo che vive la sua agonia.

In Cristo

 

p. Massimiliano Palinuro fd

 

 

 

 

 

 

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Presentazione del libro “Quando il mondo dorme” di Francesca Albanese

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Domenica 27 luglio alle ore 18:00, presso la Sala del Palazzo degli Uffici di Ariano Irpino, si terrà la presentazione del libro “Quando il mondo dorme” di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati.

L’incontro si svolgerà alla presenza dell’autrice, che offrirà al pubblico una narrazione composta da dieci storie tese a rappresentare, attraverso immagini cariche di umanità, lo spirito di un popolo al centro della storia contemporanea.

A dialogare con Albanese sarà Moni Ovadia, figura nota nel panorama teatrale e attivo sostenitore dei diritti sociali. L’evento è promosso da CittadinanzAttiva – Assemblea Territoriale Ariano Irpino, Proloco Nuovamente e Progetto Riformista.

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SCELTA DEL RE E DELLA REGINA per la XXIX edizione della Rievocazione Storica del Dono delle Sante Spine. Aperte le adesioni

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DAL 10 AL 25 LUGLIO 2025 SARANNO APERTE LE ADESIONI PER LA SCELTA DEL RE E DELLA REGINA per la XXIX edizione della Rievocazione Storica del Dono delle Sante Spine.

La partecipazione è aperta a tutti i cittadini che intendano dare un contributo concreto all’evento. 
L’adesione va presentata dal 10 al 25 luglio 2025, inviando la domanda esclusivamente all’indirizzo email: info@santespine.it

La domanda dovrà contenere:
 • generalità complete
 • altezza (senza scarpe) e numero di scarpe
 • un recapito telefonico
 • due foto recenti (un primo piano e una figura intera)
 • copia di un documento d’identità

La selezione si terrà il 27 luglio 2025 alle ore 18:00 presso la sede dell’associazione, in via R. D’Afflitto, 16 (ex chiesa S. Andrea).

La giuria sarà composta da 5 membri:
-1 rappresentante dell’associazione Sacre Spine
-1 delegato dell’amministrazione comunale
-1 esperto di moda,l
-1 storico
-1 giornalista.
Ogni membro esprimerà un voto da 6 a 10 per ciascun candidato.
Le decisioni della giuria sono definitive e inappellabili.

Saranno eletti Re e Regina i candidati che avranno ottenuto il maggior numero di voti.
Verrà inoltre redatta una graduatoria di riserva da utilizzare in caso di rinuncia o impedimento dei prescelti.

Gli eletti dovranno garantire la presenza nei giorni 12 e 31 agosto 2025 e per tutta la durata della manifestazione. In caso di impossibilità si attingerà alla graduatoria.

REQUISITI RE:
 • sesso: maschile
 • età: preferibilmente tra i 40 e i 50 anni
 • capelli e barba: intonsi

REQUISITI REGINA:
 • sesso: femminile
 • età: preferibilmente tra i 18 e i 25 anni
 • capelli: lunghi, moro o castani

Per entrambe le figure è richiesta dimestichezza con il cavallo, poiché il corteo prevede un tragitto a cavallo in sella con accompagnatore, da Castello a Piazza Plebiscito.

 La partecipazione è gratuita e non è previsto alcun compenso o rimborso spese.

Per info: www.santespine.it

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Centrodestra e civiche di centro“Giornata positiva in Consiglio: un passo avanti per la città”

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La seduta di Martedì del Consiglio Comunale si è conclusa con soddisfazione per i gruppi di centrodestra e civiche di centro, che rivendicano risultati concreti e significativi ottenuti grazie al loro impegno. Sul primo punto all’ordine del giorno, le opposizioni hanno centrato un obiettivo importante: far intervenire le associazioni di categoria e avviare un tavolo di lavoro in piena condivisione con la maggioranza. Un segnale positivo, che dimostra come il confronto aperto e costruttivo possa portare risultati utili per la città. “È una vittoria del dialogo e del metodo”, commentano i consiglieri. Diverso invece il clima sul secondo punto, relativo allo spostamento del mercato cittadino. Qui sono emerse difficoltà evidenti da parte dell’amministrazione. L’irrigidimento nel difendere le scelte fatte, il continuo decantare l’attuale sistemazione del mercato e, allo stesso tempo, l’ammissione che potrebbero esserci difficoltà nel riportarlo in Piazza Mazzini, hanno reso ancora più chiaro ciò che l’opposizione sostiene da tempo: le motivazioni che vengono presentate come “tecniche” sono in realtà politiche. L’essersi lavati le mani sulle responsabilità, evitando di fornire risposte chiare e documenti richiesti, per poi alimentare confusione, è un atto politico, non tecnico. È la dimostrazione di una gestione che preferisce evitare il confronto, salvo poi chiudersi a riccio quando viene messa davanti alle proprie scelte. A chi ha provato a spostare il dibattito sul piano territoriale, contrapponendo centro e periferia, l’opposizione risponde con decisione, usando un vecchio detto che ben descrive il tono degli attacchi: “Ognuno dal proprio cuore l’altrui misura”. E proprio su questo punto si vuole rispondere con chiarezza anche all’accorato – e non richiesto – richiamo all’unità di Ariano e della sua popolazione, fatto da alcuni esponenti della maggioranza. L’unità si costruisce con un piano serio per la città, e questa amministrazione non l’ha mai avuto. Finora ci sono stati solo interventi a macchia di leopardo nei diversi quartieri, spesso rivendicando meriti non propri, ma senza mai puntare davvero a ricucire il tessuto sociale e culturale di Ariano. Per questo, accusare la minoranza di essere divisiva è paradossale: è chi governa, senza una visione chiara, a non sapere come unire davvero la città. Una giornata, quindi, che per centrodestra e centro rappresenta un passo avanti: dimostra che un’opposizione attenta e responsabile può ottenere risultati, e che chi guida oggi la città continua a mostrare i propri limiti.

I consiglieri di minoranza:

Marcello Luparella, Ico Mazza, Daniele Tiso, Antonio Della Croce, Marco la Carità

F.lli D’Italia Forza Italia Azione Orizzonti Popolari Patto Civico Comitato Manna Camporeale Moderati per Ariano

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