Politica
Ecco la squadra di governo di Enrico Letta.

Enrico Letta ha ricevuto l’incarico da Giorgio Napolitano di formare il prossimo governo. Un esecutivo che sarà snello e politico, capace (almeno si spera) di incidere nel Paese portando a termine quelle riforme di cui il Paese ha disperato bisogno. Ogni provvedimento si dovrebbe basare sui punti stilati dai saggi. Quindi riforma della legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, Fisco, incentivi alle imprese e per chi assume. E mentre il premier incaricato è raccolto con i suoi più stretti collaboratori, iniziano a filtrare i nomi dei possibili ministri e sottosegretari. In pole per la carica di vicepremier ci dovrebbe essere con tutta probabilità Angelino Alfano, che dovrebbe in qualche modo riequilibrare un governo che ha come premier un esponente di primo piano del Pd. C’è perfino chi si azzarda a dire che Gianni Letta, zio del neopremier, ricoprirà la carica si sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Del vecchio governo dovrebbe rimanere solo Anna Maria Cancellieri che continuerà il suo lavoro al ministero dell’Interno (ha raccolto apprezzamenti bipartisan). Anche Mario Monti potrebbe chiedere una casella in cambio dell’appoggio di Scelta Civica a Letta. Si farebbe il suo nome per il ministero degli Esteri, ma per quella carica si sarebbe fatto avanti anche Massimo D’Alema. All’Istruzione Berlusconi vorrebbe vedere un suo uomo, in questo caso meglio dire donna, cioè Mariastella Gelmini, già ministro nello scorso governo del Cavaliere.
Ai ministeri economici, i più importanti, soprattutto in questa fase congiunturale, dovrebbero andare dei tecnici di area. Per l’Economia si fa il nome di Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia. Allo Sviluppo Economico invece ci sarebbe una poltrona pronta per Enrico Giovannini, presidente dell’Istat. Stefano Fassina e Filippo Bubbico invece si starebbero contendendo la poltrone al ministero del Lavoro.
Voci non confermate parlano del dottor Zangrillo, il medico personale del Cavaliere, come ministro della Salute, ma c’è anche chi fa il nome di Mauro Ferrari, considerato il padre della nanomedicina. Alla Cultura Scelta Civica ha già candidato Ilaria Borletti Buitoni, che per anni ha guidato il Fai prima di autosospendersi per essere eletta in Parlamento. Alla Giustizia potrebbe andare uno dei ‘saggi’, Violante, esperto di leggi elettorali. Potrebbe essere lui l’uomo che ‘ammazzerà’ il Porcellum. Mentre alle Riforme ci sarebbe già una poltrona per l’altro ‘saggio’, Gaetano Quagliariello, anche lui esperto di sistemi di voto. Alla Coesione territoriale nel Pd fanno il nome di Graziano Del Rio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia. Ancora vacanti il ministero della Difesa (che qualcuno attribuirebbe a Sergio Chiamparino) e quello delle Politiche europee, dove invece in più di una persona vedrebbe bene Emma Bonino.
Attualità
Ciampi (M5S): Con le dimissioni di Lenzi, privati più vicini alla gestione dell’acqua

Le dimissioni di Lenzi segnano un punto a favore dei privati. Oggi la fine dell’acqua pubblica è più vicina.
Apprezzo gli sforzi di Lenzi nella direzione di conservare l’acqua in mano pubblica, gli sono solidale e senza dubbio non mi convince l’attacco di alcuni esponenti politici che denunciano il ritardo della governance e parlano di ritardi nel piano di ristrutturazione finanziato dalla Regione. A caldo mi pare che la politica, intendo i consiglieri regionali e i sindaci-soci dell’Alto Calore, non hanno fatto una bellissima figura. Gettare la croce su un amministratore che comunque ha portato avanti il concordato è ingeneroso e contribuisce a confondere le idee sulla crisi attuale. Chiederò alla Giunta Regionale quale sia la reale consistenza dei flussi finanziari arrivati nelle casse dell’Alto Calore o dei comuni soci. In tutto questo Lenzi ha lavorato sul concordato e Palomba è arrivato da pochissimi mesi: cosa ci si aspettava da questi due professionisti? Non vorrei che la manovra sia quella di spianare rapidamente la strada al privato.
Non ho sentito nessuno prendersi la responsabilità di questa situazione e non mi rassicura che a getto continuo si facciano proposte (dal bonus, al rinvio delle decisioni sugli aumenti) senza dare risposte chiare.
Per quanto mi riguarda continuerò a battermi per la gestione pubblica dell’acqua. L’acqua resta pubblica, va ribadito, solo se i sindaci risponderanno davvero al loro mandato elettorale: l’interesse dei cittadini. Ciò non è accaduto fino ad oggi perchè ha vinto l’appartenenza politica e la convenienza elettorale. L’acqua pubblica e la sua gestione pubblica saranno le principali questioni che il nuovo governo regionale dovrà affrontare. Il cambio di stagione passa per una nuova tutela dei cittadini, dell’ambiente, delle risorse locali.
Attualità
Convocazione Consiglio Comunale – Tra i punti in discussione l’emergenza idrica

Ad Ariano Irpino il Presidente del Consiglio ha convocato il Civico Consesso nella Sala Consiliare “Giovanni Grasso” di Palazzo di Città, in seduta ordinaria, per il giorno 28 agosto 2025 alle ore 08,00 in prima convocazione e per il giorno 29 agosto alle ore 10,30 in seconda convocazione, con il seguente ordine del giorno:

Attualità
Antonio Bianco :”Senza soldi non si cantano messe, il Sud dimenticato anche dall’opposizione”

Il gap tra le due aree del Paese è un dato assodato, negli ultimi due anni il PIL del Sud è stato più alto di quello del Nord, con risolti positivi, ad avviso della Meloni, sull’avviata, ma presunta perequazione economica fra le due aree del Paese. La realtà parla di ben altro: la spesa storica, la mancanza di servizi, il divario infrastrutturale sono fattori che, in sinergia tra loro, determinano l’impoverimento e lo spopolamento del Sud. Permane la differenza del reddito pro-capite, che è la metà, e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. La situazione socio-economica non è per niente rassicurante, a sinistra Bonelli e Fratoianni, rappresentanti di AVS, indicano le priorità da affrontare quali: disoccupazione, scuola, università, sanità, alta velocità ferroviaria e rigettano l’idea di costruire il ponte sullo stretto. Pur apprezzando il loro operato, nulla dicono sulla mancata perequazione territoriale della spesa pubblica complessiva pro-capite sociale e infrastrutturale che, ogni anno, applicando il criterio della spesa storica, sottrae al Sud 60 miliardi, indirizzati verso il Nord. Tiepida è la condanna dei due leader del regionalismo differenziato, riforma che, se attuata in tutti i suoi aspetti, porrebbe la pietra tombale sulla Questione Meridionale. In poche parole, Bonelli e Fratoianni citano i problemi in cui affonda il meridione senza indicare dove prendere i soldi, i tempi di intervento e le modalità di esecuzione di un programma pluriennale per la rinascita del Sud, ponte ideale tra l’Europa e le coste meridionali e orientali del mediterraneo. Inoltre il PIL italiano cresce come un prefisso telefonico, dopo il 2026 dobbiamo restituire il prestito con gli interessi di 122,6 miliardi del PNRR e occorre onorare gli impegni assunti dal governo Meloni in sede internazionale. A ciò si aggiunga che Adriano Giannola, presidente della Svimez, ritiene necessari almeno100 miliardi per la rinascita del Sud.
È finito il tempo dell’enunciazione dei problemi, occorre prioritariamente indicare le risorse finanziarie, certe e permanenti, indispensabili a mettere in atto un programma elettorale credibile che punti sulla rinascita del Sud.
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