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Chi ha ragione sulle origini del virus? Lo sapremo tra un po’ di tempo

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Stiamo assistendo a uno spettacolo poco edificante: gli scienziati si delegittimano fra di loro e i cittadini non sanno più cosa pensare. Il premio Nobel Luc Montagnier (Nobel perché ha isolato per primo insieme alla ricercatrice Francoise Sinouss l’HIV nel 1983) sostiene che il Covid -19 esca da un laboratorio di Wuhan che “si è specializzato su questi coronavirus dall’inizio degli anni 2000. Secondo lo scienziato, la sequenza di HIV sarebbe stata inserita nel genoma del coronavirus per tentare di lavorare a un vaccino contro l’HIV, e il virus sarebbe poi stato rilasciato per errore alla fine del 2019. Il virus Sars-CoV-2 sarebbe quindi il risultato di una sperimentazione che avrebbe generato un virus ibrido con il virus dell’Hiv responsabile dell’Aids. Ha affermato anche di aver analizzato insieme al suo collega biomatematico Jean-Claude Pereznei, nei minimi dettagli la sequenza di questo virus RNA, e che non crede che il virus provenga da una contaminazione del mercato di Wuhan. C’è stata una manipolazione di questo virus, una parte, non la totalità, c’è un modello che è il virus classico, che veniva dal pipistrello, al quale hanno aggiunto delle sequenze di Hiv, il virus dellAids. È un lavoro di professionisti, biologi molecolari, molto minuzioso. Afferma Montagnier che: “guardando le sequenze si potrebbe dire un lavoro da orologiaio”. Nell’intervista rilasciata a CNews, si ha la percezione di come ci sia uno studio ben più approfondito e condotto in prima persona, alla base delle convinzioni di Montagnier, secondo il quale non ci può essere un incrocio naturale tra uomo e animale: “C’è una catena ribonucleica in cui vi sono 30mila basi, 30mila segni che portano il materiale genetico. In questi tutto è concentrato però in meno di mille basi. Dunque in essa sono attaccati dei pezzi di Hiv. C’è una parte di questo genoma che è dell’Hiv. È un sistema informatico che ci permette di individuare una sequenza che cerchiamo” – “Non vuol dire – prosegue il virologo – che ce n’è abbastanza per fare una grande proteina di Hiv. C’è materiale a sufficienza per modificare quello che si chiama un sito antigenico, cioè modificare leggermente la proteina del coronavirus per farla riconoscere dal sistema immunitario come Hiv”. Dopo queste affermazioni, è stato attaccato da tutto il mondo scientifico. Sono due gli studi scientifici che smentiscono la teoria del premio Nobel. Il primo, pubblicato il 14 febbraio 2020 su Emerging Microbes & Infections si intitola HIV-1 did not contribute to the 2019-nCoV genome e smentisce di fatto il legame tra il nuovo Coronavirus e l’HIV. Poi, a marzo, la pubblicazione della rivista scientifica Nature Medicine, smentisce anche l’ipotesi della fabbricazione in laboratorio del SARS-CoV2, che secondo gli studiosi ha origini naturali. Già uno studio di eminenti ricercatori indiani era giunto alle stesse conclusioni e gli è stato imposto di ritirarlo. Ma il segmento di HIV c’è e questo è riconosciuto da alcuni, sebbene sostengano che non ci siano tagli da ingegneria genetica. Le brevi sequenze codificate anche nel genoma dell’Hiv si sono generate secondo gli oppositori, per caso, come dimostra il fatto che si ritrovano in numerose proteine di mammiferi, insetti, batteri, e virus. È curioso però che i detrattori di Montagnier, dicano che lo studio l’abbia compiuto da solo o non l’abbia compiuto affatto, oppure che questo studio è stato compiuto soltanto da Jean-Claude Perez. Che si mettano d’accordo! In passato, già Simon Wain-Hobson, virologo all’Istituto Pasteur di Parigi, nel quale Montagnier insegna, aveva messo in guardia contro le conseguenze dell’eventuale diffusione di un virus “ingegnerizzato”, creato in un laboratorio di Wuhan e del quale aveva parlato, nel 2015, la rivista Nature Medicine. Secondo lo scienziato, gli elementi alterati di questo virus verranno comunque eliminati man mano che si diffonde. Sostiene che la natura non accetta alcuna manipolazione molecolare, ed eliminerà questi cambiamenti innaturali e anche se non si fa nulla, le cose miglioreranno. Rafforzano la sua tesi le dichiarazioni di Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, che dice: «Oggi il dato che emerge del bollettino della Protezione civile è che il numero dei guariti è uguale a quello dei nuovi contagi. Abbiamo poi per i dimessi un meno 500. La mia sensazione, lavorando anche in ospedale e osservando i numeri di oggi, è che questo virus ha perso forza. Lo ha fatto anche nella tipologia di pazienti più gravi che oggi abbiamo davanti: due settimane fa erano pazienti dal quadro clinico impressionate ora sono molto meno gravi». Qualunque sia la verità e noi cittadini che non siamo virologi e non abbiamo sequenziato il virus non la possiamo conoscere, esprimo tutta la mia solidarietà al prof Montagnier per tutte le diffamazioni che ha subito. Nessuno merita questo, se altri non sono d’accordo che argomentino in maniera scientifica e non con squallide diffamazioni. Se il professore ha ragione, lo sapremo fra circa un mese. Se il virus scomparirà spontaneamente, significa che aveva visto bene e se invece il virus non andrà via, avranno ragione i suoi oppositori. C’è chi accomuna Montagnier a Salvini, ma questo è sbagliato, perché Salvini usa tutto quello che gli serve per manipolare, come per esempio rosari e migranti.

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Faccetta nera a scuola – Parla il legale del docente di musica

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L’avvocato Gianluca Grasso, a seguito di mandato ricevuto, ha emesso il seguente comunicato stampa a difesa del suo assistito.

La tempesta mediatica che ha investito il mio assistito, purtroppo, non accenna ad arrestarsi, anche in occasione dei festeggiamenti per il 25 Aprile la vicenda continua a essere in risalto e non risulta più tollerabile una narrazione dei fatti completamente distorta della realtà.

A distanza di molti giorni dall’evento, il Preside continua a ribadire, nelle interviste rilasciate alla stampa, di aver bloccato il docente (non si capisce in cosa!). Anche la convocazione di un dibattito pubblico per discutere “sulla scelta poco felice della canzone fascista” fa capire che, nonostante gli sforzi del docente, i fatti, per come realmente si sono svolti, continuano a essere travisati e distorti.

Dunque, ricostruiamo la vicenda

Innanzitutto, bisogna chiarire che non c’è stata alcuna richiesta didattica di cantare né suonare la canzone, così come non era prevista alcuna esecuzione della canzone in nessun ambito né pubblico né privato. Durante le lezioni di educazione musicale dal Professore vengono trattati diversi argomenti sia di natura tecnica (notazione, tempo, ritmi, e molto altro) che interpretativa (dinamiche e agogiche principalmente). Nel corso delle lezioni di pratica musicale durante l’ascolto e lo studio di canzoni dello stesso periodo, oltre a canzoni di epoca risorgimentale, nonché l’inno nazionale, è emersa la curiosità, da parte dei ragazzi, di ascoltare questa canzone “incriminata” non in programma.

L’utilizzo del brano “Faccetta nera” ricade in un contesto didattico di confronto sugli argomenti summenzionati in relazione alla struttura naturale del brano e all’orecchiabilità della melodia che, così come altre, viene considerata in funzione della propria struttura musicale, svuotandola e deprivandola completamente del contenuto ideologico/politico che generalmente viene associato alla melodia.

Gli stessi studenti, per poter avere un riferimento sullo studio di queste differenze, hanno chiesto lo spartito con il testo e il docente ha provveduto a scaricalo da internet e inviarlo sul gruppo whatsapp degli studenti insieme a un altro brano, proprio come esempio di ritmi e metriche in contrapposizione a quelli di altri brani studiati nel corso dell’anno.

Questi sono i fatti. Pertanto, ancora oggi, non si capisce quale blocco avrebbe posto il preside nei confronti del docente, visto che, preme ribadirlo con fermezza, nessuna esecuzione del brano era stata richiesta dal mio assistito agli studenti.

Il professore, con molti anni di docenza alle spalle, organista religioso, persona impegnata nel sociale, non può che essere notevolmente rammaricato da tutto questo clamore mediatico. Ovviamente, conoscendo le dinamiche giornalistiche, sappiamo bene che associare quanto accaduto al 25 Aprile ne fa risaltare il clamore, ma sarebbe opportuno ricondurre la vicenda nei limiti della verità e contestualizzarla.

Con l’occasione, il Professore, mio tramite, vuole ringraziare i numerosi messaggi ricevuti da parte dei suoi studenti i quali gli hanno manifestato solidarietà e vicinanza; gli stessi, conoscendo realmente i fatti, hanno espresso il loro stupore per quanto sta accadendo.

Il mio assistito, inoltre, per il tramite del mio Studio Legale, si riserva tutte le azioni a tutela della propria reputazione e onorabilità. Tanto si doveva per chiarire la vicenda e ristabilire la verità dei fatti.  

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Assegnate ad Ariano Irpino le maglie tricolore medio fondo CSI 2024

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La gara ciclistica nazionale VI° Mediofondo Primavera svoltasi nel giorno della festa della liberazione (25cm) ad Ariano Irpino, ha assegnato le maglie tricolori riservate agli atleti CSI nella specialità Mediofondo nazionale 2024.  Celestino Anzivino e tutta la sua associazione Speedrow Team hanno per la sesta volta allestito una manifestazione che poche sul territorio della regione Campania possono ritenersi degne di assegnare le maglie tricolori come quella svoltasi nella comunità arianese, modello da prendere sicuramente ad esempio. Infatti, la manifestazione si è svolta in piena sicurezza e in maniera eccellente grazie anche all’impiego delle  forze dell’ordine a partire dalla Polizia di stato, Carabinieri che hanno garantito la sicurezza dei concorrenti, ai Vigili Urbani locali, Volontari, moto staffette e quattro ambulanze per assistenza medica in gara. Ma andiamo alla cronaca della gara. Al via 292 ciclisti provenienti da ogni regione d’Italia. La partenza è stata data alle ore 9:00 dal rione Martiri, zona Perazzo con partenza e arrivo lungo la statale novanta. I concorrenti hanno affrontato un percorso agonistico di 96 km che si sono dati battaglia lungo gli impegnativi chilometri di gara e 1670 metri di dislivello, resi ancor più impegnativi dal vento e dalla salita di Ciccotonno con pendenza media del 6,5 % e max 25% che hanno dovuto affrontarla per due volte. I ciclisti anno attraversato, oltre ArianoIrpino, Montaguto, Orsara di Puglia, Panni,  Monteleone Di Puglia, Savignano Irpino Ciccotonno, Difesa Grande. Per la classifica generale assoluta Mediofondo il primo tagliare il traguardo è stato Marco Larossa (LarossaTeam) che ha preceduto Matteo Rotondi (Murolo Vincenzo Elefante SL2) , terzo posto per Chiriacò(Autoricambi Marrone). Tra le donne sul gradino più alto del podio Rossella Diezzo (Barracuda Bike Cycling Team), piazza d’onore per Lidia Principi . terzo gradino del podio per Emanuela Sampaolesi (Team Go Fast), quartaCinzia Zacconi (new Mario Pupilli), quinto posto per l’atripaldese Annalisa Albanese del team Eco Evolution Bike. Al termine della classifica finale risultato vincitore della maglia di campione nazionale mediofondo CSI 2024 nella rispettiva categoria i seguenti atleti:

Junior Sport Macchione Francesco (Brasciwood); Elite Sport: Prencipe Domenico (Cicli Spano Spontino); Master 1: Larossa Marco (Team Larossa); Master 2: Giangregorio Felice (Dama Project);

Master 3: Giannuzzi Antonio (Tekno Bike Putignano); Master 4: Navedoro Giuseppe (Team Larossa); Master 5: Pastore Mario (Murolo Vincenzo Elefante SL2); Master 6: Monaco Alfonso (Team Falco); Master 7: Catapano Fabrizio (New Daunia Cycling); Master 8: Ritota Carlo Bartolomeo (Molise Ricambi); MW1: Albanese Annalisa (Eco Evolution Bike);
MW2: Zacconi Cinzia (New Mario Pupilli);
MW3: Sampaolesi Emanuela (Team Go Fast). 

I new vincitori nazionali sono stati premiati con la maglia  tricolore da Biagio Nicola Saccoccio responsabile della Commissione Tecnica Nazionale Ciclismo e Enrico Pellino presidente del Comitato CSI Campania.  La manifestazione si è conclusa con un ricco pasta party per gli atleti e famigliari al seguito.

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W il 25 aprile, W la Costituzione

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IL 25 aprile ricorda il sacrificio dei partigiani che liberarono il paese dalla dittatura.

Crimini inenarrabili macchieranno per l’eternità coloro che si richiamano agli ideali del fascismo, uomini che trucidarono e misero a tacere gli avversari con la violenza culminata nel 1924 nell’omicidio di Giacomo Matteotti che denunciò, alla camera dei deputati, le violenze commesse dalla nascente dittatura. Il fascismo trascinò il paese nella seconda guerra mondiale provocando morti e distruzione dalle cui ceneri rinacque l’Italia liberata dai partiti democratici. Costoro erano divisi dai programmi politici ma uniti dalla volontà di abbattere la dittatura e far nascere uno Stato fondato sull’uguaglianza e la solidarietà. La democrazia è un dono che va conservato gelosamente, ognuno di noi deve partecipare a ravvivare il sentimento di unità e condivisione creando le condizioni affinché nessuno sia lasciato indietro.

La democrazia si nutre di partecipazione ed inclusione a differenza della dittatura che elimina l’avversario zittendolo ed impedendogli di esprimere liberamente le proprie idee. Dobbiamo ribellarci a qualsiasi forma di assolutismo per dare forza e slancio alla democrazia, dono gratuito e disinteressato dei partigiani. La dittatura è stato il momento buio della storia italiana, mentre la democrazia incarna il nuovo mondo che consente a tutti di parlare liberamente nelle piazze

Allora, a voce ferma gridiamo: W il 25 aprile, W la Costituzione

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