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Così non va

Centro Storico

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Approfittiamo di un pubblico spazio di comunicazione per fare alcune riflessioni che riteniamo non possano più essere sottaciute e che nascono dall’amore che da sempre nutriamo per Ariano.
Siamo residenti del centro storico ma non intendiamo sostenere questioni che possano essere riferite ad una specifica categoria cittadina, piuttosto intendiamo parlare da arianesi e, ci sia consentito, da italiani.
Uno dei tratti caratteristici del nostro Paese è quello che emerge dai suoi borghi storici, dalla loro bellezza e dalle straordinarie peculiarità che li rendono unici al mondo. Essi connotano non solo la struttura del tessuto urbano cittadino, ma definiscono soprattutto un tratto culturale della nostra italianità. Vivere i nostri centri storici significa confrontarsi quotidianamente con la storia, l’arte e la tradizione che nel corso dei secoli hanno costruito la fama dell’ Italia nel mondo. Significa cogliere un modo di vivere che ha attraversato il tempo e che fa parte in maniera indissolubile del dna di un popolo. Purtroppo questa ” romantica ” visione cozza sempre piu’ con una modernità figlia di innumerevoli contraddizioni e di problematiche che stanno uccidendo la possibilità di far vivere i centri storici.

 

 

 

 

 

 

 

Sentivamo il bisogno di portare a conoscenza la questione di una parte importante e vitale di un vicolo del centro storico di Ariano, abbandonato ormai da troppi anni. Come si puo’ evincere anche dalle foto in via A.Spada e vicolo A. Grassi ormai si può fare di tutto, i propri bisogni, abbandonare qualsiasi tipo di rifiuto, fino a rischiare la propria incolumità per la presenza di edifici fatiscenti e pericolanti. Ci chiedevamo come mai ad appena 10 mt dalla Cattedrale, simbolo storico e non solo della Città di Ariano Irpino, si possa verificare tutto questo? Le autorità non vigilano e non sono presenti in una zona così importante, ma anche la presenza dell’operatore ecologico si riduce ad una due volte in un anno.Chi ha viaggiato un po’ per l’Italia, si sarà reso conto di come altre amministrazioni tengano nella giusta considerazione la salvaguardia del centro storico per l’importanza che esso rappresenta per le generazioni passate ma anche e soprattutto di quelle future.

Noi speriamo che questo appello attraverso questo spazio pubblico di informazione non cada nel vuoto.

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Attualità

Informagiovani – Appello all’amministrazione comunale 

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In una nota diramata a mezzo stampa, l’hub diffuso di innovazione sociale Alda Merini fa appello al sindaco Enrico Franza e all’assessore delegato per la riapertura del centro e l’erogazione di servizi essenziali. Di seguito il comunicato: “La gestione del Centro Informagiovani del comune di Ariano Irpino da parte dell’associazione ambiente salute lavoro è arrivata a conclusione il 14 novembre 2024 dopo tre anni di attività, come previsto dalla convenzione stipulata a fine 2021 tra l’associazione e il comune di Ariano. I servizi del Centro attivi negli ultimi tre anni sono perciò per ora sospesi da quasi un anno: questo immobilismo porta sicuramente alla vanificazione del lavoro svolto egregiamente dagli operatori dell’associazione individuata per la gestione delle attività e ancor più dal punto di vista simbolico rappresenta l’abbandono della comunità giovanile arianese che è sprovvista di qualsiasi rete di supporto per la ricerca di opportunità formative e lavorative.Obiettivo, dare ossigeno ai nostri ragazzi, che in caso contrario vedrebbero annichilirsi anche le ultime speranze di guardare al proprio paese come il luogo dove trovare opportunità e poter costruire un futuro. Sicuri della sensibilità del primo cittadino arianese, rispetto a questi temi, ci offriamo come supporto per ogni attività necessaria per l’erogazione dei servizi”.

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Attualità

Antonio Bianco: “Terzo Settore penalizzato dai tagli”

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La finanziaria del 2026 mette in campo la riduzione delle risorse finanziarie destinate al Terzo Settore. Il fondo già insufficiente, viene ridotto di ulteriori 34 milioni di euro e compromette l’attività degli enti da sempre impegnati anche nell’assistenza dei disabili, nella gestione dei servizi del welfare istituzionale e dei servizi socio sanitari. Una mazzata che preoccupa la portavoce del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi che dichiara: “constatiamo purtroppo non solo l’insufficienza delle risorse rispetto alle reali necessità del comparto, ma anche una loro riduzione” (Avvenire, 6 settembre 2025).

Auspica un ripensamento e l’incremento delle risorse finanziarie assegnate ad un settore che, in molti casi, svolge l’attività principale e non più sussidiaria di sostegno delle persone disabili sostituendosi allo Stato Centrale che, oramai, per motivi di equilibrio di bilancio, riduce l’azione di inclusione delle persone fragili nella società civile. Il disabile è considerato un costo eccessivo per le casse dello Stato, si frappongono ostacoli al suo completo sviluppo psico-fisico e spesso il percorso formativo scolastico è segnato da insufficienti ausili compensativi e mancanza dei docenti di sostegno in tutte le ore curricolari. Ciò è ancor più evidente nelle scuole meridionali penalizzate, in maggior misura, dai tagli all’istruzione e dall’aumento degli alunni per classe. Vengono sottovalutate le esigenze della famiglia del disabile che, a volte, in solitudine deve fronteggiare situazioni inenarrabili. In tal modo, si compromette la serenità familiare segnata dalla perdita del lavoro da parte di un componente della famiglia, spesso la donna, che si licenzia per dedicarsi alla cura della prole. Fattore che induce frustrazione e sensi di colpa che, se non colti in tempo, possono minare l’equilibrio psico-fisico e sfociare in gravi patologie. È necessario offrire alla persona, in particolar modo a quella disabile, occasioni di crescita progettati sulla sua persona e sui suoi desideri, programmando azioni inclusive ed agendo sulle abilità residue per renderlo autonomo e, se possibile, membro attivo della comunità. La TV ed i media dovrebbero fare la loro parte con messaggi e programmi di pubblica utilità al fine di proporre un nuovo modello socio-culturale che non consideri il disabile lo scarto, ma una persona che indica ai presunti “abili” la strada per diventare umani.

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Attualità

L’acqua non si vende, sit-in a Napoli il 27 agosto per l’acqua pubblica

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Papa Francesco nella Laudato si ci insegna che: “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.” Il surriscaldamento del pianeta sta mettendo a serio rischio il diritto all’acqua a causa dell’abbassamento delle fonti. In Campania, come in tutto il sud Italia, la situazione è sempre più drammatica. Nel momento in cui le interruzioni del servizio idrico sono all’ordine del giorno, ci saremmo aspettati che la politica si impegnasse a garantire il rispetto del referendum del 2011 e tariffe agevolate per l’accesso all’acqua a tutta la popolazione. Ed invece incredibilmente l’Ente idrico Campano si riunisce in piena estate il 27.08.2025 per deliberare:

la privatizzazione dell’acqua nella provincia di Caserta con una gestione mista pubblico/privato;

l’aumento delle tariffe nei 126 comuni delle province di Avellino e Benevento serviti

da Alto Calore servizi.

    La privatizzazione dell’ambito casertano fa parte del più ampio processo di svendita dell’acqua in tutta la Campania a favore di Acea. E inaccettabile che la regione con i bacini più ricchi del sud Italia diventi terra di conquista per le multinazionali che vogliono rivenderci la nostra acqua a peso d’oro. Siamo stanchi di ascoltare dalla politica la stessa favoletta: “non ci sono risorse per gestire l’acqua e per questo è inevitabile il ricorso ai privati”. Ma i soldi per le armi si trovano sempre mentre sono lasciati a secco settori vitali quali la sanità, la scuola ed il risanamento delle reti colabrodo. La risposta alla crisi idrica non è la privatizzazione, come dimostra l’ingresso dei privati in settori quali autostrade, elettricità, gas e telefonia che ha portato soltanto aumenti delle tariffe e disastrose gestioni.

    Dall’altra parte è inaccettabile che a pagare i debiti di Alto Calore siano soltanto le famiglie già alle prese con grosse difficoltà economiche. Per questo chiediamo con forza il rispetto del concordato fallimentare per mettere in sicurezza l’Ente e garantire una gestione pubblica della risorsa, senza un indiscriminato aumento delle tariffe.

    Il Sit-in si terrà il 27.08.2025 alle ore 15 a Napoli in via De Gasperi 28, davanti la sede dell’Ente Idrico Campano

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