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Sottostazione Stratola ad Ariano-Nasce il comitato per ottenere la delocalizzazione della centrale elettrica

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Monta con forza la protesta degli abitanti della località Stratola del Comune di Ariano Irpino. Sul tavolo la realizzazione della “Sottostazione Stratola”.  Un’opera di servizio alla nuova linea ferroviaria: il famoso progetto dell’Alta velocità Napoli – Bari.  L’intera contrada dice “No”. “Ci sono soluzioni alternative e quindi si deve necessariamente evitare il deturpamento del nostro paesaggio e il depauperamento delle colture di pregio che insistono su questa porzione di territorio”. Questo il grido unanime dei cittadini.  “L’intervento prevede la realizzazione di una centrale elettrica che produrrà inevitabili effetti legati all’elettrosmog, di un sistema di areazione che andrà a creare inquinamento acustico. Per non parlare poi dell’occupazione del territorio per circa dieci ettari per depositare non si capisce ben che cosa (potrebbe trattarsi di materiale di scavo della galleria di 27 Km che poi non sarà più rimosso)”. E’ una situazione inaccettabile. Chiediamo una mobilitazione di massa da parte dell’intera popolazione dei rappresentanti politici ed istituzionali del nostro territorio. I cittadini sono decisi a far arrivare la propria protesta sui tavoli che contano a livello provinciale e regionale. “E’ una vicenda assurda, sicuramente si tratta  di un’opera strategica e vitale per il futuro del territorio e l’attraversamento in galleria garantisce tutela ambientale. Ma non si deve abbassare la guardia in relazione ai servizi esterni all’area ferroviaria. Alla Contrada Stratola sono previste colossali opere ed infrastrutture relative ad un’uscita di sicurezza dalla galleria principale con passaggio pedonale e con tutte una serie di servizi relativi alla fornitura di elettricità (prevista una nuova centrale elettrica) con motori per aria forzata e con varie aree di cantiere e di stoccaggio”. Al centro della questione la “devastazione” e il forte impatto che un’opera del genere avrebbe sul territorio. “Quello che viene descritto come un semplice territorio  privo di coltivazioni di pregio – tengono a sottolineare gli abitanti della località Stratola –  è in realtà un’oasi di pace tra vigneti ben tenuti con un’Azienda che svolge attività vinicola da tempo, ci sono olivi secolari che rappresentano con la varietà ravece il vanto della nostra economia agricola. Inoltre ci sono terreni coltivati a grano e meravigliose piante da frutto. Il tutto incorniciato in uno splendido paesaggio che rimane l’unica ricchezza rimasta dopo che già ci hanno “espropriato l’anima”. Infatti al di là della collina ci sono le discariche di Difesa Grande e Savignano contornate da decine di pale eoliche”. I residenti della località arianese sono decisi ad andare fino in fondo per difendere il proprio territorio. Si sono già costituiti in un apposito comitato e nei giorni prossimi interpelleranno il Prefetto al fine di richiedere un incontro urgente. “Questa volta non possiamo girare la faccia dall’altra parte, il nostro territorio ha subito troppe nefandezze. La Contrada Stratola dice NO e lo dice ad alta voce con la speranza di coinvolgere l’intera popolazione di Ariano Irpino, l’On. Maraia che ci rappresenta in Parlamento, il nuovo Sindaco Franza e le loro rispettive compagini elettorali. Tutti costoro hanno l’occasione di mostrare quanto tengono al loro territorio e ai loro concittadini. Non siamo contro il progresso e le nuove tecnologie ma contro chi non usa il buon senso ed offende un territorio che da tempo è stato sempre “maltrattato”.

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Villa bunker confiscata al Clan Cava, firmato il contratto di appalto.  A breve i lavori per realizzare un centro antiviolenza per le donne

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Il presidente Buonopane: “Sarà un presidio di legalità”

È stato sottoscritto questa mattina e registrato presso l’Agenzia delle Entrate il contratto di appalto stipulato dalla Provincia con la società “Vivenzio Costruzioni srl” con rogazione del segretario generale, Brunella Asfaldo, per i lavori relativi all’“Intervento per la valorizzazione del bene confiscato sito a Pago Vallo Lauro” per un importo di 1.567.328,74 oltre Iva.

A breve, dunque, sarà avviato il cantiere.

Messi addietro, il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, aveva approvato con proprio provvedimento il progetto definitivo relativo alla realizzazione nell’ex villa bunker confiscata al Clan Cava di un Centro antiviolenza per le donne e casa rifugio.

Con lo stesso provvedimento aveva candidato il progetto all’Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5- Inclusione e coesione- Componente 3- Interventi speciali per la coesione territoriale- Investimento 2- Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea- Next Generation EU, e aveva approvato il protocollo d’intesa con il Comune di Pago Vallo Lauro e il Consorzio Servizi Sociali Vallo di Lauro Baianese Ambito 6.

La Provincia ha poi ottenuto un finanziamento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per coprire l’investimento.

“Con questo progetto – dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane – restituiamo alle comunità del Vallo Lauro e dell’intera Irpinia un immobile sottratto alla criminalità organizzata. In quell’edificio sorgerà un presidio di legalità, dove le donne vittime di violenze potranno fare partire il proprio riscatto. Fondamentale è stato il supporto della Prefettura che sta accompagnando la Provincia lungo l’intero percorso verso il traguardo della realizzazione di tale progetto. È questa l’occasione per ringraziare ancora una volta il prefetto, Paola Spena”.

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Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

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I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

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Antonio Bianco:”Occorre la crociata contro le morti bianche sul lavoro”

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nessun governo ha posto il freno al massimo profitto ed ai sub appalti, costi quel che costi, inclusa la vita dei lavoratori. Eppure ci sono fiumi di leggi, pezzi di carta straccia bruciata sull’altare dell’egoismo e della competizione che risparmia sui salari pur di rimanere sul mercato che cannibalizza le imprese in regola, costrette a chiudere i battenti. La strage della centrale elettrica di Suviana, seguiranno le commemorazioni di stato, le frasi di rito, qualche lacrimuccia e poi, speriamo di no!, in attesa del nuovo lutto. In Italia ogni anno perdono la vita più di 1000 persone sul posto di lavoro, con migliaia di lavoratori infortunati che vanno ad ingrossare la schiera di invalidi civili che sono presi in carico dall’INPS. Costi che si riversano sul sistema pensionistico e su quello sanitario, incapace di garantire la presa in carico totale dell’infortunato e della sua famiglia. Non si può andare a lavorare e ritornare a sera in una bara con le commemorazioni di Stato. Occorre una crociata contro questa strage, diversamente siamo simili a Ponzio Pilato che, si lava le mani e gira lo sguardo da un’altra parte.

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