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Siamo stati lasciati soli: serve più umanità – Parla il direttore sanitario del Centro Minerva

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Parla con affanno a causa della mascherina e della “tuta da palombaro”come lui stesso la definisce, ma si sente la passione nella voce di Enricomaria Mattia, il direttore sanitario, che abbiamo raggiunto telefonicamente.

Il direttore sanitario del Centro Minerva Enricomaria Mattia

Com’è la situazione al Centro Minerva, dopo che si è rivelato un focolaio?

Attualmente i pazienti positivi sono 23, asintomatici. L’età media è di 85 anni, ma abbiamo una signora del ‘22, di 98 anni mentre il più giovane è del 1951.

Come vi siete organizzati per gestire questa ulteriore emergenza nell’emergenza?

Sono rimasto solo come medico, a gestire 60 persone, insieme alle OSS, le infermiere, che sono qui da venerdì pomeriggio. Abbiamo Dpi di differente validità, perché i dispositivi di protezione individuale, si sono andati man mano modificando, siamo passati prima all’FFP1, poi all’FFP2, poi alla mascherina chirurgica, quindi alla visiera e oggi siamo con la tuta da palombaro, che non ci consente nemmeno di poter andare in bagno, né di respirare bene.

Che turni fate?

Turni massacranti, 24 ore su 24: è una vitaccia che non auguro a nessuno. Sono i turni che hanno fatto le 19 ragazze in attesa del secondo tampone, di cui oggi hanno avuto finalmente il referto:negativo! Ora pretenderò che vadano a casa, devono potersi lavare, stare a riposo, rimettersi psicologicamente, e non avere contatti con nessuno. Hanno di certo una marcia in più, se consideriamo che hanno combattuto con poche armi, rimanendo negative al coronavirus: vuol dire che sono veramente forti.

Siete in numero sufficiente come personale o sottodimensionati?

Molti sono in malattia, molti in ferie. La direzione, attraverso il dr. Nicola Chianca si è prodigata, ha denunciato il mondo intero e io l’ho aiutato, insieme alle OSS. Io sono arrivato qui stanotte dopo mezzanotte e mezza, d’urgenza, anche se mi trovavo a casa a Caserta poiché non sto molto bene. Avendo visitato tanti pazienti mi avevano dato l’obbligo di stare a casa, si erano preoccupati che potessi essere stato contagiato e io stesso fonte di contagio, ma non ho sintomi e pertanto il decreto mi consente di lavorare. Non me la sono sentita di abbandonare la nave in queste condizioni (si commuove), non sarei stato sereno: non sono uno che si tira indietro. Sono venuto contro il parere di tutti, stanotte non volevano farmi entrare! Mi sono stati vicini e vorrei perciò ringraziarli, il commissario dr.ssa Silvana D’Agostino e il dr. Gaetano Morrone, responsabile del S.E.P., che è l’unico che è venuto qui ben 2 volte. Gli altri ci hanno abbandonato tutti (lo ripete con forza), dagli infermieri alle malelingue, che hanno detto che avremmo nascosto qualcosa. Io faccio il medico per curare le persone, non per ucciderle, né per uccidere me stesso. Non so se continuerò qui dopo questa situazione che mi ha provato molto, destabilizzato, ma ora non abbandono di certo.

I familiari non possono vedere i loro congiunti?

Ho sempre dato disposizioni di non far entrare nessuno, almeno finché c’ero io: cosa è capitato quando non c’ero, non lo so. Fin da quando sono arrivato qui, 5 anni fa, ho dato disposizioni di non far entrare le persone nelle stanze, così come di non far entrare i bambini e ho avuto persino degli scontri… Il 23 gennaio ho fatto un post su Facebook, dove ho oltre 60.000 followers, nel quale ho detto che questo era un virus letale, invitando a prendere provvedimenti, ma tutti si sono agitati, persino gli infermieri mi hanno dato dell’allarmista: mi hanno detto che stavo sbagliando, che non era giusto che lo facessi!

Coloro che sono venuti dai familiari rischiano di essere stati contagiati…

La clinica è chiusa dal 7 marzo, passati i 14 giorni, se non hanno avuto i sintomi, non rischiano più nulla.

Com’è arrivato lì il virus?

Siamo nella zona più rossa della Campania, chiunque potrebbe averlo portato.

Se qualcuno peggiora e dimostra i sintomi da coronavirus, come vi comportate?

In base alla comunicazione che ho avuto, i pazienti positivi andranno direttamente presso l’Ospedale Frangipane e qui al Minerva, rimarranno soltanto i negativi.

Volontari Ass.ne Vita addetti al trasporto pazienti positivi al Frangipane

Che appello vuol lanciare?

Serve più umanità, anche nella classe medica, dove talvolta, non c’è!

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L’eutanasia delle aree interne del Sud decisa per legge

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Il governo Meloni ha predisposto il nuovo Piano Strategico per le Aree Interne pubblicato dal Dipartimento delle Politiche di Coesione e per il Sud, struttura che coordina e pianifica l’attuazione delle politiche di coesione territoriale. Il documento messo a disposizione del Ministro Tommaso Foti, in quota Fratelli D’Italia, descrive la drammatica situazione di ben 42 aggregati comunali del Sud per i quali si configura una situazione di “povertà dietro l’angolo” e individua come soluzione “l’accompagnamento allo spopolamento” ritenuto “l’obbiettivo minimo”. Il Presidente della CNA di Enna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), Valentino Savoca, denuncia il fatto e dichiara, senza mezzi termini, la scelta “inaccettabile e offensiva nei confronti di milioni di persone, della storia di tante comunità e dell’Italia dei comuni” (Ennalive.it, 2 luglio 2025). La migrazione dalle aree interne del Mezzogiorno è stata valutata irreversibile, sia dall’attuale governo che da quelli precedenti, mai contrastata con azioni concrete che avrebbero potuto invertire il trend negativo. I dati dell’Istat confermano la diminuzione della popolazione ed offrono al governo Meloni l’alibi per ridurre o azzerare le risorse finanziarie per la sanità, l’Istruzione, del fondo perequativo e infrastrutturale nonché quelle del PNRR, dirottandole verso il Centro-Nord. Con l’effetto di favorire l’accentramento della popolazione in poche aree urbane super affollate, dotate di servizi efficienti mentre le aree interne del meridione sono condannato ad un oblio programmato che le trasformerà in una riserva indiana abitata, in maggior misura, da anziani. I meridionali sono di serie B ma quelli delle aree interne appartengono ad una sotto categoria con ancora minori diritti di cittadinanza, concetto ribadito in una nota di Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale, Sud e aree interne della segreteria nazionale del Pd (2 luglio 2025). Nemmeno con i fondi del PNRR si è voluto ridurre il divario infrastrutturale complementare alla nascita dell’industria manifatturiera e della logistica finalizzate alla riduzione della migrazione. Hanno favorito le disuguaglianze socio-economiche che rendono il Paese diviso e disuguale.

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Convocato Consiglio Comunale – In discussione lo spostamento del mercato settimanale e riconoscimento stato di calamità

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Ad Ariano Irpino il Presidente del Consiglio ha convocato il Civico Consesso nella Sala Consiliare “Giovanni Grasso” di Palazzo di Città, in seduta ordinaria, in unica convocazione per il giorno 8 luglio 2025 alle ore 17,00 per la trattazione dei seguenti argomenti:

  • – Richiesta riconoscimento stato di calamità e costituzione di un tavolo tecnico per il monitoraggio dei danni subiti e l’individuazione degli agricoltori danneggiati;
  • – Spostamento del mercato settimanale in località Cardito. Discussione ed esame della possibilità di revoca del provvedimento e di ripristino della sede originaria.
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AREE INTERNE, D’AGOSTINO(FI): NESSUN DECLINO IRREVERSIBILE

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Il segretario provinciale di Avellino scrive alla Premier e al Ministro per la Coesione: “Per i nostri territori occorrono infrastrutture, accesso al credito, agevolazioni fiscali e valorizzazione del turismo sostenibile, non rassegnazione.”

Roma, 2 lug – “Le aree interne non sono un capitolo chiuso della storia economica del Paese, né un peso morto destinato al declino. Sono un potenziale straordinario di sviluppo, lavoro e qualità della vita. Serve il coraggio politico di scommettere sul loro rilancio, non la rassegnazione istituzionale”. Lo dichiara l’on. Angelo Antonio D’Agostino, responsabile nazionale del Dipartimento Innovazione e Sviluppo di Forza Italia e segretario provinciale del partito ad Avellino, commentando il contenuto del Piano strategico nazionale per le aree interne, dove si parla di “struttura demografica compromessa” e di una condizione di difficilissima reversibilità per molti territori.

“Sono valutazioni che mi permetto di respingere con determinazione – prosegue D’Agostino – perché rischiano di cristallizzare una visione rinunciataria, che finisce per deresponsabilizzare la politica e scoraggiare le comunità locali. L’Italia non può permettersi di archiviare un terzo del proprio territorio come se fosse perso per sempre. Per questo ho scritto una missiva alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro per le Politiche di Coesione, Tommaso Foti, per chiedere di rivedere le parti del Piano che fanno riferimento a una presunta irrimediabilità del declino, sostituendo questa impostazione con un impegno chiaro per politiche di rigenerazione e investimento.”

D’Agostino sottolinea come il rilancio delle aree interne debba passare per interventi concreti: “Dalle infrastrutture materiali e digitali all’accesso al credito, da agevolazioni fiscali per chi investe alla valorizzazione del turismo sostenibile e dell’industria di trasformazione, è possibile creare le condizioni per invertire la tendenza. Come imprenditore a capo di un gruppo nato proprio nelle aree interne del Mezzogiorno, so che questa sfida può essere vinta se si abbandonano le vecchie ricette e si adottano politiche innovative, ambiziose e territorialmente mirate.”

“Sono certo che Forza Italia, grazie al lavoro certosino del nostro capo delegazione a Bruxelles, Fulvio Martusciello, e del nostro Segretario nazionale e Vice Premier, Antonio Tajani, continuerà a lavorare in Europa, in Parlamento e nel Governo per restituire dignità e futuro ai nostri borghi e ai nostri comuni. Nessun territorio deve sentirsi condannato al declino: questa – conclude D’Agostino – è la nostra responsabilità e la nostra sfida.”

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