Attualità
Enrico voleva insegnare ai bambini a sconfiggere il drago, invece è stato sconfitto da un virus incontrato in ospedale per caso

Di Tonino Scala
Trentadue anni. Aveva solo trentadue anni il giovane maestro che si è spento nella giornata di ieri l’altro a Bergamo. Era un emigrante. Aveva Lasciato la sua terra alla ricerca di vita, di un sogno, quello di insegnare ai bambini. Era di Poggiomarino un paesone alle falde del Vesuvio, dove il vulcano è amico, fratello, compagno di vita. L’avrà portato con sé Enrico, questo il suo nome, quel magma che segna le esistenze di chi vive da quelle parti. In quella Lombardia, la civile Regione dove l’Europa è più vicina, aveva trovato la sua ragione di vita, il suo obiettivo, quello per il quale aveva studiato: costruire un mondo nuovo, insegnando a bambini che i draghi si possono sconfiggere. Con lui avevo scritto il mio primo libro per bambini, all’epoca faceva un tirocinio post laurea proprio nella terra che tanto amava. Con i bambini che seguiva, facemmo diventare un mio scritto sulla Costituzione, un libro che mi ha dato tante soddisfazioni: La Costituzione siamo noi ovvero la Costituzione spiegata ai bambini. Gli chiesi di voler scrivere anche la prefazione al testo. È il suo ricordo che porterò con me fino alla fine dei miei giorni. Poi la partenza, quella per una nuova vita. Il precariato, la voglia di vivere, di fare, di dire. Era amato, e non è retorica banale, si faceva amare. Quella vita che guardava con il sorriso di chi, vista la giovane età, ha un’esistenza davanti. Poi un intervento, una cosa banale, il ricovero in una struttura dalla quale non uscirà più. Un ricovero che è servito ad un piccolo essere minuscolo, un virus che sta bloccando le nostre esistenze, a impossessarsi del suo corpo. Gli ospedali, quelli che dovrebbero curarci, diventano focolai in questo Paese non pronto, nosocomi che diventano luoghi in cui ci s’infetta. Ha resistito per più di un mese, attaccato a quel respiratore che forzava i suoi polmoni. Aveva il cuore forte. Forte e buono aggiungo io, che lo conoscevo. Voleva vivere Enrico, aveva tanta voglia di vivere, invece non è riuscito ad insegnare ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. È morto, è morto senza l’affetto dei suoi cari. È morto, ma non era un numero, era un uomo forte, che ha affrontato la vita perché voleva vivere e il nostro non essere pronti gli ha tarpato le ali. Una storia triste, che se le cose fossero state organizzate diversamente, non sarebbe finita così.
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