Sergio Melillo Vescovo Ariano-Lacedonia

 

“Carissimi presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici della diocesi di Ariano Irpino – Lacedonia, nella lettera “Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà, le tue misericordie che sono da sempre” dicevo che avrei comunicato tempestivamente le determinazioni della Chiesa italiana riguardo al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (8 marzo 2020), che prevede “l’apertura dei luoghi di culto condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.

Sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri” (art. 2, lett. v). II A tal fine, allego il “Comunicato” 11/2020 della Conferenza Episcopale Italiana, nel quale viene chiarito che: “l’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le cerimonie religiose. Si tratta di un passaggio fortemente restrittivo la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”.

Tale determinazione va applicata senza ulteriori interpretazioni. Condivido la sofferenza per il momento difficile che viviamo, pur consapevoli che – come ci insegna il Papa – “il Popolo di Dio ci conosce meglio di chiunque altro. Conoscono le nostre amarezze e pregano anche il Signore per noi. Aggiungiamo alle loro preghiere le nostre, e chiediamo al Signore di trasformare le nostre amarezze in acqua dolce per il suo popolo” (Papa Francesco).

Pertanto, dispongo che:

1. Fino a venerdì 3 aprile 2020 tutte le chiese della Diocesi di Ariano Irpino – Lacedonia dovranno rimanere aperte per la preghiera personale: “perseverate nella preghiera e vegliate in essa” (Col 4, 2). Coscienti che “ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata… e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG, 20).

2. Per quanto riguarda le esequie si rispettino i soli riti di benedizione, alla presenza dei familiari più prossimi, nella casa dei defunti e nella cappella cimiteriale.

3. Per quanto riguarda la celebrazione dei Sacramenti, in particolare il Battesimo e il Matrimonio – qualora non potessero essere rinviati – avvenga in forma strettamente privata (alla sola presenza dei familiari più prossimi).

4. I parroci siano presenti in Chiesa durante i consuetudinari orari delle celebrazioni per tenere accesa, con la loro presenza orante, la “lampada” della fiducia e della speranza tra i fedeli.

Viviamo in questa emergenza continuando a costruire comunione, perseguendo l’ideale delle prime comunità cristiane nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un’anima sola (cfr At 4,32) e perciò, poniamoci davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, o semplicemente in mezzo a tutti con una vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze camminiamo dietro al popolo per aiutare coloro che sono rimasti indietro (cf. EG, 31).