Mettiti in comunicazione con noi

Attualità

Elezioni 2020 – La campagna elettorale in tempo di Covid-19

Pubblicato

-

C’era una volta, anzi c’erano fino a ieri le sette regole elaborate dagli Organi preposti e accettate da molti cittadini per difendere se stessi e gli altri dal rischio di contagio dal Coronavirus:

1 lavare spesso le mani con acqua e sapone o con gel a base alcolica. Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;

2 – non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;

3 – evitare contatti ravvicinati mantenendo la distanza di almeno un metro;

4 – evitare le strette di mano e gli abbracci fino a quando l’emergenza, prorogata fino al 15 ottobre, sarà finita;

5 – coprire bocca e naso con mascherina;

6 – evitare luoghi affollati;

7 – in caso di sintomi simili all’influenza restare a casa.

Va detto che sono state indicate all’inizio della paurosa espansione del contagio, mesi terribili durante i quali tutti abbiamo pensato all’Apocalisse di biblica memoria.

Va detto che molti hanno abbandonato paure e attenzione al riguardo; che l’esigenza di tornare alla ‘’normalità’’, alla ripresa della socializzazione (legittime, senza dubbio) contrastano con i numeri forniti giornalmente dalle Unità di Crisi Regionali. Il virus, ricordiamolo, è ancora parte del nostro quotidiano e lo sarà ancora.

Va detto che la Comunità Arianese ha vissuto, più di tante altre in Campania, lunghi e dolorosi mesi di sofferenza, dando, di contro, esempio di serietà e rispetto delle regole citate.

L’attuale fase di competizione elettorale, momento topico di democrazia, per rinnovare il Consesso civico e i suoi organi esecutivi, invoglia non poco alle compresenze.

Ho avuto possibilità di frequentare alcune di queste adunanze, in Piazza Plebiscito e in alcune Contrade. Ho sottolineato, compiaciuto, l’elevato e notevole livello di rispetto delle regole, specie il distanziamento e le mascherine.

Qualcosa però, stamattina è cambiato tra i cittadini di Ariano Irpino. Stamattina in Piazza ad Ariano Irpino, (la stessa Piazza nella quale i cittadini, con sedie distanziate, in numero adatto ai tanti partigiani dei vari candidati in competizione, hanno mostrato attenzione e rigore nel rispetto delle regole invitando con fermezza chi fosse sprovvisto di mascherina a dotarsene o ad allontanarsi, di stare a distanza), stamattina, dicevo, qualcosa di diverso era evidente.

Nessun rispetto del distanziamento. Molti presenti senza mascherina. Senza posti a sedere. Piazza blindata dalle forze dell’ordine (a cui va sempre apprezzamento per il lavoro quotidiano). Per evitare, forse, che la ridotta produzione di ortaggi, che hanno lanciato nella storia la terra denominata campania felix, finisse sul palco.

Sicuramente per evitare qualunque tentativo di disturbo.

Non tutti i presenti erano Arianesi, ne sono certo. Ipotizzando un mio errore, ipotizzando che fossero tutti Arianesi, sarebbe oltremodo grave aver dimenticato la drammatica, recente e dolorosa esperienza di ‘Ariano Zona Rossa’.

I candidati impegnati a chiedere consenso per rinnovare il Consiglio Comunale di Ariano hanno, tutti, invitato e ricordato nelle rispettive esposizioni pubbliche, al rispetto delle norme anti-covid.

Evitando vicinanze in compresenza sul palco se sprovvisti di mascherina. D’altra parte lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito a condizione che, nel corso di esse, siano osservate le distanze sociali prescritte e le altre misure di contenimento, nel rispetto delle prescrizioni del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, delle norme ordinate da Organi Istituzionali nazionali e regionali. Oltre a quelle non scritte di auto disciplina.

Stamattina sul palco compresenza e niente mascherina. Forse merito/colpa della fede nel potere taumaturgico del rosario?

Attualità

Villa bunker confiscata al Clan Cava, firmato il contratto di appalto.  A breve i lavori per realizzare un centro antiviolenza per le donne

Pubblicato

-

Il presidente Buonopane: “Sarà un presidio di legalità”

È stato sottoscritto questa mattina e registrato presso l’Agenzia delle Entrate il contratto di appalto stipulato dalla Provincia con la società “Vivenzio Costruzioni srl” con rogazione del segretario generale, Brunella Asfaldo, per i lavori relativi all’“Intervento per la valorizzazione del bene confiscato sito a Pago Vallo Lauro” per un importo di 1.567.328,74 oltre Iva.

A breve, dunque, sarà avviato il cantiere.

Messi addietro, il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, aveva approvato con proprio provvedimento il progetto definitivo relativo alla realizzazione nell’ex villa bunker confiscata al Clan Cava di un Centro antiviolenza per le donne e casa rifugio.

Con lo stesso provvedimento aveva candidato il progetto all’Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5- Inclusione e coesione- Componente 3- Interventi speciali per la coesione territoriale- Investimento 2- Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea- Next Generation EU, e aveva approvato il protocollo d’intesa con il Comune di Pago Vallo Lauro e il Consorzio Servizi Sociali Vallo di Lauro Baianese Ambito 6.

La Provincia ha poi ottenuto un finanziamento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per coprire l’investimento.

“Con questo progetto – dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane – restituiamo alle comunità del Vallo Lauro e dell’intera Irpinia un immobile sottratto alla criminalità organizzata. In quell’edificio sorgerà un presidio di legalità, dove le donne vittime di violenze potranno fare partire il proprio riscatto. Fondamentale è stato il supporto della Prefettura che sta accompagnando la Provincia lungo l’intero percorso verso il traguardo della realizzazione di tale progetto. È questa l’occasione per ringraziare ancora una volta il prefetto, Paola Spena”.

Continua a leggere

Attualità

Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

Pubblicato

-

I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

Continua a leggere

Attualità

Antonio Bianco:”Occorre la crociata contro le morti bianche sul lavoro”

Pubblicato

-

nessun governo ha posto il freno al massimo profitto ed ai sub appalti, costi quel che costi, inclusa la vita dei lavoratori. Eppure ci sono fiumi di leggi, pezzi di carta straccia bruciata sull’altare dell’egoismo e della competizione che risparmia sui salari pur di rimanere sul mercato che cannibalizza le imprese in regola, costrette a chiudere i battenti. La strage della centrale elettrica di Suviana, seguiranno le commemorazioni di stato, le frasi di rito, qualche lacrimuccia e poi, speriamo di no!, in attesa del nuovo lutto. In Italia ogni anno perdono la vita più di 1000 persone sul posto di lavoro, con migliaia di lavoratori infortunati che vanno ad ingrossare la schiera di invalidi civili che sono presi in carico dall’INPS. Costi che si riversano sul sistema pensionistico e su quello sanitario, incapace di garantire la presa in carico totale dell’infortunato e della sua famiglia. Non si può andare a lavorare e ritornare a sera in una bara con le commemorazioni di Stato. Occorre una crociata contro questa strage, diversamente siamo simili a Ponzio Pilato che, si lava le mani e gira lo sguardo da un’altra parte.

Continua a leggere
Advertisement

Più letti