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Cittadinanzattiva ha siglato un PATTO PER LA SALUTE per far contare sempre di più i cittadini

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Rifinanziare il Servizio Sanitario Nazionale, rivedendo i criteri di riparto del Fondo Sanitario a partire dai reali bisogni di salute della popolazione; superare la logica del superticket; reinvestire i risparmi derivanti da una buona governance sanitaria all’interno dello stesso Servizio Sanitario Nazionale.

Sono questi i tre punti essenziali del Patto per la Salute siglato il 19 settembre 2019 a Roma, presso la sede di Confcooperative, da cittadini e medici, rappresentati rispettivamente da Cittadinanzattiva e dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo).

“Cittadinanzattiva e Fnomceo fanno da anni fronte comune per difendere i diritti, costituzionalmente protetti, alla tutela della salute e all’uguaglianza”, spiega il presidente della Federazione degli Ordini, Filippo Anelli. “Molti gli interventi congiunti, tra cui l’iniziativa “Cura di coppia”, volta a migliorare il rapporto medico-paziente”.

“Il tema della lotta alle disuguaglianze, come sottolineato anche dalle recenti dichiarazioni del ministro Speranza, è un tema centrale per il Servizio sanitario nazionale, ma non riguarda solo il rapporto tra nord e sud”, ha aggiunto Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, “ma anche aree della stessa regione, tra generazioni, solo per fare alcuni esempi. Il SSN è stato sin dalla sua fondazione l’architrave della coesione sociale, deve tornare a essere uno strumento di sviluppo sociale del Paese, e in grado di garantire la effettiva esigibilità dei diritti per i cittadini”.

Il progressivo definanziamento del Servizio sanitario nazionale, la creazione di 21 servizi sanitari diversi (per liste d’attesa, modelli organizzativi, procedure di emergenza-urgenza, integrazione ospedale-territorio, dotazione e composizione del personale, accesso all’innovazione, coperture vaccinali, screening oncologici) e l’aumento della spesa out of pocket per cure e prestazioni, la carenza di personale medico-specialistico e infermieristico, dovuta all’errata programmazione, minano invece i diritti garantiti dagli articoli 3 e 32. Come rimediare? Medici e cittadini dettano alla Politica la ricetta per ristabilire l’universalità e l’equità d’accesso al diritto alla salute:

porre fine alle disuguaglianze, partendo dal lavoro sviluppato dalla Strategia nazionale per le Aree interne;
riorganizzare le reti dell’offerta ospedaliera e dell’assistenza territoriale;
valutare i fabbisogni del personale del Servizio Sanitario nazionale e dei cittadini che vi accedono;
implementare le infrastrutture e i modelli organizzativi per realizzare il sistema di interconnessione dei sistemi informativi del Servizio sanitario nazionale;
promuovere azioni che valorizzino l’autonomia e l’indipendenza della professione medica, a garanzia del diritto all’autodeterminazione del paziente: tra le più importanti e urgenti, la revisione dei limiti nella prescrizione dei farmaci, da attuarsi coinvolgendo nei Tavoli dell’Aifa le organizzazioni civiche e le federazioni ordinistiche mediche.
Questo potrebbe essere realizzato rapidamente con l’emanazione dei decreti per la definizione delle tariffe massime delle prestazioni ambulatoriali e dei dispositivi medici; con il riordino dell’assistenza territoriale, con il miglioramento e la valorizzazione della comunicazione tra professionisti e cittadini, anche come strumento di prevenzione della violenza; con una revisione complessiva della programmazione legata alla formazione post laurea, garantendo a tutti gli studenti di medicina l’accesso alle scuole di specializzazione e prevedendo nel percorso di studio una specifica formazione che abbia a tema l’umanizzazione delle cure e il rapporto fra medico e paziente.

Per superare le disuguaglianze di salute, infine, cittadini e medici chiedono un Tavolo di confronto sulle proposte di autonomia differenziata, aperto alle Associazioni di cittadini-pazienti e alle organizzazioni rappresentative dei professionisti della salute come ulteriore passo della campagna “Diffondi la salute”, lanciata lo scorso anno da Cittadinanzattiva con il sostegno della Fnomceo e di decine di sigle del mondo dei professionisti della salute e delle associazioni civiche.

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Villa bunker confiscata al Clan Cava, firmato il contratto di appalto.  A breve i lavori per realizzare un centro antiviolenza per le donne

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Il presidente Buonopane: “Sarà un presidio di legalità”

È stato sottoscritto questa mattina e registrato presso l’Agenzia delle Entrate il contratto di appalto stipulato dalla Provincia con la società “Vivenzio Costruzioni srl” con rogazione del segretario generale, Brunella Asfaldo, per i lavori relativi all’“Intervento per la valorizzazione del bene confiscato sito a Pago Vallo Lauro” per un importo di 1.567.328,74 oltre Iva.

A breve, dunque, sarà avviato il cantiere.

Messi addietro, il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, aveva approvato con proprio provvedimento il progetto definitivo relativo alla realizzazione nell’ex villa bunker confiscata al Clan Cava di un Centro antiviolenza per le donne e casa rifugio.

Con lo stesso provvedimento aveva candidato il progetto all’Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5- Inclusione e coesione- Componente 3- Interventi speciali per la coesione territoriale- Investimento 2- Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea- Next Generation EU, e aveva approvato il protocollo d’intesa con il Comune di Pago Vallo Lauro e il Consorzio Servizi Sociali Vallo di Lauro Baianese Ambito 6.

La Provincia ha poi ottenuto un finanziamento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per coprire l’investimento.

“Con questo progetto – dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane – restituiamo alle comunità del Vallo Lauro e dell’intera Irpinia un immobile sottratto alla criminalità organizzata. In quell’edificio sorgerà un presidio di legalità, dove le donne vittime di violenze potranno fare partire il proprio riscatto. Fondamentale è stato il supporto della Prefettura che sta accompagnando la Provincia lungo l’intero percorso verso il traguardo della realizzazione di tale progetto. È questa l’occasione per ringraziare ancora una volta il prefetto, Paola Spena”.

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Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

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I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

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Antonio Bianco:”Occorre la crociata contro le morti bianche sul lavoro”

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nessun governo ha posto il freno al massimo profitto ed ai sub appalti, costi quel che costi, inclusa la vita dei lavoratori. Eppure ci sono fiumi di leggi, pezzi di carta straccia bruciata sull’altare dell’egoismo e della competizione che risparmia sui salari pur di rimanere sul mercato che cannibalizza le imprese in regola, costrette a chiudere i battenti. La strage della centrale elettrica di Suviana, seguiranno le commemorazioni di stato, le frasi di rito, qualche lacrimuccia e poi, speriamo di no!, in attesa del nuovo lutto. In Italia ogni anno perdono la vita più di 1000 persone sul posto di lavoro, con migliaia di lavoratori infortunati che vanno ad ingrossare la schiera di invalidi civili che sono presi in carico dall’INPS. Costi che si riversano sul sistema pensionistico e su quello sanitario, incapace di garantire la presa in carico totale dell’infortunato e della sua famiglia. Non si può andare a lavorare e ritornare a sera in una bara con le commemorazioni di Stato. Occorre una crociata contro questa strage, diversamente siamo simili a Ponzio Pilato che, si lava le mani e gira lo sguardo da un’altra parte.

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