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Cronaca

CARABINIERI SCOPRONO CASA DI PROSTITUZIONE CON 2 DOMINICANE

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ATRIPALDA – Nella serata di ieri, al termine di un mirato servizio volto a contrastare il fenomeno della prostituzione, i carabinieri della Stazione di Atripalda hanno fatto irruzione all’interno di un appartamento di Pianodardine, sorprendendo 2 donne di nazionalità straniera dedite all’attività di meretricio e sottoponendo poi l’intera unità abitativa a sequestro penale. L’attività investigativa è nata, come spessissimo accade, da alcune lamentele dei condomini, comparate con l’apparizione degli annunci online sui più noti e famoso siti per incontri sessuali.

È stato così che, sin dal pomeriggio di ieri, i militari dell’Arma atripaldese hanno disposto un servizio di osservazione e controllo in abiti borghesi nei pressi della presunta attività di prostituzione. Nel corso del servizio, sono state effettivamente notate delle persone, esclusivamente di sesso maschile, che facevano – a turno – ingresso all’interno dell’abitazione, fermandosi dinanzi al portone per telefonare e farsi spiegare l’appartamento cui citofonare. Una volta usciti, questi uomini sono stati subito fermati e sentiti a sommarie informazioni dai carabinieri, che hanno così avuto perfetta contezza che in quell’appartamento si stesse effettivamente consumando un’attività di meretricio con delle donne di origine sudamericana.

Tutti i clienti fermati, infatti, descrivevano la stessa dinamica: avevano avuto modo di conoscere dell’esistenza di quella casa d’appuntamento grazie ad un’inserzione su internet, avevano poi contattato il numero telefonico fornito nell’annuncio, al quale rispondeva una delle donne presenti nell’alcova, con la quale si mettevano d’accordo sul prezzo, sull’ora e sul luogo dell’appuntamento. Una volta fatto accesso nell’appartamento, il cliente doveva corrispondere un pagamento anticipato di circa 70 euro, prima d’iniziare l’attività di meretricio.

Di fronte alle ripetute conferme avute dai clienti nell’arco dell’intero pomeriggio, nella serata di ieri, i carabinieri hanno deciso di fare ingresso all’interno dell’abitazione, bloccando così le due donne sudamericane, poi generalizzate in 2 dominicane, regolari in Italia e dotate di appositi permessi di soggiorno, rispettivamente di 25 e 35 anni, anagraficamente residenti in altre parti del territorio nazionale.

Nel corso della successiva perquisizione locale dell’appartamento, di cui sono risultate locatarie proprio le 2 donne ivi fermate, i militari dell’Arma hanno potuto rinvenire del materiale erotico, i telefoni cellulari su cui i clienti contattavano le donne, nonché denaro contante per oltre 200 euro, costituente il provento delle prestazioni sessuali effettuate in quel pomeriggio. Le donne sono state poi portate in caserma per essere sentite in merito alla loro attività di meretricio, quindi rilasciate con una denuncia penale per il reato previsto dall’articolo 3 della legge n.75 del 20/02/1958 concernente la conduzione e l’esercizio di una casa di prostituzione, nonché con una proposta per l’emissione del provvedimento amministrativo del foglio di via obbligatorio dal comune di Atripalda.

Tutta l’attività andrà quindi ora al vaglio di convalida della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, coordinata dal dott. Rosario Cantelmo.

 

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Attualità

Faccetta nera a scuola – Parla il legale del docente di musica

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L’avvocato Gianluca Grasso, a seguito di mandato ricevuto, ha emesso il seguente comunicato stampa a difesa del suo assistito.

La tempesta mediatica che ha investito il mio assistito, purtroppo, non accenna ad arrestarsi, anche in occasione dei festeggiamenti per il 25 Aprile la vicenda continua a essere in risalto e non risulta più tollerabile una narrazione dei fatti completamente distorta della realtà.

A distanza di molti giorni dall’evento, il Preside continua a ribadire, nelle interviste rilasciate alla stampa, di aver bloccato il docente (non si capisce in cosa!). Anche la convocazione di un dibattito pubblico per discutere “sulla scelta poco felice della canzone fascista” fa capire che, nonostante gli sforzi del docente, i fatti, per come realmente si sono svolti, continuano a essere travisati e distorti.

Dunque, ricostruiamo la vicenda

Innanzitutto, bisogna chiarire che non c’è stata alcuna richiesta didattica di cantare né suonare la canzone, così come non era prevista alcuna esecuzione della canzone in nessun ambito né pubblico né privato. Durante le lezioni di educazione musicale dal Professore vengono trattati diversi argomenti sia di natura tecnica (notazione, tempo, ritmi, e molto altro) che interpretativa (dinamiche e agogiche principalmente). Nel corso delle lezioni di pratica musicale durante l’ascolto e lo studio di canzoni dello stesso periodo, oltre a canzoni di epoca risorgimentale, nonché l’inno nazionale, è emersa la curiosità, da parte dei ragazzi, di ascoltare questa canzone “incriminata” non in programma.

L’utilizzo del brano “Faccetta nera” ricade in un contesto didattico di confronto sugli argomenti summenzionati in relazione alla struttura naturale del brano e all’orecchiabilità della melodia che, così come altre, viene considerata in funzione della propria struttura musicale, svuotandola e deprivandola completamente del contenuto ideologico/politico che generalmente viene associato alla melodia.

Gli stessi studenti, per poter avere un riferimento sullo studio di queste differenze, hanno chiesto lo spartito con il testo e il docente ha provveduto a scaricalo da internet e inviarlo sul gruppo whatsapp degli studenti insieme a un altro brano, proprio come esempio di ritmi e metriche in contrapposizione a quelli di altri brani studiati nel corso dell’anno.

Questi sono i fatti. Pertanto, ancora oggi, non si capisce quale blocco avrebbe posto il preside nei confronti del docente, visto che, preme ribadirlo con fermezza, nessuna esecuzione del brano era stata richiesta dal mio assistito agli studenti.

Il professore, con molti anni di docenza alle spalle, organista religioso, persona impegnata nel sociale, non può che essere notevolmente rammaricato da tutto questo clamore mediatico. Ovviamente, conoscendo le dinamiche giornalistiche, sappiamo bene che associare quanto accaduto al 25 Aprile ne fa risaltare il clamore, ma sarebbe opportuno ricondurre la vicenda nei limiti della verità e contestualizzarla.

Con l’occasione, il Professore, mio tramite, vuole ringraziare i numerosi messaggi ricevuti da parte dei suoi studenti i quali gli hanno manifestato solidarietà e vicinanza; gli stessi, conoscendo realmente i fatti, hanno espresso il loro stupore per quanto sta accadendo.

Il mio assistito, inoltre, per il tramite del mio Studio Legale, si riserva tutte le azioni a tutela della propria reputazione e onorabilità. Tanto si doveva per chiarire la vicenda e ristabilire la verità dei fatti.  

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Attualità

Ariano – Ladri in azione nella notte

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Ancora una notte ad alta tensione nel territorio di Ariano Irpino.
Non si sa ancora quanti siano stati i furti consumati o tentati ma un dato è certo, i ladri continuano spavaldi e imperterriti ad agire.
Da Santa Barbara a Foresta come si può evincere dai gruppi whatsapp è stato un allarme continuo.
C’è chi non dorme pur di sorvegliare la propria abitazione.
Polizia e carabinieri stanno indagando.

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Attualità

Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

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I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

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