Attualità
Unci Agroalimentare, Scognamiglio: il no alla guerra dei pescatori campani

Mobilitazione permanente di solidarietà ai popoli coinvolti e per lanciare un messaggio alle istituzioni del nostro Paese
Il settore già in grave difficoltà, colpito indirettamente dal conflitto armato
Diritti, equità sociale e convivenza civile e pacifica sono strettamente collegati, ancor più in un mondo “globalizzato”. I pescatori campani e del resto d’Italia dicono con convinzione no alla guerra, a tutte le guerre, esprimendo solidarietà alle popolazioni coinvolte, consapevoli che soltanto una società più attenta alla persona umana, ai bisogni materiali ed immateriali dei cittadini, può scongiurare sopraffazioni, conflitti armati e ciniche speculazioni, garantendo il rispetto dei diritti universali a tutte le donne, gli uomini, i bambini.
La pesca italiana vive da tempo una condizione di estrema sofferenza, a causa di difficoltà vecchie e nuove. In una situazione già delicata, il settore viene colpito, seppur indirettamente, dagli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina.
Nel giro di pochi anni, oltre ai problemi strutturali del comparto, è stato necessario fronteggiare la crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria da Covid 19, l’indiscriminato aumento dei costi energetici ed infine il “caro gasolio”, che la guerra e le dinamiche dei mercati, non senza atteggiamenti speculativi, hanno provocato.
I nostri pescatori, abituati da sempre ad affrontare situazioni estreme, intendono continuare a resistere e a difendere come sempre il proprio lavoro, denunciando all’opinione pubblica e alle istituzioni criticità e sofferenze, troppo spesso ignorate, e al contempo esprimere la propria sentita vicinanza alle popolazioni ucraine e russe, vittime di scontri geopolitici e di intenti bellici.
Una guerra che, se non sarà fermata con un accordo di pace, non mancherà di generare conseguenze disastrose non solo per chi tragicamente oggi subisce i bombardamenti, ma anche per chi li perpetra e per chi poco si adopera per impedirli, quasi indifferente alla prospettiva di una pericolosa e grave escalation.
I pescatori perciò vogliono lanciare un segnale forte e chiaro contro la guerra e chi specula sui conflitti armati. Un messaggio di speranza, di pace, contro ogni avversità, ai popoli in guerra, comprese le tante guerre dimenticate, e ai lavoratori, che chiedono il rispetto della propria dignità e dei propri diritti fondamentali.
I pescatori, quindi, hanno deciso di fermarsi, incrociando le braccia ed indicendo una mobilitazione permanente con l’orgoglio e la tenacia di chi ogni giorno va a lavorare sfidando mare e fortuna, consapevoli che con la solidarietà si può affrontare e superare ogni avversità, come è già avvenuto in passato quando durante le giornate di solidarietà i nostri comandanti e armatori mettendo a disposizioni il loro pescato.
“L’Unci Agroalimentare – ha affermato Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’associazione di categoria – non può ignorare che il conflitto in atto avrà anche implicazioni sull’ approvvigionamento energetico, con inevitabili ricadute negative sul comparto ittico italiano.
Il settore, dunque, decide coraggiosamente di fermarsi, auspicando che il segnale sortisca effetti positivi, in Italia e oltre confine.
In questo momento, inoltre, avvertiamo la necessità di esprimere piena solidarietà ai nostri pescatori che operano nel tratto di mare a sud della Sicilia. Molti ignorano infatti che quest’area è teatro di un insolito affollamento dovuto al transito di navi e sottomarini appartenenti sia alla Russia sia ai Paesi Nato, ribadendo che tutte le nostre marinerie sono vicine, come è nella nostra tradizione e nel nostro codice etico, alle popolazioni in difficoltà”.
“Per quel che ci riguarda – ha concluso Scognamiglio -, l’UNCI Agroalimentare è favorevole alle misure di sostegno anti-crisi per il comparto ittico, ma queste da sole non bastano.
Chiediamo provvedimenti utili al contenimento del prezzo del gasolio e proponiamo iniziative atte a limitare la compressione dovuta agli eccessivi costi di gestione dovuti alle spese di rifornimento. Sottoponiamo pertanto all’attenzione delle istituzioni una piattaforma fondata sui seguenti punti:
- L’opportunità che queste giornate rientrino nel fermo tecnico aggiuntivo, a causa della mancanza di gasolio nei punti di rifornimento;
- L’opportunità di un’immediata attivazione della Cassa Integrazione in deroga in attesa della CISAO Agricola mutuata nel settore Pesca (già da tempo nel Disegno di Legge e in Capo al Ministero del Lavoro);
- La riformulazione delle misure FEAMP disponibili, che andrebbero perse a causa della rendicontazione N+3 e rimetterle in campo nella misura 1.33
- L’introduzione di un credito d’imposta in percentuale sul consumo medio annuo di gasolio acquistato nell’anno”.
Attualità
Venerdì 3 ottobre sciopero generale CGIL in difesa di Flotilla, dei valori costituzionali e per Gaza

Roma, 1 ottobre – “L’aggressione contro navi civili che trasportavano cittadine e cittadini italiani, rappresenta un fatto di gravità estrema. Un colpo inferto all’ordine costituzionale stesso che impedisce un’azione umanitaria e di solidarietà verso la popolazione palestinese sottoposta dal governo israeliano ad una vera e propria operazione di genocidio. Un attentato diretto all’incolumità e alla sicurezza di lavoratrici e lavoratori, volontarie e volontari imbarcati. Non è soltanto un crimine contro persone inermi, ma è grave che il governo italiano abbia abbandonato lavoratrici e lavoratori italiani in acque libere internazionali, violando i nostri principi costituzionali”. Con queste parole la Cgil annuncia, in difesa di Flotilla, dei valori costituzionali e per Gaza, lo sciopero generale nazionale di tutti i settori pubblici e privati per l’intera giornata di venerdì, 3 ottobre, ai sensi dell’art.2, comma 7, della legge n.146/90. Durante lo sciopero generale, fa sapere la Cgil “saranno garantite le prestazioni indispensabili, come stabilito dalle regolamentazioni di settore”.
Attualità
Assemblea Alto Calore Servizi, il presidente Buonopane: “Bene la designazione di De Felice. Si riparte dal nostro documento con lo stop all’aumento delle tariffe”

“La quasi totalità dei voti dei soci presenti in assemblea per la designazione del nuovo amministratore di Alto Calore Servizi rappresenta un segnale importante di compattezza delle comunità locali. È la dimostrazione di una volontà comune di lavorare tutti insieme per salvare la società e per avere un servizio efficiente”. È quanto dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, al termine dell’assemblea di Acs nel corso della quale è stata eletta la professoressa Alfonsina De Felice per il vertice societario.
“Una figura di altissimo profilo – evidenzia il presidente Buonopane -, intorno alla quale gli amministratori presenti, senza distinzione di casacca politica, si sono ritrovati. Vanta un’esperienza importante che sarà sicuramente utile per risollevare le sorti di Alto Calore Servizi. Il senso di responsabilità ha prevalso tra i soci che hanno partecipato alla riunione odierna. Altrettanto fondamentale il voto favorevole alle linee di mandato che fanno sintesi tra il documento proposto dai sindaci che si sono riuniti nei giorni scorsi a Pietradefusi e quello che ho presentato nell’assemblea delle scorse settimane, nel quale al primo punto si chiede di bloccare l’aumento delle tariffe”, conclude il presidente Buonopane.
Attualità
Antonio Bianco:”Reprimere il dissenso per nascondere la pulizia etnica di Israele”

Il dissenso deve essere zittito, i social ammoniti e, se perseverano, chiusi. La singola voce redarguita con minacce velate che lo richiamano al suo ruolo istituzionale di pubblico ufficiale e docente che non gli consentirebbe – il condizionale è d’obbligo! – di ritenere vergognoso il comportamento del governo italiano assunto nei confronti del genocidio perpetrato a Gaza. Si vuole limitare la libertà di parola, espressa in forma associata o individuale, pur di giustificare l’ignavia del governo italiano che resta a guardare la pulizia etnica di Netanyahu mostrata in diretta TV con immagini violente, ingiustificate, inumane. Non è un video game, ma la cruda realtà di bambini, di donne, di uomini inermi uccisi negli atti di vita quotidiana oppure mentre soccorrono altri sventurati colpiti dai bombardamenti israeliani. Né meraviglia la manifestazione spontanea dei giorniscorsi, circa 1 milione di persone, che ha messo in luce lo sdegno e la vergona espressa dalla gente comune nei confronti dell’Italia che, giustifica, aiuta e supporta Israele senza che siano stati messi in stand by gli accordi sull’invio di armi (Il Fatto Quotidiano, 5 giugno 2025, articolo di Alessia Grossi). Certo sono ingiustificabili le azioni violente attuate durante le manifestazioni pacifiche, ma non si può nemmeno accettare che il governo non riconosca la valenza della manifestazione del 25 ottobre che volevamettere al centro del dibattito il senso di umanità,smarrita da menti orientate al genocidio dei palestinesi quale unico fine della missione di governo.
Azione politica e scelte che secondo Rula Jebreal, giornalista, nata ad Haifa ma anche cittadina israeliana, ospite di Accordi&Disaccordi sul Nove, le fanno affermare: “Gli ultimi sondaggi israeliani dicono che il 78% della popolazione è a favore delle politiche genocide di Israele (Il Fatto Quotidiano, 28 settembre 2025). Non dobbiamo restare in silenzio, non deve essere represso il dissenso manifestato in forma pacifica né la libertà di pensiero, il senso di umanità pervada la politica della Meloni e del suo governo.
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