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Piccoli ambasciatori del Saharawi ad Ariano

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In arrivo anche quest’anno in Irpinia un nutrito gruppo di bambini Saharawi. Il programma di mobilità, sostenuto dalla rete Saharawiinsieme alla rappresentanza del Fronte del Polisario in Italia,promuove nel periodo estivo il progetto “Piccoli Ambasciatori di Pace” per le bambine e i bambini saharawi che vivono nei campi profughi nel territorio algerino della provincia di Tindouf. In Irpinia, per il ventiseiesimo anno consecutivo, i piccoli saranno ospiti dell’associazione di Volontariato Vita che, in cooperazionecon il Rotary Community Corps Avellino Est (e con la collaborazione delle associazioni Club La Tartaruga, Panatlon, Valentina un angelo per la vita, Associazione Nicola Lo Conte, Il paese dei balocchi, Voglia di sorrisi) ha già messo a punto un calendario di attività ludico/ricreative e di conoscenza del territorio che coinvolgerà molte realtà pubbliche e private della provincia e si svolgerà dal 30 luglio al 21 agosto. Già una ventinain tutto le attività e i comuni che hanno aderito all’iniziativa. Lo scopo del progetto, infatti, non è solo quello di offrire visite mediche ai piccoli saharawi ma, soprattutto, di consentire loro l’apertura sul mondo esterno e su realtà nuove e diverse nell’ottica della formazione globale dei piccoli ambasciatori, nonché di favorire la conoscenza della storia Saharawi, ovvero di un territorio del Sahara Occidentale occupato militarmente, a partire dal 1975, dal Marocco, nazione che ha  relegato la vita di questo popolo in campi profughi, che insistono in pieno deserto nel territorio algerino, riducendolo ad una condizione ininterrotta e perpetua di precarietà materiale, sociale e culturale. Malgrado ciò, il popolo saharawi compie enormi sforzi per conservare ed arricchire la propria cultura tradizionale e, nell’ottica della tolleranza e dello scambio reciproco, si apre alla modernità, alla tecnica e alla scienza. Ed è soprattutto per tale motivo, in un momento storico in cui il diritto all’autodeterminazione dei popoli è messo in discussione e fatto oggetto di sistematica mortificazione, che la mobilità dei piccoli sarahawi, da sempre improntata alla reciproca conoscenza e valorizzazione delle peculiarità specifiche di ogni popolo e che ha a modello fondante la costruzione di percorsi di pace per i cittadini del domani,assume una valenza ancora più significativa.  

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Restiamo umani

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È inammissibile l’aggressione subita dal turista francese a Milano, sacrosanta è l’indignazione della comunità ebraica che parla di clima di odio crescente, simili atti non appartengono alla società civile e devono essere perseguiti senza apporre eccezioni o condizioni. Dobbiamo “restare umani”, l’altro è sempre una persona della quale possiamo non condividere le idee ma deve essere rispettato il pensiero e garantita l’incolumitàfisica. Il clima di esasperazione viene da lontano, è il frutto della mancata risoluzione della questione palestinese e dall’odio crescente tra palestinesi ed israeliani culminato nell’evento sanguinario di Hamas compiuto il 7 ottobre 2023 con il rapimento ed uccisione di decine di israeliani, atto da condannare per la sua disumanità. La reazione di Israele è stata forte, ancora oggi prosegue senza sosta con l’intento di liberare gli ostaggi ed ottenere i corpi di quelli morti.Gaza è un cumulo di macerie nella quale non possono entrare i rifornimenti bloccati dagli israeliani. Le persone vagano in cerca di cibo, i bimbi sono scheletri che muoiono per fame, gli ammalati e i feriti non possono essere curati per mancanza di ospedali e medicine. A mettere ulteriore benzina sul fuoco sono le frasi di Netanyahu che nega la mancanza di cibo a Gaza, fatto smentito da Trump. Parole che offendono l’intelligenza umana e alimentano, ancor di più, il rancore e l’odio. 

A mio avviso, ogni persona o organizzazione dovrebbe condannare come disumana la strage perpetrata da Hamas così come l’agire del governo israeliano nei confronti degli abitanti di Gaza. Forse, potrebbe essere il punto di partenza per fermare la corsa all’odio.

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Scossa di terremoto nella notte con epicentro a 3 km da Bonito

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Un terremoto di magnitudo 3.5 è stato registrato poco prima delle 3 di notte a 3 chilometri da Bonito, in provincia di Avellino e a poca distanza da Benevento. La scossa ha avuto epicentro a una profondità di 17 chilometri. La scossa è stata chiaramente avvertita dalla popolazione in diverse località della provincia di Avellino, in particolare ad Ariano, Grottaminarda e Apice ed in alcune zone del beneventano. Al momento non si segnalano danni a persone o cose, ma come da prassi, la Protezione Civile e le autorità locali stanno effettuando verifiche precauzionali e sono in contatto con i servizi di emergenza.

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Matteo Garrone: l’orrore di cui è capace l’essere umano non ha limiti

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La tredicesima edizione dell’Ariano International Film Festival(dal 28 luglio al 3 agosto) è stata aperta da Matteo Garrone con una masterclass dedicata ai ragazzi. Il regista, sceneggiatore e produttore, autore della trasposizione cinematografica di Gomorra, Il racconto dei racconti, del film Dogman (2018) e del più recente, Io capitano (2023), si è soffermato poi sul suo rapporto privilegiato coi giovanissimi. “Sono stato anch’io ragazzo, ricordo di quando andavo ad ascoltare registi o attori per trarre consigli e spunti. Oggi lo faccio io con loro: racconto la mia esperienza e siccome ci sono tanti modi di fare cinema, lascio a loro la scelta,affinché individuino la loro strada. Ogni film è un viaggio, un’avventura e un periodo della tua vita che dedichi a entrare in un altro mondo, a incontri, in sintesi a un’esperienza che ti poterà a un cambiamento, un po’ come ti cambiano i viaggi. E a proposito dell’ultimo e pluripremiato, “Io capitano”, che ha ricevuto 17 premi, tra i quali, il Leone d’argento per la miglior regia nel 2023 e il David di Donatello come miglior film nel 2024. “Per certi aspetti è un viaggio che mi ha cambiato più di tutti gli altri film che ho realizzato finora. Ciò, perché ho avuto l’opportunità di conoscere e vivere a lungo accanto a coloro che affrontano i viaggi della speranza: parlare con loro, condividere i momenti di riposo e svago, ascoltare le loro impressioni, vedere la carica vitale che li spinge, il coraggio e insieme la loro ingenuità, sono cose che ti rimangono dentro. La consapevolezza che attraverso il film avrebbero dato finalmente voce a chi non ne ha,li ha fatti impegnare mettendoci l’anima, cimentandosi anche inscene molto pericolose, rischiando, senza mai tirarsi indietro. Sentivano che era un’occasione per sensibilizzare il pubblico, mostrandogli la loro odissea, ciò che sono costretti ad affrontare:senza voler fare retorica. Purtroppo continuiamo a vedere ogni giorno tragedie: migliaia di morti nel deserto e in mare e, non bastasse, le guerre in corso, penso in particolare all’inferno di Gaza. L’orrore di cui è capace l’essere umano non ha limiti. Io capitano, è stato un film talmente intenso, sia dal punto di vista artistico che umano, personale ed emotivo, da avermi segnato al punto che, anche se sono trascorsi un paio d’anni, ancora non riesco a ripartire con un altro progetto artistico. E a proposito dello stile con cui gira senza spettacolarizzare: “Non faccio nulla di nuovo. Ci sono stati grandi maestri del Neorealismo che prima di me hanno fatto film meravigliosi, che sono stati un po’ i miei padri: De Sica, Rossellini, Visconti. Come registi abbiamo avuto la fortuna di nascere in un Paese ricco di registi geniali che hanno fatto la storia del cinema. Io capitano, è un film che nasce dall’ascolto, dove era necessario essere invisibili. Era importante fare un bel film, nel quale però non si sentisse il nostro compiacimento. Fare una bella fotografia, dove però non si sentisse il lavoro del direttore della fotografia, magari dei bei costumi, ma tutto doveva assolutamente sembrare naturale. Qualsiasi forma di narcisismo in un film del genere, diveniva intollerabile. È stato un grande lavoro di sottrazione, per cercare di arrivare alla semplicità, lavoro sempre difficile da fare nell’arte: ho cercato di fare da mediatore tra i racconti dei protagonisti, la mia visione e la mia esperienza. Un attore che ha partecipato al film, poiché da italiano in Africa mi sentivo un intruso, una volta mi ha detto: non sei un intruso, tu sei un messaggero. Forse messaggero è eccessivo, può sembrare presuntuoso, ma sicuramente un mediatore lo sono stato”. A proposito del rapporto tra cinema e scuola in una società liquida, in movimento. “Ancora non si comprende l’importanza del cinema nella scuola, strumento utile ad approfondire letteratura, musica, pittura, storia. Io capitano, è un film significativo anche per le scuole perché mostra una pagina buia della nostra storia contemporanea e stimola una riflessione sulla tematica universale dell’emigrazione. Porto avanti da sempre una battaglia per far diventare il cinema del passato e di oggi, una materia di insegnamento. Il cinema dovrebbe essere conosciuto quale forma d’arte che parla la loro stessa lingua, che li può sensibilizzare, appassionare, e portarli a conoscere il mondo. Alcuni insegnanti sono un po’ più illuminati e lo promuovono fin dalle medie e nelle periferie, altri non ci pensano affatto. Un documentario come No other land, realizzato da un regista israeliano e uno palestinese (Oscar 2024 come miglior documentario), andrebbe promosso nelle scuole per far conoscere ai ragazzi la realtà di Gaza. Ma la nostra scuola è piena di paradossi: mio figlio sedicenne frequenta l’Istituto d’arte Rossellini, dove non c’è la materia Cinema, ma si insegnano Fisica e Chimica”.                                                                                                                                                                                                      Matteo Garrone ha ricevuto il premio Hirpus d’oro alla carriera conferitogli dall’AIFF.                                                                       Per conoscere il programma della manifestazione: www.arianofilmfestival.it                                                       

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