Politica
Mercato dei Contadini, Marchio Collettivo e Consorzio dei Produttori – La prima proposta programmatica del gruppo dei Popolari sull’agricoltura locale.

Mercato dei Contadini, Marchio Collettivo e Consorzio dei Produttori. Intorno a questi tre interventi si consolida la prima proposta programmatica del gruppo dei Popolari, di cui è candidato a sindaco Alessandro Ciasullo. Il progetto è nato dopo una lunga serie di incontri con i produttori ed infine è stato redatto da Oto Tortorella. Esso parte da un semplice presupposto: occorre aggiungere valore ai prodotti locali rendendone certa la provenienza e chiari i metodi di produzione ed il tipo di agricoltura praticata. Solo in questo modo sarà possibile dare valore alla terra ed ai suoi frutti, prodotti con fatica e passione. Si tratta di un programma indirizzato soprattutto al sostegno della piccola e media azienda agricola locale e degli imprenditori attivi di ultima generazione. L’obiettivo del programma è di far crescere e valorizzare il diffuso tessuto imprenditoriale esistente senza la necessità di investire ingenti capitali nella conversione e riqualificazione dello stesso.
Pertanto, per dare uno sfogo diretto e un reddito immediato alla piccola produzione locale si organizzerà un “Mercato dei contadini” dove le aziende agricole locali possono fare la vendita diretta. Il mercato, in una prima fase sperimentale, dovrebbe tenersi due volte la settimana: in concomitanza del mercato settimanale del mercoledì e la mattina della domenica, quando, alla funzione strettamente commerciale, si aggiungerà la funzione di attrattore turistico. Precisamente, il mercato ortofrutticolo dei prodotti locali è pensato come parte organica di un progetto di recupero e valorizzazione del centro storico, anche per l’aspetto turistico, che comprende la rete unica museale, il piano d’incentivazione commerciale e quello destinato ad attrarre le attività imprenditoriali che operano nei new media.
Il secondo intervento programmatico, di cerniera con il precedente, è la creazione di un “Marchio Collettivo” proprio per la categoria dei prodotti biologici. Marchio che deve donare valore aggiunto alle colture ed ai prodotti mediante la chiara comunicazione delle caratteristiche qualitative e della provenienza certa degli stessi. A tale scopo si è individuata la nicchia di mercato più in crescita e che meglio si adatta alle peculiari caratteristiche del parcellizzato tessuto agricolo locale. I prodotti certificati come biologico vivono un momento di forte crescita e attenzione, nonostante la crisi economica che contrae la capacità di spesa. La tendenza attuale premia i prodotti biologici, quelli salutistici, sicuri e saporiti, figli della tradizione e dalla chiara provenienza geografica. Si tratta anche dell’unica collocazione commerciale che, in qualche modo, possa fare da scudo all’accezione negativa che la provenienza dalla Regione Campania porta con sé. Il quadro normativo per la costituzione del marchio deve essere il più snello possibile. La strada, che è stata individuata, è quella delle Denominazioni Comunali, le cosiddette De.Co., che sono di facile attuazione e non troppo formalizzate, sono sponsorizzate e fortemente incentivate dall’ANCI ed esiste finanche un’Associazione Nazionale dei Comuni a Denominazione Comunale.
Il percorso per la promulgazione del marchio passa per la costituzione di un comitato di produttori interessati, che si occuperanno, con la consulenza di tecnici e dopo un percorso di approfondimento, di redigere appositi disciplinari di produzione, anche recuperando prodotti e tecniche di coltura tradizionali. Il Comune farà propri i disciplinari e ne renderà obbligatoria l’osservanza per potere usufruire del marchio stesso. A tale scopo s’incoraggerà la costituzione di un “Consorzio di tutela” formato dai produttori stessi. Il consorzio provvederà a promuovere il marchio, ad assistere il consorziato ed a fornirgli gli strumenti commerciali e promozionali più adatti, ma non si dovrà mai sostituire ad esso nella gestione e nella vendita del proprio prodotto, lasciandolo libero di cercare i propri mercati e di praticare la propria politica dei prezzi.
«Questo è un progetto – termina Oto Tortorella – che parte dal basso, il cui cuore pulsante è il coordinamento dei produttori in un’azione collettiva. Per lo sviluppo del programma non sono necessari ingenti investimenti. È un progetto che non dipende da nessuno, se non dai produttori stessi e dalla loro volontà e passione».
“La città che Vogliamo” è la campagna di ascolto ed approfondimento delle problematiche amministrative e sociali relative alla Città di Ariano Irpino. “La Città che Vogliamo” , attraverso incontri e dibattiti, vuole essere uno spazio di discussione fattiva e progettuale, e spingere all’impegno politico attivo nuovi soggetti.
I Popolari sono un gruppo aperto di discussione, approfondimento ed azione politica. I riferimenti culturali e politici nascono dal Popolarismo sturziano ed oggi hanno come prospettiva il Partito Popolare Europeo.
Attualità
Ciampi (M5S): Con le dimissioni di Lenzi, privati più vicini alla gestione dell’acqua

Le dimissioni di Lenzi segnano un punto a favore dei privati. Oggi la fine dell’acqua pubblica è più vicina.
Apprezzo gli sforzi di Lenzi nella direzione di conservare l’acqua in mano pubblica, gli sono solidale e senza dubbio non mi convince l’attacco di alcuni esponenti politici che denunciano il ritardo della governance e parlano di ritardi nel piano di ristrutturazione finanziato dalla Regione. A caldo mi pare che la politica, intendo i consiglieri regionali e i sindaci-soci dell’Alto Calore, non hanno fatto una bellissima figura. Gettare la croce su un amministratore che comunque ha portato avanti il concordato è ingeneroso e contribuisce a confondere le idee sulla crisi attuale. Chiederò alla Giunta Regionale quale sia la reale consistenza dei flussi finanziari arrivati nelle casse dell’Alto Calore o dei comuni soci. In tutto questo Lenzi ha lavorato sul concordato e Palomba è arrivato da pochissimi mesi: cosa ci si aspettava da questi due professionisti? Non vorrei che la manovra sia quella di spianare rapidamente la strada al privato.
Non ho sentito nessuno prendersi la responsabilità di questa situazione e non mi rassicura che a getto continuo si facciano proposte (dal bonus, al rinvio delle decisioni sugli aumenti) senza dare risposte chiare.
Per quanto mi riguarda continuerò a battermi per la gestione pubblica dell’acqua. L’acqua resta pubblica, va ribadito, solo se i sindaci risponderanno davvero al loro mandato elettorale: l’interesse dei cittadini. Ciò non è accaduto fino ad oggi perchè ha vinto l’appartenenza politica e la convenienza elettorale. L’acqua pubblica e la sua gestione pubblica saranno le principali questioni che il nuovo governo regionale dovrà affrontare. Il cambio di stagione passa per una nuova tutela dei cittadini, dell’ambiente, delle risorse locali.
Attualità
Convocazione Consiglio Comunale – Tra i punti in discussione l’emergenza idrica

Ad Ariano Irpino il Presidente del Consiglio ha convocato il Civico Consesso nella Sala Consiliare “Giovanni Grasso” di Palazzo di Città, in seduta ordinaria, per il giorno 28 agosto 2025 alle ore 08,00 in prima convocazione e per il giorno 29 agosto alle ore 10,30 in seconda convocazione, con il seguente ordine del giorno:

Attualità
Antonio Bianco :”Senza soldi non si cantano messe, il Sud dimenticato anche dall’opposizione”

Il gap tra le due aree del Paese è un dato assodato, negli ultimi due anni il PIL del Sud è stato più alto di quello del Nord, con risolti positivi, ad avviso della Meloni, sull’avviata, ma presunta perequazione economica fra le due aree del Paese. La realtà parla di ben altro: la spesa storica, la mancanza di servizi, il divario infrastrutturale sono fattori che, in sinergia tra loro, determinano l’impoverimento e lo spopolamento del Sud. Permane la differenza del reddito pro-capite, che è la metà, e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. La situazione socio-economica non è per niente rassicurante, a sinistra Bonelli e Fratoianni, rappresentanti di AVS, indicano le priorità da affrontare quali: disoccupazione, scuola, università, sanità, alta velocità ferroviaria e rigettano l’idea di costruire il ponte sullo stretto. Pur apprezzando il loro operato, nulla dicono sulla mancata perequazione territoriale della spesa pubblica complessiva pro-capite sociale e infrastrutturale che, ogni anno, applicando il criterio della spesa storica, sottrae al Sud 60 miliardi, indirizzati verso il Nord. Tiepida è la condanna dei due leader del regionalismo differenziato, riforma che, se attuata in tutti i suoi aspetti, porrebbe la pietra tombale sulla Questione Meridionale. In poche parole, Bonelli e Fratoianni citano i problemi in cui affonda il meridione senza indicare dove prendere i soldi, i tempi di intervento e le modalità di esecuzione di un programma pluriennale per la rinascita del Sud, ponte ideale tra l’Europa e le coste meridionali e orientali del mediterraneo. Inoltre il PIL italiano cresce come un prefisso telefonico, dopo il 2026 dobbiamo restituire il prestito con gli interessi di 122,6 miliardi del PNRR e occorre onorare gli impegni assunti dal governo Meloni in sede internazionale. A ciò si aggiunga che Adriano Giannola, presidente della Svimez, ritiene necessari almeno100 miliardi per la rinascita del Sud.
È finito il tempo dell’enunciazione dei problemi, occorre prioritariamente indicare le risorse finanziarie, certe e permanenti, indispensabili a mettere in atto un programma elettorale credibile che punti sulla rinascita del Sud.
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