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Mario Draghi: “L’Italia cresce solo se cresce il Sud”

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È arrivato Mario Draghi, i mercati festeggiano, lo spread scende e tocca i livelli di cinque anni fa, l’Italia può collocare sul mercato i titoli di stato con tassi d’interesse bassissimi. Il suo nome era stato evocato, a più riprese, ancor quando il governo Conte reggeva le sorti del Paese. Era considerato l’uomo giusto per affrontare la crisi sanitaria indotta dalla pandemia e garantire la coesione sociale, offrire ai giovani la speranza di certezze per il futuro, indirizzare le risorse finanziarie del Recovery Plan verso i territori più fragili. A tanto entusiasmo si contrappone il pensiero di Yanis Varoufakis, ministro delle finanze dell’ex governo greco guidato da Alexis Tsipras, intervistato da Alessandro Gilioli dell’Espresso, il quale dichiara che Mario Draghi è l’uomo giusto per le politiche liberiste di Bruxelles, messe in atto con le stesse modalità da Mario Monti, nell’interesse dell’UE preoccupata del pericolo di default dell’Italia. In poche parole, il sostituto della Troika che sarebbe stata imposta all’Italia dai tecnocrati di Bruxelles, per praticare le riforme ed i tagli lineari alla spesa pubblica.

A mio avviso a Mario Monti fu affidato il mandato dei tagli lineari della spesa pubblica (vedi la riforma Fornero sulle pensioni) e di ridurre il differenziale tra i titoli di stato italiani ed i bund tedeschi. Invece Mario Draghi dovrà fare le riforme e spendere le risorse finanziarie messe a disposizione dell’Italia, quindi, a mio avviso, il suo compito è diverso e cercherò di sintetizzarlo.

Parto dal fatto che il 65% dei 209 miliardi del Recovery Fund, sono destinati al Sud. Tale percentuale viene ricavata dai seguenti parametri accolti dall’UE: la popolazione pari al 34% di quella italiana, il reddito pro-capite (più soldi dove è più basso), la disoccupazione (più soldi dove è più alta), il tutto finalizzato alla coesione sociale e allo sviluppo del territorio economicamente sottosviluppato del Meridione.

Se tutto questo è vero, l’UE ha promesso i fondi, in particolar modo, per rimettere in moto il motore spento del Sud, ed in generale, dell’intera Nazione, finalizzando gli interventi sulle infrastrutture, sulla coesione sociale e sui giovani. Comportamento definito in psicologia di altruismo-egoistico messo in campo dalla Germania e dalla Francia, al fine di evitare il default dell’Italia ed il tracollo dell’Unione Europea.

Se questi sono i fatti, l’operato di Mario Draghi sarà valutato senza alcuna delega in bianco. Si esaminerà con rigore il programma e le modalità di spesa del Recovery Plan, destinato per il 65% al Sud, secondo i criteri validati dall’UE. Occorrerà fare il debito buono e questo è il momento per ridisegnare il volto del Mezzogiorno, con infrastrutture ad elevata tecnologie (alta velocità, trasporti pubblici locali, asili nido, servizi sociali) e con la creazione dei posti di lavoro per i giovani, oggi costretti ad emigrare. “L’Italia cresce solo se cresce il Sud”, parole sacrosante pronunciate da Mario Draghi quando era presidente della Banca d’Italia.

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La scorta di Ranucci siamo noi

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L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.

La Redazione di meridionemeridiani.info

esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.

Siamo con te, sei ognuno di noi.

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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