Attualità
Libera contro le mafie – Giornata della memoria e dell’impegno

Ogni anno dal 1996, Libera celebra il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Il 21 marzo, vengono letti i nomi delle vittime innocenti delle mafie, un lungo elenco che scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Il 21 marzo: perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza.
Libera si prepara a celebrare in Puglia la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dieci anni fa a Bari, il prossimo 21 marzo a Foggia. Una regione, una terra colpita da gravissimi fatti di sangue. Tornare in Puglia e aver scelto in particolare quel territorio, non è una decisione casuale. Terra, solchi di verità e giustizia è il tema della XXIII edizione. Replicando la “formula” adottata negli ultimi due anni, Foggia sarà il 21 marzo la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, la Giornata della Memoria e dell’Impegno verrà vissuta attraverso la lettura dei nomi delle vittime e, di seguito, con momenti di riflessione e approfondimento. Libera va a Foggia perché quella terra ha bisogno di essere raccontata. Libera va a Foggia perché le mafie del foggiano sono organizzazioni criminali molto pericolose che facciamo una tragica fatica a leggere. Perché, malgrado l’evidenza, la percezione della cittadinanza è ancora bassa. Una mafia, quella foggiana, così invasiva da spaventare. Le mafie foggiane sparano mentre le altre mafie non sparano più. Le mafie foggiane, tutte le mafie foggiane, mantengono la loro evidenza violenta laddove le altre mafie impongono il silenzio. Foggia è una città sotto attacco. La Capitanata è una provincia sotto attacco. Dall’inizio del 2017 sono 17 le persone morte ammazzate, cui si aggiungono due casi di “lupara bianca”, su una popolazione di 620 mila abitanti. Un dato tanto impressionante quanto ignoto. La criminalità organizzata del foggiano vive dell’ignoranza che la circonda. Per esempio, quella di quanti continuano ad associarla alla Sacra corona unita, come fosse una cosa sola con quest’ultima. Cosa che non è, e anzi, le stesse mafie della provincia di Foggia hanno, tra loro, peculiarità che le differenziano. E così, la manifestazione del prossimo 21 marzo 2018 serve innanzitutto a questo: a generare consapevolezza e a colmare un ritardo storico, figlio della sottovalutazione. Serve non a colpevolizzare un contesto, magari tacciandolo tout court per mafioso, ma a spiegare quel che ci raccontano le indagini, le inchieste, le morti per strada e nelle campagne, i fatti. Serve a dire che la mafia foggiana è sì violenta e triviale, ma ha profondamente le mani nell’affare. E che i soldi di quell’affare, di quegli affari, vengono tolti a tutti. E che, quindi, le mafie sono il freno allo sviluppo, tanto economico quanto civile. La manifestazione del prossimo 21 marzo è un modo per rompere in modo definitivo con questa logica muta, per riscattarsi dal fallimento culturale che non assolve nessuno, ma che coinvolge tutti. C’è da ricucire un nuovo tessuto sociale che abbia una fibra resistente. La Giornata dell’impegno e della memoria potrebbe essere utile a convogliare le forze di quanti siano disponibili a questo lavoro di sartoria comunitaria. Vige la convinzione di non poter cambiare le cose. C’è una speranza andata in cancrena e diventata tumorale. Non è tanto sfiducia nelle istituzioni, quanto piuttosto il patimento di chi sa di vivere in un luogo dove nemmeno il sacrificio della vita può cambiare lo stato delle cose. Questo malgrado i miglioramenti. Malgrado si cominci a schiarire il cielo della conoscenza. Evidentemente non basta. Non può bastare. Ora che le mafie sono note, serve lo scatto successivo: quello dell’analisi. Lo studio e la ricerca possono aiutare a fare lo scatto ultimo in termini di conoscenza, restituendoci nel futuro prossimo una nuova leva di cittadini che può essere classe dirigente. Tutto questo, problematiche e possibilità, è quello che ci troveremo tra le mani il prossimo 21 marzo. Qui andremo ad agire. Più alta sarà la nostra proposta, più sarà scevra da intenzioni di pregiudizio, più potremo sviluppare un percorso importante e duraturo. Il tutto, chiaramente, senza dimenticare il ricordo delle vittime innocenti. Le vittime del foggiano raccontano tanti mondi. Ci sono le vittime del caporalato, Incoronata Sollazzo e Incoronata Ramella, morte nell’incidente del pulmino che le portava nelle campagne, che era sovraccarico di braccianti, o Hyso Telharaj. Ci sono funzionari pubblici come Francesco Marcone. Ci sono bambini e ragazzi. Ci sono rappresentanti delle forze dell’ordine. Ci sono persone semplici, come Matteo Di Candia, pensionato ucciso in un giorno qualunque mentre festeggiava, in un bar, il suo onomastico, vittima di un proiettile vagante. Tornare in Puglia significa abbracciare queste vicende, queste storie, queste mancanze. Tornare in Puglia significa andare e disvelare il nascosto. E per stare vicino a chi – in Puglia, come in altre Regioni – non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. Per valorizzare l’opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in quella terra difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone.
Attualità
La scorta di Ranucci siamo noi

L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.
La Redazione di meridionemeridiani.info
esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.
Siamo con te, sei ognuno di noi.
Attualità
Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.
Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.
In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.
La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.
Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori. Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.
Attualità
Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.
“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.
Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.
In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.
La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.
“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.
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