Attualità
Francesca Antonaci, in arte Gegia: ho ripreso a vivere grazie al mio lavoro

Gegia Presidente della Repubblica Italiana, è lo slogan che accompagna la sua gigantografia, fatta girare per Roma, su un paio di furgoncini-vela, nel periodo delle elezioni quirinalizie. E Francesca Carmela Antonaci, ha anche ricevuto un voto, annunciato col suo vero nome, dal presidente della Camera Fico. L’attrice però, si è dissociata dalla “buffonata”, precisando come non fosse l’artefice della trovata, né avesse bisogno di pubblicità, finché, stimolata daEnrico Lucci di Striscia la notizia, non ha chiesto: “chi sono stati gli imbecilli che l’hanno fatto, come si sono permessi e perché?”, per scoprire che era stata tutta farina del sacco di Lucci & company. “Perché – le ha risposto Lucci -, in tutto questo caos, sei tu la persona di più alto profilo per quel ruolo”. “Grazie – ha replicato lei, – ma mi avete rovinato l’immagine, che da una vita cerco di ripulire, tanto che mi faccio chiamare Francesca Antonaci, e voi me l’avete rovinata!”- e lui: “ma è già rovinata!”. “Sto cercando di metterla a posto” – ma Lucci di rimando: “non ci riuscirai mai!”. Dopo questo episodio, Francesca ha partecipato con Lucci ad alcuni collegamenti da inviata, per prendere in giro i politici sulla situazione di stallo creatasi… Non ha perso la verve, il senso dell’ironia associata alla capacità di ridere di sé, nonché l’innata schiettezza che trascina simpatia, Francesca Antonaci: l’ho conosciuta tanti anni fa, quando avevo il privilegio di vivere e lavorare a Roma. Con l’effervescente Francesca, che sta portando avanti una battaglia per essere riconosciuta col suo nome d’origine e non soltanto come Gegia, ho condiviso molte cose, e per un periodo, anche la sua casa. Negli ultimi anni c’eravamo un po’ perse di vista a causa degli impegni e, soprattutto, dei rispettivi problemi familiari: anche lei come me ha perso la madre, sebbene più di recente (2019), un duro lutto che l’ha traumatizzata e che non ha ancora elaborato completamente, seguito per giunta, alla perdita del padre e di altri parenti, e persino del suo ex marito. In questi giorni, il 12 febbraio si è aggiunta un’altra importante perdita: la zia Antonia. Antidiva, capace da sempre di rimettersi in gioco, ultimamente è tornata nelle sale cinematografiche con la commedia Belli ciao, che a inizio anno, al box office, ha superato Spider – Man e Matrix e così, le ho chiesto come sia nata la sua partecipazione al film. Fin da quando aveva cominciato a dirigere il primo film di Checco Zalone, mi ero proposta a Gennaro Nunziante, ma non andavo bene perché ero leccese, mentre lui cercava un’attrice barese. Ora, dopo una decina d’anni, si è ricordato di me e mi ha chiamata attraverso la mia agente(ndr, Giorgia Vitale) per interpretare la mamma di Amedeo. Con Pio e Amedeo, che sono due ragazzi giovani e solari all’apice del successo, ho ricominciato finalmente a lavorare dopo due eventi pesanti: il lockdown e l’improvvisa morte per ictus, di mia madre, che mi aveva portato alla depressione. Con Pio e Amedeo c’era musica e allegria anche mentre ci truccavamo: grazie a loro, che mi distraevano quando mi vedevano triste, ho ripreso vita, sono stati la mia ancora di salvezza, posso dire che hanno dato il via a un buon periodo. Dietro la trama comica del film, si nasconde una ben più cruda realtà, l’emigrazione dal Sud al Nord: a tuo avviso, cosa si dovrebbe fare per evitare lo spopolamento deicosiddetti paesi marginali? Se lo sapessi mi metterei in politica, cosa che non farò mai! Non è facile, stiamo appena cominciando ad uscire dalla pandemia, credo che allo stato, tutta l’Italia abbia bisogno di aiuto, anche il Centro e il Nord. Per il mio mestiere di attrice e più in generale nello spettacolo, di certo al Sud è più complicato avere successo, rimani più facilmente ai margini: se vuoi sfondare, devi farlo a Roma o a Milano. E tu infatti sei emigrata da Galatina, nel Salento, a Roma… Sì, nel 1974 a 15 anni, ma l’ho fatto per studiare: volevo fare molte cose e al Sud negli anni Settanta, era più complicato. Oltre al diploma conseguito all’Accademia d’Arte Drammatica (ndr, Pietro Scharoff) ho preso due lauree, una in Lettere e una in Psicologia, tanto che faccio anche l’insegnante nella mia ventennale scuola di recitazione, così come mi piace fare la psicologa. Mi diverte tutto quel che faccio, compreso l’attrice, lavoro che è iniziato quasi per caso: ho molti interessi. Dopo la provocazione che ti ha vista candidata al Quirinaleda Striscia la notizia, credi che il nostro Paese sia pronto per una donna Presidente della Repubblica? Questo Paese non è pronto per un bel niente, tantomeno per i ruoli di vertice per le donne. Al popolo italiano non gliene frega niente: l’Italiano si accontenta di avere i soldi per andare in vacanza, mangiarsi la pizza, vedersi la partita e magari fare un po’ di sesso (fa una breve pausa di riflessione e aggiunge scettica)…forse! Perché oggi si verificano tanti femminicidi? Credo ci siano sempre stati, ma prima non lo sapevamo. Se a questo aggiungiamo che incombono: insoddisfazione, depressione, follia, il quadro è completo. Forse un buon deterrente potrebbe essere fare leggi più severe, che contemplino per gli assassini pene più dure, fino a quella di morte. Io seguo molto le storie di donne che, dopo accoltellamenti e violenzesubìte, sono sopravvissute, hanno tentato di chiedere aiuto, ma non l’hanno ottenuto, finché non sono statedefinitivamente ammazzate. Eppure, se prese sul serio e aiutate, avrebbero potuto essere salvate! A che serve riempirsi di parole nei convegni, se non si cerca di punire i criminali in maniera drastica? A proposito di uomini, con cui pure hai avuto alternevicissitudini, com’è ora la tua situazione sentimentale? Con loro ho chiuso. Non ho più bisogno di loro, anche perché ormai con la menopausa gli ormoni non circolano più: anzi mi danno fastidio, non li sopporto!Non riesco a vivere con un uomo, ci ho provato, ma non ce la faccio: preferisco avere rapporti amichevoli e affettuosi, ma telefonici e a distanza. Ho troppi interessi e preferisco dedicarmi a quelli, mi danno maggiori soddisfazioni. Voglio dire anche alle altre donne: lasciate perdere gli uomini, se potete, dedicatevi ad altre cose, ce ne sono tante interessanti da fare. Ricordiamoci che siamo delle guerriere. Quali altri tuoi lavori vedremo prossimamente? Ho partecipato auna fiction intitolata Le più belle frasi di Osho, con Neri Marcoré, che andrà in onda su Rai Play a partire dal 25 febbraio. Per il cinema ho finito di girare un noir, Happy Days – La vera storia del Mostro di Bari, opera prima di Pierluigi Ferrandini. È la storia di Franco Percoco, un uomo che negli anni Cinquanta, a Bari, ha ammazzato il padre, la madre e il fratello. Io interpreto la portiera, amica della madre dell’assassino. Vorrei anche tornare a teatro, spero per ottobre, con un bel progetto pronto da tempo, di Gianni Quinto, ma fermo a causa della pandemia, intitolato:Operaie. Nel frattempo continuo con soddisfazione a insegnare recitazione nella mia scuola, Attori in scena, che ha il patrocinio della Regione Lazio. Che lezione ci ha insegnato la pandemia da Covid-19? Doveva arrivare la pandemia a dirci che siamo fragili, anzi non siamo niente? Non lo avevamo ancora capito?
Floriana Mastandrea
Una carriera tra cinema, tv, fiction, teatro e musica: in breve Esordisce sul grande schermo nel 1979 nel film erotico di Aldo Grimaldi, Amanti miei. In seguito partecipa a numerosi film del filone comico Anni Ottanta accanto a Bud Spencer, Lino Banfi, Jerry Calà, Gigi e Andrea, Bombolo, Enzo Cannavale. Oggi molte di quelle commedie, in cui aveva un ruolo sia comico, sia sexy, sono considerate dei cult. La versatile artista lavorerà anche con: Nino Manfredi, Steno, Francesco Massaro (Miracoloni, 1981), Mariano Laurenti(La sai l’ultima sui matti? 1982); Alberto Sordi (Il tassinaro, 1983); Sergio Martino (Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio e Se tutto va bene siamo rovinati, 1983); Ninì Grassia (Via Lattea…la prima a destra, 1989); Luciano Emmer (Una lunga lunga lunga notte d’amore, 2001);Alessandro Aronadio (Io c’è, 2018); Alessandra Carlesi (Le grida del silenzio, 2018), La notte è piccola per noi(Gianfrancesco Lazotti, in sala a marzo 2019). La grande occasione televisiva giunge nel 1981 con Gianni Boncompagni nelprogramma di Rai 1, Sotto le stelle, finché a metà degli anni Ottanta non raggiungerà una gran notorietà. Vincitrice di due Telegatti con la trasmissione Big! (Rai 1), nel 1982 viene nominata ai David di Donatello come attrice non protagonista per il film Bomber, di Michele Lupo. Nel 2000 partecipa alla trasmissione di Rai 2, Quelli che il calcio e dal 2004 al 2008 alla trasmissione di Rai 2, Italia sul due. Nel 2005 vince il reality show di Rai 1, Ritorno al presente, condotto da Carlo Conti. Partecipa a Radio G.R.E.M., sit-com di venti puntate per Rai Educational. Nel 2010 ritorna in Rai come opinionista fissa de L’isola e poi… Nell’estate 2010 affianca Valerio Merola e Veridiana Mallmann, nel programma Giostra sul due. Nella stagione 2010-2011 entrerà nel cast de I fatti vostri. Nel 2015 conduce Avanti tutti show, programma di intrattenimento in diretta sull’emittente T9 – Sky. Teatro Ha recitato in commedie musicali e classiche, tra cui: Pulcinella, con Massimo Ranieri, per la regia di Maurizio Scaparro, Lisistrata di Aristofane, La scuola delle mogli di Molière, nonché in Fantasmi e Casina, entrambe di Plauto. È stata coprotagonista con Pippo Franco, della commedia Ilmarchese del Grillo, ha partecipato a Brancaleone e la sua armata, e più di recente, è stata in tournée con Gatto ci Covid (2020). Discografia Toccami/Vieni facciamo l’amore(1980), Mo che t’acchiappo (1987), Look/3 minuti di magia (1988), Gegia clown (1988), Che bomba… ragazzi/La storia di una favola vera (1989), E… canto anch’io (1992), Uffa quanto rompi perché non te lo compri(1992), Un giusto feeling per te, Made in Italia, Mamma Dance (2014, nel video la vediamo con la madre), Sexy Dance (2015), Baby Dance (2016).
Attualità
Francesca Albanese all’AIFF: è un momento di lutto, occorre una coscienza collettiva contro le ingiustiziev

Ospite speciale alla serata conclusiva della tredicesima edizione dell’Ariano International Film Festival, la Relatrice speciale Onu per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che ha tenuto un breve ma intenso discorso
È stata Angela, una spigliata bimba che ha parlato con efficacia dei suoi coetanei di Gaza che muoiono sotto le bombe oppure di fame, a precedere, sul palco, Francesca Albanese, ospite nella serata di chiusura della tredicesima edizione dell’Ariano International Film Festival. “Una piccola grande impresa di bellezza e resistenza culturale, – ha detto del festival -, che mi auguro cresca e si radichi, diventando sempre più partecipata. Di spazi come questo, di respiro e riflessione, c’è immenso bisogno e non sempre riusciamo a valorizzarli come dovremmo. Lo dico come persona cresciuta a pochi metri da qui”. Ha poi voluto ringraziare gli irpini, gli arianesi e tutti gli italiani che le sono vicini, evidenziando come la causa che porta avanti, sebbene se ne sia fatta portavoce, debba essere presa in carico da ognuno di noi. In questo difficile momento, il sentimento che l’accompagna e deve necessariamente accompagnare tutti, è di lutto: serve una coscienza collettiva che si batta per la giustizia. Albanese ha sottolineato che la sua popolarità non deve confondere né obnubilare e far dimenticare: “il dolore che sta dietro e dentro questo momento storico e la mia vita, come parte di esso. Io non sono un’attrice, non recito alcun ruolo. La persona che vedete, è la stessa che ogni giorno, anima e corpo, combatte contro l’abominio che si sta compiendo in Palestina, a Gaza prima di tutto”. Ha evidenziato come per la sua lotta, abbia subito le sanzioni dell’America tutt’altro che indolori, illegali e da revocare immediatamente, nonché minacce e una campagna denigratoria nei suoi confronti. Rivolgendosi al mondo dello spettacolo, dell’arte e del cinema in particolare, ai produttori, ai registi, attori, sceneggiatori, critici, collaboratori, ha rimarcato la responsabilità immensa del loro ruolo: “Siete voi che decidete cosa raccontare e come raccontarlo, come divulgarlo, perché quello che scaturisce, è il successo della funzione pedagogica, che c’è in ogni forma d’arte. Pensate a due genocidi raccontati dal cinema, il genocidio dei nativi d’America e il genocidio degli Ebrei. Io faccio parte di quella generazione che ha imparato il genocidio dei nativi d’America attraverso i film di John Wayne, in cui i soldati americani erano i buoni e i cosiddetti pellerossa, erano i cattivi. Io non lo sapevo che quello era un genocidio e non era un’impresa da celebrare in quel modo. Ci sono voluti tanti anni, c’è voluto Soldato blu e Balla coi lupi, perché capissimo veramente cos’è stata l’impresa coloniale di quel Paese, che, nato da un genocidio, ha supportato tutte le guerre peggiori che si sono commesse negli ultimi cinquant’anni e che oggi sta supportando politicamente, militarmente, attivamente, con grande sdegno per l’umanità e il diritto internazionale, quello che si consuma a Gaza. Pensate al genocidio degli Ebrei e dei Rom e Sinti: anche loro sono stati genocidati dal nazifascismo, eppure non se ne parla. Lo stesso genocidio degli Ebrei l’abbiamo ridotto, anche attraverso il cinema, all’esperienza dei campi di concentramento e delle camere a gas, senza pensare fino a quest’anno, e a quel meraviglioso film, che è Zona di interesse, che il genocidio è cominciato molto prima, nell’indifferenza di tutti, che gli Ebrei non li vedevano più, non li sentivano, se non come un ululato lontano. E oggi a Gaza sta succedendo la stessa cosa: per troppo tempo la Palestina è stata ignorata, convenientemente abbandonata dal mondo del cinema. Perché era sconveniente? Perché non si può dire, altrimenti non ci fanno lavorare! Pensateci. Permettetemi una riflessione più ampia. In un Paese che investe l’1 per cento in cultura e il 5 per cento in armi, noi che non controlliamo armi, grassi capitali e algoritmi, siamo tutti destinati a diventare, prima o poi, vittime o schiavi. Oggi i Palestinesi sono le cavie su cui si stanno testando da anni strumenti di contenimento, controllo e sterminio. Possa essere questo, attraverso il sacrificio del popolo palestinese, il momento del nostro risveglio collettivo, il momento in cui comprendiamo fino in fondo l’ingiustizia, quella che parte dalle nostre scelte quotidiane, le sue radici e la necessità di una Resistenza collettiva, solidale, non violenta, contro tutte le ingiustizie. Lottare insieme oltre ogni divisione, alla fine ci renderà, di questo sono sicura, più liberi e più umani”. I riconoscimenti assegnati
Nell’ultima serata del Festival che ha ospitato attori, registi, giornalisti e produttori che hanno partecipato agli eventi svoltisi durante la settimana, sono stati premiati: miglior lungometraggio, Norma Dorma di Lorenz Suter; miglior cortometraggio, Rochelle di Tom Furniss; miglior documentario, Roman Kostomarov: born twice, di Mikail Shchedrinsky. Miglior film d’animazione, John Vardar vs the Galaxy, di Goce Cvetanovski; menzione speciale per The Threshold, di Walter Rastelli. Per i Corti scuola, Narciso, di Ciro D’Emilio. Premio Giuria studenti, a Briciole di pane, di Carmina Rinaldi. La sezione AIFF Green ha premiato come miglior documentario sull’influenza delle lobby e le devastanti conseguenze degli allevamenti intensivi, Food for profit, di Pablo D’Ambrosi. La Sezione Made in Campania, ha premiato La fuga dei folli, di Emiliano Fallarino, racconto agrodolce che fa luce sulla fragilità della mente umana. La stampa e la Giuria popolare, hanno premiato il film: L’ultima sfida, di Antonio Silvestre, opera che “celebra lo spirito sportivo, la lealtà e la resilienza, di fronte alle avversità”. La Giuria popolare ha altresì premiato, The Gospel, According to Ciretta; menzione speciale per La luna sott’acqua, di Alessandro Negrini. Menzione speciale anche a Be dis, di Michele Enrico Montesano, per essere riuscito a fondere “letteratura (Verga), storia e magia visiva”.
La serata è stata condotta da Manuela Tittocchia e Franco Oppini.
Per ulteriori informazioni: www.arianofilmfestival.it
Attualità
Ad Ariano Irpino 3^ prova Campionato interregionale scalatore CSI 2025

Nel week-end scorso si è svolta ad Ariano Irpino la terza edizione cronoscalata “Memorial Ciccio Macchione”, prova valida per la terza tappa del campionato interregionale ciclocrono CSI 2025. La prova si è svolta con partenza unica dalla stazione di Ariano Irpino e arrivo piazzetta Chiesa di S. Giovanni. Quarantasei gli scalatori allo start di partenza provenienti non solo dalla Campania ma anche dalla Puglia che si sono dati battaglia a colpi di pedalate su un percorso di cinque chilometri e quattrocento metri con pendenza media del 5%. La miglior performance è stata del sorrentino Raffaele Cinque del team Ciclismo Sorrentino che a fermato il cronometro 12’40”. Secondo miglior tempo Nicola Campanile con 12’59” del team MMBke Andria, terzo gradino del podio Antonio Siciliano con 13’03” team Dama Project. I primi tre si sono aggiudicati la prima posizione anche nelle rispettive categorie rispettivamente Master 2, Master 3 e Master 1. Il successo per le rispettivie categorie è andato a Giuseppe Catucci (ciclisti del Pollino) Master 4; Michele Aristide ( Team Velocity) Master 5 ; Giovanni Vivere (Team O’Metetore) Master 6; Angelo Bovi (kiklos team)Master 7; Michele Pasquadio (Cicogna Cerignola) Master 8; Orlando di Cosimo (Team Padre Pio) Master 9; Marta Serino (as Civitas) Woman 3. Prima della della premiazione degli atleti c’è stata la cerimonia di dedicazione della Piazza al campione di ciclismo “Gino Bartoli” da parte del sindaco di Ariano Irpino Enrico Franza. Ottima l’organizzazione allestita dal dinamico Celestino Anzivino di Speedpass e al team Brasciwood.
Attualità
Confesercenti, Marinelli: dati vendite primo semestre in Irpinia conferma flessione piccoli negozi

“I dati sulle vendite al dettaglio nel primo semestre del 2025 in Irpinia, come nel resto del Paese, segnano ancora un arretramento soprattutto per i negozi di vicinato, in uno scenario complessivo di stallo economico, che risparmia soltanto alcuni settori”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.
“Dal rapporto dell’Istat – continua il dirigente dell’associazione di categoria – emerge che nonostante un leggero recupero dei consumi nel mese di giugno, pari allo 0,4% in volume, rispetto a maggio, sull’intero arco temporale della prima metà dell’anno, si registra comunque una flessione media dell’1% in termini volume, che giunge al 2,5% per le piccole superfici di vendita. D’altra parte, anche il confronto tra il dato del mese di giugno 2025 e quello dello stesso mese del 2024 consegna una variazione tendenziale media negativa, in volume, dello 0,7%, che diventa addirittura poco meno del -3,5%, secondo nostre stime, per le imprese di piccole dimensioni.
Soltanto i saldi potranno restituire un piccolo recupero, che però non riuscirà a determinare una inversione di tendenza.
La provincia di Avellino sconta, inoltre, come più volte rilevato, anche un divario supplementare: l’assenza di introiti dovuti al turismo strutturato e alla presenza di visitatori da altri territori, che almeno compenserebbero le perdite. Senza contare le difficoltà gestionali per le imprese del Mezzogiorno e soprattutto delle aree interne causate da limiti strutturali del sistema produttivo e ai costi più alti, rispetto all’area del Centronord, per la concessione di linee di credito.
Per quanto riguarda i settori merceologici, le vendite del comparto alimentare aumentano soltanto in termini di valore, cioè per effetto dell’aumento dei prezzi, mentre in termini di volume calano dello 0,3%, penalizzando principalmente le piccole superfici, dove si raggiunge una netta flessione del 4,5%, mentre supermercati e discount reggono, non senza episodi di dinamicità commerciale.
Le vendite dei beni non alimentari invece calano sia in valore che in volume con un valore medio rispettivamente del -0,3% e del -0,9%.
Tra i segmenti di prodotti che maggiormente risentono della tendenza al ribasso vi sono abbigliamento e arredamento, in controtendenza invece prodotti per la cura del corpo, elettrodomestici e radiotv”.
“In definitiva – conclude Marinelli – la situazione del commercio risulta ancora molto preoccupante e per il momento la ripresa resta soltanto un auspicio, che non appare concretizzabile a breve, atteso che all’orizzonte si addensano notevoli preoccupazioni per l’effetto che avranno su prezzi e consumi i dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti di importazione. Una ragione in più, per sostenere interventi che promuovano il consumo interno, allentino il carico fiscale sulle famiglie e supportino i negozi di prossimità”.
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