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Come trattenere i giovani in Italia? Bisogna investire nella ricerca e nella formazione

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Incontro a largo raggio con Cristina Donato, neuroscienziata, da Genova all’Università del Lussemburgo, passando per la Francia, dove vive. Trovate anche l’intervista video fatta da me e Federico Barbieri sulla pagina Fb di Arianonews notizie  e fruibile sul link: https://www.facebook.com/arianonews.notizie/videos/658192441428274/

Cristina, ci racconti il tuo iter?

Nel 2013 mi sono laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche all’Università di Genova. Ho sempre avuto un grande interesse per le Neuroscienze e, durante gli studi, ho svolto il mio tirocinio formativo presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova presso il Dipartimento di “Neuroscience and Brain Technologies”. Ho da subito conosciuto un ambiente lavorativo internazionale e questo mi ha spinta a partire dall’Italia per ampliare le mie conoscenze scientifiche. Ho vinto il concorso presso l’ “Ecole des Neurosciences de Paris-Ile de France”, ottenendo una borsa di studio, che mi ha permesso di portare a termine un dottorato di ricerca in Neuroscienze presso la Sorbona di Parigi. Al momento, vivo ancora in Francia, ma lavoro come ricercatrice Postdoc al Luxembourg Centre for Systems Biomedicine all’Università del Lussemburgo.

Sei un cervello italiano all’estero per necessità, per scelta, o per entrambi i motivi?

Diciamo per entrambi i motivi. La scelta di partire dall’Italia ed allontanarmi dalla mia “zona di comfort” è stata mia. Mi sono sempre piaciute le sfide.

Come neuroscienziata, lavori sui neuroni, le unità cellulari che costituiscono il tessuto nervoso: in cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

Il campo delle neuroscienze è estremamente ampio: possiamo parlare di neuroscienze comportamentali, sperimentali, computazionali ecc.. Io sono una neuroscienziata sperimentale, ovvero conduco degli esperimenti in laboratorio. Utilizzo due categorie di tecniche: quelle di biologia molecolare per ricercare mutazioni specifiche in determinate sequenze di DNA, e quelle di elettrofisiologia, che mi permettono di analizzare gli effetti di queste mutazioni sull’attività del cervello.

Che tipo di contratto hai e per quanto tempo?

Al momento ho un contratto a tempo determinato di due anni che potrebbe essere esteso per ancora 3 anni. Uso il condizionale perché non si sa mai.                               Lavori in team e con quali modalità?        Faccio parte di un gruppo di ricerca ma sono l’unica a portare avanti il progetto sull’epilessia nel mio laboratorio. Sono l’unica elettrofisiologa del Lussemburgo! Tuttavia, non sono sola e abbandonata al mio destino: collaboro con un gruppo presso l’università di Oslo e altri gruppi in Germania. Il bello della ricerca, è proprio la possibilità di collaborare anche con colleghi dalla parte opposta del globo.

Su cosa stai facendo ricerche nello specifico?

Mi occupo di epilessia genetica, ovvero l’epilessia causata da specifiche mutazioni di determinati geni. L’epilessia può essere definita come il risultato dell’iperattività di alcuni neuroni a livello cerebrale. Questa attività anomala, porta a crisi epilettiche ripetute nel tempo. Esistono diverse cause che possono condurre all’epilessia: traumi cranici, presenza di tumori cerebrali, ictus o malattie infettive. Nel caso dell’epilessia genetica, parliamo di mutazioni di geni specifici, che potrebbero modificare l’attività dei neuroni o impedire il corretto sviluppo del sistema nervoso fin dai primi stadi dello sviluppo embrionale. Ogni giorno vengono trovati nuovi geni coinvolti in queste sindromi genetiche e spesso parliamo di mutazioni totalmente nuove e rare.

Che correlazione c’è tra il cervello, la psiche e il corpo, ovvero le malattie psicosomatiche?

Stretta: corpo e psiche sono strettamente collegati e si influenzano a vicenda. Facciamo un esempio: pensiamo al bambino che ha mal di pancia e non vuole andare a scuola perché c’è l’interrogazione. Il mal di pancia è il risultato dello stress e del disagio prodotti dal pensiero fisso di dover andare a scuola ed essere chiamati alla cattedra. Esistono anche altri esempi di malattie psicosomatiche indotte da stress, come ad esempio il mal di testa, acidità di stomaco o dermatiti. Nel caso del cervello, possiamo facilmente legare l’attività di alcuni specifici neuroni a determinati comportamenti: ad es., l’attivazione dei neuroni specchio, è responsabile dell’empatia, ovvero la capacità di immedesimarsi nelle emozioni altrui. Ancora, alterazioni di specifici circuiti neuronali possono risultare in condizioni patologiche come ad es., la schizofrenia.

Come donna trovi ci siano prevenzioni nel tuo lavoro, oppure rispetto all’Italia va meglio?

In Italia, ai tempi dell’università, mi ero sentita dire da un professore che se avessi deciso di crearmi una famiglia non sarei mai stata una buona ricercatrice. Credo sia qualcosa di molto ingiusto. Sia in Francia che in Lussemburgo si pone particolare attenzione al ruolo della donna nella ricerca. In alcuni istituti esistono dei comitati per garantire le pari opportunità e per ascoltare i problemi che si possono incontrare strada facendo, soprattutto in caso di maternità. In Lussemburgo la situazione è ancora migliore, a mio avviso. C’è molta attenzione per le mamme, così come per i papà ricercatori. Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto l’impressione di non essere ascoltata perché donna. Ho gli stessi diritti e doveri dei miei colleghi di sesso maschile.

Com’è la giornata tipo di una ricercatrice?

Nel mio caso, ogni giorno percorro circa 60km per arrivare in laboratorio. La mia giornata inizia con la sveglia alle 6.30. Prima mi sono sempre affidata ai trasporti pubblici, ma al momento, a causa del Covid-19, sto utilizzando la mia auto. Una giornata di lavoro non ha una durata ben precisa, noi ricercatori non timbriamo il cartellino! Ci sono giornate molto soft e altre in cui si lavora anche 12 ore. Al momento gli orari di lavoro sono leggermente ridotti, per questioni di sicurezza relative alla pandemia. La strategia vincente consiste nel cercare di organizzarsi al meglio perché, nel mio caso, ho il mio compagno che mi aspetta a casa e non vedo l’ora di rientrare la sera.

Come viene percepito il Covid-19 in Francia e come in Lussemburgo?

In Francia la situazione all’inizio è stata forse sottovalutata, nonostante tutti avessero sotto gli occhi quello che stava accadendo in Italia. Tuttavia, il distanziamento sociale e la meticolosa applicazione dei gesti barriera, hanno dato i loro frutti e ciò ha portato a un parziale allentamento delle misure restrittive, adattato alla situazione di ogni singola regione. In Lussemburgo la prudenza ha vinto su tutto. Nel mio istituto, testimoni di quello che stava accadendo in Italia, ci siamo da subito organizzati per poter lavorare da casa. L’allentamento delle misure restrittive in Lussemburgo è cominciato a fine aprile, molto prima rispetto a Italia e Francia. Stiamo lentamente tornando a lavorare ma mantenendo le “distanze di sicurezza” e in maniera estremamente graduale.

Che trasmissioni gestisci sui social network?

Mi occupo di divulgazione scientifica per passione. Ho iniziato per scherzo perché le persone mi facevano domande sul Covid-19 e così ho deciso di condividere le mie spiegazioni sul mio profilo Instagram (crissie.neuro) e su Facebook (pagina: Cristina Donato – Neuroscienziata). Ma visto che mi occupo principalmente di neuroscienze, ho da poco intrapreso il progetto “Neuro.Tipe” insieme alla Dott.ssa Giulia Contini (laureata in Psicologia). Raccontiamo il cervello in maniera semplice, sia da un punto di vista fisiologico e biochimico, che psicologico e comportamentale. Trovate le nostre spiegazioni sul profilo Instagram “neuro.tipe” ma soprattutto sul nostro canale YouTube (https://www.youtube.com/channel/UCJhdVRohFRH6TOxJnP_n1xQ).
Collaboro con la pagina Facebook L’Infoscienza, in cui ci occupiamo di scrivere notizie scientifiche accessibili a tutti. Inoltre conduco la rubrica settimanale “Scienza & Conoscenza”, sulla web radio Radio Truman (
www.radiotrumantv.com): si parla di scienza insieme a esperti di diversi settori, dall’astrofisica alla microbiologia, passando per i traduttori specializzati in traduzioni mediche.

I tuoi hobby? Ho sempre suonato il basso, la musica è una parte fondamentale della mia vita che mi fa compagnia da quando ero bambina. Ho una forte passione per i vecchi vinili e per tutto ciò che viene dal passato. L’altro mio hobby è lo sport, al momento pratico il CrossFit, una disciplina all’inizio molto dura, ma che mi ha dato tanto.

Vorresti tornare in Italia e perché accada, cosa servirebbe?

Benché io mi trovi molto bene in Francia, Italia per me vuole dire casa, famiglia, amici di sempre, buon cibo. Vorrei tornare eccome. Tuttavia, al momento non esistono le condizioni per il rientro. Mi piacerebbe vedere più soldi investiti nella ricerca da parte dello Stato perché, purtroppo, senza ricerca non c’è futuro. Vi faccio un esempio, in Italia gli studenti tirocinanti in laboratorio non sono pagati. Nella maggior parte degli stati Europei, questo comportamento è illegale. Chi lavora, anche come tirocinante, sta contribuendo alla realizzazione di un lavoro e va pagato. L’Italia deve cominciare a investire di più nella formazione e nella corretta retribuzione di questi giovani. Sono convinta che, se le cose iniziassero a girare in questo senso, a nessuno verrebbe voglia di partire, di “scappare”. Lavorare gratis non piace a nessuno: è fisiologico volersi allontanare da una realtà così e non volerci successivamente rientrare. Spero che in futuro le cose migliorino.

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La scorta di Ranucci siamo noi

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L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.

La Redazione di meridionemeridiani.info

esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.

Siamo con te, sei ognuno di noi.

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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