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Così non va

Anselmo La Manna “Pericolo inquinamento dopo la chiusura dei depuratori ad Ariano Irpino”

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Da Anselmo La Manna riceviamo e Pubblichiamo:
“Siamo stati informati da numerosissimi cittadini in difficoltà economiche della spiacevole situazione determinata dal fatto che non trovano modo di poter smaltire i residui reflue dei pozzi domestici, a causa degli altissimi costi,quadruplicati, rispetto ai “vecchi” 100 euro a fronte degli attuali 400 euro. tali tariffe che sono applicate dalle società di spurgo. Queste ultime contattate da noi hanno confermato il tutto e lo hanno giustificato il tutto dando la colpa al divieto di smaltimento che vige nei depuratori di Ariano Irpino, divieto che comporta il trasporto di questo materiale fuori dal territorio, a causa del sequestro preventivo da parte della Procura Arianese dei depuratori sin dal 17 dicembre del 2012. Tale sequestro consentirebbe comunque il loro utilizzo, cosi come recleita il cartello affisso nei cancelli d’accesso ai suddetti depuratori. Abbiamo informato i carabinieri del pericolo che si corre ossia che molti di questi pozzi vengano svuotati illecitamente da parte delle famiglie che bisognose di effettuare questa operazione si scontrino con il problema dell’alto costo dell’operazione. Di tutto questo informeremmo il Procuratore Luciano D’Emanuele e il Sindaco Mainiero,quale prima autorità sanitaria della città. “

 

 

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Attualità

Sospensione Idrica – Ecco le zone interessate

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L’Alto Calore Servizi S.p.A. comunica, con nota assunta a protocollo dell’Ente n. 17749 di oggi 16 giugno 2025,  che, a causa della diminuzione della disponibilità di risorsa idrica dal gruppo sorgentizio di Castel Baronia, si rende necessario effettuare la sospensione della fornitura idrica dalle ore 22.00 di oggi lunedì 16 giugno 2025 alle ore 06.00 del giorno successivo (17 giugno) nelle seguente contrade del Comune di Ariano Irpino : Tesoro, Trave, Paragano, Piano Taverna e Santa Regina.

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Attualità

I comitati combattono i roghi mentre le autorità non battano un colpo

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A Sant’Anastasia e paesi limitrofi si avvertono cattivi odori, sia di giorno che di notte, prodotti, forse, dalla combustione di materiale di scarto proveniente dalla lavorazione di piccole imprese, non censite dal fisco, operanti in nero nella zona.  Oramai sono decenni che i roghi ci ricordano, non solo, che siamo nella terra dei fuochi ma che le autorità preposte alla tutela della saluta degli esseri viventi, non riesce a limitare o porre fine a questo infausto evento che inquina l’aria, i terreni e le acque imbrifere. Regna l’impotenza dei vari soggetti pubblici presenti nell’area, regna la sonnolenza dei comuni che non si coordinano né si uniscono in consorzi vocati alla salvaguardia della salute pubblica, né coinvolgono le associazioni ed i comitati che da decenni denunciano la presenza di fumi che impestano l’aria ed il degrado dell’area vesuviana, causa ed effetto dell’insorgere di patologie gravissime e mortali. I cittadini sono lasciati in una drammatica solitudine sulle fonti e l’entità dell’inquinamento, le autorità sono un muro di gomme, non divulgano i dati in loro possesso e, in alcuni casi, le loro azioni sembrano indirizzate a ricevere solo consensi elettorali. Se non sarà concepito un piano comune che coinvolga tutti gli attori, inclusi i cittadini, non si potrà combattere l’insalubrità dei luoghi. Devono essere messe in campo azioni volte all’emersione del lavoro nero, forse, la prima causa dei roghi nell’area. Il territorio appartiene alle persone oneste, va ridotto ai minimi termini il malaffare nonché le connivenze che tollerano l’inquinamento ambientale che provoca la morte anticipata, in media, di circa 3-4 anni rispetto al Centro-Nord. Lo Stato deve fare la sua parte costruendo infrastrutture moderne e favorendo la permanenza delle industrie nell’area vesuviana evitando, ad esempio, la delocalizzare del settore dell’auto di Pomigliano. Senza il lavoro alla luce del sole l’area vesuviana, e tutto il Meridione, non potrà rinascere né potrà ridurre il gap socio economico con il Centro-Nord. Senza una politica di riunificazione del Pese si andrà verso la disgregazione dell’unità e della coesione territoriale dello Stato.

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Attualità

LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) -Ognuno per sé e Dio per tutti!

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La Commissione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (CLEP), presieduta dal Prof. Sabino Cassese, ha concluso i lavori, aveva il compito di definire i livelli minimi dei servizi pubblici necessari a garantire i diritti civili e sociali uguali su tutto il territorio nazionale. Le conclusioni della commissione hanno portato allo scoperto uno spaccato sconvolgente, un nuovo modo di interpretare l’articolo 3 della Costituzione, infatti la Commissione diversifica i diritti discriminandoli in base a: costo della vita, territorio e clima. La mancanza di risorse finanziarie, fa varare i LEP a geometria variabile, le regioni meridionali, fragili e povere, proseguiranno a non avere servizi pubblici efficienti mentre quelle del Nord saranno sempre più ricche. Inoltre si aggiunga che, lo Spacca Italia (legge Calderoli), dovrà essere attuato ad invarianza di spesa per le finanze dello Stato. Ergo: ognuno per sé e Dio per tutti!

È un vestito cucito su misura per mantenere in vita le sperequazioni e le disuguaglianze, mai eliminate, tra le due Italia, creando le condizioni per la nascita delle gabbie salariale, giustificate dal presupposto che il costo della vita nel Meridione è più contenuto e gli stipendi dovrebberoessere adeguati al ribasso rispetto a quelli del Centro-Nord. La realtà è ben diversa, i Meridionali quotidianamente versano una tassa occulta legata alla mancanza o insufficienza dei servizi pubblici, costo non facilmente determinabile ma, se fosse fatto, forse, pareggerebbe i costi della vita con quelli del Nord. Nel Meridione mancano capillari mezzi di trasporto, il trasferimento verso i grandi centri avviene con mezzi privati, sono insufficienti gli asili nido ed è un sogno il tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, l’alta velocità si ferma a Napoli. Per fortuna il referendum proposto contro la Calderoli ha raggiunto circa 1,2 milioni di firme, ora spetta alla Corte Costituzionale decidere se lo Spacca Italia dovrà essere sottoposta al vaglio della volontà popolare, in caso contrario,percorreremo un terreno inesplorato che potrebbe condurci alla separazione e alla nascita di un altro Stato.

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