Attualità
Sudan: finalmente una legge contro le infibulazioni
Di Norma Bravoco
Il Sudan dice formalmente basta alle mutilazioni genitali femminili con una legge che punisce chi la esercita, con tre
anni di carcere. La nuova legge punisce tanto la pratica clandestina, quanto l’appoggio a strutture mediche, anche se molti osservatori avanzano dubbi sulla sua efficacia e che la legge possa essere realmente fatta rispettare. In realtà, tutti erano ben consapevoli della messa al bando formale delle pratiche adottate, in cui gli organi genitali femminili esterni venivano parzialmente o totalmente rimossi, ma ci si trovava di fronte a usanze ampiamente diffuse per motivi religiosi e sessuali, difficili da rimuovere. Di certo, la scelta del nuovo esecutivo sudanese, si è rilevata un grandissimo passo avanti per abolirle. Come stimano le Nazioni Unite, in Sudan quasi nove donne su dieci sono state sottoposte all’infibulazione, considerata un rito di passaggio obbligato e un pilastro del matrimonio, con conseguenti problemi di salute e sessuali, che in alcuni casi possono essere fatali. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) erano vere e proprie torture, denunciate nel mondo: dopo anni di lotte, si è finalmente arrivati a condannarle penalmente. In questi giorni, è stato finalmente approvato un testo di legge, che per decenni il parlamento di Khartum, finché era controllato dal dittatore Omar elBashr, non era mai riuscito a portare in agenda. Il provvedimento di Abdalla Hamdok, l’attuale primo ministro, è di grande importanza nella storia del Paese, che dopo trent’anni di dittatura, si incammina verso un’idea di politica più consapevole. Rappresenta una svolta importante per le donne del Sudan, ma gli esperti temono che non sarà sufficiente a debellare questa pratica. Nimco Ali della “Five Foundation”, che ha lottato contro il “disegno disumano sociale e religioso”, delle mutilazioni genitali femminili, oggi definisce la legge un grande passo avanti per il Sudan. Si stima che ad oggi, nel mondo 125 milioni di donne convivono con una mutilazione genitale. Queste pratiche, interessano circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni, in 29 Paesi Africani, mentre un’altra quota di ragazze e donne che subiscono le mutilazioni, vive in Paesi a predominanza islamica dell’Asia. In alcuni Stati del Corno d’Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea, l’incidenza del fenomeno rimane altissima, arrivando a toccare il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza, fino ad arrivare a quote dell’1-4% in Paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger. Si registrano casi di MGF anche in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia sud-occidentale: si tratta di episodi che avvengono nella più totale illegalità, quindi difficili da censire statisticamente. Salma Ismail, portavoce sudanese dell’UNICEF, ha dichiarato: “La legge aiuterà a proteggere le ragazze da questa pratica barbara e consentirà loro di vivere con dignità. E aiuterà le madri che non volevano mutilare le loro ragazze, ma sentivano di non avere scelta”. Un rapporto dell’Unicef condotto in 29 Paesi mediorientali e africani, 24 dei quali hanno leggi che proibiscono la pratica con diverse modalità, mostra che la mutilazione genitale femminile è ancora praticata e largamente diffusa. Ora però, bisogna proseguire la battaglia informativa, per convincere una popolazione, che spesso considera questa aberrante pratica, un rito di passaggio obbligato, verso l’essere donna e un pilastro del matrimonio.
Attualità
La scorta di Ranucci siamo noi
L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.
La Redazione di meridionemeridiani.info
esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.
Siamo con te, sei ognuno di noi.
Attualità
Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori
Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.
Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.
In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.
La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.
Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori. Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.
Attualità
Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti
“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.
“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.
Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.
In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.
La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.
“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.
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