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Riace, luogo delle utopie umane possibili Mimmo Lucano ospite dello SponzFest di Calitri

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Calitri (AV) – Siamo qui nell’ambito delle tre serate di pestilenza: ringrazio anche il sindaco Michele Di Maio per i problemi che ci crea e ci risolve, scherza Vinicio Capossela! Lo Sponz Fest si ripropone di restituire i luoghi all’uso iniziale: la fine della civiltà contadina accomuna tutta l’Italia. C’è grande comunanza tra tutte le aree interne italiane, caratterizzate da svuotamento demografico, questione di cui da anni si occupa l’antropologo Vito Teti, che da tre anni ci viene a trovare nella Libera università per ripetenti che si tiene tutte le mattine durante lo Sponz Fest. Teti ha scritto volumi sullo svuotamento delle aree interne e da queste si deve partire per arrivare al modello Riace… Teti: Durante l’ultima lezione universitaria fatta alla Sapienza di Roma con Mimmo Lucano, abbiamo cercato di non ragionare genericamente sul modello Riace e sulla vicenda di Lucano, che è stato uno degli antidoti alla pestilenza di cui parla Vinicio Capossela: senza Mimmo Lucano questi tempi sarebbero probabilmente stati più oscuri, più dominati dalla bestia, che Mimmo ha cercato di domare. Collegandomi al bel tema ideato da Capossela, il sottoterra, posso dire che il contesto in cui è nato e cresciuto Mimmo, è il mondo rurale, l’interno della montagna calabrese che discende verso le marine. Al termine sottoterra, che è ambivalente, con i suoi demoni, aggiungerei il sottomare: la marina di Riace nei secoli ha visto l’arrivo di milioni profughi. La Calabria, la Magna Grecia, non sarebbero esistite come le conosciamo, senza l’immigrazione, le colonie dei Greci dal Nord Africa, che hanno portato anche i santi orientali, Cosma e Damiano, ancora venerati, tanto da far convergere tuttora dalle aree interne e dalle marine, migliaia di pellegrini. È una terra mobile, inquieta, di arrivi, dove la gente comincia a partire, gli zingari vanno in processione, un mondo negli anni Settanta in continua disgregazione. Una ventina d’anni dopo, il paese di Riace viene ad essere completamente svuotato. Wim Wenders avrebbe detto che la grande rivoluzione che si è verificata in Occidente, non è stata la caduta del muro, ma che in piccolo paese sconosciuto della Calabria si sia praticata un’accoglienza che serve più a chi resta che a chi arriva. A chi ha accusato Mimmo Lucano di aver tentato una sostituzione etnica, ben ha risposto dicendo che non poteva sostituire nessuno poiché al suo arrivo era vuota! Teti passa quindi la parola a Mimmo Lucano, un uomo provato dalla vicenda giudiziaria che lo ha colpito e nel contempo emozionato, il quale sottolinea la sensibilità umana del sindaco di Calitri, che gli ha fatto vedere il pese e sottolinea che, sebbene Capossela si dica suo fan, è lui un fan di Capossela! La storia di Riace, – racconta – è quella di una piccola comunità di 1.600 abitanti che non immaginavo di dover narrare in giro, come di un miracolo, una fiaba, né che avrebbe avuto un riscontro giudiziario, tanto da chiedermi perché e cosa mi stia succedendo, se è vero che nel contempo c’è un popolo che vede in questa storia una speranza per l’umanità, una soluzione umana alle problematiche, talvolta una soluzione alle relazioni umane, alla convivenza nella società e nelle famiglie. Mentre giorni fa ero in fila al supermercato ero triste e riflettevo tra le spinte, sulla fretta che ognuno ha, pensando a chi ci ha detto che vengono prima gli Italiani, che è stato pericoloso. Rafforza una cultura che è l’apoteosi del consumismo: ciò che è capitato quest’anno, questa volgarità della coscienza, che ha tenuto prigioniere nel mare tantissime persone, è l’epilogo della spinta verso un’ansia irrefrenabile del consumo. Sembra che si viva in un ipermercato, dove ci si spinge ansiosamente per arrivare per primi verso il consumismo. Avendo avuto la straordinaria occasione della responsabilità di un piccolo governo locale, ho pensato fosse indispensabile far passare alcuni ideali utopistici sospesi che appartengono alla mia generazione: uguaglianza sociale, rispetto della dignità umana, riscatto sociale degli ultimi. Cosa ci dava la spinta alla partecipazione politica se non la sensibilità e la capacità di sentire l’ingiustizia commessa su qualunque essere umano e in qualunque parte del mondo, come se fosse stata commessa sulla nostra pelle? Mi sono occupato di immigrazione in maniera spontanea, anche mentre non ero ancora sindaco, sono un assistente di laboratorio di chimica, ma avevo nel cuore l’impegno politico, ripartendo dai governi locali, luoghi non luoghi abbandonati, dalle periferie urbane, dal riscatto del proletariato urbano, per dirla con Pasolini. Gli sbarchi di Riace di tanti anni fa si possono considerare dei nuovi proletari, che non si poteva fare a meno di accogliere nel rispetto dello straniero. Quello che per alcuni è stato il dramma, per Riace è stata la forza propulsiva delle idee, delle coscienze. Mia madre, che non c’è più, la chiamavano l’amica delle zingare. I rifugiati hanno riconosciuto quel luogo come approdo, luogo di arrivo: se da una parte tanti l’avevano lasciato per emigrare a andare in America, per altri è diventato luogo di riferimento. Ho fatto il sindaco della strada e della spiaggia: non ho perso uno sbarco in cui ho portato medicinali, coperte. Ho imparato che le persone sono venute perché obbligate dall’Occidente, ad avere come unica soluzione quella di intraprendere i viaggi della speranza, spinte da un’unica motivazione: poter vivere. La Costituzione italiana su cui ho giurato, dice l’opposto di quello che è accaduto nell’ultimo anno, in cui la Costituzione, le norme del mare, il diritto internazionale, sono stati violati. Mi auguro che un giorno qualcuno risponda di tutti questi reati: noi non apparteniamo all’idea della vendetta ma dell’umanità, speriamo non accada mai più che qualcuna possa dire prima gi Italiani, perché non si finisca come al tempo del nazismo con gli Ebrei. Riace nel 2015 era diventata una piccola comunità globale, la popolazione immigrata superava quella autoctona, anche se vorrei una società in cui prevalga l’uguaglianza, così ogni giorno son o diventato un po’ curdo, un po’ afgano, un po’ palestinese, etc.: quella che Vito Teti chiama una terra inquieta, è anche terra di slanci, di utopia sociale, amore, fraternità. Una dimostrazione che una società umana è possibile: Riace era diventata volano economico della comunità in cui quasi 100 persone avevano trovato occupazione creando l’idea della speranza del futuro contro la rassegnazione, rigenerando la società con i laboratori etnici, e facendo da modello di studio per altre comunità, ma cominciava a dare fastidio, finché nel 2016 non è iniziata la mia vicenda giudiziaria”. E qui si interrompe, commosso e supportato da un lungo applauso. Teti: Immaginate un paese divenuto popolato grazie a Mimmo, poi improvvisamente di nuovo vuoto. Mimmo ha avuto tantissima solidarietà dai media agli artisti, ma dovremmo capire che il simbolo Mimmo non basta se non proviamo a diventare tutti Mimmo. Perché, se è vero che ha avuto solidarietà, è altrettanto vero che altri sindaci avrebbero potuto adottare quel modello in tutta Italia. Vincenzo Padula precursore della questione meridionale, rivolgendosi ai concittadini e ai preti chiese: ma perché continuate ad adorare il Cristo di legno e non adorate il Cristo di carne? Quando Capossela scrive Povero Cristo, per assonanza mi viene in mente lui. Oggi i nuovi Cristi da accogliere sono i migranti. Mimmo ha dimostrato che in un’area dominata dalla mafia, tutta abusiva, spopolata, si può costruire una comunità partendo dall’accoglienza. A Mimmo sta particolarmente a cuore la differenza tra giustizia e legge, richiamando il sogno di Campanella di una società di uguali e liberi… far morire non sepolte migliaia di persone non è una legge da rispettare, è un’ingiustizia! Bisognerebbe fare meno proclami e più accoglienza concreta, che significa sacrificarsi, mettersi in gioco… approfitto per fare gli auguri a Mimmo per suo padre che sta morendo: se si pensa che i peggiori mafiosi possono vedere i congiunti, lui no! Del resto Mimmo non chiede pietà, ma giustizia, come ha sempre precisato, non vuol fuggire dai processi come Salvini, ma difendersi nei processi! Questo festival si pone dei quesiti concreti: è possibile che le zone interne possano ripopolarsi? Comunque vada, sia Mimmo Lucano, sia Riace, passeranno alla storia come un esempio dei migliori di questi anni… Lucano: Facendo il sindaco mi sono accorto che Riace stava crescendo e creando opportunità per se stessa con occasioni di scambio culturale di saperi, di costumi in una mescolanza umana che aveva fatto dire a Wenders che era il luogo delle utopie sociali possibili. Era bastato aprire la porta alla dimensione di un mondo senza barriere e confini. Nonostante le numerose case vuote, sono stati creati i ghetti da coloro che avrebbero dovuto favorire il ripopolamento e che ora hanno fatto carriera diventando capi del Dipartimento del Ministero dell’Interno. Tra i reati di cui mi accusano, quello di aver fatto la carta di identità a Beki Moses: ebbene era giusto fargliela, riconoscere la sua esistenza come individuo, un riscatto di umanità per una nigeriana costretta a essere relegata nella baraccopoli di San Ferdinando, dove qualche tempo dopo la poverina ha trovato la morte, bruciata: era venuta qui a cercare il suo riscatto, la vita! La Prefettura di Reggio Calabria mi chiamava per risolvere l’emergenza dell’ospitalità di molte persone ammassate al porto, ma quegli stessi funzionari, paradossalmente, mi hanno accusato di aver dato le case che non avevano il certificato di agibilità, che però non ha nemmeno il Tribunale di Locri! La soluzione dell’umanità e della fraternità, dell’altruismo, è sempre preferibile alla cattiveria, come ha detto Wenders: nella vita è meglio essere buonisti che cattivisti! Vinicio Capossela è venuto a Caulonia, dove sono confinato, e ha girato il video Il povero Cristo. Mi piacerebbe che Wim Wenders, Vinicio Capossela e Papa Francesco, venissero a girare lì tutti insieme un video. Dobbiamo guardare al futuro per accendere fuochi di speranza piuttosto che mortificare le nostre coscienze. Al termine gli è stata consegnata una laurea honoris causa per azioni di umanità, da Rita Labruna che ha citato Ingrao: toglieteci tutto, il pane, la Costituzione, ma non l’umanità! Spero che ciò che hai fatto serva da modello per le aree interne per tutta la nostra provincia: grazie! Vinicio Capossela ha omaggiato Lucano e il folto pubblico intervenuto eseguendo alla chitarra, Il povero Cristo.”

Floriana Mastandrea

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La scorta di Ranucci siamo noi

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L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.

La Redazione di meridionemeridiani.info

esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.

Siamo con te, sei ognuno di noi.

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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