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Così non va

Protesta dalle contrade Trave e Cariello per l’isolamento delle linee telefoniche.

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Da giovedì 11 dicembre, abbiamo le linee telefoniche completamente fuori servizio l’appello arriva da una residente nella zona che abbraccia le contrade Cariello e Trave . «Sono oltre 60 le utenze che lamentano questo problema” aggiunge la donna, che  non si capacita del fatto che “alle soglie del 2015 dove quasi in tutt ‘Italia è presente la fibra ottica da noi sembra di essere in un paese del terzo mondo e  questa zona viene ricordata solo per gli scioperi del 2004. Da queste parti il comune non esiste, siamo abbandonati da tutti, e pensare che  siamo tutte brave persone ma forse elettori di serie b. I disservizi possono capitare, ma per un servizio pubblico essenziale di interesse generale non è possibile che, con tutte le bollette che paghiamo, occorra attendere così tanto tempo prima che qualcuno venga ad accertarsi di cosa sia successo“.

Dalla mancanza della linea telefonica possono derivare anche danni dal punto di vista lavorativo.”Chi svolge attività lavorative — aggiunge la donna— e deve garantire la propria reperibilità telefonica come può essere messo in condizione di adempiere alle proprie prestazioni professionali se non può essere raggiungibile? Non funziona nemmeno la connessione internet, siamo completamente isolati. Poniamo il caso che un anziano o chiunque sprovvisto di cellulare, che non è assolutamente un obbligo dover possedere, abbia bisogno di contattare per un’emergenza un’autoambulanza per chiedere soccorso in caso di un malore, come potrebbe riuscire a cavarsela in tempi rapidi?.Questo lo sfoga dei reisdenti delle contrade Cariello e Trave.Dal canto nostro auspichiamo una rapida soluzione del problema da chi è preposto a vigilare su queste questioni. 

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Attualità

Informagiovani – Appello all’amministrazione comunale 

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In una nota diramata a mezzo stampa, l’hub diffuso di innovazione sociale Alda Merini fa appello al sindaco Enrico Franza e all’assessore delegato per la riapertura del centro e l’erogazione di servizi essenziali. Di seguito il comunicato: “La gestione del Centro Informagiovani del comune di Ariano Irpino da parte dell’associazione ambiente salute lavoro è arrivata a conclusione il 14 novembre 2024 dopo tre anni di attività, come previsto dalla convenzione stipulata a fine 2021 tra l’associazione e il comune di Ariano. I servizi del Centro attivi negli ultimi tre anni sono perciò per ora sospesi da quasi un anno: questo immobilismo porta sicuramente alla vanificazione del lavoro svolto egregiamente dagli operatori dell’associazione individuata per la gestione delle attività e ancor più dal punto di vista simbolico rappresenta l’abbandono della comunità giovanile arianese che è sprovvista di qualsiasi rete di supporto per la ricerca di opportunità formative e lavorative.Obiettivo, dare ossigeno ai nostri ragazzi, che in caso contrario vedrebbero annichilirsi anche le ultime speranze di guardare al proprio paese come il luogo dove trovare opportunità e poter costruire un futuro. Sicuri della sensibilità del primo cittadino arianese, rispetto a questi temi, ci offriamo come supporto per ogni attività necessaria per l’erogazione dei servizi”.

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Attualità

Antonio Bianco: “Terzo Settore penalizzato dai tagli”

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La finanziaria del 2026 mette in campo la riduzione delle risorse finanziarie destinate al Terzo Settore. Il fondo già insufficiente, viene ridotto di ulteriori 34 milioni di euro e compromette l’attività degli enti da sempre impegnati anche nell’assistenza dei disabili, nella gestione dei servizi del welfare istituzionale e dei servizi socio sanitari. Una mazzata che preoccupa la portavoce del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi che dichiara: “constatiamo purtroppo non solo l’insufficienza delle risorse rispetto alle reali necessità del comparto, ma anche una loro riduzione” (Avvenire, 6 settembre 2025).

Auspica un ripensamento e l’incremento delle risorse finanziarie assegnate ad un settore che, in molti casi, svolge l’attività principale e non più sussidiaria di sostegno delle persone disabili sostituendosi allo Stato Centrale che, oramai, per motivi di equilibrio di bilancio, riduce l’azione di inclusione delle persone fragili nella società civile. Il disabile è considerato un costo eccessivo per le casse dello Stato, si frappongono ostacoli al suo completo sviluppo psico-fisico e spesso il percorso formativo scolastico è segnato da insufficienti ausili compensativi e mancanza dei docenti di sostegno in tutte le ore curricolari. Ciò è ancor più evidente nelle scuole meridionali penalizzate, in maggior misura, dai tagli all’istruzione e dall’aumento degli alunni per classe. Vengono sottovalutate le esigenze della famiglia del disabile che, a volte, in solitudine deve fronteggiare situazioni inenarrabili. In tal modo, si compromette la serenità familiare segnata dalla perdita del lavoro da parte di un componente della famiglia, spesso la donna, che si licenzia per dedicarsi alla cura della prole. Fattore che induce frustrazione e sensi di colpa che, se non colti in tempo, possono minare l’equilibrio psico-fisico e sfociare in gravi patologie. È necessario offrire alla persona, in particolar modo a quella disabile, occasioni di crescita progettati sulla sua persona e sui suoi desideri, programmando azioni inclusive ed agendo sulle abilità residue per renderlo autonomo e, se possibile, membro attivo della comunità. La TV ed i media dovrebbero fare la loro parte con messaggi e programmi di pubblica utilità al fine di proporre un nuovo modello socio-culturale che non consideri il disabile lo scarto, ma una persona che indica ai presunti “abili” la strada per diventare umani.

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Attualità

L’acqua non si vende, sit-in a Napoli il 27 agosto per l’acqua pubblica

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Papa Francesco nella Laudato si ci insegna che: “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.” Il surriscaldamento del pianeta sta mettendo a serio rischio il diritto all’acqua a causa dell’abbassamento delle fonti. In Campania, come in tutto il sud Italia, la situazione è sempre più drammatica. Nel momento in cui le interruzioni del servizio idrico sono all’ordine del giorno, ci saremmo aspettati che la politica si impegnasse a garantire il rispetto del referendum del 2011 e tariffe agevolate per l’accesso all’acqua a tutta la popolazione. Ed invece incredibilmente l’Ente idrico Campano si riunisce in piena estate il 27.08.2025 per deliberare:

la privatizzazione dell’acqua nella provincia di Caserta con una gestione mista pubblico/privato;

l’aumento delle tariffe nei 126 comuni delle province di Avellino e Benevento serviti

da Alto Calore servizi.

    La privatizzazione dell’ambito casertano fa parte del più ampio processo di svendita dell’acqua in tutta la Campania a favore di Acea. E inaccettabile che la regione con i bacini più ricchi del sud Italia diventi terra di conquista per le multinazionali che vogliono rivenderci la nostra acqua a peso d’oro. Siamo stanchi di ascoltare dalla politica la stessa favoletta: “non ci sono risorse per gestire l’acqua e per questo è inevitabile il ricorso ai privati”. Ma i soldi per le armi si trovano sempre mentre sono lasciati a secco settori vitali quali la sanità, la scuola ed il risanamento delle reti colabrodo. La risposta alla crisi idrica non è la privatizzazione, come dimostra l’ingresso dei privati in settori quali autostrade, elettricità, gas e telefonia che ha portato soltanto aumenti delle tariffe e disastrose gestioni.

    Dall’altra parte è inaccettabile che a pagare i debiti di Alto Calore siano soltanto le famiglie già alle prese con grosse difficoltà economiche. Per questo chiediamo con forza il rispetto del concordato fallimentare per mettere in sicurezza l’Ente e garantire una gestione pubblica della risorsa, senza un indiscriminato aumento delle tariffe.

    Il Sit-in si terrà il 27.08.2025 alle ore 15 a Napoli in via De Gasperi 28, davanti la sede dell’Ente Idrico Campano

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