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Non dimentichiamo Bergamo, continuiamo a indignarci e chiedere giustizia: Grazia Lo Conte

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Ci siamo a più riprese occupati della dolorosissima vicenda che ha colpito Grazia Lo Conte e la famiglia La Porta e intendiamo continuare a seguirla. Il genero di Grazia, Massimo Ciancio, di soli 49 anni, fisico prestante e in buona salute, è morto dopo aver contratto il Covid-19. A Bergamo e dintorni, nonostante gli allarmi sul coronavirus, che avrebbero imposto il fermo di tutte le attività, si è fatto come se nulla fosse, ignorando l’emergenza. La gente ha continuato a lavorare, produrre, correre, col nefasto risultato, che è stata una strage di vite umane. Una strage annunciata e che si sarebbe potuta evitare, se solo si fosse stati meno schiavi della produzione e, in ultima analisi, dell’avidità di denaro. Report, l’ottima trasmissione di inchiesta di Rai Tre, ha approfondito la questione Bergamo, che ci ha trovato perfettamente concordi con quanto è emerso: non è stato seguito l’indirizzo del Governo, bensì i dettami della Confindustria. Grazia allora, “confortata”, si fa per dire, dall’inchiesta, che collima con quanto lei stessa ha sempre sostenuto, ha scritto un’altra lettera a Cristiano Gatti, il giornalista bergamasco con cui ha interloquito fin dall’inizio della sua triste vicenda familiare, chiedendo che la strage non sia dimenticata anzi, che venga tenuta il più possibile viva, l’attenzione. Non solo: ribadisce con forza la necessità di costituire comitati per la ricerca della verità e per la condanna dei colpevoli. Gatti le ha risposto che, pur non dirigendo i maggiori mass media nazionali, farà quanto potrà per far sentire la sua voce. E noi facciamo altrettanto: più sono le voci, più forte è l’indignazione, più aumenta la probabilità che si possa, un domani, speriamo non troppo lontano, ottenere giustizia. Questa storia deve servire da monito anche per un’altra questione fondamentale: di fronte alla vita umana, non c’è produzione, avidità o guadagno che tengano, va anzitutto tutelata la vita, che è ciò che di più prezioso abbiamo. Di seguito la lettera di Grazia inoltrata nel pomeriggio di ieri, 7 aprile, e la risposta di Cristiano Gatti.

Di seguito la lettera di Grazia inoltrata nel pomeriggio di ieri, 7 aprile, e la risposta di Cristiano Gatti.

Gentile sig. Gatti, sono Grazia lo Conte da Ariano Irpino, che le scrive di nuovo. Lei ricorderà che le raccontai la tragedia che ha vissuto la mia famiglia per la morte di Massimo (marito di mia figlia) avvenuta a Bergamo.
Ebbene, tutto il mio dolore insieme all’enorme rabbia che provo per il modo in cui è stata gestita la pandemia, hanno trovato conferma nelle testimoniane raccolte da Report nella trasmissione del 6 aprile. Gli amministratori locali e regionali non hanno seguito le regole dettate dal governo centrale, come io supponevo, bensì quelle della Confindustria, che invitava a non interrompere l’indotto produttivo, vanto dei Lombardi. La priorità è stata data all’economia e non alle vite di migliaia di persone. L’indotto produttivo si è fermato lo stesso e l’enorme perdita di vita umane, graverà per sempre sulle loro coscienze. Penso ai tanti papà e mamme che hanno lasciato le loro famiglie senza più il loro amore e senza un reddito, penso ai tanti nonni, che avrebbero voluto vedere i loro nipoti laureati e sposati. Le valli bergamasche dovrebbero essere ribattezzate “Valli di lacrime”, perché tali sono diventate a causa della cecità di tanti amministratori che non se la dovranno cavare con: “è stata una disgrazia”, ma dovranno pagare per le loro omissioni! Se avessi 40 anni, contribuirei ad alzare le barricate, ma di anni ne ho tanti, tanti di più, e non posso fare altro che scrivere per condividere il mio dolore e la mia rabbia con le persone equilibrate e sensibili. Spero che le famiglie delle vittime non siano dimenticate e che gli orfani siano agevolati nella ricerca di un lavoro. Mi auguro che le famiglie colpite non si arrendano e non prendano questo eccidio come fatalità, ma contribuiscano a costituire comitati per la ricerca della verità e per la condanna dei colpevoli. Sì, perché ogni misfatto, ogni tragedia, ogni eccidio, ha i suoi colpevoli che andranno processati e condannati. Scusi la mia veemenza! Spero che lei possa divulgare questi pensieri e che sia, con il suo lavoro, sempre vicino alle famiglie colpite. Grazie sempre e Cordiali Saluti Grazia Lo Conte

Carissima signora, quella di Report è per me solo una conferma di quanto già avevo visto e sentito io stesso, e come peraltro avevo scritto nella prima lettera da Bergamo pubblicata. Stia tranquilla: per quello che posso, le sue parole non si perderanno nel vuoto. Mi piacerebbe fare molto di più, ma non dirigo il Corriere della sera e nemmeno Rai1. In ogni caso, nessuno si arrende. L’abbraccio di nuovo, in amicizia. Cristiano Gatti

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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La disumanità dei governi imbelli

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È caduto il velo delle menzogne, la Flotilla mette a nudo la disumanità dei governi imbelli, interessati a mantenere attivo e florido il mercato delle armi, riconvertendo quello delle automotive, in grave crisi in Europa. La Meloni aveva criticato l’azione della Global Sumud Flotilla reputandola inopportuna e affermava: “è una fase nella quale tutti quanti dovrebbero capire che esercitare una responsabilità, attendere mentre c’è un negoziato di pace, è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze dei palestinesi” e riferendosi alla Flotilla, proseguiva e rincarava la mano: “ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità” (Ansa e L’Espresso1 ottobre 2025).

Eppure, nei confronti di Israele, la Meloni non esprime alcuno sdegno diversamente manifestato per la Flotilla. Dimentica che era un’azione umanitaria, svolta da persone di diversa nazionalità, disarmate, indirizzata a creare un corridoio sicuro al fine di alleviare le sofferenze del popolo Palestinesedovute alla mancanza di cibo e di medicinali,provocate dalla disumanità del governo genocidario di Israele. Nulla potrà rimanere come prima, la Flotilla ha avuto il merito di aver attirato l’attenzione mediatica su ciò che accade a Gaza e sulla pulizia etnica operata da Israele. Atto esecrabile e frutto avvelenato che affonda le sue radici nel lontano 1948, costellato di odio e morte che avvelena l’esistenza degli israeliani e dei palestinesi, senza soluzione di continuità e senza una via d’uscita. Sin ad oggi, l’UE, gli USA, la Comunità Internazionale non sono riusciti a proporre una pacifica ed unitaria soluzione al tema dei due Stati e dei due popoli. Le immagini di Gaza distrutta, delle donne che piangono i bambini morti per fame o colpiti dalle bombe, hanno ferito la carne viva di milioni di persone chespontaneamente sono scese in piazza gridando lo slogan: “blocchiamo tutto”. Spero che, tutto ciò indurrà i singoli governi e la Comunità Internazionale a rimettere al centro dell’agenda politica il bene comune, oscurato dai ciechi nazionalismi e dalla ricerca del benessere personaleedonistico. I popoli hanno indicato la strada: si dia voce e speranza al senso di umanità, si dia voce e dignità ai popoli del Sud del mondo.

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