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L’Italia spegne le candeline ma nessuno fa festa

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di Antonio Bianco

Celebriamo i 159 anni dell’Unità d’Italia, comunità italiana, oggi più che mai, disunita e non coesa, segnata da stridenti differenze socio-economiche tra il Nord ed il Meridione della Penisola. Le parole del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia: “[…] mai più tagli alla sanità, la Lombardia è la regione che ha avuto più materiali di tutti”, mostrano quanto queste celebrazioni siano pura retorica priva del comune sentire di un Paese ad oggi rancoroso, impaurito, sull’orlo di una crisi di nervi.

Al Meridione sono negati asili nido, assistenza ai disabili, strade e ferrovie adeguate allo sviluppo di un Paese inserito tra quelli più evoluti del pianeta. La Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e tutto il Nord hanno avuto più del dovuto, si è applicato il criterio della spesa storica che ha reso il Sud una colonia senza diritti di cittadinanza, gente costretta a migrare per trovare lavoro e curarsi. Siamo quelli che si difendono a mani nude per sconfiggere il Coronavirus. La Sanità regionalizzata, nata con la riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione. ha creato il federalismo competitivo e non cooperativo, iniquo e disuguale, che eroga diritti a geometria variabile assicurandoli solo ai cittadini residenti nelle Regioni ricche e con servizi pubblici efficienti.

Si riparta da questa emergenza per ridare fiato alla Sanità Pubblica, si metta da parte il privato accreditato dal SSR che ha sottratto risorse e, nei momenti di crisi, tira i remi in barca. Si dia a questa giornata il senso di Unità Nazionale incominciando a discutere ed organizzare un ordinamento giuridico che non lascia nessuno indietro.

È tempo di comprendere quanto siamo interconnessi, quanto siamo vulnerabili se non siamo uniti e solidali. Il distanziamento sociale sia una fase di riflessione per la nascita di un new deal che rilanci l’economia, crei nuovi posti di lavoro, rimetta al centro la questione Meridionale quale motore per il rilancio economico e sociale. Senza il Sud il Paese non riparte.

Si riformi il titolo V della Costituzione in senso solidale, si approvino i livelli essenziali delle prestazioni elaborati per ridurre le sperequazioni, non per eliminare le disuguaglianze, mai come oggi così evidenti sul territorio italiano. La nascita di un paese coeso si impernia su regole condivise, tese al bene comune di tutti e non solo della parte più ricca del nostro Stato. Si riparta con lo spirito Costituente per far rinascere il comun vivere dove tutti si sentano figli e cittadini di questa Nazione. La parola Unità è pregna di significato se tutti hanno lo stesso ideale, l’identica volontà di perseguire la valorizzazione della persona umana.

Il Sud non può essere lasciato solo, basta con le stucchevoli commemorazioni, mettiamo da parte le ipocrisie e si riparta insieme per dar vita alla vera Unità Nazionale.

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La scorta di Ranucci siamo noi

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L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.

La Redazione di meridionemeridiani.info

esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.

Siamo con te, sei ognuno di noi.

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Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

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Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

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“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

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