Mettiti in comunicazione con noi

Attualità

Le dimissioni di Franza: “Cronaca di una morte annunciata”

Pubblicato

-

L’evoluzione politica di Ariano assomiglia tanto alla Cronaca di una morte annunciata, scomodando Gabriel Garcia Marquez: come poteva esser diversamente, del resto?

Avevamo compiuto un miracolo, quando intorno alla riunificazione del centrosinistra (PD, Art.1-MdP, SI, PSI) chi più di centro chi, come me e altri, più di sinistra, avevamo deciso di convergere su un giovane di “belle speranze” che avesse la preparazione culturale, la motivazione e voglia di cambiare la situazione ormai da troppi anni stantia, intorno a un governo della città di centrodestra, che non solo non l’aveva fatta crescere, ma aveva contribuito alla sua decadenza. Alcuni di noi, come la sottoscritta, non conoscevano a fondo Enrico Franza, né il suo percorso di vita e politico, ma in politica bisogna anche dare fiducia, soprattutto a chi, ancora abbastanza giovane, mostra buona volontà. L’esperienza mi suggeriva che, partendo dalla giusta dose di umiltà, e circondandosi di una squadra competente e motivata, si può imparare sul campo, o aggiustare il tiro quando le difficoltà rischiano di far smarrire la rotta o addirittura, di travolgerti. Così tutti insieme, in un appassionato percorso cominciato nella primavera del 2019, ci siamo lasciati trascinare dall’onda dell’entusiasmo verso la rotta del cambiamento impegnandoci allo stremo, trascurando faccende private e lavorative, per buttarci a capofitto in un’impresa che ci è apparsa improba fin dall’inizio. Ma non impossibile. Dall’altra parte, il già due volte sindaco uscente, Domenico Gambacorta, pur di assicurarsi la vittoria, aveva schierato un esercito di ben 96 candidati, in sei liste, dove non si era andati troppo per il sottile, inserendo persino condannati e transfughi di vari partiti! Ce l’abbiamo messa tutta: gli Arianesi, pur stufi di essere governati a mò di vassallaggio zecchiniano-gambacortiano, senza nessuna prospettiva per la città, seguendo deprecabili e vecchie prassi nepotistiche, al primo turno hanno comunque votato per i vari parenti delle liste che sostenevano Gambacorta, conferendo al centrodestra ben il 62 % dei consensi, ma negando nel contempo la maggioranza assoluta al sindaco uscente, stoppato al 48%. Ci abbiamo creduto fermamente, abbiamo girato per le contrade, tra la gente, realizzato reportage, raggiunto la gente anche quando pioveva e faceva freddo, non ci siamo risparmiati, ma non importava, era un sogno realizzabile, che grazie alla fatica di ognuno di noi stava tramutandosi in realtà. E così siamo arrivati al ballottaggio: ogni voto faticosamente conquistato, è stato utile per cogliere quell’enorme risultato. Per vincere, non c’era alcun bisogno di un accordo con la destra xenofoba della Lega, in antitesi con i valori del centrosinistra, sia a livello nazionale che locale: altro discorso per il Movimento Cinque Stelle, con cui vari sono, invece, i punti in comune. Giova sottolineare, che coloro che non avevano votato Gambacorta al primo turno, non lo avrebbero di certo votato al ballottaggio e non avrebbe pertanto superato quel 48% ! Franza è stato eletto sindaco come espressione dei partiti del centrosinistra e con conseguente lealtà e trasparenza, avrebbe dovuto comportarsi nei loro confronti. Ma, come c’era da attendersi, per governare mancavano i numeri: Franza non aveva la maggioranza dei consiglieri. Cosa fare? Anzitutto, presentarsi con un progetto per la città, che, nonostante avessimo preparato, sollecitando il “nostro” sindaco a presentarlo, in convergenza con i Pentastellati, disponibili fin dall’inizio a un tavolo di lavoro su alcuni punti prioritari, tra cui la sanità, i giovani, il risanamento della discarica, la trasparenza, non c’è stato: perché? Una domanda a cui non abbiamo ancora ricevuto risposta. In secondo luogo, presentarsi coraggiosamente, con una giunta di centrosinistra, composta da persone che durante la campagna elettorale ci avevano “messo la faccia”. Enrico Franza, preoccupato dell’opposizione del centrodestra, ha inizialmente proposto una giunta tecnica e, nonostante le perplessità della maggior parte di noi, ci eravamo detti disponibili, purché fosse di alto livello. Ma nemmeno la giunta “tecnica “ si è più fatta e, cosa peggiore, nonostante gli avessimo dispensato consigli e raccomandazioni sul da farsi, non c’è stato verso, è andato “per la sua strada” senza dar ascolto ai partiti di riferimento, tranne ai Socialisti, di cui è espressione. Ci ha detto di dover essere “leale con la Lega” che lo aveva appoggiato. In ogni modo, ascoltando “consiglieri vari”, ben lontani da noi (e per noi intendo esponenti di Sinistra italiana, il Pd, Art.1- Mdp), Franza alla fine ha formato una giunta lontana da persone candidate, ma politica e ibrida, ovvero con all’interno persino un assessore indicato dalla Lega, mentre i Pentastellati nulla hanno chiesto. Non sarebbe stato meglio presentarsi alla città con un chiaro progetto politico e con una giunta di centrosinistra, espressione dei partiti che lo avevano candidato e sostenuto? In tal caso, probabilmente, su un chiaro progetto di crescita per la città, più difficile sarebbe stato per il centrodestra, giustificare l’eventuale sfiducia: avrebbe dovuto darne conto al popolo. La situazione nella quale invece il neo sindaco si è andato a trovare, ha concesso al centrodestra ampi spazi alla pretestuosità e all’inattività, fino allo stallo che lo ha costretto alle dimissioni. Dimissioni che avrebbero potuto essere conseguenza di una sfiducia che altri, se le condizioni date fossero state diverse, come noi avevamo chiesto inascoltati, avrebbero dovuto assumersi come responsabilità. Sfiducia che avrebbe potuto comportare una caduta in piedi del sindaco, a testa alta, perché, “nonostante un buon programma e una squadra adeguata, non gli era stato concesso di lavorare”. Quando non si ha l’umiltà di ascoltare chi ha maggior esperienza e preparazione politica, e si pensa che la vittoria possa consentire ogni cosa, lo scivolone è dietro l’angolo e così, un’esperienza che avrebbe potuto tramutarsi in un grande cambiamento, l’inizio di una rinascita, anzitutto culturale per Ariano, che tanto ne ha bisogno, si è tramutata in una desolante “cronaca di una morte annunciata”. E ora Franza non si può certo riproporre candidato a sindaco in rappresentanza di quel centrosinistra che non ha tenuto nella dovuta considerazione e di certo non con l’appoggio di Sinistra Italiana, che io rappresento.

Floriana Mastandrea

Sinistra Italiana Ariano – Valle Ufita

Attualità

Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori

Pubblicato

-

Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.  

Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.

In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.

La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.

Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori.  Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.

Continua a leggere

Attualità

Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti

Pubblicato

-

“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.

“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.

Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.  

In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.

La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.

“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.

Continua a leggere

Attualità

La disumanità dei governi imbelli

Pubblicato

-

È caduto il velo delle menzogne, la Flotilla mette a nudo la disumanità dei governi imbelli, interessati a mantenere attivo e florido il mercato delle armi, riconvertendo quello delle automotive, in grave crisi in Europa. La Meloni aveva criticato l’azione della Global Sumud Flotilla reputandola inopportuna e affermava: “è una fase nella quale tutti quanti dovrebbero capire che esercitare una responsabilità, attendere mentre c’è un negoziato di pace, è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze dei palestinesi” e riferendosi alla Flotilla, proseguiva e rincarava la mano: “ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità” (Ansa e L’Espresso1 ottobre 2025).

Eppure, nei confronti di Israele, la Meloni non esprime alcuno sdegno diversamente manifestato per la Flotilla. Dimentica che era un’azione umanitaria, svolta da persone di diversa nazionalità, disarmate, indirizzata a creare un corridoio sicuro al fine di alleviare le sofferenze del popolo Palestinesedovute alla mancanza di cibo e di medicinali,provocate dalla disumanità del governo genocidario di Israele. Nulla potrà rimanere come prima, la Flotilla ha avuto il merito di aver attirato l’attenzione mediatica su ciò che accade a Gaza e sulla pulizia etnica operata da Israele. Atto esecrabile e frutto avvelenato che affonda le sue radici nel lontano 1948, costellato di odio e morte che avvelena l’esistenza degli israeliani e dei palestinesi, senza soluzione di continuità e senza una via d’uscita. Sin ad oggi, l’UE, gli USA, la Comunità Internazionale non sono riusciti a proporre una pacifica ed unitaria soluzione al tema dei due Stati e dei due popoli. Le immagini di Gaza distrutta, delle donne che piangono i bambini morti per fame o colpiti dalle bombe, hanno ferito la carne viva di milioni di persone chespontaneamente sono scese in piazza gridando lo slogan: “blocchiamo tutto”. Spero che, tutto ciò indurrà i singoli governi e la Comunità Internazionale a rimettere al centro dell’agenda politica il bene comune, oscurato dai ciechi nazionalismi e dalla ricerca del benessere personaleedonistico. I popoli hanno indicato la strada: si dia voce e speranza al senso di umanità, si dia voce e dignità ai popoli del Sud del mondo.

Continua a leggere
Advertisement

Più letti