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Politica

Il commento di Lello Castagnozzi sulle primarie PD:”La calata del Renzi”.

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Riceviamo e pubblichiamo il commento sulle primarie, di Lello Castagnozzi, ex componente dell’assemblea provinciale del Partito Democratico:

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“Con l’avvento di Renzi, cessa l’esistenza di una sinistra moderata o, se vogliamo, la visione di una società da costruire secondo principi basati sulla presenza di uno stato forte ma discreto e con un occhio rivolto alle classi più disagiate. Termina qui il processo di formazione e di rinnovamento di quel nucleo di centro sinistra che aveva l’ambizione, cara a questa parte, di realizzare un modello di nazione in cui l’elemento principe doveva essere la solidarietà e una crescita equilibrata, attenta a non lasciare indietro nessuno. La “Leopolda”, d’altronde, ne aveva anticipato ampiamente gli elementi concettuali. I quei giorni noi tutti abbiamo sorvolato, sugli aggiustamenti, sui passi indietro, sulle rettifiche, sui dietrofront di convenienza, ma chi leggeva attentamente fra le righe, si è accorto subito del pericolo rappresentato dal parolaio di Firenze. Suggerimenti culturali flebili, come la rottamazione, su cui ha innescato gran parte del suo battage mediatico, per arrivare attraverso proposte pifferate, al grande nodo della riforma del lavoro in cui le differenze con l’Alfaniano pensiero, rubate al Thatcherismo e al Reaganismo figli, entrambi, della scuola economica di Chicago, collimano in maniera imbarazzante. D’altra parte, chi si è formato ed è cresciuto attraverso le lotte operaie e la garanzia del sindacato, riesce a stento a comprendere la cancellazione della mediazione e l’affermazione della contrattazione diretta tra operaio, impiegato o dipendente che dir si voglia e datore di lavoro. Forse, se il dibattito si fosse svolto in Svezia o in Germania, non staremmo qui a scandalizzarci ma, riuscite a immaginare in un’Italia in cui l’evasione fiscale è a 150 miliardi di € l’anno, un datore di lavoro che tratta “con equità” le condizioni lavorative e salariali di un dipendente? Riuscite a immaginare un’Italia , oggi, con il lemma “sfruttamento” cancellato dai vocabolari? È un’Italia che non esiste quella inventata da Renzi. Un’Italia senza sub strato culturale, leggera anzi volatile, senza un occhio al sud: non a caso la furbata di aprire la campagna elettorale per le ultime primarie a Bari. Ma il tutto si è risolto solo in uno show all’americana: nessun progetto, nessuna idea pratica per il Mezzogiorno, quasi bastasse solo la sua presenza a risolvere il dramma che come un macigno pesa da quelle parti d’Italia. Una forma di Berlusconismo aggiornato e corretto infatti, su tutti i palcoscenici in cui si esibisce è sempre più solo, al centro del proscenio, novello idolo delle folle: è un caso? Denigra il Porcellum ma contemporaneamente lo usa come scudo per far piazza pulita della dirigenza storica del PD: la direzione nazionale e la segreteria gli appartengono e così la possibilità di comporre le liste a suo piacimento, questo, almeno, fino alla sentenza della Corte Costituzionale ma, pensate che il parolaio non abbia già previsto anche come aggirare l’ostacolo? Modifica i suoi modelli di riferimento. Prima era il contratto di lavoro di Ichino, poi, diventa un modello flessibile. A chi gli contesta questi dietrofront non esita bacchettate sull’evoluzione del pensiero e sulla stupidità della coerenza. Come l’idea della creazione di una “super Equitalia” poi subodorato il flop non si è più riproposto il tema. La gente sente temi cari come la scuola, la sanità, servizi pubblici e li interpreta come vorrebbe ma non come li vuole Renzi. Andatevi a leggere la sua proposta in merito alle risorse dello stato da liquidare in modo obbligatorio, o la proposta per finanziare il lavoro precario prendendo la bisogna dalle pensioni. Restano i tagli. Il cavallo di battaglia di Renzi. Solo che arriva per ultimo e in ritardo dato che anche il “Telegraph” che notoriamente non è di sinistra mette l’accento sul circolo: tagli – depressione economica – nuovi tagli che, fatalmente, darebbe il colpo di grazia all’Italia”.

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Assemblea Alto Calore Servizi, il presidente Buonopane: “Bene la designazione di De Felice. Si riparte dal nostro documento con lo stop all’aumento delle tariffe”

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“La quasi totalità dei voti dei soci presenti in assemblea per la designazione del nuovo amministratore di Alto Calore Servizi rappresenta un segnale importante di compattezza delle comunità locali. È la dimostrazione di una volontà comune di lavorare tutti insieme per salvare la società e per avere un servizio efficiente”. È quanto dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, al termine dell’assemblea di Acs nel corso della quale è stata eletta la professoressa Alfonsina De Felice per il vertice societario.

“Una figura di altissimo profilo – evidenzia il presidente Buonopane -, intorno alla quale gli amministratori presenti, senza distinzione di casacca politica, si sono ritrovati. Vanta un’esperienza importante che sarà sicuramente utile per risollevare le sorti di Alto Calore Servizi. Il senso di responsabilità ha prevalso tra i soci che hanno partecipato alla riunione odierna. Altrettanto fondamentale il voto favorevole alle linee di mandato che fanno sintesi tra il documento proposto dai sindaci che si sono riuniti nei giorni scorsi a Pietradefusi e quello che ho presentato nell’assemblea delle scorse settimane, nel quale al primo punto si chiede di bloccare l’aumento delle tariffe”, conclude il presidente Buonopane.

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Noi di Centro,Guerino Gazzella:”Stiamo lavorando per la presentazione delle liste nelle cinque province campane“

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Siamo al lavoro, insieme al Leader Nazionale Clemente Mastella e al Segretario Regionale Pasquale Giuditta, per la presentazione delle liste nelle cinque province campane. In provincia di Avellino proporremo professionisti e persone qualificate capaci di dare risposte concrete ai cittadini su temi fondamentali come trasporti, sanità e crisi idrica. Dopo il successo delle regionali del 2020, con oltre 10.500 voti di lista ad Avellino e più di 103.000 in Campania, intendiamo rafforzare ulteriormente la nostra presenza. La segreteria politica di Ariano Irpino resta un punto di riferimento aperto a tutti i cittadini. Guardiamo con fiducia al prossimo appuntamento elettorale per migliorare il risultato e raggiungere nuovi traguardi.

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Senza soldi non si elimina il gap Nord-Sud

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Non vi sono più dubbi, anche senza l’attuazione dell’autonomia regionale differenziata, il gap socio-economico tra le due aree del Paese è un dato conclamato, così come l’inesistenza dell’unità e della coesione territoriale. Principioche è un valore fondante della Repubblica, al quale, tante volte, Mattarella fa richiamo nel tentativo di spronare le forze politiche a renderloeffettivo e reale, senza distinzioni territoriali. 

Mentre la Meloni decanta la crescita del PIL e dell’occupazione nel Meridione superiore a quella del Centro-Nord, permangono le differenze infrastrutturali, sociali ed economiche. Nemmeno con il PNRR si è voluto iniziare ad avviare azioni concrete di equità territoriale fra le due aree del Paese. Il Meridione è privo dell’alta velocità, dei servizi sociali, del trasporto urbano su gomma e rotaia adeguato alle esigenze della vita moderna, della sanità e degli ospedali che garantiscano cure tempestive, di asili nido con personale ed ausili necessari a rendere effettiva e concretal’accoglienza dei bimbi sino a tre anni. Inoltre dal Sud, ogni anno, migrano circa 100 mila persone per lavoro ed altre decine di miglia alla ricerca di cure tempestive, senza dimenticare che la differenza del reddito pro-capite è la metà e ladisoccupazione doppia rispetto quella del Nord.

Sorge la domanda: con quali risorse economiche si potrà ridurre il gap tra il Nord ed il Sud? Tant’è che l’Italia: ha il PIL simile ad un prefisso telefonico; ha assunto impegni economici per sostenere l’Ucraina in guerra contro la Russia; dovrà restituire la quota del PNRR avuta in prestito.

I soldi per il Sud, dove li troviamo?

Or bene, se il centro-sinistra nel prossimo futuro si candida a governare l’Italia non può solo elencare i problemi che affliggono il Meridione, ma dovrà precisare con quali risorse finanziarie, associate a programmi reali e veritieri, avvierà il Paese verso l’unificazione infrastrutturale, economica e sociale, diversamente non è credibilecome forza di governo.

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