Attualità
I test, tra ricerca di opportunità di uguaglianza, salute e lucro: cerchiamo di fare chiarezza
‘’…Nessun barone, qual ne fosse la ragione, movesse guerra all’altro, o si attentasse di proteggere ladri e malfattori
di ogni maniera, che anzi qualora ne vivessero nei loro Stati, dovevano consegnarli ai magistrati incaricati. Che nessuno osasse appropriarsi dei beni degli arcivescovi, di vescovi e di qualunque chierico o monastero, o di molestare o far molestare gli operai, gli agricoltori, i pellegrini, i mercanti e qualsiasi altra persona.” Era la visione del mondo di Ruggero II d’Altavilla, a 10 anni già conte di Sicilia e a 17 anni re, intento a creare un forte e rinnovato Stato unito nel Sud. Il richiamo al grande principe, perché Ariano Irpino, Zona rossa, lega la sua storia a Ruggero II. Credo che la sua granitica certezza, rapportata al contesto di oggi, non avrebbe impedito domande come: cos’è il test? Fa male? Sono costretto a fare il test? E dove? In Ospedale non vado, nemmeno se mi pagano.Posso acquistarlo e farlo a casa? E quanto costa? Quanto mi costerebbe? Proprio le domande che i lettori del nostro giornale hanno rivolto a noi che cercheremo, perciò, di offrire chiarezza d’informazione. Su scala mondiale, dotati di marchio CE, si trovano in commercio più di 120 kit di test, per lo più prodotti in Cina: se ne producono anche in Italia, come abbiamo informato gli amici lettori nei precedenti servizi. A cosa serve il test? Va distinto il test da sangue capillare (puntura su polpastrello di un dito) dal test con prelievo di sangue venoso da analizzare quindi, in laboratorio. Obiettivo: la ricerca di anticorpi IGG (attestano infezioni passate) e anticorpi IGM (attestano infezioni presenti). I test sierologici veloci (rapidi) con il recupero di sangue capillare costano tra i 5 e i 6 euro e il prezzo sale a 15-20 euro, se si conta anche l’apparecchio portatile, che legge i risultati in pochi minuti. All’inizio di marzo, in piena tempesta virulenta in Lombardia, Marino Marchisio, biologo gestore della Dapro di Sesto San Giovani, mise all’opera i dipendenti per realizzare un test sierologico basato sul metodo Elisa (Enzyme-linked immuno sorbent assay),un test che rileva, con una precisione molto elevata, ma inferiore al 100%, se una persona è, o è stata in contatto con Sars-CoV-2. Ha venduto molti kit in Spagna, Germania, Gran Bretagna, Francia, Brasile e Iran, ma solo una piccola parte in Italia, “perché non c’è riscontro commerciale’’. Il costo di produzione del kit, dichiarato, varia da 2,5 a 5 euro, più il margine lordo dell’azienda non superiore al 20%, quindi da 3 a 6 euro.il materiale più avanzato per capire se una persona ha anticorpi contro il coronavirus costa, ai cancelli della fabbrica, sei o sette centesimi di euro. In commercio si trovano test da sangue capillare dal costo di 10 euro circa, ma non vendibili al cittadino, da affidare a un professionista sanitario (medico o Infermiere) eventualmente da compensare. Nei vari passaggi che il test impiega, meglio, impiegherebbe, per giungere sino al cittadino, giunge alla somma di circa 40 euro. Ci sono cliniche che forniscono il servizio: secondo un’indagine effettuata dal Corriere della Sera, il prezzo che richiedono, oscilla da 30 a 150 euro. La questione dei test sierologici in Italia è la solita storia di diseguaglianze e di cliniche che approfittano della lentezza (se non latitanza) dello Stato, della burocrazia, della situazione del sistema della sanità e dell’autonomia delle regioni. E ogni regione segue una direzione. Abbiamo letto e sentito dichiarazioni pubbliche di test da fare in tutta la penisola, gestiti dalla Protezione civile, che ha emesso apposito bando. Ad aggiudicarsi la fornitura di 300.000 kit, tra 72 concorrenti, è stata la statunitense Abbott, la quale aveva (prima) offerto gratuitamente i 150mila kit e altri 150 mila a pagamento, se la fornitura sarà estesa a scelta del Commissario, come previsto dal bando prima della gara. I kit della Protezione civile forniti dalla americana Abbott, aggiudicataria della gara di fornitura, ancora non sono disponibili e una prima verifica nelle quattro regioni, fa intravedere una giungla di prezzi, qualità e condizioni diverse. Lazio, Liguria, Emilia-Romagna e Veneto hanno autorizzato le procedure per la cittadinanza. Nella Regione Lazio, i test sierologici sono partiti il 5 maggio per 300mila tra operatori sanitari, farmacisti, Rsa e forze dell’ordine. L’adesione è volontaria. La Regione ha imposto un limite di prezzo per l’esecuzione del test sierologico con prelievo venoso fissato a 45 euro, il test rapido da sangue capillare invece è ancora più economico ed è possibile effettuarlo per soli 20 euro. I test sierologici veloci (rapidi) costano tra i 5 e i 6 euro e il prezzo sale a 15-20 euro se si conta anche l’apparecchio portatile che li legge nell’arco di pochi minuti. Solo in Emilia-Romagna i laboratori chiedono una prescrizione medica; la Fondazione Iret di Bologna, uno dei centri accreditati, chiede «tra 30 e 40 euro» per i test di migliore qualità. Sempre più intricata la giungla dei prezzi. La Casa della Salute di Genova, ha chiesto 60 euro per la prova Igg e Igm, mentre Altamedica di Roma chiedeva per lo stesso servizio 100 euro, o 150 euro, a domicilio. La Paramedica di Padova offre i test di migliore qualità con prelievo di sangue a domicilio per 55 euro. In Toscana si useranno circa 400mila test della Diesse Diagnostica Senese in collaborazione con laboratori privati. La Regione Lombardia si è affidata ai test (circa 500mila) che Diasorin ha sviluppato insieme al San Matteo di Pavia, consentendone l’elaborazione solo alle strutture pubbliche, ma sta lavorando a un protocollo per dare il via libera alle campagne epidemiologiche nei laboratori privati accreditati, data l’enorme richiesta da parte dei cittadini. L’Emilia-Romagna prevede di far fare 300mila test, la Campania 350mila. Comunque, a seconda delle tipologie, ognuno di questi test costa alle Regioni tra i 4 e i 12 euro (i test rapidi arrivano fino a 9 euro). Il vice direttore del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, ha acquistato on line dal Belgio una scatola di 40 kit a 190 euro più Iva e spedizione con il corriere, quindi 5 euro più Iva ogni kit. Nei laboratori privati il costo varia dai 25 (per quelli rapidi) o 35(per Chlia o Elisa)ai 50 euro. Su internet si trovano anche test in vendita sopra i 100 euro. Oltre alla componente economica (non tutti possono accedere, non tutti possono permettersi il costo per i test più sicuri) c’èun limite di procedura. Se accedendo a un laboratorio privato si scopre di essere positivo alle IgM o alle IgG (e quindi di essere contagioso), non esiste obbligo di comunicazione alla Asl (che ignorerebbe chi è immune), né c’è un protocollo preciso da seguire, magari con la previsione di un tampone, che invece, sarebbe necessario. Il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell’Ambiente e la Tutela dei diritti di Utenti e Consumatori) nei giorni scorsi, aveva denunciato la vendita dei test sierologici a prezzi che oscillavano tra i 130 e i 150 euro, fino ai 600 euro chiesti da alcune cliniche private. L’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha formalmente chiesto informazioni ad alcune cliniche private e laboratori di analisi di Roma. Le strutture finite nel mirino dell’Antitrust avevano pubblicizzato l’offerta di test sierologici sul Covid-19 a prezzi considerati esorbitanti. Perché tutto questa darsi da fare? Semplice: la fase 2 abbisogna di prove e quindi il tutto si traduce in occasione di lucro.L’Antitrust ha richiesto la tipologia di test eseguiti, le modalità con cui i clienti sono informati su limiti e caratteristiche dei test e infine i prezzi per i quali vengono effettuati. Se l’Antitrust accerterà illeciti nei listini dei test praticati al pubblico, tutti i laboratori dovranno restituire quanto versato dai cittadini che si sono sottoposti agli esami. Ce la faremo?..
Attualità
La scorta di Ranucci siamo noi
L’attentato a Sigrifido Ranucci è una violenza fatta a tutti noi; con modalità mafiosa volevanointimidire il giornalista per impedirgli di portare alla luce le nefandezze delle mele marce. L’azioneviene da lontano, dalle inchieste sui ministri del governo Meloni, dagli esposti inviati alle procure di mezza Italia, dalla mancata partecipazione alla presentazione dei palinsesti televisivi a Napoli, dalla riduzione delle puntate di Report. Azionesistematica indirizzata a minare la credibilità delle inchieste condotte da Sigrifido Ranucci, affiancate dall’isolamento e dalla delegittimazione sono il segnale che la malavita organizzata ha colto perzittirlo, senza riuscirci. La gente comune si erge a difesa della libertà di parola e di pensiero, principio scolpito nella Costituzione. Vogliono che sianoportati alla luce i retroscena del palcoscenico dove il nepotismo e gli interessi personali sono il programma dei mestieranti della politica. Sei la nostra voce, la nostra arma per far pulizia in politicae nella pubblica amministrazione, non l’hanno zittito, oggi è ancora più forte.
La Redazione di meridionemeridiani.info
esprime la solidarietà e la vicinanza alla Redazione di Report ed al giornalista Sigrifido Ranucci per il vile attentato subito.
Siamo con te, sei ognuno di noi.
Attualità
Direttivo provinciale di Forza Italia allargato a sindaci ed amministratori
Sì è tenuta ieri sera all’Hotel Belsito di Avellino la riunione del direttivo provinciale di Forza Italia, allargata a sindaci ed amministratori.
Un confronto lungo e articolato dal quale è innanzitutto emerso unanime e convinto sostegno alla candidatura del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per la coalizione di centrodestra.
In primo luogo nelle parole del Segretario provinciale, Angelo Antonio D’Agostino, il convincimento che Forza Italia, in Irpinia come nel resto della regione, sarà il traino della coalizione risultando determinante per una vittoria che va costruita al centro, recuperando voto moderato.
La missione di Forza Italia, casa del popolarismo, è questa. Una missione alla portata, alla luce del grande lavoro di radicamento fatto in questi anni e degli enormi spazi che la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra, lascia sguarniti proprio nell’elettorato centrista. Forza Italia può e deve colmare quello spazio.
Venendo alla costruzione della lista, nel corso della discussione sono emerse molte disponibilità dai territori. Profili diversi che nei giorni a venire saranno valutate nella massima condivisione, perché l’obiettivo di tutti deve essere quello di mettere in campo la migliore compagine possibile, connubio tra competenze e radicamento.
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Cisal, Picone: più attenzione a sicurezza dei lavoratori, anche in Irpinia troppi incidenti
“Occorrono interventi concreti per garantire la sicurezza; le buone intenzioni o gli slogan non servono. Gli infortuni sul lavoro sono e restano una intollerabile emergenza, in Irpinia e Campania, come nel resto del Paese”. Ad affermarlo è Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della categoria Metalmeccanici.
“I dati ufficiali – prosegue il dirigente sindacale – ci dicono che il fenomeno è in crescita al Sud, che registra il più alto tasso di incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ma in generale aumentano infortuni e decessi in itinere, nel percorso casa-luogo di lavoro. Una tendenza che si avvertiva già negli ultimi anni. Nei primi otto mesi del 2025 l’incremento è stato dell’8,8 %, 186 vittime, soprattutto del comparto industriale e dei servizi, 15 in più rispetto al 2024 e più o meno un quarto dei decessi complessivi.
Su questo versante ad incidere sono l’espansione dei bacini di pendolarità, l’aumento delle distanze tra abitazione e luogo di lavoro, la debolezza del trasporto pubblico e il conseguente uso del mezzo privato, tutti elementi che accrescono l’esposizione al rischio.
In aumento anche le malattie professionali, quasi del 10%, rispetto all’anno precedente.
La sicurezza viene considerata purtroppo ancora soltanto un optional, all’interno di un quadro complessivo deprimente: precarietà, i salari più bassi d’Europa, l’uso sistematico di esternalizzazione del lavoro, crisi profonda di alcuni comparti come l’automotive, che in Irpinia costituisce una filiera produttiva importante per l’economia e per l’occupazione, ma su cui pendono molti problemi che ne compromettono la prospettiva”.
“E’ necessario pertanto – conclude Picone – che si investano più risorse sui controlli, aumentando il numero di ispettori che operano sul territorio, ma vanno modificati anche i processi produttivi. C’è bisogno inoltre che le politiche di sicurezza aziendale si integrino con misure di prevenzione estese agli spostamenti dei lavoratori, promuovendo iniziative coordinate in materia di mobilità sostenibile, riorganizzazione dei tempi di lavoro e rafforzamento delle infrastrutture di trasporto”.
