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Politica – Governo ostaggio di Confindustria

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Nella trasmissione di Lucia Annunziata in Mezz’ora in più, andata in onda su Rai 3 domenica 3 maggio 2020, sono intervenuti in collegamento streaming il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia, Massimiliano Fedrica Presidente del Friuli Venezia Giulia.

La prima domanda è per Speranza sull’apertura dell’attività industriale in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, territori nei quali sono ancora elevati sia il contagio che i decessi. In questi territori, da lunedì 4 maggio hanno ripreso a lavorare circa 4,4 milioni di lavoratori di cui 2,8 over 60. Il ministro auspica il rispetto delle regole sul distanziamento sociale e si appella al senso di responsabilità dei cittadini nell’uso di mascherine e guanti e precisa che si terrà conto, entro il 18 maggio, dei contagi e dei ricoveri in Terapia Intensiva per meglio dosare i provvedimenti ai report locali e Nazionali. Sarà indispensabile la capacità di monitoraggio delle Regioni per la gestione delle persone affette da Covid-19 insieme al potenziamento dei Servizi Sanitari Territoriali, al fine di limitare i casi di contagio ed isolarli in quarantena fiduciaria. Lo stesso Ministro,smentisce i contrasti con il Comitato tecnico-scientifico e giustifica la riapertura delle industrie del Nord in quanto deve essere rimesso in moto il motore economico del Paese. Speranza dimentica che per volare alto occorre un aereo munito di due potenti motori; ad oggi quello del Meridione è spento e rappresenta il primo mercato per il Nord. Se non riparte il Sud, l’Italia non decolla. Se 20 milioni di cittadini hanno un reddito che è la metà di quello del Nord i consumi non decollano. Il Ministro dica la verità: forse la riapertura delle industrie è dovuta alla forzatura di Confindustria, fatto confermato dalle parole pubblicate da Marta Fana il 4 maggio 2020 su fanpage.it e riferite al neo Presidente Bonomi che vorrebbe “[…] non bloccare alcuna attività perché la produzione prima di tutto, taccia di irresponsabilità i lavoratori che hanno scelto di scioperare quando erano costretti a lavorare senza protezioni, fino a chiedere che si deroghi ai contratti collettivi di lavoro”.

Altro che volontà politica votata a garantire la libera circolazione e la ripresa economica del paese, prima il profitto senza alcun riguardo per la salute del lavoratore. Il Governo è ostaggio dei poteri forti e Confindustria fa la parte da leone. L’intervista prosegue con il Ministro Boccia ed il Presidente del Friuli Fredrica, i contrasti sono evidenti, la mancanza di coordinamento tra il Governo Centrale e le Regioni appare, nelle parole di Fedrica, il quale reputa l’inderogabilità del DPCM approvato dal Governo il 26 aprile, un atto lesivo dell’autonomia riconosciuta dalla Costituzione alle Regioni. La Calabria è l’unica Regione che ha disatteso la decisione del Governo ed ha riaperto i bar ed i ristoranti, atto impugnato dal Ministro Boccia davanti alla Corte Costituzionale. Volano gli stracci ed entra in campo un organo giudiziario in una contesa politica, pasticcio imputabile alla riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione. L’Italia disunita e non coesa affronta la pandemia in ordine sparso, le certezze sono un sogno mentre il Covid-19 miete le sue vittime.

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Morti sul lavoro – Antonio Bianco: “Ripristinare il Sistema Sanitario Nazionale”

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I sindacati scioperano, il 20 aprile a Roma la CGIL e la UIL, non partecipa la CISL, portano in piazza i temi della sanità incapace di dare risposte concrete e rapide ai pazienti e delle morti sul lavoro. Le liste di attesa sono un dramma nazionale, ancor più acuto nel Meridione, con posti letto insufficienti e personale carente che è costretto a subire turni inaccettabili, anche di 12 ore al giorno, perfino nel pronto soccorso. In Italia almeno 5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, con il passaggio della gestione della Sanità da Nazionale a quella Regionale, sono diventate inaccettabili le disparità di assistenza e cura di identiche patologie legate alle risorse finanziarie che impongono ai residenti nelle regioni più povere del Meridione di migrare verso il Nord per curarsi. L’uguaglianza dei cittadini e la loro salute non sono diritti fondamentali dell’individuo (articoli 3 e 32 della Costituzione) ma legati alla residenza che contrassegna la possibilità di avere cure garantite in tempi accettabili. 

Sia l’uguaglianza dei cittadini che le cure gratuite per gli indigenti, sono un mero sogno. In Italia, secondo le stime dell’ISTAT, non meno di 5,7 milioni di cittadini, pari all’8,5% delle famiglie residenti nel 2023, sono in condizioni di povertà assoluta, persone alle quali la cura e l’assistenza sanitaria non è garantita, né mai erogata. I sindacati confederali scendono in piazza anche per denunciare, per l’ennesima volta, la barbarie delle morti sul lavoro. Gli ultimi episodi mostrano quanta strada deve essere fatta sulla prevenzione e sul controllo nei cantieri. Secondo il sindacato deve essere eliminato il sub appalto del sub appalto che scarica la riduzione dell’importo appaltato sulla sicurezza e sul salario del lavoratore, costretto a subire condizioni pericolose per la propria salute pur di mettere il piatto a tavola. Né vi è stato il confronto con il governo sul rinnovo dei contratti e sulla riduzione del potere di acquisto dei salari causato dall’inflazione. Secondo il sindacato, le risorse finanziarie potrebbero essere trovate tassando gli extra profitti delle banche, del settore farmaceutico e di quello energetico. Le chiacchiere stanno a zero: le liste di attesa si allungano e prosegue la strage dei morti sul lavoro. Non possiamo rimanere con le mani in tasca a guardare gli eventi, occorre una crociata per rendere civile il nostro paese, non possiamo essere complici della politica che non considera tutti gli individui “Fratelli d’Italia”.

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Antonio Bianco:”Occorre la crociata contro le morti bianche sul lavoro”

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nessun governo ha posto il freno al massimo profitto ed ai sub appalti, costi quel che costi, inclusa la vita dei lavoratori. Eppure ci sono fiumi di leggi, pezzi di carta straccia bruciata sull’altare dell’egoismo e della competizione che risparmia sui salari pur di rimanere sul mercato che cannibalizza le imprese in regola, costrette a chiudere i battenti. La strage della centrale elettrica di Suviana, seguiranno le commemorazioni di stato, le frasi di rito, qualche lacrimuccia e poi, speriamo di no!, in attesa del nuovo lutto. In Italia ogni anno perdono la vita più di 1000 persone sul posto di lavoro, con migliaia di lavoratori infortunati che vanno ad ingrossare la schiera di invalidi civili che sono presi in carico dall’INPS. Costi che si riversano sul sistema pensionistico e su quello sanitario, incapace di garantire la presa in carico totale dell’infortunato e della sua famiglia. Non si può andare a lavorare e ritornare a sera in una bara con le commemorazioni di Stato. Occorre una crociata contro questa strage, diversamente siamo simili a Ponzio Pilato che, si lava le mani e gira lo sguardo da un’altra parte.

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Il 15 aprile ad Ariano intervento di derattizzazione

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Si informa la cittadinanza che lunedì 15 aprile 2024  dalle ore 7,00  è previsto un intervento di derattizzazione su tutto il territorio comunale.

L’intervento di bonifica ambientale sarà realizzato, come di consuetudine, da un’impresa incaricata dall’Asl, con la collaborazione ed il controllo del personale comunale.

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