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Ariano Basket

Basket A2F-Liguria amara: Ariano spezzata dalle spezzine

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Ancora a secco l’Lpa Ariano che cede alla distanza contro la Carispezia. Match pari per due quarti, le liguri scavano il solco decisivo prima dell’intervallo lungo per poi dilagare nell’ultima frazione. A prevalere la maggiore intensità delle padrone di casa che hanno trovato nella panchina risorse importanti come quelle di Costa, mvp dell’incontro, e Tava. In casa ufitana prestazione da dimenticare per le lunghe. Percentuali risibili dal campo, ma è stata una serata nera anche dalla lunetta e per la seconda volta consecutiva le arianesi sono andate sotto a rimbalzo.

LA GARA – Parte bene Ariano con Maggi (la migliore tra le ospiti) e Micovic colpiscono da oltre l’arco. Coach De Santis è costretto a richiamare in panca il play Tripalo gravato di due falli (3-8 al 3’), ma le irpine non ne approfittano pagando le percentuali basse dalla lunetta (1/8 nel primo quarto). Le spezzine si affidano a Templari. La guardia non fallisce un colpo mettendo a segno 16 punti in 15 minuti. Sul fronte opposto anche Maggi si mette in evidenza. Un suo gioco da tre punti illude (19-21 al 13’). Templari apre un parziale di 12-0 che vede in Costa e Tava le protagoniste. E’ il break che decide il match (36-23 al 20’). Nel terzo quarto, l’Lpa fa match pari, ma non riduce il distacco. Nell’ultima frazione le liguri dilagano, la seconda tripla di Reke vale il massimo vantaggio (66-38 al 35’) e lascia partire i titoli di coda. C’è il tempo per Susy Giugliano di mettere a segno un paio di canestri che mancavano dalla seconda giornata di campionato.

PAROLA DI COACH – Agresti a fine gara si assume tutte le responsabilità del momento no in casa arianese: “Abbiamo giocato alla pari per due quarti. In avvio i tanti errori dalla lunetta non ci hanno permesso di aumentare il vantaggio. In realtà le nostre avversarie ci hanno devastato fisicamente. L’ultima frazione lo ha dimostrato. La nostra intensità al momento non è consona a questa categoria”. Il coach non parla di singole ma un dato lo precisa: “Per la seconda volta abbiamo perso il confronto a rimbalzo, per la seconda volta le nostre migliori rimbalziste sono state Paparo e Dominguez”.

 

CARISPEZIA LA SPEZIA – LPA ARIANO IRPINO: 75-47

Carispezia La Spezia: Reke 12, Templari 18, Giorgi 6, Russo, Costa 16, Tripalo, De Pretto 7, Zerella 3, Piastri n.e., Tava 13. Coach: De Santis.

Lpa Ariano Irpino: Paparo 1, Calandrelli, Aversano 4, Albanese n.e., Maggi 14, Giugliano 4, Dominguez, Grasso 7, Micovic 7, Narviciute 10. Coach: Agresti.

Arbitri: Radaelli di Rho (MI), Balzarini di Milano

Parziali: (12-13); (36-23); (51-36)

STATISTICHE:

Carispezia La Spezia: T2 22/43, T3 7/11, Tl 10/14, Rimb. 38 (Zerella 10), Perse 22, Rec. 19, Valutaz. 77 (Costa 19).

Lpa Ariano Irpino: T2 15/45, T3 3/11, Tl 8/21, Rimb. 31 (Paparo 7), Perse 19, Rec. 21, Valutaz. 35 (Maggi 17).

 

 

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Ariano Basket

Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”

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Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.

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